dal
sito del Ministero della Pubblica Istruzione.
Riforma della scuola ai nastri di partenza: dalle materie
ai programmi tutte le novità tra i banchi
Al via la riforma della scuola.
(7
febbraio 2001)
Con
il riordino dei cicli cambierà la struttura delle scuole
elementari e medie che verranno unite in un unico ciclo di sette
anni complessivi (non più gli otto, cinque+tre, di adesso).
Nel primo biennio non ci sarà una distinzione per materie. Solo
dal terzo anno si comincerà a differenziare gli insegnamenti
che aumenteranno gradualmente, nel corso dei sette anni, fino a
caratterizzarsi come "materie" vere e proprie, con
l'utilizzo di insegnanti diversi a seconda delle discipline. La
differenziazione completa si raggiunge nell'ultimo biennio con
sette diversi insegnamenti.
Un'altra novità della nuova scuola riguarda la struttura dei
programmi: meno quantità e più qualità è la parola d'ordine.
L'obiettivo è eliminare il sapere nozionistico non le nozioni
e, per raggiungerle, la scuola deve spostare la sua attenzione
sulla capacità dei ragazzi di acquisire delle competenze e di
"imparare ad apprendere".
Non solo. I programmi non saranno più rigidamente definiti come
lo sono adesso: il ministero si limiterà a stabilire l'arco
temporale che la scuola deve coprire. A quel punto saranno gli
insegnanti, o meglio le scuole autonome, a decidere, ad esempio
nel caso dell'Italiano, quali autori studiare perché
considerati più importanti per la comprensione di una
determinata epoca, fatti salvi ovviamente argomenti e contenuti
irrinunciabili.
Questo è l'elemento importante di passaggio alla nuova scuola.
Non sarà prescrittivo seguire un programma quanto fare in modo
che tutti i ragazzi arrivino a possedere conoscenze e competenze
relative al titolo di studio che conseguono.
E se un ragazzo non riuscirà a raggiungere le competenze
necessarie sarà cura della scuola fargli svolgere alcune
attività di recupero.
Cambia l'approccio alla disciplina. La capacità di individuare
problemi, formulare ipotesi, interpretare, progettare
esperimenti, padroneggiare concetti mette in moto meccanismi
appassionanti di ricerca e scoperta, trasforma l'apprendimento
in memoria, in competenza duratura.
Insomma sarà la scuola, a partire dalla specifica realtà, a
costruire il suo curricolo, integrando le indicazioni
curricolari nazionali con la quota del curricolo riservata alla
scuole.
La scuola
dell'infanzia
La
legge di riordino dei cicli sancisce il definitivo
riconoscimento del ruolo educativo dell'infanzia per i bambini
dai 3 ai 5 anni, inserendola a pieno titolo nel sistema
educativo nazionale di istruzione e formazione.
Essa rappresenta un momento fondativo per lo sviluppo
dell'identità, dell'autonomia e delle competenze di tutti i
bambini e le bambine, nel quadro di un percorso formativo
unitario e coerente dai 3 ai 18 anni.
Partendo da questi presupposti, il documento del gruppo di
lavoro ribadisce la validità e attualità degli Orientamenti
per le attività educative del 1991. Orientamenti che
costituiscono la base a partire dalla quale le scuole
definiscono il loro curricolo. Si sottolinea, però, l'esigenza
di qualificare l'azione formativa di tutte le scuole affinché i
principi educativi degli Orientamenti trovino effettiva
attuazione in tutte le realtà del Paese. A tale proposito il
documento sollecita le istituzioni scolastiche ad allestire
situazioni di esperienza in grado di sviluppare le competenze di
tutti bambini anche nella prospettiva di un qualificato accesso
alla scuola di base.
Il documento propone inoltre un piano d'interventi per la
predisposizione di politiche di sostegno e sviluppo della scuola
dell'infanzia, quali:
1) un'azione di ricerca sulla qualità dell'attuazione degli
Orientamenti del 1991, anche al fine di intraprendere ulteriori
iniziative sul piano normativo, organizzativo e professionale;
2) misure per l'estensione e la generalizzazione del servizio
scolastico, anche in riferimento a quanto previsto dalla legge
sul riordino dei cicli;
3) la messa a punto di profili di qualità (standard di servizio
e di funzionamento) che consentano un effettivo miglioramento
del servizio e che possano costituire la base per la
realizzazione del sistema formativo integrato;
4) azioni finalizzate a sviluppare e qualificare la
professionalità dei docenti di scuola dell'infanzia, con una
particolare attenzione ad una formazione universitaria adeguata.
