TESTIMONIANZA EMANUELE

Sono Emanuele e sono un giocatore compulsivo, ho 43 anni e fino a 5 anni fa il gioco per me non era un problema, non esisteva proprio…al massimo la schedina con mio cognato…se mio cognato me lo ricordava. Poi, in un periodo un po’ brutto della mia vita ho cominciato a frequentare una Sala Giochi e a giocare ai videopoker…mi rilassava giocare…non pensavo alle cose che mi angosciavano, che mi stavano opprimendo…non pensavo a nulla e poi…per 1000 lire! Ma poi le 1000 lire sono diventate 5000…poi 10.000…100.000 e mi sono giocato tutto quello che avevo…e anche quello che non avevo. Ma anche se ero coperto di debiti, anche se non sapevo come fare ad arrivare a fine mese…tutti i mesi…anche se continuavo a chiedere prestiti…continuavo a giocare…già…il gioco non è un problema…smetto quando voglio…dicevo. E la cosa grave era che ci credevo. Ma intanto non smettevo mai. E la mia situazione diventava disperata (diventava?). A quel punto ho pensato a tutto:anche ad uccidermi. Mi ero accorto che non ce l’avrei mai fatta: almeno non da solo. Restavo qualche giorno senza giocare…poi…ero di nuovo lì
Fino a che un giorno, per sbaglio, appicciccato ad una fermata dell’autobus ho trovato un biglietto. “GIOCATORI ANONIMI” ed un numero di telefono. Ho telefonato…e ora sono qui, da soli 2 mesi…ma sono 2 mesi dove il gioco non fa più parte della mia vita…Già la mia vita….adesso, dopo 5 anni scopro di averla ancora una vita…e questo sicuramente anche grazie a GIOCATORI ANONIMI
Emanuele
Dicembre 2000

Sono Emanuele e sono un giocatore compulsivo, ho 47 anni e dal 23 ottobre del 2000
frequento GIOCATORI ANONIMI
e fino ad oggi non ho più giocato
Emanuele
15 maggio 2004


DAGLI ATTI DEL CONVEGNO USURA E GIOCO D'AZZARDO 20 Ottobre 2007

Testimonianza di Emanuele giocatore compulsivo
Buon giorno, mi chiamo Emanuele e sono un giocatore, un giocatore compulsivo dico quando parlo alle nostre riunioni, faccio parte di Giocatori Anonimi, un’associazione di auto aiuto, presente in gran parte delle regioni italiane, che si occupa di persone con problemi legati al gioco d’azzardo. Mi riesce difficile parlare di “giocatori” come categoria, io oggi ho sentito diverse descrizioni, diverse tipologie…tutte valide…credo. Una volta l’idea “del giocatore” era quella un po’ mitizzata…il nobile decaduto…il proprietario terriero…”il ricco”…oggi la situazione è diversa, tragicamente diversa, il giocatore è ovunque, è chiunque. Io tra tre giorni festeggio i miei sette anni di sobrietà, faccio parte di GA da sette anni, ed in questo periodo, in questi lunghi anni, ho visto davvero persone di tutti i tipi, di ogni estrazione sociale. Dal poliziotto, al "delinquente abituale", dall’avvocato al pensionato, tanti pensionati…mi verrebbe da dire “troppi” pensionati, e la maggior parte erano persone normali, con una vita normale, con una famiglia, che di colpo si sono trovate, quasi senza accorgersene, "malati di gioco". Non so quale ne sia la causa, se sia per il fatto che non si riesce quasi più ad arrivare alla fine del mese, ed allora la speranza di una vincita…la speranza che possa entrare…”qualche soldo” in più o se sia solo per il proliferare del gioco cosiddetto legale, del gioco che trovi ovunque, pubblicizzato in maniera ossessiva, ma di questo ne hanno parlato altri, non lo so, non lo so davvero. Ma onestamente non mi interessa. Dicevo prima che in questi anni ho visto centinaia di persone venire a Giocatori Anonimi, molte hanno continuato a frequentare, alcune hanno lasciato, alcune sono venute al gruppo per un po’, poi convinte di essere guarite sono sparite…semmai per ritornare più devastate di prima, perché di gioco…non si guarisce. Se diventi un giocatore compulsivo, difficilmente torni “un giocatore sociale”. Il giocatore sociale è quello che gioca ogni tanto, che capisce quando è ora di fermarsi, che se vince incassa la vincita e semmai va a festeggiare con la moglie e gli amici, un giocatore sociale è quello che se perde, semmai si arrabbia…ma poi finisce lì…un giocatore dipendente no, un giocatore compulsivo finché ha denaro non si ferma, e se il denaro non ce l’ha se lo procura, oh se se lo procura, saccheggia il conto in banca, fa debiti, si fa prestare denaro da tutti, riesce a manipolare tutti quelli che ha intorno per questo fine, il suo unico pensiero è il denaro, ma solo per giocare, non gli interessa se i soldi li prende da una banca, dal fratello, da un usuraio o da una finanziaria…l’importante