L'esperienza di un volontario

Il motivo che mi ha spinto a dare la mia disponibilità per un turno notturno durante l’accoglienza dei pellegrini a Fidenza è semplice: Cristo ha detto che ciò che facciamo al più piccolo dei nostri fratelli è come se lo facessimo a Lui. Perciò vinto il timore iniziale, ho detto volentieri il mio si. Ho pensato a chi in altri paesi ci aveva accolto per le altre giornate mondiali della gioventù e a chi a Roma stava aspettando il nostro arrivo per accoglierci nelle loro case, parrocchie e oratori. Ho pensato che io, in un paese straniero, sarei stata felice che un giovane che condivide con me la Fede cattolica, mi accogliesse e fosse disponibile ad aiutarmi se avessi avuto bisogno. Inoltre era un momento in cui la mia diocesi era chiamata a rispondere all’invito di accoglienza che ci era stato rivolto direttamente dal papa, pertanto era giusto che non mi tirassi indietro.

Il servizio non è stato complicato, si trattava solamente di vigilare che tutto procedesse bene e di aiutarli in caso di bisogno. In realtà più che di un servizio si è trattato di un incontro, di una condivisione: sono stata coinvolta dalle loro danze, dai loro canti, dalla loro gioia di vivere un’esperienza diversa dal solito ed ho avuto la possibilità di scambiare qualche parola con giovani che vivono in una realtà ben lontana dalla mia. Quella serata non è stata all’insegna del riposo ma l’esperienza vissuta, i loro sorrisi e il loro grazie mi hanno ricompensato della nottata insonne.

Deborah Salati