Italiano
e lingue europee moderne, conoscere la lingua nazionale e due
lingue straniere per orientarsi nella società della
comunicazione
Un
solido patrimonio linguistico è garanzia di sviluppo del
pensiero e della personalità e diventa perciò strumento di
superamento di ogni forma di discriminazione e di emarginazione.
"E' la lingua che fa uguali".
Il ciclo settennale si propone di garantire ai ragazzi che
escono dalla scuola di base una piena conoscenza della lingua
italiana e la capacità di usarla, sia in forma orale sia in
forma scritta, in ogni situazione di apprendimento e di vita. In
continuità con le capacità già acquisite nella scuola
dell'infanzia e nell'ambiente sociale e familiare ragazze e
ragazzi impareranno, in modo via via più consapevole, a leggere
e a scrivere, a esprimersi correttamente, a comunicare, ad
avviarsi al piacere di leggere testi narrativi e poetici
adeguati all'età e ai propri bisogni di conoscenza, a
riflettere progressivamente sulle caratteristiche della lingua,
dei testi e della comunicazione, a saper usare la lingua
italiana per acquisire e rielaborare nuove conoscenze, anche in
altre discipline.
L'arricchimento del patrimonio linguistico e delle capacità
comunicative si realizza, nella nuova scuola, anche in
dimensione europea e con una forte attenzione agli elementi
interculturali, in termini di cittadinanza, di confronto fra
culture, di conoscenza di più lingue. La scuola di base
garantisce la conoscenza della lingua italiana e di due lingue
europee moderne, una delle due è l'inglese e la continuità del
loro apprendimento negli anni successivi. La prima lingua
straniera sarà avviata nella prima classe del ciclo di base, la
seconda nella sesta classe del ciclo di base.
Nello stesso tempo per le ragazze e i ragazzi la cui lingua
d'origine sia diversa dall'italiano o da una delle lingue
studiate (sia essa una lingua minoritaria o un'altra lingua), la
scuola dovrà curare, eventualmente nella quota locale del
curricolo, il mantenimento della conoscenza della lingua madre,
condizione per un armonico sviluppo delle facoltà intellettive
e degli atteggiamenti relazionali.
Per consolidare il patrimonio linguistico e comunicativo si
partirà dalle radici storiche della lingua e delle forme di
comunicazione senza trascurare le trasformazioni continue delle
forme del comunicare. Per questo saranno oggetto di studio anche
le forme di comunicazione tipiche della realtà contemporanea:
tv, pubblicità, ecc., che incidono sui modi stessi di pensare e
di organizzare la propria esperienza e le proprie conoscenze.
Bambine e bambini incontreranno nel loro percorso di
apprendimento una pluralità di testi, anche multimediali,
secondo quanto gli insegnanti riterranno più adeguato al
raggiungimento dei risultati e all'età di chi apprende, fatti
salvi ovviamente argomenti e contenuti irrinunciabili. Dalle
fiabe, alle filastrocche, alle canzoni, ai giochi linguistici,
al fumetto, al testo pubblicitario, alla narrativa per
l'infanzia, alla poesia epica e lirica, ai diari, ai testi
autobiografici.
Anche le tecnologie didattiche potranno essere, fin dal ciclo di
base, un valido e necessario supporto per impostare e
consolidare la capacità di realizzare testi e messaggi in forma
multimediale e per imparare a usare, in maniera consapevole, le
molteplici forme della comunicazione contemporanea.
Matematica,
saper fare di conto ai tempi del calcolo automatico
La
matematica è strumento essenziale per capire, descrivere e
interpretare la realtà. Il linguaggio e il ragionamento
matematico, anche nella scuola, devono essere considerati
strumenti per l'interpretazione del reale, e non puro bagaglio
astratto di nozioni difficili da apprendere e da mantenere nel
corso della propria vita. E' essenziale nel processo di
insegnamento-apprendimento della matematica collegare
strettamente le esperienze di vita e la riflessione su di esse
con un progressivo processo di astrazione tipico delle procedure
matematiche.
