Capitolo XI: Il nemico nell’ombra

 

 Il viaggio di Parn era stato lungo e difficile, sin dai primi momenti: da quando aveva ricevuto dalla chiesa di Tyr il suo primo incarico, si era imbattuto in nemici molto al di sopra delle sue possibilità. Lui però ce l’aveva fatta, e si era guadagnato il rispetto dei compagni e di una ragazzina da capelli neri.
L’avevano trovata molto tempo prima, rapita da dei troll malvagi, prontamente sconfitti: il suo nome era così particolare da non poter essere dimenticato da nessuno, Ermenegilda.
Anche lei seguiva il culto di Tyr, e per questo Parn le era molto vicino nei primi tempi, quando ancora lei aveva meno di dieci anni. Poi, nel corso di battaglie combattute per la giustizia e per la verità, Ermenegilda, era entrata in possesso di un oggetto dai poteri strabilianti: la verga della resurrezione.
Quella verga racchiudeva in se il potere degli dei, quello di riportare in vita i morti, ma a caro prezzo: a costo infatti dell’energia vitale di chi l’usava. Ermenegilda non se ne preoccupava, a ragione, dato che aveva dieci anni, ma Parn si. Anche lui venne resuscitato grazie alla verga per l’ennesima volta, e si trovò di fronte non la bambina che aveva salvato, ma una donna dalla incredibile bellezza.
Non ne fu l’unico colpito. Anche gli altri, compreso quel vecchio brontolone di un nano (  spesso incosciente  ), quell’ mezzelfo misterioso che dominava la magia e i poteri divini e quei due affamati attaccabrighe: Parn sapeva che la sua bellezza l’avrebbe messa in pericolo, ma fu troppo tardi.
Anche lui era caduto nella rete.
Circa cinque anni dopo, Ermenegilda scomparve, durante uno scontro con un mago malvagio: di essa non ebbero più notizie, finché un giorno…. 

- E questa sarebbe della birra, donna?
- Certo che lo è. O forse sei tu che non riesci a reggerla?, chiese maliziosa Jahele.
Parn sospirò. Ancora una volta, avevano avuto, tutti e cinque, un sogno, nel quale vedevano Ermenegilda, che cercava di uccidere delle persone. Parn pensava che fosse stata la spada a guidarli sin lì, a Shadowdale, così lontani da casa, ma gli altri non erano d’accordo: dopotutto li abitava uno dei maghi più potenti dei reami, Elminster, e forse in qualche modo era stato lui a guidarli sin lì.
- Chissà, sospirò Parn
- Chissà cosa ,straniero?
Parn si voltò di scatto e, trovandosi di fronte un uomo avvolto in un mantello nero, cominciò a fare mille ipotesi, finché non arrivò al medaglione che quell’uomo teneva al collo.
Cyric, ancora lui.
Vokail, dal canto suo, vedendo che il paladino nutriva un interesse per il medaglione, disse:
- Bello, vero? Sai, in qualche modo noi due siamo simili… ci interessano le stesse cose.
Detto questo Vokail indicò la spada di Parn, e lui ne rimase molto colpito: nessuno sapeva di quella spada e dei suoi poteri, tranne lui.
- Ma tu come fai.. disse Parn incerto.
- Come faccio a sapere che quella è la spada degli elementi? Come faccio a sapere chi sei, Parn? O come faccio a sapere chi è Ermenegilda?, disse Vokail sorridendo.
- No, non dire nulla e non fare niente, gli attori principali di questo spettacolo arriveranno tra poco…, uno di loro lo noterai subito: ha i capelli viola. 

