Una città magica

cultura

Praga nella letteratura
Forse in nessuna città il legame tra vita e letteratura è così stretto come a Praga e forse solo negli scrittori praghesi è possibile trovare un legame profondo con la cittuoghi a volte diventano ossessione e incunaboli di angoscia.
Nella Praga asburgica quando il senso della fine di un mondo viene chiaramente percepito anche in Boemia, gli scrittori praghesi di lingua tedesca rivestono la città di un alone di magia. Percependo ostile la realtà esterna, si rifugiano nel mito e nella letteratura.
La città la raffigurano di notte e la vedono come un dedalo di viuzze dove e perdersi. Si vuole fuggire da essa, ma quando si è lontani non se ne può fare a meno.
Degli scrittori tedeschi colui che più di tutti incarnò questo senso di smarrimento fu Franz Kafka (1883-1924). La Praga dove vive lo scrittore ha distrutto il ghetto e corre, a marce forzate verso l'industrializzazione. Kafka si sente soffocare da questo mondo e sopravvive scrivendo. Ma la scrittura è sentita come colpa ed essa non ha il carattere della certezza ed è destino che egli continui a vivere con i suoi fantasmi e con le sue angosce.
Franz Kafka (1883-1924)
Contemporaneo di Kafka è Jaroslav Hasek (1883-1923). Come qualcuno ha scritto, la vita di questo scrittore è un viaggio continuo per bettole, birrerie e trattorie d'infimo ordine.
Jaroslav Hasek (1883-1923) In questi luoghi nacquero le avventure di Svejk, il personaggio con cui spesso si è identificato il popolo ceco. Svejk si mostra sempre ligio e obbediente verso i funzionari asburgici), ma con la sua deferenza, con la sua finta scempiaggine, con l'eterno sorriso di clown stampato sulla bocca non fa altro che demolire dalle fondamenta il conformismo e le norme grette e meschine che allignavano in quel colosso di carta che era l'Impero asburgico.Svejk rappresenta l'essenza pi del popolo ceco che di fronte alle tante avversità della Storia riesce a sopravvivere grazie all'ironia corrosiva, l'unica arma con cui si possono difendere i diritti inalienabili dell'individuo.
Dopo la prima guerra mondiale e la nascita dello Stato cecoslovacco, la letteratura ceca si lega all'Europa. A Praga è tutto un fiorire di riviste e di movimenti d'avanguardia. La città e la sua cultura sono proiettate verso il futuro. Nel giro di vent'anni però l'atmosfera cambia e con l'instaurazione del Protettorato la cittdi nuovo un luogo d'incubi. In questa Praga assediata dai demoni nazisti la vita, soprattutto per gli scrittori di lingua ebrea, diventa fuga continua. La letteratura praghese è piena di viaggiatori, di "pellegrini", di "vagabondi" che coraggiosamente affrontano il loro cammino fatto di regressione e di progressione. Mai come negli anni dell'occupazione nazista coloro che debbono lasciare la città perché costretti lo fanno con la morte nel cuore. Finita la guerra, nel 1948 Praga piomba in un nuovo incubo e per quarant'anni è prigioniera del totalitarismo. Durante il regime comunista la funzione dello scrittore è grande perché rappresenta l'unica voce di opposizione. Ma questo scrittore vive in uno stato permanente d'esilio. Ci sono gli esuli "esterni", coloro che lasciano Praga e continuano la loro attività all'estero e ci sono gli esuli "interni", coloro che non se ne vanno e continuano la loro lotta scrivendo.
A quest'ultima schiera appartiene Bohumil Harabal (1914-1997).
Figlio dell'underground praghese, Harabal ambienta tanti suoi racconti in una Praga "sotterranea", buia dove si muovo omini da niente che hanno paura dell'esterno. L'avventura letteraria di questo scrittore è un viaggio anche dentro la lingua che la retorica comunista aveva riempito di retorica e di luoghi comuni. Harabal sa bene che la strada del rinnovamento linguistico non passa solo attraverso la lingua letteraria, ma che essa ha bisogno di immergersi in tutti i rivoli dell'esistenza, compresi i più bassi, compreso anche il linguaggio della combriccola che si riunisce ogni sera in birreria. La Praga del dopo comunismo è quella dei giorni d'oggi. Consumismo, americanismo ormai la fanno da padroni. Gli scrittori non sono più importanti e le librerie sono pieni di libri provenienti dall'America. Da tempo il sentimento più forte è quello della disillusione e la "rivoluzione delicata" è ormai un ricordo lontano. Bohumil Harabal (1914-1997)
Impossibile fare riferimento a un sistema di valori avente come punto di riferimento l'uomo. Chi è tornato si è adeguato al nuovo conformismo e chi come Kundera se n'era andato dopo il '68 è rimasto all'estero e nella sua produzione letteraria a rinunciato a scrivere in ceco.



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