fierule.gif (1442 byte) LETTO PER VOI SULLA RIFORMA DELLA SCUOLA 
e riportato per intero perchè ritenuto di interesse.


Le opinioni dei docenti e quelle degli alunni del Liceo "Cagnazzi" di
Altamura sul documento Bertagna

LE OPINIONI DEI DOCENTI
I docenti del liceo "Cagnazzi" hanno discusso il documento Bertagna in una
seduta del collegio appositamente convocato in data 12.12.01.
Una prima osservazione unanimemente condivisa riguarda la scarsa
considerazione riservata alla scuola militante da parte del Ministro che si
è premurata di invitare agli Stati generali docenti universitari e ragazzi
delle consulte provinciali, ma non di raccogliere i pareri di docenti e
capi d'istituto.
Noi comunque facciamo conoscere le nostre valutazioni entrando nel merito
del documento, anche perché ­ d'accordo con i genitori - abbiamo impegnato
gli alunni ad una riflessione seria alternativa alla rituale autogestione.
Per brevità riportiamo schematicamente soltanto le opinioni che non
ricalcano quelle già presenti nei vari forum.
1- L'intero documento è molto interessante per tutti coloro che vogliano
guardare la scuola non soltanto nelle sue singole articolazioni, ma anche
nel contesto di una filosofia di sfondo: infatti assai valide sono le linee
di orientamento pedagogico e le indicazioni afferenti alla psicologia
cognitiva. Notevole importanza si riconosce all'extra-scuola e ai sistemi
informali e non-formali che influiscono in modo significativo e
statisticamente documentato sul successo/insuccesso scolastico. Si rileva
positivamente anche l' affermata necessità di coordinare la normativa
statale vigente con quelle regionali, ridefinendole in attuazione della
legge costituzionale sul Federalismo n 3 del 18/10/2001 .
2 - I docenti guardano con attenzione ­ in attesa di più precise
indicazioni alle ipotesi di:
. nuovi ritmi, scadenze e modalità per verifiche e valutazioni (pgg.16 -36 );
. attribuzioni di crediti e debiti (anche in relazione alla condotta) con
possibilità di ripetenza (pag. 40)
3 ­ I docenti ritengono eccessiva l'enfasi posta sull'istruzione
tecnico-professionale (p. 19) e sul lavoro a 17 anni. Sembra ­ en pendent ­ troppo ottimistico e ingenuo pensare che la possibilità del passaggio dall'istruzione alla formazione e viceversa possa essere praticata nel doppio senso di marcia. E' vero che da un percorso liceale si può
agevolmente passare ad uno professionalizzante, ma non è concretamente praticabile in modo altrettanto facile il percorso inverso: anche perché
per i giovani avviati ad attività professionalizzanti si riduce la
disponibilità psicologica e cognitiva verso percorsi che conducono a
competenze non immediatamente spendibili per il lavoro e per altre
legittime esigenze la cui soddisfazione viene in genere differita nel tempo dai liceali.
3.1 - Perciò si auspica uno sforzo comune per innalzare lo zoccolo di
cultura generale e l'obbligo si istruzione in percorsi di tipo liceale
oltre il 14° anno di età.
3.2 - Mentre si ritiene opportuna l'uscita da scuola un anno prima ­ a 18 anni anziché a 19 : non tanto per l'allineamento ad alcuni paesi europei, ma perché non si deve protrarre oltre il necessario la scuola secondaria,
si ritiene errato ridurre il segmento superiore del percorso scolastico.
Meglio integrare nel percorso l'ultimo anno della scuola materna.
4 - All' Università si accede previo l'accertamento della congruenza tra gli studi compiuti e certificati (p.31) e quelli che si intende
intraprendere.Se non vi è congruenza si deovranno frequentare moduli di riallineamento organizzati da scuola e Università in collaborazione tra loro. Questo punto e parecchi altri del documento autorizzano un certo fastidio per l'eccessiva invadenza dell'Università nella scuola secondaria.
Se si scorre, infatti l'elenco degli esperti chiamati a prospettare la
nuova scuola vi si trova una sproporzione tra docenti delle superiori e
docenti universitari. Detto con chiarezza: non vorremmo che la scuola
superiore sia il luogo per l' impiego e le esercitazioni dei dottorini che
si annoiano nei corridoi delle università.
4.1 ­ I docenti contestano con vivacità l'opinione non troppo velata nel
documento secondo cui l' università deve essere una cosa seria mentre la scuola può rimanere il luogo di sperimentalismi vari dove (vedi pag.39) può anche sfumare la specificità professionale dei docenti: basta infatti che "la programmazione didattica collegiale" lo voglia perché avvenga il miracolo per cui un docente di matematica promuova "sensibilità estetiche, conoscenze geografiche, riflessioni morali.atteggiamenti sociali.dimensioni affettive.religiose ".
Il gruppo Bertagna, insomma, legittima, non si capisce per quali fini,
moralismi, invadenze psicopatogene, sbavature elementarizzanti che
offendono la sensibilità dei docenti i quali sono dotati di un profilo
culturale e professionale ben definito e certificato . Se il giovane così
formato non entrerà a 17 anni nel mercato del lavoro, sarà poi messo a punto nei moduli di riallineamento, perché comunque all'Università non si va senza il doppiopetto d'ordinanza.
5 -- Parlando di piani di studio si individuano (pag.37) i profili
terminali degli alunni, con riferimento alle differenze specifiche
esistenti tra i diversi licei e si citano obiettivi specifici di
apprendimento. (a pag. 39) Si parla esplicitamente di discipline, di
contenuti (ma non dimentichiamo che i docenti possono ben
programmaticamente debordare dalla specificità della classe di abilitazione che li legittima docenti). A tal proposito i docenti avanzano perplessità
per la citazione di alcune discipline e lo slittamento di altre in
laboratori facoltativi.
6 - Anche il personale deve essere gestito in modo flessibile: in questo contesto (pag.50) si ipotizza una diversa strutturazione dei team docenti alle elementari. Il tutto con una certa frettolosità che suscita qualche apprensione.
7 - Ragionando su percorsi e risultati il Grl afferma che contano più i
risultati che i percorsi attraverso cui si raggiungono (pag.31) e sposta
all'attenzione dai luoghi della istruzione/formazione alla certificazione
delle competenze finali: qui si colloca un passaggio critico in quanto si nega ogni esclusività di percorso e si auspica una solidarietà cooperativa fra tutte le esperienze e i luoghi formativi, indipendentemente dal fatto che siano statali o privati (pag.32).
Qualche perplessità si può tuttavia rappresentare: è proprio vero che i
risultati sono indipendenti dai processi? Anzi non è essenziale che siano garantite procedure e condizioni di insegnamento/apprendimento?
Prima di ottenere i risultati è necessario che siano validate le procedure .
Su questo punto i docenti del "Cagnazzi" intervengono con unanime
determinazione e si domandano preoccupati quale sia il paradigma per l'apprezzamento dei risultati e non esitano a chiamare machiavellismo la filosofia sottesa. Per questo occorre una riflessione che si estenda ai nuovi prospettati metodi e organismi di valutazione e ai nuovi organi collegiali, giacché un discorso frammentato può essere in sé confuso ma anche intenzionalmente confondente per ridurre l'attenzione critica.
8 - Qualche docente, pur non entrando nel merito dei singoli punti esprime preoccupazione per la strategia di fondo di tutta la linea ministeriale che separa istruzione e formazione , smonta la scuola pubblica, espone alla frantumazione culturale, legittima la clericalizzazione della scuola quando affida ad un prelato sia pure insigne la presidenza della commissione per il codice deontologico.
9 - Questa riforma - dice qualcuno -­ imita nel peggio la scuola
statunitense ( chi ha i soldi farà istruire al meglio i propri figli)
sviluppando cinicamente le premesse della della legge 30 /2000.
La scuola, si conclude, va comunque riformata, se è vero che le risultanze delle recenti indagini OCSE collocano alla 20° posizione tra i paesi OCSE ( al 23° posto per la matematica) , L'Italia che per essere uno dei G-8 ha dovuto subire le devastazioni non solo materiali di Genova nella scorsa estate.
Nel fare questo non si deve però trascurare che un'altra indagine
(cfr.Corsera dell'11.12.01) dimostra che il 61% degli Italiani vuole una
buona scuola pubblica.