A partire da esperienze vissute nella scuola dell'infanzia, nei
contesti di gioco della vita familiare e sociale, bambine e
bambini maturano consuetudine con il calcolo, con il gioco dei
se e dei ma, imparano a intuire, immaginare, porsi dei problemi,
insomma incontrano nei fatti il ragionamento matematico.
Competenze più complesse saranno man mano acquisite nel
percorso scolastico, da quelle di calcolo, a quelle di
immaginazione geometrica, da quelle di analisi di dati e lettura
delle loro rappresentazioni,(capacità di lettura di grafici e
tabelle), a quelle più immediatamente culturali, come la
padronanza delle idee fondamentali di una teoria, la capacità
di collocarla nel tempo, ecc.; ma il percorso può e deve
iniziare già nella scuola di base, attraverso una didattica che
riprende gli argomenti approfondendoli di volta in volta.
A puro titolo di esempio, nei primi anni della scuola di base,
si possono organizzare attività imitative finalizzate
all'acquisizione di competenze relative all'uso del sistema
monetario, al confronto di prezzi, pesi e ingredienti, oppure,
rispetto al campo di esperienza dei giochi tradizionali, attività
finalizzate all'acquisizione di competenze relative ai numeri e
allo spazio.
Si può passare allora da pratiche quotidiane che si svolgono
prevalentemente per imitazione e con il ricorso aad un
espressione orale (come, ad esempio, nel caso degli scambi
economici) a pratiche di rappresentazione scritta che consentano
la formalizzazione delle diverse strategie risolutive di
problemi.
La matematica si confronta con campi di esperienza in cui
allieve e allievi sono coinvolti, direttamente o indirettamente.
Vi sono esperienze extramatematiche che, nel momento in cui
vengono guardate con occhio matematico conducono a
modellizzazioni che si oppongono a concezioni diffuse. Si pensi,
a titolo di esempio, al campo di esperienza legato ai giochi di
fortuna (lotterie e simili); qui l'occhio matematico svela
diffusi e radicati pregiudizi (vantaggio di giocare numeri in
ritardo e simili). Un ragionamento critico su queste esperienze
conduce alla matematica dell'incerto, alla probabilità e alla
statistica. In questi casi il ruolo dell'insegnante è molto più
delicato in quanto deve essere portatore di un atteggiamento
positivo nei confronti della scienza e della razionalità.
Vi sono, però, anche campi di esperienza che attengono più
direttamente al fare matematica e alla riflessione su questo
"fare matematica". Già dalla scuola di base è
possibile accompagnare al primo uso dei numeri, delle figure,
delle relazioni, ecc., una consapevolezza delle "regole del
gioco" della matematica. Anche se l'approccio è
inizialmente sviluppato a partire da una molteplicità di
esperienze e problemi extramatematici, molto presto, già dalla
prima classe, gli oggetti introdotti (numeri, operazioni,
figure, trasformazioni, ecc.) divengono essi stessi oggetto di
riflessione e di studio. Ad esempio, si può riflettere sulla
scrittura dei numeri adottata nella vita quotidiana,
ricostruendo le regole della notazione posizionale; si possono
cercare numeri che esprimono regolarità o costruire figure che
godono di particolari proprietà. Grande importanza, come
mediatori nei processi di acquisizione di conoscenza, assumono
gli strumenti: dai più semplici, come i materiali manipolabili,
l'abaco, il compasso, il righello, fino agli strumenti
tecnologici più complessi, quali le calcolatrici numeriche o il
computer (varie ricerche suggeriscono l'importanza di software
di tipo interattivo che consentono di verificare e approfondire
le conoscenze e le capacità d'uso degli strumenti matematici).
