
di
Massimo Giannini
(repubblica del 29.11.2001) Uno
studio a cura di Ilvo Diamanti spiega le ragioni del fallimento della sinistra
Chi ha detto che la «casalinga
di Voghera» non esiste più? Forse è sbiadita come categoria letteraria e
giornalistica, dopo le fortune di una stagione prospera e prolungata. Pensi
che l'Italia di oggi è tutta un'altra cosa, rispetto allo Strapaese eroico ma
un po' provinciale, raccontato da Alberto Arbasino tanti anni fa. E invece
scopri che le casalinghe esistono ancora, in carne e ossa. Eccome se esistono,
«signora mia». Con la spesa al supermercato, le faccende domestiche, le
creature da crescere, le chiacchiere da pianerottolo sul vicino caciarone, e
quelle da parrucchiere sul divetto televisivo. E scopri pure che, forse, sono
state proprio le casalinghe, con il loro voto prezioso ma trascurato, a
riportare Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.
Perché ha vinto il centrodestra è il titolo di un saggio appena uscito dal
Mulino (pagg.175, lire 20.000). L'ha curato Itanes (Italian National Election
Studies), un gruppo tra i più qualificati ricercatori e sondaggisti politici
italiani. Tra il 18 maggio e il 18 giugno, cioè all'indomani dell'ultimo voto
politico, hanno intervistato 3.209 elettoritipo, per circa un'ora ciascuno. Ne
è uscito uno spaccato sorprendente, ma straordinariamente istruttivo, della
nuova geografia della politica nazionale. Un manuale di istruzioni che ogni
politico di professione (dal premier trionfatore al leader sconfitto,
dall'onorevole soddisfatto al peone frustrato) farebbe bene a studiare a fondo.
Per capire perché ce l'ha fatta o dove ha sbagliato. Per interpretare gli
umori profondi del famoso «Paese reale». E tentare di intercettarli. Magari
la prossima volta.
Il Cavaliere di Arcore ci ha messo sette anni, ad attraversare il deserto
dell'opposizione e a riconquistare l'Italia. Ma non è stato poi troppo
difficile. Per due ragioni. La prima riguarda le strane leggi della dinamica
elettorale del Paese. Strane, perché svelano che la dinamica, in realtà, è
piuttosto statica. Nonostante la crisi dei partiti storici, la tendenza lenta
ma inesorabile al bipolarismo e la domanda crescente di semplificazione,
l'italiano medio è conservatore nelle sue scelte. Tende a votare quasi sempre
nello stesso modo, almeno alle politiche. Tra il 1996 e il 2001, secondo
l'indagine Itanes, gli elettori in movimento sono stati il 17,5%. In cifra
assoluta, circa 6 milioni di italiani. Ma di questi, solo 2 milioni e mezzo
hanno votato per l'altro Polo, rispetto all'aprile di 5 anni fa. Per il resto,
l'86% di quelli che votarono per il centrodestra nel '96 l'hanno rivotato nel
2001. Lo stesso ha fatto l'89% degli elettori dell'Ulivo. La
seconda ragione che, per Berlusconi, ha reso meno ardua la presa del potere
riguarda l'«ingegneria delle coalizioni». La somma dei voti per Forza Italia
e An, più quelli della Lega Nord, era già superiore ai voti ottenuti
dall'Ulivo alle elezioni dell'aprile '96. Nel 2001 a Berlusconi è bastato
rimettere insieme gli inquilini rissosi di allora dentro la Casa delle libertà,
e il gioco è stato fatto. Anche perché, nel frattempo, la gioiosa macchina
da guerra ulivista perdeva un pistone, Rifondazione comunista, e una ruota di
scorta, l'Italia dei valori di Di Pietro.