Zeross e Dobos, da quando Jane stava lavorando al tempio, avevano speso la maggior parte delle loro energie nella messa a nuovo della casa, mentre gli altri si erano dedicati ai loro doveri: Dobos, che si rifiutava di lavorare come un mulo, decise, nel bel mezzo della mattinata, che qualcosa da bere (anche se non una buona birra), gli avrebbe fatto bene.
Zeross cercò di obbiettare, ma Dobos lo prese di peso e lo trascinò fino alla locanda del paese, nella quale sembrava si fosse riunita gran parte della comunità: c’erano infatti almeno una ventina di guardie, intenti a tenere a bada un nano che sembrava completamente impazzito, perché, a suo dire, la birra costava troppo e faceva schifo.
Zeross e Dobos, non ci badarono molto e si diedero da fare per avere un momento di tranquillità. Con un paio di spintoni e un paio di parole ben assestate, arrivarono sino al bancone. Non fecero subito caso a Parn, che gli dava le spalle, mentre quest’ultimo li notò subito: giusto il tempo per chiedere qualcosa quel misterioso individuo vestito di nero, che era sparito.
- Dannazione!, disse Parn ad alta voce.
Zeross guardò incuriosito il paladino e vide che serviva Tyr, come Ras: per questo non esitò a domandargli chi fosse.
- Il mio nome è Parn, Zeross, e dovrei chiederti un favore
Dobos guardò Zeross preoccupato, cercando di fargli capire che avevano le armi a casa e che non ci sarebbe voluto tanto per usarle.
- Di pure Parn, anche se mi devi dire come fai a sapere il mio nome…
La frase si interruppe a metà, in un lampo di luce azzurrognola, che non preoccupò più di tanto Jahele e gli avventori della locanda, ma che porto Zeross, Dobos, Parn e i suoi compagni in una stanza buia, illuminata solamente dalle candele.
- Zeross, cosa sta succedendo.. chiese Jane.
- Jane, ma dove siamo?, chiese di rimando lui.
Le loro domande vennero ascoltate e dall’oscurità emerse un vecchio con una lunga veste riccamente ornata, con uno strano cappello a punta e una pipa in mano: Elminster!
- Salve ragazzi, è da un bel pezzo che non ci si vede.., disse il mago.
- Ma se noi non.. balbettò Dobos.
- Silenzio grazie.. Vi ho portato qui tutti perché un grave pericolo incombe su tutti noi: le forze del male hanno fatto tesoro dei loro fallimenti ed ora sono pronte a tornare. Come forse non saprete, il nostro mondo è tenuto in equilibrio da sette sorelle, a cui gli dei hanno dato poteri eccezionali, in virtù dei loro compiti.
Detto questo Elminster scrutò bene i presenti (Zeross, Dobos, Jane, Parn e i suoi compagni, Falagar, Naunt, Ras), per vedere se avevano capito in quale guaio il mondo si fosse cacciato: tutta colpa del patto, altrimenti avrebbe fatto da solo!
- Per questo vi chiedo un immenso favore, nel bene dei reami e di tutti noi: vi poterò in un luogo, chiamato fortezza del limbo, nel quale sono rinchiuse tre delle sette sorelle. Andate lì e li liberatele.
I presenti si guadarono, stupiti: Elminster, chiedeva un favore a loro.
- Io sono pronto a fare quello che è giusto che sia fatto, disse Ras.
Gli altri si guardarono e annuirono: se la situazione era grave, non c’era un attimo da perdere.

Parn era pensieroso, non capiva che cosa lo metteva a disagio: era come se avesse già visto quella donna dai capelli color oro, che stringeva la mano di Zeross. Ci meditò sopra, mentre Elminster dava tutte le informazioni per la missione, e tutto quello che chiedevano gli aspiranti eroi.
Quando tutto fu pronto, disegnò con una mano un cerchio nell’aria e, mentre i lampi azzurrognoli cominciavano ad apparire, Jane balzò, lasciando Zeross, oltre il cerchio.
Tutti scomparvero, e nessuno si accorse di nulla, come aveva pensato. Nessuno tranne Elminster.

- Si, vecchio: avevate pensato, voi e le altre sei, di avermi sconfitto, ma lui mi ha liberata. Questa volta non perderemo. Noi non ci faremo sconfiggere.
Elminster comprese troppo tardi cosa stava succedendo: la settima era davanti a lui, e stava recitando un incantesimo di immane potenza.
Lui si oppose con tutte le sue forze. 

Quando tutto finì, Parn e gli altri si trovarono in una stanza quadrata, con due porte, una delle quali aveva una strana incisione sopra: il nano saltò sulle spalle del compagno e tirò giù l’iscrizione.
Quando tutti finirono di leggerla, rimasero perplessi: non aveva alcun senso, e non era in nessuna delle lingue che loro conoscevano. 