Scienze:
conoscenze più vicine ad una realtà in evoluzione
Cultura
scientifica, oggi, significa essenzialmente capacità di
orientamento ed interpretazione in un ambito del sapere in
sempre più rapida e continua evoluzione. Ragazze e ragazzi per
partecipare con consapevolezza ai processi sociali e culturali,
non hanno bisogno di un voluminoso bagaglio di informazioni, ma
devono saper capire fenomenologie complesse e utilizzare in modo
consapevole le sue informazioni per orientarsi nel mondo e
continuare a farlo per tutto l'arco della vita. Con
l'insegnamento di Scienze nella nuova scuola di base si vuole
rispondere a due principali esigenze. La prima consiste nel
voler combattere il sempre più diffuso analfabetismo
scientifico che coinvolge sia la popolazione adulta sia i
giovani, e questo proprio quando nella vita di tutti i giorni
ogni cittadino si trova sempre più frequentemente di fronte a
fenomeni e problemi in cui ha bisogno di dipanare il complesso e
ricorrente intreccio tra ricerca scientifica, innovazione
tecnologica, etica, processi economici ed atteggiamenti sociali,
che richiedono scelte personali consapevoli e motivate. Non
mancano esempi nel recente passato, da "mucca pazza"
fino ai ricorrenti disastri ambientali (alluvioni e non solo).
Sapersi orientare nella complessa dimensione sociale delle
scienze rappresenta oggi un fondamentale diritto di
cittadinanza.
La seconda riguarda la necessità per i bambini e i ragazzi di
"fare esperienza", di "sporcarsi le mani"
con fenomeni e fatti concreti ed imparare a ragionare a partire
da questi. Le esperienze di vita scolastica e quotidiana saranno
anche l'occasione per applicare in concreto gli apprendimenti di
lingua e di matematica. Vedremo un numero sempre maggiore di
classi all'opera in un bosco o sul greto del fiume, in una
piazza o nel laboratorio di scienze, nel cortile di scuola o
alle prese con i computer ad osservare, misurare, costruire
rappresentazioni e modelli, a fare ricerche sul campo (e non
sulle enciclopedie), a raccogliere dati dalla realtà per
progettare e per realizzare interventi, più o meno importanti
ma tutti adeguati alla loro età.
Dopo un primo biennio in cui proseguirà il processo di crescita
dei bambini avviato dalla scuola dell'infanzia, i percorsi
saranno progettati insieme da tutti gli insegnanti che nella
scuola di base si occupano di scienze, ed ognuno interverrà con
le proprie competenze, chi gestendo laboratori o uscite sul
campo, chi curando le fasi dell'argomentazione o della misura.
Scopo ultimo è costruire nei ragazzi la passione per l'indagine
scientifica e diffondere atteggiamenti "accorti", mai
ingenui o superficiali.
Tecnologia,
la cultura della tecnica nel curricolo progressivo di base
I
sostanziali cambiamenti che connotano la società contemporanea
dimostrano quanto la tecnica sia in grado di cambiare le forme e
i ritmi della vita quotidiana e come stiano cambiando le stesse
mappe della conoscenza. La tecnica, da quando ha fatto la
comparsa nel processo evolutivo dell'uomo, ne ha condizionato
non solo lo sviluppo cognitivo e culturale, ma anche biologico.
D'altro lato, i mutamenti prodotti dalla tecnica in tutti i
campi (economia, scienze, letteratura, arte, sport) determinano
un tale intreccio fra conoscenze e azioni che non consente ormai
di relegarla sul piano della semplice operatività.
Un aspetto a cui dedicare particolare attenzione riguarda la
ricerca di un adeguato spazio per le tecnologie
dell'informazione e della comunicazione in modo da assicurare
agli allievi il raggiungimento di quelle competenze che nella
società contemporanea risultano indispensabili.
L'attività formativa e didattica dovrà valorizzare le capacità
possedute dal bambino e dal ragazzo, derivanti dalla sua
spontanea curiosità e dal contesto in cui vive, oggi sempre più
caratterizzato da stimoli con forti componenti tecnologiche. Un
aiuto in questo senso potrà essere assicurato dalla ricerca di
un dinamico equilibrio fra operatività e concettualizzazione
che si svilupperà adeguandosi all'età degli allievi.