è che ci sia il denaro per poter il giorno dopo andare a giocare... E non ha più una vita il giocatore, non ha più rapporti interpersonali, non ha più amori, famiglia, amici ed affetti, non ha più nulla, solo il gioco, e questo gli basta. Vive con la grande illusione che una vincita, una maledetta vincita possa sistemare tutto, possa risolvergli i problemi economici, lo possa portare a vivere una vita nuovamente normale. La vita di un giocatore attivo, di un giocatore dipendente, compulsivo, è questa; il vivere nella perenne illusione che una vincita possa ribaltare tutto. Poi semmai quella vincita arriva, ma questo fa solo si che il giocatore abbia altro denaro, denaro che gli servirà per poter continuare a giocare, non per saldare i debiti, per tornare a vivere, no solo per giocare. E poi un giorno che il denaro non c’è più, che è finito, si passa alle finanziarie, e poi semmai agli usurai, gli unici che ti danno ancora denaro, ma il denaro ti serve, è come la droga per il tossicodipendente, è quello che ti serve per andare avanti, “tanto vinco e sistemo tutto”, ma poi non è così, non è mai così, ed i debiti aumentano, gli interessi aumentano. E non ti restano troppe alternative….anzi ne hai proprio poche. O smetti o muori…peccato che il disastro che hai fatto lo pagano anche le persone ignare che ti stavano o ti stanno affianco. O smetti o muori, ma per smettere devi avere la consapevolezza di essere un malato…di aver bisogno di aiuto. Io ho 50 anni, e ho vissuto fino intorno ai 35 anni senza quasi saper che cosa fosse il poker e la schedina, non giocavo a nulla, due o tre volte all'anno al lotto in occasione di qualche sogno…diciamo che non ero neanche un giocatore sociale, non giocavo a nulla, avevo una vita piena, leggevo, scrivevo, andavo in moto, mi interessavo di cinema, facevo volontariato con i ragazzi, una vita piena sotto tutti i punti di vista, una bella famiglia, un divorzio alle spalle, ma altre storie che comunque riempivano la mia vita, una bella cerchia di amici, maledettamente importanti, suonavo la chitarra… Una vita “normale” insomma, normale e piena… Poi in un periodo un po’ ingarbugliato della mia vita, ho cominciato, accompagnando i miei nipoti in una sala giochi, a mettere qualche mille lire in una macchinetta di video poker, mi rilassava giocare, non pensavo a nulla, mi distraeva, poi le mille lire sono diventate dieci mila…poi cinquanta mila… Poi non le contavo neanche più, lentamente, quasi senza rendermene conto tutto il mio tempo libero lo passavo a giocare, non avevo più tempo per gli amici, non c’erano più nipoti, sorelle, nulla, né amori, né moto, né libri, solo il gioco. Uscivo da lavoro e correvo in sala giochi, poi a casa, e poi di nuovo, lavoro, sala giochi casa. Qualche volta mi facevo prestare l’auto da mia sorella o da un amico ed andavo a Saint Vincent. Ho cominciato a giocarmi lo stipendio, poi quello che avevo in banca, poi il primo prestito con la banca, poi cessioni del quinto dello stipendio, sono riuscito ad averne tre in contemporanea di cessioni del quinto dello stipendio, trovare il denaro è facile, maledettamente facile, poi le finanziarie, una…due. Sono riuscito ad avere sette debiti con sette istituzioni diverse. E' facile trovare chi ti presta denaro, se uno prende Leggo, quel giornale gratuito distribuito nelle maggiori città italiane, vedrà che su 30 pagine di giornale compaiono almeno 12, 14 pubblicità di finanziarie diverse. Ricordo una finanziaria, che mi dava soldi senza mai crearmi problemi, ogni volta che mi davano un assegno, mi faceva accompagnare nella loro banca, da un loro impiegato, e tutte le volte me ne sfilava una parte, così…io chiedevo un prestito e loro si prendevano una, chiamiamola provvigione, extra, in nero. Ma a me non importava, la cosa importante era che questi, i soldi me li davano, era la sola cosa che mi interessava. E' ovvio che il mio stipendio a quel punto non bastava più. Ma ancora non ero convinto di avere un problema, la convinzione era che potevo smettere quando volevo e la cosa assurda è che ci credevo anche. Ed intanto continuavo a giocare. Esisteva solo il gioco, tutto il resto no. Ho girato per anni senza un dente, un incisivo, non avevo i soldi per il dentista, o meglio li avevo, me li aveva prestati un amico, ma erano finiti in una macchinetta anche quelli. Mi facevo schifo, non avevo più nessuna dignità, chiedevo soldi a tutti sapendo già che non avrei potuto renderli…a meno che avessi