LE OPINIONI DEGLI ALUNNI
Gli alunni hanno espresso le loro opinioni e valutazioni nel corso di
workshop di due ore svoltisi a gruppi di due classi nei giorni 10 e 13
Dicembre. Si è trattato di una attività autonomamente proposta agli alunni dal preside e dai docenti e organizzata di comune accordo .
Si riportano qui di seguito le sintesi stringate dei lavori ­ talora
intenzionalmente ridotte ad una frase chiave - così come sono state
consegnate dai vari gruppi.

III B
La classe nella sua totalità esprime il suo dissenso nei confronti della
maggior parte dei punti esposti nella proposta di riforma avanzata dal
Ministro dell'Istruzione L. Moratti.
In primo luogo la classe considera improponibile l'eliminazione delle
materie del gruppo scientifico e la contraddittoria introduzione dello
studio dell'economia nei licei classici.
Tale modifica porterebbe all'estinzione di questo indirizzo, che
precluderebbe così l'accesso degli studenti frequentanti ad una qualsiasi facoltà scientifica. Allo stesso modo si dichiara contraria all'esclusione del latino, ritenuta disciplina caratterizzante del corso di studi liceale, dai licei scientifici.
In secondo luogo la classe manifesta la sua contrarietà nei confronti della proposta di un finanziamento al 90% delle scuole private, data
l'insufficienza dei fondi già stanziati per quella pubblica.
Infine non si approva l'eliminazione di un anno di scuola secondaria
superiore e propone l'anticipazione dell'inizio del corso di studi all'età
di 5 anni, anziché a sei.
Gli unici punti che la classe approva sono quelli riguardanti lo studio fin dal primo anno della filosofia e della storia dell'arte nei licei e
l'introduzione dell'inglese nelle scuole elementari.