Questo insegnamento ha quindi l'intento sia di aiutare a
comprendere come le tecnologie costituiscano potenti strumenti
di estensione delle prestazioni umane sia di sviluppare la
dimensione etica nei confronti del loro utilizzo. In altri
termini, lo studio delle tecnologie deve sviluppare capacità
dei progettazione autonoma e di autoregolazione delle azioni, ma
contribuire anche al ripensamento critico della società e dei
suoi valori.
Il sapere tecnologico è infatti finalizzato a dare strumenti
operativi e concettuali che consentono di interagire con il
mondo materiale e virtuale costruito dall'uomo. Operare sugli
artefatti significa sviluppare competenze reticolari,
provenienti da diversi ambiti e riferiti a differenti tipi di
conoscenza, utilizzando le strutture, le procedure e i linguaggi
tipici di tali saperi.
Oltre a ciò, va sottolineato che proiettare l'azione formativa
verso la dimensione progettuale significa utilizzare forme e
metodologie dell'apprendere prevalentemente proprie di contesti
esterni alla scuola, con una ricaduta positiva anche
sull'orientamento.
Obiettivi di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni
Si individuano le competenze culturali che la cultura della
tecnica si propone di far acquisire e sviluppare (ad un livello
adeguato all'età degli studenti):
Interpretare il mondo costruito dall'uomo
essere competenti nel ricostruire e nel rappresentare le
caratteristiche di semplici "sistemi artificiali", a
livello di forma, materiale, funzione/funzionalità e nel
rapportarsi con il loro uso
Produrre e organizzare
essere competenti nel seguire, comprendere e predisporre
processi e procedure in riferimento a fini prestabiliti e
all'organizzazione di risorse date; essere competenti
nell'ideare, progettare e realizzare oggetti, fisici o virtuali,
seguendo una definita metodologia progettuale
Contestualizzare la tecnica e la sua evoluzione nell'ambiente
e nella società
essere competenti nel mettere in relazione la tecnica con i
contesti socio-ambietali cogliendo, dei fenomeni tecnici, la
dimensione storico-culturale che li determina e che
contribuiscono a determinare
La struttura a spirale dello sviluppo delle competenze nel corso
dei sette anni del ciclo di base, è finalizzata al
raggiungimento delle basi culturali che permettano la
comprensione e la contestualizzazione dei principali fenomeni
che caratterizzano il mondo costruito dall'uomo.
Storia,
geografia, studi sociali
Il
nuovo curricolo è uno strumento per rendere più efficace
l'insegnamento della storia, della geografia e degli studi
sociali e di potenziarne l'apprendimento. Esso ruota intorno a
due cardini: la centralità della storia generale durante tutto
il curricolo e lo stretto rapporto della storia con le
discipline geografiche e sociali. La storia è un sapere
indispensabile perché serve a leggere e a capire la realtà e
perché svolge un ruolo fondamentale nella strutturazione della
memoria e coscienza storica.
Per questo motivo la storia generale è proposta in forma
distesa (cinque anni) e a partire dal 5° anno della scuola di
base. Si evitano in questo modo le corse frettolose, alle quali
sono costretti attualmente insegnanti di elementari e medie, che
debbono ripetere l'intera storia in soli tre anni e, al tempo
stesso, si dà a tutti i cittadini italiani che concludono
l'obbligo scolastico una solida formazione storica comune.
La fase iniziale del curricolo serve per prepararsi
adeguatamente a questo lavoro: in un primo periodo (cinque anni,
tra la scuola dell'infanzia e primi due anni della scuola di
base) le bambine e i bambini vengono guidati alla conoscenza e
all'uso di "parole chiave", necessarie per comprendere
il mondo: dalla famiglia, alla società, alla religione,
all'ambiente. Nel terzo e nel quarto anno della scuola di base
cominciano a prendere conoscenza di vari tipi di società,
vicine e lontane nel tempo e nello spazio , in modo da acquisire
un "lessico storico di base", che renda più agevole
ed efficace il successivo studio della storia generale, che verrà
svolto durante gli ultimi tre anni della scuola di base e i
primi due della scuola secondaria, fino al compimento
dell'obbligo. Si tratterà di una narrazione cronologica e
sistematica, che affronta le dimensione della storia mondiale,
fondamento e senso di tutte storie parziali che la compongono,
di quella europea, di quella nazionale e locale.
