La crisi (1972)

La crisi / Povero padroncino / La proletarizzazione / O' piscatore rivoluzionario / 'Che Brambilla / Avanguardo / E Giuseppe leggeva Lenin / Sei impazzita per Marcuse / Quattro parole in fila / L'imagination au boudoir / Lamento per i compagni usciti dall'organizzazione / C'è venuta in sogno la realtà

 

La Crisi
La Crisi e' strutturale
e' nata col capitale
sta dentro al meccanismo di accumulazione
il riformismo non sara' una soluzione.
La crisi e' gia' matura
e Marx non si e' sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.
Io la crisi la risolvo
oh parbleu ma come fa!
Si' la crisi, si' la crisi
la risolvo lapperla'
Prendo un fucile lo faccio pulire,
lo punto sulle masse, ci aggiungo un po' di tasse
e il sin...dacato lo tiro da un lato
gli dico in un orecchio
non rompermi lo specchio!
Si' ma il gioco non riesce
tu cosi' tiri a campa'
dalla crisi non si esce per di qua.
La Crisi e' strutturale
e' nata col capitale
sta dentro al meccanismo di accumulazione
il riformismo non sara' una soluzione.
La crisi e' gia' matura
e Marx non si e' sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.
Prendo lo Stato lo giro da un lato,
lo rendo piu' efficiente con molto meno gente,
poi prendo l'Europa, ne' troppa ne' poca,
la rendo piu' matura
con piu' tecnostruttura.
Si' ma il gioco non riesce
tu cosi' tiri a campa'
dalla crisi non si esce per di qua.
La Crisi e' strutturale
e' nata col capitale
sta dentro al meccanismo di accumulazione
il riformismo non sara' una soluzione.
La crisi e' gia' matura
e Marx non si e' sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.
Prendo le aziende in nome di Allende,
gli do' una tappezzata di carta programmata
ed al parassita gli taglio le dita,
che rubi un po' di meno,
al mezzogiorno il fieno.
Si' ma il gioco non riesce
tu cosi' tiri a campa'
dalla crisi non si esce per di qua.
La Crisi e' strutturale
e' nata col capitale
sta dentro al meccanismo di accumulazione
il riformismo non sara' una soluzione.
La crisi e' gia' matura
e Marx non si e' sbagliato
quando che ci ha insegnato
a prendere lo Stato.

Avanguardo

(Voce femminile) Avanguardo, avanguardo
oltre i muri va il tuo sguardo
Avanguardo, avanguardo
nel domani sai veder.

(Coro) Sai vedere quel che noi non sappiamo immaginare
tutto il pian del capitale
dalla alfa all'omega, all'omega.

(Voce femminile) Avanguardo, avanguardo
tu sei tigre e sei leopardo
Avanguardo, avanguardo
ti prepari ad attaccar.

(Coro) Ti prepari ad attaccare 100.000 manifesti
per far la dimostrazione contro che? la repressione.

(Voce femminile) E negli occhi avanguardo
avanguardami ti prego
Avanguardo, avanguardo
tu mi infondi il tuo vigor.

(Coro) Tu mi infondi una parola che trascina che consola
che conduce l'ideale dove tu lo puoi toccar.

(Voce femminile) Avanguardo, avanguardo...

(Voce maschile tonante) Io ti dò la linea.

(Voce femminile) E io la trattengo.

(Voce maschile) Prendila è tua.

(Voce femminile) ...tu mi infondi il tuo vigor...

C'è venuta in sogno la realtà
Abbiamo visto polvere di cenere
posarsi lenta sulla nostra terra
e abbiamo visto il sangue scivolare via
lavando l'ombra della tolleranza
e allora... e allora
Abbiamo visto la classe operaia
impadronirsi della produzione
decidere lo scopo del lavoro
e il modo della sua organizzazione
e allora... e allora...
L'abbiamo vista allora fare a meno
della tutela esterna del Partito
e costruire il proprio Ordine nuovo
e abbiamo visto vivo il socialismo.

E allora, soltanto allora
perchè finora è solo un sogno, ma...
c'è venuta in sogno la realtà.

Abbiamo visto la democrazia
giungere ai quartieri e nelle piazze
abbiamo visto gli uomini scoprire
l'anima collettiva della classe
e allora... e allora...
Abbiamo visto la classe operaia
impadronirsi dell'ideologia
spogliarla d'ogni inganno e astrattezza
e farne un canto di liberazione
e allora... e allora...
Ciascuno dava quello che poteva
e aveva per le sue necessità
lo Stato riposava in un Museo
e abbiamo visto allora il comunismo.

E allora, soltanto allora
perchè finora è solo un sogno, ma...
c'è venuta in sogno la realtà.

Sei impazzita per Marcuse
Sei impazzita per Marcuse "Eros batte civilta'"
"L'uomo e' a una dimensione"
ma Marcuse le altre non le sa
Marx e' messo sulla testa con la barba per l'ingiu',
Hegel era un comunista, ma Marcuse anche di piu'.
Baby, tu non sai
che laggiu' non avrai tutto quello che vuoi.
Baby tu non sai
che nel gioco-lavoro non ti divertirai.
Baby, non ti fare ingannare
da quel mondo borghese che vorresti lasciare,
Baby, devi far pulizia
una volta per tutte d'ogni ideologia.
Ti sei iscritta nell'unione, sei marxista leninista,
fai la faccia d'occasione da avanguardia masochista.
Servi il Popolo di giorno e di notte leggi Mao.
Tu per me non hai piu' tempo. Non mi dici neanche ciao.
Baby, tu non sai
che la line giusta non e' quella che hai.
Baby tu non sai
che nel mondo borghese fanno il tifo per voi.
Baby, quando pensi all'Oriente
fai la faccia alienata del malato di mente.
Baby, devi usare il cervello,
non giocare agli indiani con la falce e il martello.