- Sono qui, li sento: il vecchio li ha mandati, sicuro che ce la potevano fare. Quel vecchio e stupido patto che ha fatto sarà la sconfitta per tutti loro (non si erano nemmeno accorti che mancava Jane..)
Detto questo si alzò,  e si mise di fronte ad uno specchio. 

Era passato un tempo indefinibile, durante il quale avevano sconfitto ombre, Humber Hulk, e giganteschi ragni: ora di fronte a loro c’era un bivio. Scelsero di andare a destra, ma in nei loro cuori sapevano che era la strada sbagliata.
Infatti incontrarono il più terribile dei mostri: un enorme drago rosso.
Zeross cominciò ad in intonare uno dei suoi più potenti incantesimi, mentre tutti gli altri cercavano di fare del loro meglio: il resto della battaglia fu molto confuso; le loro armi non gli facevano nulla, mentre gli incantesimi erano inutili, contro un simile avversario. Preso dalla disperazione Parn decise che era giunto il tempo: gettò la sua spada e prese la spada degli elementi, recitò una formula, e da essa sgorgò un raggio di luce, che ferì il drago.
Quest’ultimo ruggendo di rabbia, colpì con violenza chiunque gli fosse a tiro, ferendo gravemente Naunt e Ras: Parn recitò di nuovo, e questa volta, tutto fu sommerso da un lampo di luce.
- Andatevene! Il drago è nostro!, urlò Parn
- Aspetta! Ci deve essere un altro modo!, disse Dobos sperando di far desistere Parn dal suo intento
Naunt riuscì a stento a portare fuori dalla sfera di luce, un attimo prima che esplodesse, Zeross e gli altri, ma non riuscì a fermare Parn e i suoi amici: gli restituirono un sorriso, e Parn, prima di morire, indicò il suo cuore. 

Quando Naunt riaprì gli occhi, di fronte a lui c’era Falagar, che gli stava bendando una ferita, era goffo ed inesperto, ma gli sembrava contento che lui ci fosse ancora. Naunt si guardò intorno, cercando gli altri, ma non vide nessuno.
- Non agitarti, Naunt, sei troppo debole, disse Falagar.
- Devi restare fermo, mentre io cerco gli altri, aggiunse.
Naunt gli diede ragione, e gli sorrise: non fosse stato per Falagar, sarebbe morto.
Circa un’ora dopo, Zeross e Dobos tornarono, assieme a Falagar e ad il corpo esanime di Ras. Non ce l’aveva fatta. Tutti smisero di sorridere.
- E così Parn si è sacrificato per salvarci.. disse piano Naunt.
- Già.. è balzato, con la sua spada verso il drago, ha spiccato un salto e mentre il drago apriva la bocca per sputare fuoco, l’ha piantata in gola, disse Dobos.
- Capisco.. ma gli altri?
Zeross e Falagar si guardarono, non sapendo cosa dire. Preso coraggio, Falagar disse:
- Sono diventati di sale: ho cercato di fare qualcosa per loro, ma nulla si è salvato dall’incantesimo del drago. Appena ho provato a toccarli, si sono sgretolati: l’unica cosa che si è salvata è la spada di Parn.
Naunt guardò la spada, indeciso se toccarla o no: sembrava emanare una aura color fuoco, che gli faceva timore, unita all’aspetto lugubre di quel posto.
- E adesso che cosa facciamo? Chiese Naunt.
- A dire il vero qualcos’altro si è salvato: è un bastone finemente inciso, che era del mezzelfo, disse Dobos.
- Fatemelo vedere.
A quanto aveva capito, il mezzelfo era un chierico mago di grandi poteri e, se quello che a cui aveva accennato Parn nei pochi momenti di tranquillità era vero, Ras era salvo.
- Come pensavo! Questa è la verga della resurrezione! Con questa Ras può tornare in vita!, disse felice Naunt.
Zeross e Dobos si guardarono, non capendo e Naunt fece vedere loro: un semplice tocco della verga, una formula, e il corpo di Ras tornò a vita nuova. Erano rimasti tutti sbalorditi.
Ras stava bene, anche se faticava a parlare per il colpo subito da parte del drago: era Naunt adesso ad apparire molto più strano. Era come se fosse diventato di colpo più vecchio.
Stavano ancora pensando sul da farsi, quando una voce, dall’oscurità, li chiamò: erano non una, ma tre voci, di donna, che imploravano aiuto.
- Non pensate a me e Ras, ce la caveremo, disse Naunt sorridente, cercando di nascondere la propria debolezza.
Zeross, Dobos e Falagar, cominciarono a correre verso quelle voci, decisi a fare in modo che il sacrificio di Parn non fosse stato inutile. 

