AUSCHWITZ

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AUSCHWITZ III: PIO BIGO INCONTRA  PRIMO LEVI

<<Mi mandarono in infermeria (il Ka-Be): il dottore che mi prese in cura era un ebreo polacco. Mi medicò e fasciò i piedi, poi nella sua lingua mi disse qualcosa come << dobre >>, cercando di farmelo capire in tedesco. Poiché non riuscivo a comprendere, borbottando uscì e dopo un poco rientrò accompagnato da un prigioniero che parlava perfettamente l’italiano e faceva da interprete. (…) Ben 42 anni dopo, in occasione del Convegno Internazionale "Storia vissuta", tenuto il 22-23 novembre 1986 a Torino, ebbi modo di parlare a lungo con Primo Levi a proposito di Auschwitz III.

Gli raccontai quanto mi era accaduto al Ka-Be, nel gennaio 1945, e di quell’italiano che mi aveva fatto da interprete, senza lontanamente pensare che fosse lui! Era proprio così. Primo Levi mi disse: <<Ricordo questo particolare, tu avevi male ai piedi, gonfi per lo schiacciamento, ed io ero ricoverato per scarlattina>>.Sul lavoro, nella fabbrica, le guardie SS erano sempre più nervose: tutto quello che ci facevano fare per ripristinare quanto andava distrutto nei bombardamenti, allo scopo di riprendere la produzione al più presto, due o tre giorni dopo veniva nuovamente distrutto da altri bombardamenti alleati. E loro avevano intuito che tutto questo a noi prigionieri non dispiaceva.>>

Pio Bigo, Il triangolo di Gliwice

 

 

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LA FRATTURA AUSCHWITZ

Non dobbiamo pensare ai campi di concentramento come al frutto di una degenerazione del regime nazista ma come ad un suo elemento caratterizzante: in essi, infatti, si realizzò pienamente la società auspicata da Hitler.

L’obiettivo del partito era chiaro, come dichiarò Himmler nel discorso pronunciato il 4 ottobre 1943 al Congresso dei generali nazisti a Posen *:

<<Vorrei parlarvi francamente di un argomento molto importante. Di un argomento di cui possiamo parlare fra noi, ma di cui non dobbiamo far parola davanti agli altri.L’argomento è l’evacuazione degli ebrei, lo sterminio del popolo ebraico. Il popolo ebraico sarà sterminato, dice ogni scritto al partito. Non ci sono dubbi, è il programma. Eliminazione degli ebrei, sterminio.>>

I campi di concentramento nazisti furono senza dubbio lo scenario e lo strumento principale dello sterminio del popolo ebraico, definito eufemisticamente dai nazisti "soluzione finale".

Auschwitz, simbolo della barbarie nazista, divenne con il suo complesso di sottocampi il centro di raccolta degli ebrei di tutto il mondo e di tutti coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per il "Nuovo Ordine" nazionalsocialista.

I campi di sterminio hanno creato un vuoto, una perdita di vite umane che niente potrà mai colmare.

<<… uno stato che viveva con leggi brutali, quali il mondo non poteva immaginare, dove si parlavano tutte le lingue del mondo ma una sola dominava imperativa e assoluta, il tedesco…>>**

Le parole di Alessandro Roncaglio, deportato a Mauthausen a soli 17 anni, ci ricordano quanto sia importante tenere presente che il disegno nazista di eliminazione delle razze "inferiori", non riguardò soltanto gli ebrei ma anche politici – come lo stesso Roncaglio -, asociali, omosessuali, zingari e testimoni di Geova.

La fame, le allucinanti condizioni di vita, il freddo, le malattie, i pesanti lavori, le vessazioni di ogni genere a cui i deportati erano sottoposti furono tali da determinare tassi di mortalità mensili spaventosi: del 25,5% nel febbraio del 1943; del 20,5% nel III trimestre del 1942; del 20.4% nell’ultimo trimestre del 1942, più tardi si tornò ai livelli del 4-5% mensile, fino alla nuova impennata dell’inverno 1944.