Quattro parole in fila
Tu che hai imparato quattro parole in fila
per darti sicurezza, per sentirti vivo,
per darti un motivo, un punto cardinale
tienti la tua ricetta, a me non puo' servire.
Tu che hai imparato quattro parole in fila
e le ripeti sempre per esserne sicuro
per non capire mai che e' una musica vecchia
che sei solo a cantarla ed e' un canto malato.
Tu che hai imparato quattro parole in fila
E ti sei illuso di aver la verita'
La tua testa e' un cassetto con della carta dentro
piena delle ricette di professori morti.
Tu che hai imparato quattro parole in fila
E poi le hai vendute perche' ora hai trovato
una sicurezza pagata coi soldi del malato,
hai chiamato illusioni tutti i tuoi sogni del passato.
Tu che hi imparato quattro parole in fila
Per scusarti di non essere un uomo
Cura te stesso, prendi un specchio
e guarda le rovine della tua sicurezza.
Tu che hai imparato quattro parole in fila
E che non hai seguito una ricchezza viva,
ora tu senti il grido di chi curo' da solo le sua piaghe
e le parole sono, sono centomila.

Lamento per i compagni usciti dall'organizzazione
E voi che un giorno ridevate insieme,
che usavate le stesse parole,
il pugno chiuso, lo sguardo al sole
non credevate potesse finire.
Ma e' finita per te Sandrino
in una casa con 100 porte,
tutte serrate sul tuo destino
e tutte aperte sopra la morte.
Ed e finita per te Luigi,
che hai voluto cambiare vita,
e ti trastulli con giochi grigi
perche' la strada l'hai gia' smarrita.
Ed e' finita per te Roberto:
a te serviva un trampolino.
Ti sei tuffato nel mare aperto
e sei annegato come un bambino,.
Ed e' finita per te Carletto:
hai avvilito il tuo ideale
a qualche fremito dentro il tuo letto
a qualche donna sul tuo guanciale.
Ma per ognuno che ha ceduto
Ce ne son cento a continuare
Ce ne son mille che han cominciato
Ad imparare ogni giorno a lottare.

Altri brani

Ciclostile
Questa nostra faccia gialla
non di Cina ma di nervi
di stanchezze accumulate di riunioni senza fine
mi domando spesso se
a qualcosa servirà
o se come foglie morte
un autunno si cadrà.

E gira, gira, gira, gira, gira il ciclostile
quanti fogli da distribuire
e chissà se potrà servire, servire
e gira.

Siamo ghiande e confidiamo
che diventeremo querce
ma magari serviremo
solo a un pasto di maiali
mi domando spesso se
noi ce ne rendiamo conto
o se invece preferiamo
l'illusione alla realtà.

E gira, gira, gira, gira, gira il ciclostile
quanti fogli da distribuire
e chissà se potrà servire, servire
e gira.

Ora tu mi guardi strano
dici: "Non ti seguo più".
E va bene, ho esagerato
nello sfogo di un momento
ma io mi domando se
si può vivere senza dubbi
o se invece è dubitando
che si va alla verità.

E gira, gira, gira, gira, gira il ciclostile
quanti fogli da distribuire
e chissà se potrà servire, servire
e gira.

L'ultimo comizio
Quando ho mai accettato di fare 'sto comizio
su questo trespolone tra quattro altoparlanti
la gente ch'è rimasta alcuni li conosco
son tutti a capannelli non mi sembrano tanti.
Certo sono deluso, mi aspettavo più masse
il fuoco degli applausi acceso dal mio dire
invece francamente la gente se ne frega
passeggia in lungo in largo e sembra non sentire.

Il tempo dei comizi è quello in cui la gente
fissa la trattoria dove andare a mangiare
è il tempo della conta: in quanti eravamo?
forse cinquantamila e forse anche di più.

E fesso chi m'ha detto di scrivere il discorso
e di dirlo con tono un poco esagitato
e stupido che sono a finire in crescendo
aspettando un applauso che non è arrivato.
Sulle prime ho pensato di aver scordato un popolo
quando delle rivolte ho fatto la mia lista
ma non è possibile, ci ho messo pure gli indios
e una tribù maora internazionalista.

Il tempo dei comizi è quello in cui i compagni
piegano gli striscioni e se ne vanno via
è il tempo di rimettersi a posto la camicia
cercare un vecchio amico e prendersi un caffè.

E allora mi son detto: "Compagni la piantiamo
con questa commediola del comizio finale
cerchiamo un nuovo modo, una cosa diversa
sennò piantiamo tutto e andiamo a mangiare!",
quando mi sono accorto d'aver parlato forte
col microfono aperto e la gente ascoltava
sono rimasto muto con la faccia da pirla
ma la gente applaudiva, quel comizio le andava.

Perchè il tempo dei comizi è finito da quando
la gente non applaude più a comando...