fatto una grossa vincita… Non vedevo più nessuno, andare a mangiare una pizza con gli amici era una spesa insormontabile, venti mila lire per una pizza erano una spesa insostenibile… Vivevo solo di gioco, gioco e menzogne, ero bravo a raccontare storie, e poi di me si fidavano, io ero quello tra gli amici che trovava le risposte per tutti, aveva sempre la soluzione, che non stava mai male…”roccia” mi chiamavano gli amici….ma la roccia era maledettamente fragile, e lo nascondeva così bene che nessuno se ne accorgeva. Ad un certo punto, era il 2000, mi sono accorto che non ce la facevo più, che non riuscivo a stare dietro a tutti i miei debiti, alle mie scadenze, (l’ultimo debito l’ho contratto nel febbraio del 2000, debito che finirò di pagare nel febbraio del 2010…360 mila lire…180 €…per 12 mesi…per 10 anni…l'ultimo dei tanti)…allora mi sono accorto che “forse” un problema c’era. Poi su una rivista del comune, “Informagiovani”, ho letto un articolo dove si parlava di gioco, di gioco come malattia…che il gioco era una dipendenza o poteva esserlo, e dava alcuni indirizzi di “cliniche” dove potersi curare. Ho telefonato, era il settembre del 2000, ho preso un appuntamento e sono andato, era vicino a Piazza Benefica. Quando sono arrivato mi ha accolto una signorina abbiamo parlato e mi ha spiegato in che cosa consisteva la cura: sedute individuali e/o di gruppo, un tutor per la gestione del denaro e cosi via. Costo? dalle 80.000 alle 100.000 lire a seduta. Non li avevo. Ma anche li avessi avuti, oggi lo so, avrei continuato a giocare Ho preso un appuntamento per la settimana dopo, appuntamento a cui già sapevo non sarei andato, e dove li trovavo i soldi? Ma la cosa peggiore era stata rendersi conto di avere un problema, un grosso problema, di essere malato e di aver trovato il posto dove curarsi…ma non avere i soldi per farlo. Ricordo che mi sedetti su di una panchina del giardino e cominciai a piangere. Non c’erano soluzioni, o forse si, era da un po’ che pensavo di risolvere tutto con un salto dal balcone o prendendo diversi flaconcini di Lexotan. Ma mi mancava il coraggio, non è facile suicidarsi, per fortuna. Poi qualche giorno dopo ero in corso Vittorio, vicino al monumento, trovai attaccato ad una palina un adesivo. Diceva: se il gioco d’azzardo sta rovinando la tua vita forse possiamo aiutarti. E c’era un numero di telefono. Chiamai, era il numero dell’associazione Giocatori Anonimi, allora erano all’inizio, erano nati da 5, 6 mesi, si trovavano in via Marco Polo, e ci si trovano ancora, chiamai, mi rispose un ragazzo, ed andai alla mia prima riunione: era il 23 ottobre del 2000 e da allora non ho più giocato. Cosa ho trovato in Giocatori Anonimi, cos’è che ha fatto si che smettessi di giocare, onestamente non lo so. So solo che andai alla mia prima riunione e trovai persone come me, persone che non parlavano di gioco per averlo studiato o quant’altro, no parlavano di gioco con cognizione di causa, per averlo provato sulla propria pelle, a GA sono, siamo, tutti giocatori, per cui le cose che io dicevo erano capite, ma davvero, per esperienza. Ho trovato un gruppo, esiguo, erano in quattro, che non mi diceva che cosa dovevo fare o cosa non dovevo fare, no, ognuno metteva lì la propria vita, la propria esperienza, raccontava come lui riusciva, un giorno alla volta a non giocare e come per lui fosse possibile non giocare da tre mesi…quattro, sei…non c’era nessuno che mi forzava a parlare, a raccontare, nessuno che mi giudicasse. C’erano persone, giocatori, ed un programma, il programma dei dodici passi. Lo stesso per intenderci, usato dagli alcolisti anonimi. E quella sera ho letto il primo passo, che mi diceva che la mia vita era diventata ingovernabile, e che di fronte al gioco ero impotente. Mi diceva che il gioco era una malattia, cosa difficile da mandare giù (io malato? Ma i malati siete voi, ho sentito dire tante volte…)…e mi chiedeva solo se davvero avevo il desiderio di smettere di giocare, nient’altro, solo il desiderio di smettere di giocare…né denaro, nulla… E mi diceva, quel passo, ma soprattutto la serenità delle persone che vedevo sedute a quel tavolo, che smettere era possibile, non facile, ma possibile, bisognava solo cominciare ad essere onesti con se stessi, e con gli altri, bisognava accettare questa impotenza...questa malattia... Sentivo parlare queste persone che parlavano la mia lingua, e mi dicevano di pensare “un giorno alla volta”, quello che hai fatto ieri