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Editoriale

Evvai, Superlele!

E al secondo tentativo Caccia all'Oscar passa allo sviluppo! Il film è a buon punto (grazie più a Superlele che a me) e si spera di farlo uscire in tempo per partecipare ai CK Oscar (così non si potrà dire che in 'sto semestre la Mascia Films ha cazzeggiato)! Ma quand'è l'ultima data utile per i CK Awards? O_o

Nei progetti futuri sbuca la possibilità di una coproduzione con uno stimato produttore Cinematikiano, mistero sul nome, vi dico solo che è sardo! Non vi dico nulla del progetto ma solo che Zen vuole imporre il suo pupillo Colin Farrel mentre io sto pensando al ruolo da assegnare al mio Woody Harrelson. Dai, coproduttore misterioso... diamo a Woody il ruolo di Batman!!!!

La pagella di Norman

Tears od a clown - voto 6.5

Torna al cinema la più prolifica casa di produzione di cinematik che ultimamente (ahinoi) ha abbassato i ritmi di produzione. Questa nuova produzione si dissocia nettamente dalla produzione tipica della Cadillach, un film drammatico (che più drammatico non si può) sulla storia di un comico (!). Buono il soggetto, specie il rovesciamento dei ruoli tra chi è dentro ad un campo di prigionia (Jerry) e chi è fuori (la moglie): è la moglie "libera" a soffrire veramente, mentre Jerry pare cavarsela egregiamente dentro il campo, almeno inizialmente...

Il film incappa a mio avviso in un tono troppo melenso, sottolineato anche dalla musica di Simon & Garfunkel, che non riesce ad alleggerirsi come probabilmente voleva con le battute di Jerry, non sempre riuscite tra l'altro (ma ne immagino la difficoltà di scrittura). 

Non convincono del tutto nemmeno la descrizione del campo e la descrizione psicologica dei protagonisti. I due tedeschi sono a mio avviso i personaggi meno riusciti ma anche il dramma interiore di Jerry non l'ho trovato ben reso e a tratti anche difficile da intuire, non si riesce ad entrare in empatia con il personaggio.

Il cast come al solito è ben scelto (ma il regista Alan Parker lo conosco poco), sul sito non dico nulla perché lo devo ancora visitare.

Dieci piccoli indiani - voto 7

Arriva al cinema in ritardissimo anche il vincitore dell'ultimo Cisterna Film Festival. Devo dire che il giallo tipico alla Agatha Christie non rientra tra i miei generi preferiti, per cui pur riconoscendo una discreta fattura in questo film non posso annoverarlo tra i miei preferiti. La situazione è tipica che più non si può (luogo isolato, omicidi in serie, il colpevole che presumibilmente si nasconde in mezzo alle probabili prossime vittime ecc. ecc.) e farà quindi la gioia degli appassionati. Finale abbastanza atipico che potrebbe però rivelarsi una delusione per i giallisti incalliti in quanto non risolve nulla, non spiega motivazioni e intreccio... però è un finale che non posso dire mi sia spiaciuto (devo ammettere che sento di non averlo compreso fino in fondo... ma chi è Hugo? ^_^;;;) 

Sceneggiatura molto molto scorrevole, quasi sempre guidata da dialoghi scarni ed essenziali ed azione sempre fuori campo, come si usava una volta. Tutto sommato un discreto film, a cui manca sicuramente un pizzico di originalità.

Ubik - voto 8

Grandi firme per questo film tratto da un romanzo di Philip K.Dick, scrittore tanto di moda in questo momento. Devo dire che mi è piaciuto molto il soggetto sorretto da una sceneggiatura impeccabile assolutamente priva di luoghi comuni e del sapore di già visto che impregna tanti film Cinematikiani (e non solo). Racconto enigmatico, fantascienza pura alla quale si tenta per forza di attribuire significati metaforici. Non tutto è chiaro e chiarito e così deve essere. Molto molto bello. Blockbuster annunciato ma con un anima, ce ne fossero al cinema. Lunga vita e prosperità.

Menzione d'onore per il sito, ricchissimo di contenuti (non li ho ancora visti tutti) e molto in tema. La nomination per i CK awards per questo è d'obbligo, ma sono sicuro che non sarà la sola.

Una sola domanda: ma Jennifer Connelly non ha gli occhi azzurri?

Nero come me - voto 7+

Film basato su una buona idea (un bianco che si "trasforma" in negro")  ma che si muove con passaggi abbastanza scontati e retorici, con un'atmosfera ed un tono eccessivamente grigi.

Buonissima la scrittura della sceneggiatura, uno dei lavori migliori visti a Cinematik da questo punto di vista. Perfetta anche la scelta del cast, regista e protagonisti in particolare sono assolutamente perfetti. Ottimi anche locandina e sito (nomination ai CK Awards sicure). 

