Circolo Scacchistico Cagliaritano
INTER NOS
Archivio News

J
LA NUOVA POLITICA FEDERALE
Riflessioni a un mese di distanza dall’Assemblea Federale

Non è ancora tempo di bilanci, né logicamente potrebbe esserlo, per il nuovo Consiglio Federale. Ma dalle notizie che giungono, riferite all’attività svolta in questo mese circa trascorso dalla elezione avvenuta nell’Assemblea del 18 maggio, si possono trarre utili spunti di riflessione e contemporaneamente farsi una prima idea dello spirito e degli strumenti con i quali la nuova dirigenza federale intende affrontare i vari problemi che si trova di fronte.
La complessità delle questioni da affrontare, che coinvolge tutti i settori della vita scacchistica nazionale, dalla riorganizzazione della struttura federale, alla modifica dei regolamenti nelle parti che risultano carenti o non al passo con le esigenze attuali, al potenziamento del settore giovanile e scolastico e, più in generale di tutto il settore propaganda, alla gestione di tutte le problematiche più strettamente tecniche, tipo quelle relative alle squadre nazionali e al sistema Elo, richiede, nella maggior parte dei casi, la predisposizione di progetti a lungo termine. Questa visione delle cose è coerente con l’opinione di chi ha ritenuto e ritiene tuttora che sia necessaria un’opera di rinnovamento di vasta portata, sia pur riconoscendo i meriti di chi ha gestito la FSI fino a questo momento e ritiene che si debba comunque mantenere, poco o molto che sia, ciò che di buono è stato fatto sotto le passate gestioni.
Soprattutto i provvedimenti che, per loro natura, appartengono alla fase iniziale del cammino di una nuova dirigenza, possono essere estremamente indicativi della volontà di produrre un autentico rinnovamento, in particolare se denotano la capacità di saper individuare le priorità e sono motivati dalla intenzione di incidere sui problemi reali, che emergono dalla pratica quotidiana di chi si occupa concretamente di scacchi, qualunque sia la qualifica che riveste.
Sotto questo profilo, così come avevamo salutato con favore l’ingresso nel CF di personaggi nuovi, la cui esperienza maturata sul campo lascia intravedere una reale conoscenza dei problemi e il possesso delle capacità necessarie per operare in modo efficace, non possiamo fare a meno di sottolineare le scelte particolarmente felici operate nella nomina dei componenti le Commissioni, formate in modo tale da consentire a ciascun consigliere di operare nel settore a lui più congeniale, e nei casi in cui si è fatto ricorso a componenti esterni, di poter beneficiare di competenze sicure e largamente riconosciute.

Anche i provvedimenti destinati a produrre la loro efficacia in tempi brevi e quindi svincolati da una più ampia logica di progettazione, che rimane sempre, come si è detto, il compito fondamentale di questo Consiglio, vanno esaminati attentamente. Alcuni di essi, secondo quanto emerge dai resoconti della seduta del 7 giugno, sono già stati individuati, ed è quindi da ritenersi positivo che il Consiglio abbia rivolto ad essi la sua attenzione, sia pure sotto forma di primo esame, correttamente demandato alle competenti Commissioni. Si pensi, ad esempio ala questione relativa all’abolizione delle tasse di promozione alle categorie nazionali, oppure alla dichiarata intenzione di proseguire nel processo di informatizzazione della FSI che, se portato a compimento nel giro di pochi mesi sarà in grado di produrre notevoli benefici, in termini di risparmi di tempo e di denaro e di miglioramenti nelle comunicazioni tra Circoli, Organi periferici e struttura centrale federale.

Tutto questo non può certamente essere sufficiente perché bisogna vedere qual è esattamente l’oggetto della pianificazione di più ampio respiro cui si faceva riferimento poco fa, e che fa parte degli obiettivi programmatici dichiarati del nuovo Presidente e della maggioranza dei consiglieri, e a quali principi di fondo si ispira.

Quali sono le finalità che una Federazione deve perseguire è noto a tutti: deve promuovere il gioco e deve creare le condizioni per il suo sviluppo, avendo come riferimento allo stesso tempo l’aspetto amatoriale e quello più strettamente agonistico. Questo implica che essa debba impegnarsi in attività di organizzazione nel senso più ampio del termine, vale a dire la creazione di strutture, l’individuazione di settori e di figure chiave attraverso le quali definire una chiara ripartizione di ruoli, la formazione delle stesse finalizzata al conseguimento di un adeguato livello di competenze, la definizione di strumenti e criteri per assicurare il miglior coordinamento di tutte le attività e contemporaneamente il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per realizzare tutto questo, la definizione di indirizzi e di direttive che, fatte proprie e adattate alle realtà particolari, dagli organi periferici, dai Circoli e da qualunque altra articolazione operativa con al quale si ha un collegamento, producano ricadute sull’attività locale in modo che anche il singolo scacchista veramente motivato alla pratica del gioco ne possa percepire i reali benefici. Credo che non debba rimanere sottinteso il concetto di Federazione Sportiva verso il quale la FSI deve tendere. In realtà, il lungo processo, iniziato più di un decennio fa, che ha portato la nostra Federazione al suo ingresso nel CONI, ha già determinato che la nostra si possa considerare una Federazione Sportiva a tutti gli effetti, anche se questo processo deve ancora proseguire, perché il suo compimento ci consentirà di assimilare sempre meglio modi corretti di operare a livello istituzionale e di usufruire di collaborazioni e di contatti assai qualificati da cui trarre giovamento nello svolgimento delle funzioni attinenti ai campi normativo-regolamentari e tecnico-scientifici specifici della nostra disciplina, con l’obiettivo particolare di colmare il divario che ci separa dalle Federazioni Scacchistiche straniere che negli ultimi decenni hanno conosciuto uno sviluppo notevolmente superiore al nostro.