Nella fase finale del curricolo (gli ultimi tre anni della
scuola secondaria) gli studenti riprenderanno la storia generale
e cronologica come quadro di riferimento all'interno del quale
si svilupperanno temi specifici che verranno trattati con
particolare attenzione alle fonti e al dibattito storiografico,
in modo da sviluppare l'approccio critico alla disciplina, e che
verranno scelti dagli insegnanti tenendo conto sia delle finalità
generali dello studio della storia sia delle caratteristiche
culturali e curricolari dei vari indirizzi.
Questo criterio potrà essere applicato anche nel biennio
iniziale del ciclo secondario, in particolare nel liceo
classico-umanistico, dove sarà opportuno affiancare al
curricolo comune di storia specifici moduli di storia greca e
romana, che consentano agli studenti di avere un quadro storico
e culturale approfondito del mondo al quale si avvicinano
attraverso queste lingue.
Per quanto riguarda la geografia, nel primo biennio della scuola
di base le parole chiave appartengono ad un ambito integrato
socio-spazio-temporale: prima, lontano, famiglia, traccia,
religione, lavoro ecc. Sono parole che bambine e bambini già
usano e che potranno riutilizzare in seguito, nello studio più
propriamente disciplinare.
Successivamente, nel terzo e nel quarto anno della scuola di
base, accanto allo studio dei grandi quadri sociali, vi è lo
studio dei relativi ambienti naturali (pianura, montagna,
foresta) o antropizzati (campi agricoli, vie di comunicazione,
città); e, per quanto riguarda gli studi sociali, lo studio di
concetti importanti per l'analisi sociale (legge, governo,
gruppo sociale, produzione ecc).
Allo stesso modo, nel triennio finale della scuola di base, le
tre discipline procedono di pari passo: per la geografia, ad
esempio, si studiano prima gli ecosistemi (mentre in storia si
studiano il paleolitico e il neolitico e per gli studi sociali,
si studia il popolamento; nel sesto anno, quando si fa storia
antica, la geografia si occupa delle regioni e degli scambi
economici, mentre gli studi sociali introducono i concetti di
cultura e di rapporti fra culture; nel settimo anno, quando si
studia in storia la formazione del mondo moderno, si introducono
i concetti di geografia politica e di educazione politica
relativi.
Così come in storia, anche in geografia ogni anno di studio è
articolato su diverse dimensioni (mondiale, europea, italiana),
in modo da evitare la scansione annuale fra Italia, Europa e
mondo, che impediva - come sanno tutti i docenti - qualsiasi
integrazione forte con la storia. Anche gli studi sociali si
muovono costantemente su queste tre dimensioni nello sviluppare
l'educazione alla cittadinanza democratica nel contesto
italiano, europeo e mondiale.
Musica
La
Musica si propone di sviluppare la capacità di bambini e
ragazzi di partecipare all'esperienza musicale, sia nella
dimensione del fare musica, sia in quella dell'ascoltare e del
capire. Il bambino è immerso in un mondo di suoni e voci sin
dalla primissima infanzia.
Bambine e bambini ascoltano, si muovono, sentono il ritmo,
cantano, esplorano l'universo musicale. Fin dai primi anni di
vita esprimono il loro mondo interiore con i suoni. Il far
musica, con la voce, con gli strumenti, con i mezzi a
disposizione, permette a bambini e adolescenti di esplorare,
nell'emotività della musica, la propria emotività.
A partire da queste "competenze" bambine e bambini
sviluppano, nella scuola di base, attraverso il fare e il
sentire, non solo la capacità di esplorare e riconoscere i
suoni ma quella di imparare a produrli fino ad arrivare, negli
ultimi due anni, alla creazione, esecuzione, interpretazioni di
testi musicali attraverso l'uso della voce o di uno strumento,
nonché delle tecnologie multimediali e audiovisuali.
Immagine
e arte
Il
curricolo ha come punto di riferimento l'alunno reale immerso
ormai in una società della comunicazione multimediale; dovrà
partire dalla esperienza di quest'ultimo e in particolare tener
conto dell'influenza che hanno i linguaggi delle immagini sui
processi cognitivi, affettivi, sui modelli di comportamento e
sulla cultura giovanile.