III A
La classe si è espressa sul problema della riforma riconoscendo comunque l'effettiva necessità di uno svecchiamento del sistema scolastico italiano, in ritardo su quello europeo. Tuttavia non condividendo numerosi punti di essa: la nuova procedura dell'esame di maturità, l'eccessiva riduzione dei programmi, la rarcellizzazione estrema dell'offerta formativa nelle scuole superiori e il pericolo dell'eccessiva equiparazione della scuola privata a quella pubblica.

I B
"La scuola per tutti" questo è il motto con cui contestiamo la
privatizzazione proposta dalla riforma Moratti.

IV C
La scuola pubblica va in pensione. Questo è il progetto del Ministro della Pubblica (forse privata ?!?!) Istruzione

Gruppo II B - V C
1) più studenti nel consiglio d'amministrazione
2) E' impensabile intraprendere lo studio della filosofia dal IV ginnasio,
quando ancora non si ha una buona conoscenza della storia greca.
3) Economia senza matematica? Illogico!
4) Da chi sarebbe composto il nuovo organo di valutazione degli studenti?
Perché deve esautorare il consiglio di classe?
È inopportuno che nel liceo classico ci sia una riduzione, in particolare delle materie scientifiche e dell'educazione fisica (con strutture adeguate) necessarie per una formazione completa dello studente

Gruppo II D - V D
Scegliere tra latino e matematica . no grazie!
Gli studenti italiani hanno bisogno che al loro "rumore" seguano interventi DAVVERO efficaci che riportino nella scuola pubblica il "silenzio" dettato da una reale soddisfazione.

Gruppo II A - V A
Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare che gli
studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti europei che
concludano il loro corso di studi superiori a 18 anni
Proponiamo però di non eliminare un anno, indispensabile per la formazione ultima del ragazzo, dalla scuola superiore ma di anticipare l'inizio della scuola elementare a 5 anni. Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.
È una riforma assurda: ognuno deve mantenere le proprie competenze, non vogliamo il segregazionismo della scuola!

Gruppo I A - IV A
Diplomiamoci a 18 anni con la scuola secondaria a 5 anni.
La scuola privata non deve essere finanziata dallo stato. Piuttosto quei finanziamenti dovrebbero essere destinati al miglioramento delle scuole pubbliche.

Gruppo II A - V A
1) Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare che gli studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti europei che concludono il loro corso di studi superiori a 18 anni.
2) Proponiamo, però, di non eliminare un anno - indispensabile per la
formazione ultima del ragazzo - dalla scuola superiore, ma di anticipare a 5 anni l'inizio della scuola elementare.
3) Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.

Gruppo I D - IV D
Durante l'incontro con la classe ginnasiale IV D del giorno 13/12/2001
abbiamo approfondito il problema della proposta della riforma Moratti che ci interessa da vicino. Dopo la lettura di una integrazione della riforma
abbiamo avviato un dibattito al quale abbiamo partecipato tutti con grande interesse, traendo infine le seguenti conclusioni:
· La maggioranza è in disaccordo con la proposta Moratti di uguagliare la scuola italiana alle altre europee, poiché ha come scopo fondamentale
quello di preparare i giovani "tutti" (anche coloro che hanno deciso di
intraprendere un corso di studi più impegnativo) al mondo del lavoro,
essendo ormai l'economia il pilastro della nostra società. Riteniamo quindi che la proposta potrebbe essere positiva se meno drastica, non applicata ai  licei nei quali il quinto anno è fondamentale nel percorso formativo e di
maturazione socio-culturale degli studenti.
· Siamo unanimemente in disaccordo con la proposta di affidare la
valutazione finale del percorso formativo ad uno scrutinio interno alla
scuola stessa con presidente esterno (solo ai fini della vigilanza e della correttezza degli atti).
· Non siamo convinti della validità dell'ulteriore proposta del Ministro
Moratti di dare maggiore libertà nei programmi didattici dei docenti,
perché secondo noi in questo modo si creerebbe confusione nelle discipline.

Gruppo II C - V B
Riguardo la "scuola del futuro" approviamo un'idea di riforma ma meno radicale e mirata alla formazione di tutti gli studenti (scuole private ­
pubbliche)

IV D
Noi, giovani del III millennio, non condividiamo che i professori diventino
tuttologi, possano cioè insegnare e fare riferimenti ad una qualsiasi
disciplina, quasi abolendo le loro varie specializzazioni.

Il Preside
Filippo Tarantino

LICEO CLASSICO STATALE "CAGNAZZI"- ALTAMURA