MA VALLO A CAPIRE
Ma vallo a capire. Chi glielo aveva chiesto mai? Ha fatto tutto lei. E al marito ha detto che l’ho concupita. Ma se io me ne stavo per i fatti miei. Sulla sdraio. Al mare. Lei mi si è avvicinata, m’ha strizzato l’occhietto, ed è andata al bar. Che dovevo fare? Mica siamo fatti di pietra o calcestruzzo o che so io. Ci sono delle reazioni biologiche, dei cambiamenti incontrollabili. E basta poco. Che credono quelle? E allora l’ho seguita con lo sguardo e lei s’è voltata di nuovo. Cavoli! Non c’ho visto più. Sono andato al bar e ho ordinato due ghiaccioli al limone. E gliene ho offerto uno. Ma lei ha rifiutato; ha detto che il limone le azzeccava la lingua al palato. E allora ho insistito, le ho offerto un bel latte di mandorla. Ed ha rifiutato di nuovo. Dice “il latte di mandorla lo dai a tua sorella”. E come fa a sapere che Concetta va pazza per il latte di mandorla? Si è informata pure sulla mia famiglia, m’ha seguito a casa? E invece, che stupido; quella mia sorella stava al mare con me, è per questo che la conosceva. Sì, deve avermi sorvegliato tutta la giornata, e i giorni prima. E che fesso che sono che non me ne sono mai accorto. E mò, si gira di nuovo, e mi guarda, e fa finta di guardare da un’altra parte. Ma io lo so che sta guardando qua. E chi ci riesce più a stare sdraiato al sole. C’ho una voglia grossa quanto nu’ puparuolo (un peperone), e allora me ne vado a mare a sfogare un po’. E schizzo un po’ d’acqua alle amiche di Concetta. Quelle sono piccerelle ma poi devono pure crescere. E poi mi piace quando, per scherzare, si buttano addosso. O’, e quella non è venuta in acqua pure lei? S’è messa proprio vicino vicino a me. E zompava (saltava) e schizzava e mi tozzava (urtava) col culo grosso. E io non c’ho visto più e le ho dato un pizzicotto bello forte sulla chiappa. O’, è zompata per aria comm’ a nu’ canguro. Ha strillato con una voce melodiosa “né, ma che d’è, te vuò stà cuoncio ch’e mmane? (hei, ma cos’hai, ti vuoi stare tranquillo al tuo posto?)” e io aggio fatto come se il fatto non era il mio. E ho detto “I n’aggio fatto niente, chillo era n’u granchio”. E m’ha dato nu schiaffone che ancora m’abbrucia ‘a faccia. Ma io lo so che l’ha detto apposta perché c’era il marito che guardava. Ma non ha detto niente lui. E’ solo venuto vicino a me e m’ha dato nu’ cazzotto dritto dritto mmiezzo a ll’uocchie (tra gli occhi). M’ha acciso. E l’acqua di mare come bruciava. Ma un occhio lo tenevo aperto e l’ho vista la sua faccia, che le dispiaceva, che quasi mi chiedeva scusa. Allora me sono andato un’altra volta al bar e mi sono fatto dare del ghiaccio, e il cameriere me l’ha dato, ma mi guardava storto. Ma che tipo strano, io che gli ho fatto a lui? Comunque, mi sono messo a sedere tranquillo su una sedia e guardavo le ragazze che giocavano a pallavolo. E una ogni tanto si girava. E io le facevo dei grandi sorrisi. Che mia madre mi dice sempre che c’ho una bellissima dentatura, e che peccato per quel dente davanti che s’è spezzato quando ho litigato con Gigino che m’ha menato a terra da sopra alla bicicletta. E per il molare che m’ha tolto il dentista per disperazione, perché era marcio e non mi lavo mai i denti. Però quelli che sono rimasti sono belli e forti, un po’ gialli perché fumo troppo ma belli. Ah, già, uno di quelli di sotto me lo sono scardato (spezzato) mentre provavo ad aprire la birra con la bocca come fa lo zio Nicola. Comunque quella mi guardava e io le sorridevo. E poi è arrivata la signora. M’è venuta vicino e m’ha detto “te fa ancora male?” co’ n’a voce accussì calda che m’ha squagliato tutto o’ ghiaccio che tenevo n’faccia. E allora le ho fatto un grande sorriso pure a lei e le ho detto “Noooo signo’, non vi preoccupate, non è niente” e lei ha fatto una faccia strana e a detto “Ooo, ma che è, t’ha scassato pure e riente (ma cos’è, t’ha rotto anche i denti?) ”; e io l’ho confortata, le ho detto che quella era una cosa che m’era successa quando ero soldato, in Somalia, in mezzo al deserto e ai beduini. E lei ha fatto una faccia dolce dolce e m’ha detto che si scusava, che il marito è un po’ impulsivo, a volte esagera. Quello è camionista e non conosce le buone maniere. Ma io le ho detto di non preoccuparsi, che è cosa da niente. E allora lei m’ha carezzato la mano e se n’è andata. M’ha salutato ed è tornata sulla spiaggia. E allora stavo un’altra volta tutt’intorzato, come si dice in italiano, duro duro và. E mi sono andato a fare una bella doccia fredda. E andando ho visto di nuovo la signora, s’è girata e m’ha fatto un sorriso che voleva dire tutto. Ed è entrata in una cabina. E io mi sono guardato intorno e l’ho seguita. Ho aperto piano piano la porta e lei stava piegata, a culo scoperto e rivolta contro la parete. E allora mi sono abbassato il costume e mi sono avvicinato. E lei stava ancora piegata, che si finiva di togliere il costume. Come se niente fosse. Poi s’è girata poco poco. E m’ha guardato. E ha menato unu strillo che un altro poco se ne cadeva tutto il caseggiato. E allora ho cercato di tapparle la bocca, di chiarire, che c’era un malinteso, che non c’era bisogno che strillasse perché me ne sarei andato subito, che era tutto un errore. Ma lei niente. Mordeva e scalciava e strillava comm’ a n’a pazza. E poi s’è aperta la porta ed era il marito. E io non avevo ancora avuto il tempo di tirare su il costume. E allora ci siamo fermati per un momento tutt’e tre. E sembrava che nessuno potesse più muoversi da come stava. Ma poi lui s’è mosso. E m’ha menato tanto di quei cazzotti e calci che mi sembrava di essere allo stadio nella curva sbagliata. E hanno dovuto chiamare l’ambulanza che quasi non avevano il coraggio di raccogliermi da terra.
E mò sto all’ospedale re’ Cardarelli. Una gamba ingessata tirata per aria, due costole rotte, ematomi per tutte parte, gli occhi intorzati e la bocca spaccata. Ma sto bene. Poteva andare peggio.
“Infermiera, mi scusi, devo fare la pipì”.
“Un momento che le porto il pappagallo”.
“E che ci faccio io col pappagallo, io devo andare al bagno; signorina!” se ne è andata, ma dove è andata. O’, però è proprio carina st’infermiera. Eccola di ritorno, che fa? Mi alza le lenzuola?
“Ecco, mettiamo questo così può fare tutta la pipì che vuole”. Ah, ecco cos’era il pappagallo, era il pitale! Ma perché l’italiano deve essere così difficile. Però mi pare che c’ha provato gusto a mettermelo. E mò mi sorride pure. E ti faccio vedere io.
Ti faccio un sorriso dei miei.