Frame of mind - voto 6.5

Mi è stato difficile catalogare Frame of mind, è un tipo di film particolarmente ingenuo che partendo da uno spunto fantascientifico parecchio forzato, quasi favolistico, vira in melodramma dai passaggi abbastanza prevedibili. Difficile non associarlo al, tuttaltro che riuscito, A.I. di Spielberg di cui riprende alcuni temi pur affrontandoli sotto punti di vista diversi. La pecca principale del film è comunque il trattare con troppa superficialità sentimenti e comportamenti dei personaggi coinvolti, che costituiscono il succo del film.

Sceneggiatura al solito molto scorrevole, facilitata dalla struttura quasi completamente formata da dialoghi. Cast notevole, pure troppo con un Pacino sciupato in un ruolo del tutto marginale e di nessuna funziona narrativa o quasi. Molto bella la locandina. 

Il giudice - voto 6.5

Era un po' che la Marco Communication mancava dal cinema ed il gradito ritorno lo affronta con un legal thriller di stampo classico. Film che scorre via tranquillo e abbastanza piacevole fino ad un esito abbastanza prevedibile fin dalle prime battute. Buono il ritmo ma ne fanno le spese i personaggi, figure piatte a cui si fa fatica associare una qualche caratteristica caratteriale. L'unica eccezione viene forse dalla vera protagonista del film, la Lenore Goya interpretata dall'ottima, e in un ruolo a lei non consono, Patricia Arquette. Paul (Cage), Tony Arguillo (Liotta) e soprattutto Harry (Piven) sono assolutamente privi di spessore, di Harry in particolare non ho ancora capito la funzione.

Deciso passo avanti invece per la scrittura delle sceneggiatura, secca e scorrevole come non mai. Rimane da limare qualche espressione gergale (l'uso del verbo "stare" al posto di "essere" in primis) e qualche congiuntivo. Cast così cos', Cage e la Arquette come avvocati faccio fatica a vederli (specie il primo), DeVito, Liotta e Piven sono troppo già visti in quei ruoli. Bella bella la locandina che, lo ammetto, mi aveva fatto pensare ad un film d'altro tipo. 

Castle Rock's tales - voto 7.5

Secondo film a episodi di Cinematik, tenuti insieme da un narratore che assume le sembianze del guardiano del faro di  Castle Rock (idea molto carina, impossibile non ripensare al vecchio zio Tibia). Ed è pure il secondo film della Nuno production che conferma le promessa e realizza un film di tutto rispetto, seppur discontinuo com'è normale che sia. Bellissimo e perfettamente calibrato Quitters Inc., nettamente l'episodio migliore che gode di una sceneggiatura scorrevolissima e  senza pecche, che può senza dubbio far discutere per il contenuto quasi fascista. Grande il finale! 

Il secondo episodio"il word processor degli dei" è il meno riuscito, forse andava approfondito meglio il personaggio principale e la sua insoddisfazione per la vita. Anche qui comunque siamo di fronte ad un episodio non banale e che lascia il segno: quanti di noi userebbero il word processor magico? Cosa cancelleremmo? Inquietante... E' strano comunque vedere Dennis Quaid sposato a Kathy Bates (Hollywood ci ha abituato al fatto che un uomo deve essere più vecchio ed anche di molto) ma ancor più vedere il ribelle Kris Kristofferson nella parte del mite vecchietto!

Il terzo episodio era quello più difficile da rendere sulla carta e devo dire che il risultato, pur essendo discreto, è quello che ha la sceneggiatura meno convincente e incisiva.

In sostanza comunque un film godevolissimo e piacevole come pochi per quel che concerne soggetto e sceneggiatura. Menzione d'onore per la locandina veramente molto bella anche se non lascia certo intuire che tipo di film ci si troverà di fronte. La scelta del cast non mi ha convinto appieno: se Donner ci può stare (anche visto il tipo di regia "traparente"), non tutto il cast mi ha convinto: ad esempio il ruolo di McConaughey poteva essere affidato ad un attore di maggior spessore, mentre Sean Penn ha una particina piatta e troppo stretta (mi ha ricordato il suo ruolo in the game di Fincher), di Kristoferrson ho già detto, Dafoe e Spacey sono i soliti (ma il secondo non ha proprio il fisico del tennista).

Frase cult pronunciata da Donatti (Jonathan Pryce) in Quitters inc:
Quando un romantico cerca di fare una cosa buona e fallisce gli danno una medaglia, quando un pragmatico ci riesce gli augurano di finire all'inferno...

La torre della solitudine - voto 6.5

Ambizioso blockbuster dell'attiva Movie Wolf che per la prima volta, se non erro, basa la sua sceneggiatura su un libro. Pur riconoscendone il grande impegno, il risultato anche questa volta non mi ha convinto più di tanto. Premetto che i miei gusti cinematografici, e non solo, sono parecchio lontani da quelli di Davide, la mente della Movie Wolf,  e questo ha di sicuro un certo peso. In questo caso il film gode di una sceneggiatura abbastanza complessa che utilizza un gran numero di personaggi non riuscendo sempre a chiarirne in maniera precisa e puntuale l'importanza e la funzione. Personaggi inseriti in vicende intrecciate che confluiscono poi allo stesso punto (la torre della solitudine del titolo) ma che non sono riuscite ad avvincermi ed appassionarmi. In particolare avrei aggiunto imponenti dosi di umorismo ed ironia (vedi "Indiana Jones") che avrebbero reso più gradevole la fruizione del tutto. 