è passato, sul domani non puoi nulla, puoi solo ragionare sull’oggi, ed allora perché non provare a dirsi “per oggi, solo per oggi, non gioco”…e quell’oggi sono diventati tanti "oggi"...poi un mese, un anno...sette anni. Non è facile smettere di giocare, si hanno a volte delle vere e proprie crisi di astinenza, ma si impara a gestire anche questo. Si impara che se la voglia di giocare ti viene, e ti viene la voglia di giocare, cavolo se ti viene, ecco se questa voglia è così forte, di non affrontarla da solo, ma di chiamare gli altri del gruppo… Il gruppo, il gruppo ed il programma ecco queste sono le basi del recupero, del mio recupero. Al gruppo ho imparato a non dover necessariamente discutere di tutto, la mia opinione è valida quanto quella degli altri, io non ho “la verità”, io sono solo un giocatore che non gioca, ho imparato ad ascoltare, a non imporre le mie idee, ho imparato a vedere quali sono i miei problemi di carattere, ed ho provato a cambiarlo questo carattere. E quando non ci sono riuscito o provato a conviverci, ho capito che se le cose non vanno, non è perché il collega, la commessa o il mondo ce l’ha con me, ma perché succede, è la vita. Che la giornata schifosa, quella in cui cominci a bestemmiare dalle 7 del mattino possono averla tutti, e non è che andando a giocare la giornata si sistema. Ho imparato a chiedere scusa quando ho sbagliato, e non è stato facile. Ho imparato a pregare, a fare tutto quello che in mio potere per fare andare le cose come vorrei, ma poi quando questo non avviene, ho imparato ad accettare le cose che non vanno come vorrei io. Anche questo non è stato facile. Ho riscoperto la mia famiglia, e se non posso ovviamente restituir loro il tempo che gli ho rubato, posso ricostruire un rapporto diverso, nuovo. E l’ho fatto, lo sto facendo. Ho recuperato il rapporto con gli amici, amici che non mi hanno mai abbandonato, anche quando non capivano che cosa mi stesse succedendo, ed in GA ho trovato altri amici, persone splendide, che hanno passato, stanno passando le stesse sofferenze che ho passato io, e ne stanno uscendo o semmai no, ma non importa, ho trovato persone che, sembra non valgano nulla, che sono dei falliti per la mentalità comune, ma che invece possono diventare persone eccezionali nel loro recupero. Che sono persone eccezionali. Io devo tutto a Giocatori Anonimi, se non ci fosse stato, forse un giorno avrei trovato il coraggio di farla finita. Ed invece sono qui, la mia vita è cambiata, completamente ed in meglio. E' una risorsa Giocatori Anonimi, una risorsa a costo zero, noi siamo autonomi, non chiediamo fondi o sovvenzioni, non chiediamo nulla. Ci basta una stanza, con qualche sedia ed un tavolo e spesso la prendiamo in affitto nelle chiese, ma anche questo a volte è difficoltoso, non dimenticate che siamo sempre “giocatori”. A noi basta una stanza ed un telefono per far si che le persone possano contattarci, una stanza e la nostra letteratura, il nostro programma. Giocatori Anonimi non entra nel merito di alcuna questione riguardante il gioco. Il nostro fine è uno solo, “quello di aiutare il giocatore che soffre ancora”. Non chiediamo denaro al giocatore, GA è completamente gratuito. Garantiamo l’anonimato, io sono in GA da molti anni dicevo, e credetemi di molte amici del gruppo non so nulla, né il loro cognome, né dove abitano, né che lavoro facciano. Non chiediamo nulla al giocatore… no, non è vero, una cosa la chiediamo, “il desiderio di smettere di giocare”, senza quello venire a GA non serve a niente. Spesso ci sono persone portate, direi deportate a GA dai familiari, in buona fede certo, distrutti dai disastri che ha creato il giocatore, ecco in questo caso è difficile che si possa fare qualcosa; se non c’è il desiderio di smettere di giocare né GA, né nessuno può fare molto, ad onor del vero devo anche dire che spesso è successo che persone “deportate”, si siano dette “mah si, proviamo” e non stanno più giocando. Da noi non si parla di "controllo sul gioco", di gioco responsabile, non si da l'illusione che un giorno uno possa tornare ad essere un giocatore sociale, no. Io so che non sarò mai più un giocatore sociale, so che resterò un giocatore, un giocatore non attivo, che non gioca da sette anni, ma sempre giocatore, e so che dovrò combattere contro questa dipendenza, senza mai abbassare la guardia. Ed un giorno alla volta spero di farcela. Grazie.

30 Novembre 2008

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