Bambine e bambini quando entrano nella scuola hanno già un
bagaglio di conoscenze, di esperienze audiovisive ed espressive;
possiedono esperienze che la scuola deve riconoscere e
valorizzare. Peraltro, alla maggior parte dei bambini che si
affacciano al ciclo primario, l'esperienza della scuola
dell'infanzia ha offerto, quanto meno, l'opportunità che i
linguaggi delle immagini. vengano accolti il più
consapevolmente e correttamente possibile, al fine di avviarli
ad una fruizione critica dei messaggi diretti ed indiretti dai
quali sono costantemente investiti.
In particolare l'approccio culturale al mondo delle immagini
nella sue dimensioni comunicative ed artistiche completa il
patrimonio delle abilità, capacità e conoscenze relative ai
linguaggi ed al loro uso sociale, integrando le diverse forme
della comunicazione (scritta e orale, gestuale, musicale e
iconica).
Inoltre le pratiche di insegnamento più avanzate nella scuola
dimostrano come sia necessario assicurare agli alunni esperienze
di apprendimento di tipo interdisciplinare, attraverso la
proposta di laboratori nei quali la produzione e la fruizione
del mondo delle immagini e dei beni culturali sia collocata in
precisi contesti ambientali, storici e artistici. Una scuola che
si apre al mondo deve riuscire a confrontarsi con la molteplice
ricchezza dei linguaggi: quelli audiovisivi e quello
multimediale, così anche con i suoni, il movimento, i colori,
le immagini che entrano ormai con forza nella nostra quotidianità,
che rappresentano lo sfondo costante della vita delle bambine e
dei bambini.
Corpo e
movimento
Vivere
il proprio corpo in modo consapevole, personale, critico,
soddisfacente e creativo, conoscere e controllare la propria
emotività e motricità, mettersi in relazione con le persone e
l'ambiente, trasferire abilità e aprirsi a nuovi e altri
saperi, sono componenti fondamentali nell'equilibrio della
persona nella sua dimensione cognitiva, relazionale,
comunicativa, espressiva, operativa.
Componenti che debbono essere tradotte in obiettivi formativi
irrinunciabili e che possono essere delineati solo da una
cultura del movimento e della corporeità basata sulla gestione
rispettosa della persona e dell'ambiente. Tale cultura, fondata
sulla conoscenza di sé, favorisce l'assimilazione di principi e
comportamenti democratici nei cittadini di domani per giungere a
forme di autoregolamentazione e ad interazioni positive.
L'educazione della corporeità potrà favorire tali processi,
attraverso pratiche e conoscenze di varie tecniche:
percettivo-motorie, espressivo-comunicative, sportive. La scuola
dell'infanzia e la scuola dell'obbligo rinviano il processo di
sviluppo consapevole della propria persona e dei propri rapporti
con il "mondo" ad altrettante aree di esperienza.
La rilevanza che assume il campo relativo alla corporeità e
alla motricità, nel curricolo della scuola dell'infanzia,
deriva dal presupposto che proprio la concretezza e la
"fisicità" del bambino devono diventare primo oggetto
di scoperta, conoscenza, e consapevolezza per il bambino stesso.
L'assunzione del corpo come "valore" mette in evidenza
il corpo stesso come condizione essenziale nello sviluppo di
tutti gli ambiti della personalità. Guardare e conoscere le
cose, gli altri, lo spazio, per mezzo dei sensi e del movimento,
è il punto di partenza verso l'elaborazione delle informazioni
in sistemi di pensiero.
Esiste un rapporto di reciprocità e interdipendenza, tra
esperienze senso-percettive e motorie, ed esperienze cognitive,
sociali ed affettive. Il bambino gioca, esplora, percepisce,
comunica agli altri e sente gli altri. L'esperienza del corpo è,
perciò, anche esperienza affettiva, di "fiducia" in sé,
nelle proprie capacità di relazione col mondo e con l'altro.
Proprio per il fatto che il corpo ed il movimento rappresentano
uno degli elementi portanti della dimensione individuale e
sociale nello sviluppo della persona, la disciplina dà un
particolare contributo alla creazione e al potenziamento delle
competenze nei diversi ambiti del sapere.
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