E’ presente questa ispirazione nei programmi del nuovo Presidente e dei nuovi Consiglieri? In parte sicuramente sì, perché corrisponde a questa linea di indirizzo l’intenzione, ad esempio, di creare un settore giovanile di punta, la consapevolezza della necessità di dare maggior spazio e di aumentare le risorse a favore dei Comitati Regionali e soprattutto di rivedere i regolamenti, non solo per renderli più chiari, ma anche più snelli e adeguati alle esigenze attuali.

E’ forse il caso di spendere una parola in più su quest’ultimo punto, perché, a mio avviso, l’opera di revisione di quasi tutti i Regolamenti, ma per completezza terminologica, anche di alcune parti dello Statuto Federale, deve essere particolarmente incisiva e, in alcuni punti, rivolta all’introduzione di una disciplina radicalmente diversa da quella attualmente vigente.

Anche in questo caso è indispensabile tracciare una scelta di principio ben precisa. Poiché viene da tutti riconosciuto che il fulcro principale intorno al quale deve ruotare operativamente l’attività scacchistica sono i Circoli, i quali devono, lavorando sul campo, sviluppare l’attività scacchistica di base creando al loro interno dei settori giovanili, devono impegnarsi in prima persona nel processo di miglioramento tecnico dei loro giocatori, cercando di fornire loro il massimo supporto tecnico ed economico possibile, i cui dirigenti devono essere responsabilizzati verso la creazione di strutture interne solide che consentano di dare continuità alla loro attività, che tale responsabilità riveste un carattere giuridico, in quanto riguarda problemi di natura, civilistica, fiscale, sanitaria, assicurativa, la cui risoluzione presuppone preparazione e competenze specifiche, che gli stessi dirigenti sono investiti anche del compito di reperire le necessarie risorse economiche e di operare, laddove necessario mirati investimenti, io penso che le riforme veramente necessarie siano quelle che possano funzionare da stimolo affinché i Circoli guidati da dirigenti realmente motivati possano portare avanti la loro attività in modo serio ispirandosi ai principi di cui sopra, cosa che, nella situazione che stiamo attualmente vivendo, avviene, a detta degli osservatori più informati, in un numero assai limitato di casi, e riconoscano adeguatamente lo sforzo di quanti intendano operare in questo modo e sentono la necessità di essere tutelati.

Per tutti questi motivi penso sia necessario intervenire, in primo luogo, sullo Statuto. In questa direzione è giustificata l’attenzione che alcuni hanno già rivolto al sistema elettorale, la cui modifica è indispensabile per assicurare una gestione della FSI su base realmente democratica, favorendo la massima partecipazione degli aventi diritto nel momento della scelta di chi li dovrà rappresentare ed eliminando il fenomeno negativo dell’uso distorto dello strumento della delega.

A tal fine le innovazioni che appaiono più appropriate sono costituite dall’introduzione del voto per corrispondenza (punto già all’attenzione del Consiglio Federale), o almeno dalla modifica delle modalità di votazione in Assemblea (esiste già una bozza di riforma di Gabassi), ma soprattutto dall’introduzione dei voti plurimi, strumenti rivolti a premiare le società che hanno svolto una maggiore, anche qualitativamente, attività agonistica o di organizzazione (che hanno quindi conseguito titoli agonistici, promozioni, ecc.).

Un’altra modifica altrettanto significativa, riguardante il Regolamento Organico Federale, è quella avente per oggetto tutta la parte relativa ai tesseramenti e, più in generale, ai rapporti tra Società e giocatori, in vista della creazione di un vero e proprio vincolo agonistico. Esso consiste in una strutturazione del rapporto società-giocatore tale da vincolare un giocatore a svolgere attività agonistica esclusivamente per quella società per un periodo di tempo predeterminato, costituito attraverso la firma di un cartellino, e che preveda l’impossibilità per il giocatore di svincolarsi prima del tempo se non con il consenso della società. La finalità di tale innovazione è quella di tutelare le società che hanno investito tempo e denaro per la formazione dei giocatori, in particolare dei più giovani, e che devono sapere con certezza se, ed entro quali limiti, possono contare su di essi. Di conseguenza si renderebbero necessarie anche sostanziali modifiche della disciplina dei trasferimenti.

Le modifiche fin qui proposte si limitano a pochi articoli di Statuto e ROF, ma se attuate sono destinate a produrre mutamenti di ampia portata nel modo di operare dei Circoli e a porre i presupposti per una crescita qualitativa del movimento. Ci si limita a queste proposte, non perché siano le uniche necessarie, ma perché in un periodo in cui è necessario tracciare delle priorità esse sembrano le più indicate e perché gli impegni che il nuovo Consiglio deve affrontare in tutti i campi di sua competenza impongono calma e serenità nella definizione della propria agenda di lavoro.
Non è quindi la quantità che conta, ma la qualità delle proposte. Inoltre si è consapevoli che le innovazioni proposte comportano la necessità di modifiche statutarie che, per loro natura, richiedono un iter particolarmente lungo e complesso. E’ indispensabile quindi, prima di qualunque intervento, che su di esse maturi adeguata riflessione e si sviluppi il più ampio dibattito.

giugno 2003

L' autore dell'articolo, Giovanni Mascia, è una figura di primo piano dello scacchismo sardo; è infatti Delegato Provinciale F.S.I. di Cagliari, Membro del Comitato Regionale Scacchistico  Sardegna, Presidente del Circolo Scacchistico Cagliaritano.


Poiché l’autore è interessato a commenti da parte dei lettori è possibile mandarli a susovanni@tiscalinet.it




Copyright 2003. All rights reserved CSC