                    Cifre che sono inoltre confermate dalla seguente tabella:

 

Campi Numero dei morti Tasso di mortalità***

Auschwitz

400.000

57%

Mauthausen

230.000

52,5%

Sachsenhausen

205.000

42%

Buchenwald

239.000

25%

Stutthof

120.000

66,5%

Bergen-Belsen

125.000

40%

Neuengamme

100.000

50%

Dachau

228.000

33%

 

 

Nonostante l’esistenza di questi dati documentati da numerose fonti, molti storici arrivano a negare la realtà dell’olocausto. Costoro, i revisionisti, si appellano soprattutto al numero delle vittime sostenendo cifre nettamente inferiori, e al fatto che lo sterminio messo in atto dai nazisti non sia stato l’unico massacro compiuto nella storia: si pensi agli indios del 1500 e ai contadini russi durante il regime di Stalin.

Ma la differenza è netta: nessuno dei massacri di massa precedenti può essere considerato al livello della "soluzione finale" progettata da Hitler. Condotto con feroce determinazione, il piano auspicato dalla società nazista aveva come ultimo scopo l’eliminazione totale delle "razze inferiori".

E’ difficile credere che possano esistere menti umane così spietate in grado di azzerare la personalità umana in modo così risoluto. Il problema può essere però superato grazie alle numerose testimonianze di ex-deportati e a tutti coloro che aiuteranno a non dimenticare.

<<nascondere, tacere, evitare, rimuovere: anche oggi, ancora oggi, si evita di fare i conti con la nostra coscienza, convinti come siamo che tutto ciò non ha riguardato noi, né i nostri padri, né i nostri amici, né il nostro popolo. Convinti che l’aberrazione chiamata "problema ebraico" sia stata circoscritta alle follie di un gruppo "estraneo" quasi scomparso.Silenzio, dunque, ancora silenzio di fronte ai documenti, agli scritti alle prove…>>**

Un silenzio che può provocare il ripetersi degli stessi eventi, delle stesse situazioni.

 

*Grynberg A., SHOAH-gli ebrei e la catastrofe, Roma, Electa 1995, pp.85-86.

**Roncaglio A., 106 giorni, Torino, Lighea, 1994, p. 73

* Francavilla F.,I lager nazisti fra repressione,sterminio e sfruttamento economico,Consiglio Reg. Del Piemonte,1992

Primo Levi nella poesia Se questo è un uomo* ci invita a considerare il problema e a superare l’indifferenza, non dimenticando ciò che è stato ma scolpendo le sue parole nel nostro cuore.

  

Nelle vostre tiepide case

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi, alzandovi

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

i vostri figli torcano il viso da voi.

 

              *Levi P., Se questo è un uomo, Cles (TN), Mondadori, 1997.

Anche Grete Weil, nel suo libro Prezzo della Sposa, mette in luce l’aspetto fondamentale della memoria nella storia dell’olocausto e lo evidenzia con queste parole:

<<…Quanto più passa il tempo, quanto più grande diventa il distacco, tanto più difficile capire tutto questo…>>.

E’ vero che la memoria procede per fratture, ma non bisogna ricadere negli stessi errori. Purtroppo ciò è già accaduto recentemente in Bosnia e in Kossovo e probabilmente riaccadrà ancora.

Quindi la memoria è l’unica arma che abbiamo contro il dilagare di questi assurdi crimini che denigrano l’uomo rendendolo disumano. Il numero dei morti che ci sono stati e delle persone che ancora oggi soffrono a causa di quella barbarie è troppo alto per poter permettere di ricucire la frattura Auschwitz.

 

 

 

 

arrowb3.gif (1338 byte) UN TESTIMONE E I  SUOI RICORDI

L'IMPORTANZA DELLA MEMORIA  anarrow.gif (973 byte)