-Che idiota, quel Parn. Sacrificare la sua vita per gli altri: solo uno sciocco paladino poteva fare ciò. Ma gli altri sono ancora vivi, e sono vicini. Dovrò affrontarli di persona.
Si mosse dallo specchio, prese la sua spada e si diresse verso la porta, ma si fermò.
- Che cosa fai? Ti abbassi a combattere con degli esseri inferiori?
Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
- Chi sei tu? Sono te, sono lo specchio.
Lui si girò verso lo specchio e si vide: vide i suoi capelli bianchi, lunghi sino alle caviglie, vide la sua spada, affilata, potente, grande quasi quanto lui.
- Hai ragione, il tempo non è giunto. Ci sarà un’altra occasione.
Si rimise a sedere, e si gustò lo spettacolo. 

Falagar era abituato a cose molto strane, essendo un mago, ma di certo trovare una stanza piena di specchi enormi, nel bel mezzo di una fortezza sospesa nel nulla, beh, non era certamente una cosa normale: prima che potesse fare qualsiasi cosa, Dobos, mandò in frantumi uno specchio con un colpo di spada.
- Guerrieri, sospirò Falagar.
Quello che Falagar però non sapeva, era che aveva salvato tutti loro da una trappola diabolica, e che qualcuno, nell’ombra, stava lanciando una maledizione su di lui, stringendo un anello molto antico nel palmo della mano, promettendo vendetta.
Una cosa che li sorprendeva era la struttura della fortezza che non sembrava avere un su o un giù, ma solo un piano: era come se ci fosse qualcosa che rendeva la dimensione dell’altezza inesistente.
- Ragazzi, venite qui a vedere: ho trovato qualcosa dietro questo specchio…

Falagar e Zeross, che si intendevano di magia, non credendo ai loro occhi: un forziere, stracolmo di strane pietre e con un tappeto volante, con la parola AZIM stampata sulla trama. Che qualcuno li stesse aiutando?
- Le pietre sono chiaramente magiche, disse Falagar.
- Già, ma a cosa servono?, si domandò pensieroso Zeross.
- A cosa vuoi che servano? A lanciarle no?, disse Dobos mentre ne prendeva una a caso.
Dobos si aspettava di lanciare la pietra poco più in la, ma invece, non era riuscito a trattenere la sua forza, e la pietra finì col distruggere un altro specchio.
- Ma che cavolo sono?
- A quanto ne so, potrebbero essere le leggendarie pietre magiche, che aumentano le capacità di che le possiede!, disse Zeross.
- Ma tu come fai a sapere.. stava chiedendo Falagar a Zeross, quando Dobos lo interruppe.
- Molto bene! Prendiamo una pietra per ciascuno e vediamo di darci una mossa: AZIM.
Subito il tappeto si srotolò, e tutti e tre vi saltarono sopra, e cominciarono ad avanzare, attraverso un labirinto di cartapesta: dopo un’oretta, Zeross si spazientì, e con un cenno di intesa con Dobos, cominciò a fare a pezzi le pareti.
Quello che trovarono oltre le pareti era molto di più quanto speravano: in un abisso senza fondo, giacevano sospese, in tre bare di ghiaccio, tre donne. Le tre sorelle.
Dobos, usando il tappeto volante e Zeross, grazie ad i suoi incantesimi, liberarono le tre donne.
Avevano vinto?

Quando riuscirono a tornare a Shadowdale, dopo aver salvato le tre sorelle, Sylune in persona li ringraziò, lodando il loro coraggio.
Dopo che le tre sorelle scomparvero, Zeross ricordò Jane e, lasciati gli altri si diresse verso la torre di Elminster: forse lei era rimasta lì per tutto questo tempo.
Zeross però si trovò di fronte un’incubo: la torre era vuota, Elminster era scomparso, e Jane giaceva in un lago di sangue.
Mentre andava di corsa al tempio, Zeross notò che la torre aveva qualcosa di strano: pendeva parecchio e aveva numerose crepe.

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