dall'ECO
di Bergamo
Meno
insegnamenti per innalzare la qualità
Sembra, da indiscrezioni della stampa, che la riforma Moratti vada nella
direzione di rivoluzionare anche l'assetto delle discipline impartite
nei licei. Sono stralci dell'ipotesi di un progetto che verrà
presentato agli Stati generali della scuola il 19 e il 20 dicembre; la
Commissione Bertagna ha già reso disponibile on line due documenti di
lavoro dell'entità complessiva di circa 200 pagine nelle quali viene
disegnata una radicale trasformazione della scuola e prefigurata una
possibile revisione di tutto il sistema formativo nazionale.
Oggi però ci pronunciamo sulle ipotesi ventilate da alcuni di diminuire
le discipline dei licei da 13-18 a 9-10, di togliere il latino dallo
scientifico e la matematica dal classico come materie autonome, di
inserire negli studi più alti l'insegnamento dell'informatica e della
new technology. L'ultimo rapporto Osce colloca l'Italia sotto la media
dei Paesi europei come qualità degli apprendimenti e il liceo classico
è visto ancora come una scuola di eccellenza però solo in confronto
agli altri indirizzi delle medie superiori. Anche i test di ingresso
delle università rilevano che gli studenti uscenti dal classico si
piazzano meglio degli altri ma, contemporaneamente, denunciano un
progressivo abbassamento delle conoscenze.
Per Bertagna bisogna alzare la qualità di tutto il sistema scolastico,
anche per quel 30% di soggetti che lo abbandona senza aver conseguito né
un diploma né una qualifica; il sistema prefigurato dal documento della
Commissione è forse di difficile attuazione ma presenta una buona
integrazione tra istruzione, formazione professionale e mondo del
lavoro.
Occorre chiedersi quale sia il perno per ottenere più qualità dalla
scuola. La forza di una scuola non è proporzionale al numero di
insegnamenti impartiti né alla quantità di contenuti trasmessi;
bisogna avere il coraggio di riconoscere che l'istruzione e la
formazione incidono tanto più quanto più si fondano in una solidità
metodologica e rendono possibile una conoscenza ed un'esperienza
validamente vissuta e frequentata dai giovani.
È proprio questo che rende il liceo la scuola più valida dal punto di
vista formativo: non eroga conoscenze e competenze in tutte le direzioni
ma permette di andare a fondo di un itinerario disciplinare con tutta la
ricchezza degli elementi necessari e con l'agio di sottolinearne gli
aspetti tecnici, più ampiamente culturali e critici. Il liceo ha poche
materie e poche ore eppure, o proprio per questo, è la scuola che
produce i migliori risultati.
Crediamo che la proposta ministeriale non sarà quella di abolire alcuni
insegnamenti quanto di asciugare l'offerta didattico-formativa dei
licei, facendo nascere nuovi indirizzi liceali così come è già
evidente dal testo pubblicato in internet nei giorni scorsi. Un nucleo
compatto di discipline e insegnamenti per un numero inferiore
all'attuale e un'ampia proposta di arricchimenti che potranno essere
individuati dalle singole scuole grazie anche ad un dialogo con le
famiglie e gli studenti. Il tentativo è quello di semplificare la
struttura dell'insegnamento liceale e superiore in genere per rendere più
controllabili i processi di apprendimento e più liberi gli interventi
didattici (anche modulari) che si sceglieranno come maggiormente adatti
alla situazione specifica. Non vi saranno battaglie a favore o contro
l'insegnamento del latino o della matematica, non cadranno insegnamenti
ritenuti inutili o secondari; sarà però una rivoluzione perché, se la
fisionomia resterà quella che ci sembra di intravedere, ogni scuola
dovrà decidere la struttura didattica da offrire all'utenza e dialogare
con le famiglie e il territorio per individuarla. Occorre ricordare che
lo scopo della riforma Moratti è quello di innalzare la qualità
dell'istruzione e rendere possibile a tutti un percorso formativo di
almeno 12 anni che si concluda con un diploma o una qualifica. L'equità
formativa, si ricorda nel documento, non consiste nel dare a tutti le
stesse cose.
Una scuola è buona quando promuove un reale successo formativo
consistente in una crescita della persona e nella possibilità di dare
un contributo prezioso alla società nella quale si vive mettendo a
frutto le proprie risorse.
Massimo Fraschini
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