Se è così, l'esito del voto del 13 maggio era quasi scontato. Ciò non
toglie che, dal punto di vista dell'Ulivo, valeva la pena combattere. E
soprattutto evitare gli errori di comprensione e il calo di attenzione, nei
confronti di quei blocchi sociali che il centrosinistra ha invece
sottovalutato, se non addirittura snobbato. E qui rispunta la casalinga di
Voghera. Chi ha votato per il centrodestra? I dati dell'Itanes riflettono un
identikit stupefacente. L'elettorato medio della Casa delle libertà è
essenzialmente composto di donne. Anziane, pensionate, cattoliche praticanti.
Soprattutto casalinghe. Prima votavano Dc. Nel '96 votarono prevalentemente
Ulivo. Nel 2001 hanno deciso di accendere il focolare per l'amato Silvio. Il
54,3% della «categoria» ha votato Casa delle libertà, contro il 41%
dell'Ulivo. Oltre tutto, ogni 100 casalinghe, circa 50 hanno votato Forza
Italia. Solo 19 hanno votato Ds, e 12 Margherita. Dolce casa, amara
televisione. L'accostamento tra il voto degli angeli del focolare e
l'influenza dello strapotere mediatico di Berlusconi in campagna elettorale è
quasi automatico. L'Ulivo ha attaccato a lungo, sul fronte televisivo.
Lo squilibrio tra i mezzi di Rutelli e quelli del Cavaliere, con le sue reti
Mediaset e un bel pezzo di Rai, è stato e resta scandaloso. Ma spiegare così
la sconfitta è un modo per nascondere le proprie colpe. Anche su questo punto,
l'indagine Itanes spazza via un luogo comune falsamente autoassolutorio: «L'esposizione
ai mezzi di comunicazione, persino alla televisione, è inferiore tra gli
elettori della Casa delle libertà rispetto a quelli dell'Ulivo».
Il centrosinistra non è riuscito a raccogliere i dividendi della legislatura
di governo. Ottiene consensi tra i giovani che votano per la prima volta. Ma
ne perde tra i giovani dai 24 anni in su. Ne perde nel ceto medio, nella
borghesia produttiva e tra i lavoratori «indipendenti». Come se non bastasse,
perde per strada la «sua» gente. Casalinghe a parte, un altro dato
elettorale fa riflettere sul piano socioculturale. La mitica «classe operaia»
ha voltato le spalle all'Ulivo. Il 30,4% degli operai dell'industria ha votato
per Forza Italia. Solo il 16,4% ha votato Ds, solo l'11,5 ha votato
Rifondazione. Tra i senza lavori, 4 disoccupati su 10 votano per Berlusconi.
Alla faccia del «partito di plastica». Forza Italia, la sua escalation e la
sua metamorfosi in «partito di massa» spiega molto dell'impasto
politicoculturale che è riuscito al Cavaliere, e che gli ha giovato persino
di più del suo stesso effetto di «padrepadrone» dell'alleanza di
centrodestra, di imprenditore d'Italia, di premieroperaio. Insomma, di «grande
comunicatore». Con i suoi 10 milioni 923 mila 431 voti, Forza Italia è di
gran lunga il primo partito del Paese. Con una performance quinquennale
impressionante. Fatti uguale a 100 i voti percentuali del 1996 dice l'Itanes
Forza Italia presenta un indice pari a 143. Vuol dire che la sua forza
relativa è aumentata del 43% in una legislatura spesa all'opposizione. Come
sia riuscito questo «miracolo» al Cavaliere? Il saggio propone una tesi. L'uomo
di Arcore è riuscito a combinare insieme un elettorato statico e tradizionale,
poco colto, poco informato e relativamente distante dalla politica, con alcuni
settori, altrettanto disinteressati alla politica, ma socialmente ed
economicamente molto dinamici. Il popolo delle partite Iva, più la casalinga
di Voghera. Se il centrosinistra li avesse blanditi un po' di più invece di
considerare il primo un covo di evasori fiscali e la seconda un'analfabeta
ipnotizzata da Mediaset chissà, forse dalle urne del 13 maggio sarebbe uscito
un risultato diverso.
|
|