Tutto sommato la sceneggiatura non è scritta male, però la forma va sicuramente migliorata, in primis l'uso veramente eccessivo dei puntini di sospensione, utilizzati per ben 1894 volte (!!!!). 
Un personaggio del film  viene poi chiamato  indifferentemente "Selznick" e "Tzedick" (forse nome e cognome?). 
L'uso dei tempi verbali a volte ha qualche imprecisione eccessiva:
"Al centro della stanza c'e' un enorme vassoio di rame che conteneva moltissima frutta"

Qualche dialogo non è brillante o, peggio, non è comprensibile: 
"Un giorno vide in faccia uno di quei mostri chiamati Blemmi... e da quel momento e' impazzita. Nessuno sa' cosa abbia mai visto... nessuno osa farlo..."
Nessuno osa fare che cosa?

Far parlare un "cattivone" da solo facendogli annunciare propositi di vendetta, a mio parere il 90% delle volte lo rende troppo macchiettistico (insomma... da cartone animato). Tzedick ci cade:
"Egli conosce ogni dolore e ogni rimorso... egli conosce il segreto dell'immortalita' e dell'eterna giovinezza... lui e' con me... L'uomo dalle sette tombe guarira' questa piaga... e allora ti uccidero' maledetto Garret..."

Anche Desmond ci cade. In una scena parla da solo "spiegando" quel che sta succedendo allo spettatore (cosa che infastidisce sempre):
"Desmond (ora immerso fino al petto): il crocifisso... aprendo il passaggio avro' fatto scattare un sistema d'allarme... NO!"

Una sottotrama che poi ho particolarmente faticato a digerire è quella che riguarda Philip e Arad, l'incontro e l'innamoramento dovrebbe essere una delle scene più "magiche" del film ed invece è piuttosto stereotipato, mentre l'amplesso che consumano mi pare "eccessivo",  come tempi e, soprattutto, come forma.

Il cast è ben assortito ed adeguato, anche se magari occorre un piccolo sforzo per ritenere credibile che Jessica Alba e Vin Diesel possano essere fratelli e di origine africana, Peter Jacskon può fare di tutto ma ama di sicuro un cinema molto spettacolare e avventuroso e quindi è una scelta che approvo. Molto bella la locandina, tanto di cappello!

Nonostante tutto questo è a mio avviso il miglior film della Movie Wolf sotto tutti i punti di vista, in particolare il miglioramento nella scrittura dal primo cavaliere dello zodiaco a questo è evidente e notevole. Magari un giorno lavorerà su un soggetto di mio gradimento....

Mi scuso se sono stato eccessivamente pignolo e critico, ma quando ho letto il film avevo sottomano una penna! :)

Gaspard Ouralphe: il più grande cuoco di Francia - voto 6.5

Commedia molto semplice e lineare che si basa su una sola idea forte ma è sorretta da dialoghi brillanti e da un finale particolarmente indovinato. Più che un film qui siamo di fronte ad un corto, ben sceneggiato e divertente. Azzeccato tutto il cast compreso il regista di provenienza teatrale e abituato a lavorare su attori chiusi in un solo interno. Locandina così così... 

Due facce - voto 7+

Ritorna al cinema la Caddilac ranch dopo qualche mese e lo fa con la consueta classe: un film con una storia avvincente e decisamente sorprendente per la piega che prende nella seconda metà, sceneggiatura impeccabile e diretta, senza fronzoli ma con tocchi personali ed immagini non banali. Forse è addirittura fuorviante la prima metà con il padre che non viene descritto come uno spietato  arrivista ma tutto sommato è una percezione soggettiva e forse sono stato io a non cogliere indizi a cui poi ho ripensato solo a fine film. 

Come sempre attenta e particolareggiata la scelta del cast, andando a ripescare nel dimenticatoio volti che per anni ci hanno tenuto compagnia e che probabilmente hanno avuto una carriera monca proprio per una loro eccessiva identificazione con alcuni personaggi che hanno interpretato: parlo di Daniel Hugh Kelly (il McCormick che faceva impazzire con la sua Corvette il giudice Hardcastle) e Ray Wise (il Leland Palmer di Twin Peaks) entrambi comunque perfetti per le parti a loro comminate. Ma ovviamente a spiccare maggiormente è un Ethan Hawke a due facce (ehm) che grazie al duplice ruolo ha potuto dimostrare la sua duttilità e le sue capacità. Strana m'è parsa la scelta di un regista mediocre come Edward Zwick (di cui tra l'altro ho visto solo il pessimo "il coraggio della verità"), ma essendo un film che si regge benissimo sulla sola sceneggiatura la cosa non è così influente. 

 

Le foto di Norman

Il buono, il brutto e il cattivo

La bella e la bestia

I tre porcellini

 

Ho detto.

Norman Bates