GLI EX SOVIETICI NELLE MARCHE

di Mario Feroce (in "Prisma" rivista dell'IRES Marche, febbraio 1998, n. 6)

Un tentativo di analisi del fenomeno dell’incremento delle esportazioni dalle Marche verso i paesi ex sovietici

 

 

I dati statistici delle esportazioni delle Marche negli ultimi due anni verso i paesi ex sovietici mostrano un significativo andamento in espansione, confermati dai dati ISTAT e UIC relativi alle esportazioni effettuate nel 1995 di seguito riportati.

 

 

I dati russi del Goskomstat (il Comitato Federale per le Statistiche) non vengono presi in considerazione poichè sono ancora dati approssimativi, perchè è noto come importanti quote di beni di consumo vengano importate illegalmente, e perche' non prendono in considerazione i movimenti di merci con i paesi CSI che spesso intermediano anche merci di Paesi terzi.

Sostanzialmente i dati ISTAT 1995, che traggono fondamento dal formulario unico doganale, e quindi dal passaggio dalla dogana delle merci fisiche di qualsiasi importo, registrano complessivamente esportazioni verso la CSI per 385 miliardi.

Lo stesso fenomeno registrato dall’Ufficio Italiano Cambi produce valori statistici differenti, poichè la fonte dei dati statistici sulle esportazioni delle aziende italiane utilizzati dall’UIC sono le Comunicazioni Valutarie Statistiche (CVS), obbligatorie per qualsiasi transazione con l’estero di valore superiore ai 20 milioni di lire.

Esse sono inoltre dovute anche nel caso di transazioni nei settori dei servizi e di regolamenti in valuta o in lire relativi a investimenti esteri e scambi in compensazione.

Se i movimenti valutari verso la CSI fossero di poco rilievo, se ne dovrebe dedurre che la differenza tra i dati UIC per il 1995 (157 mld di esportazioni) e quelli ISTAT per il 1995 (385), dovrebbe riferirsi ad operazioni sotto i 20 milioni di lire.

Prima di approfondire questi aspetti, diamo un’occhiata ai dati 1996.

 

Confrontando questi dati con quelli globali delle esportazioni marchigiane del 1996, si rileva che l’area dell’ex URSS, nel suo complesso, ha un rilievo significativo, coprendo circa il 5.5 % delle esportazioni regionali, soprattutto nei suoi settori tradizionali (metalmeccanica, calzature e mobili).

Ancora una volta, questo dato ci è comunque confermato dai dati UIC di seguito riportati:

 

 

Si noti come i dati ISTAT segnalino una notevole caduta delle vendite per i vini e le calzature in sintetico. Probabilmente altri paesi o regioni sono in grado di fornire ad un miglior rapporto qualità/prezzo tali prodotti.

Questi dati mostrano un notevole aumento dell’interesse verso questi mercati, che sono confermati anche da altri fenomeni concomitanti.

Un indice può essere rappresentato dall’incremento di traffico registrato all’ Aereoporto di Falconara.

Nel 1995 il movimento passeggeri dell’aereoporto di Falconara è stato di 250.591 persone, dato che è salito nel 1996 a 302.009 unità.

Il traffico merci sempre dell’aereoporto di Falconara è stato nel 1995 di kg 813.182, ed è salito nel 1996 a 1.666.740 kg, dando origine ai seguenti totali mensili di importi di fatture sdoganate

1996

Gennaio Febbraio Marzo

3 mld 5.5 mld 8.2 mld

1997

Gennaio Febbraio Marzo

5.8 mld 18.5 mld 21 mld

Per capire se, ed in quale misura, vi siano delle connessioni tra incremento delle esportazioni nella CSI e incremento delle presenze nelle Marche vanno spese due parole sulla situazione economica attuale.

 

Le importazioni sono generalmente esenti da quote e licenze nei paesi CSI, ed in particolare in Russia.. La licenza è obbligatoria per le importazioni di medicinali, materie prime per la produzione di medicinali e pesticidi, rifiuti industriali.

Sulla maggior parte dei beni grava un dazio doganale variabile tra il 5 ed il 15%; il dazio massimo applicato ad alcuni prodotti è del 150%. Sono esenti da dazio: prodotti alimentari, medicine e materie prime per la loro produzione, apparecchiature mediche, stampati, articoli per bambini, attrezzature per le industrie energetiche, navi e battelli.

La nomenclatura doganale è legata allo standard GOST.

In particolare sono oggetto della normativa GOST R tutti i prodotti che possono essere causa di pericolo per la salute delle persone o per l’ambiente. Alcuni calzaturieri marchigiani riferiscono che tale certificazione è stata richiesta per appurare che alcune calzature siano state fabbricate con pelli non provenienti da specie animali in via di estinzione.

Al fine di effettuare il conseguente controllo di conformità, l’Ente Federale Russo per la Certificazione e Standardizzazione (GOSTSTANDARD) ha autorizzato alcune organizzazioni ad effettuare le necessarie analisi e verifiche di laboratorio su campioni di merce destinati all’import, ed ad emettere i conseguenti certificati di conformità (chiamati certificati GOST R). E’ obbligatorio per i prodotti oggetto di tale normativa (specialmente quelli agroalimentari) ottenere il certificato GOST R: tale certificato è anche necessario per l’effettuazione di pubblicità e vendita, e tutti i punti di vendita devono avere una copia del certificato originale.

L’etichettatura è obbligatoriamente prevista per tali prodotti (a partire da maggio 1997) in lingua russa, e da luglio 1997 tali prodotti dovranno anche riportare nell’etichettatura il marchio di conformità GOST R.

Tali certificati hanno validità per un anno, nel senso che il produttore cui è stato rilasciato tale certificato può al massimo per un anno spedire merce potenzialmente nociva nell’ex URSS (più propriamente in Russia).

Ovviamente, non è possibile quantificare dal numero di certificati GOST quali siano i volumi di merce coinvolti, perchè ogni certificato emesso può riferirsi a lotti variabili di quantitativi di merce.

Altri elementi vanno valutati per capire come sia stia evolvendo il comportamento degli operatori ex URSS.

Va inoltre valutata la portata del riutilizzo, in acquisto di beni da riesportare nell’ex URSS, di proventi dovuti ad attività illecite o di prostituzione attribuite a cittadine della CSI in transito nelle Marche; tale fenomeno è stato enfatizzato dalla cronaca locale, senza peraltro il supporto di dati circostanziati.

 

Nei paesi ex Urss molto è cambiato nel settore distributivo negli ultimi due anni. Gli acquisti dall'estero non vengono più effettuati esclusivamente dalle centrali di commercio statale.

Il settore distributivo attraversa a tutt'oggi una fase di trasformazione; ne risulta pertanto un quadro dai contorni sfumati ed al cui interno agiscono nuovi soggetti di varia "qualità" che solo da pochi anni si sono affacciati sul libero mercato.

Occorre fare una distinzione tra i nuovi soggetti, che agiscono con maggiore agilità in certi settori ( importatori privati per i beni di consumo) piuttosto che in altri (beni strumentali), tradizionalmente ancorati al sistema degli acquisti da parte statale (centrali di acquisto statale, fabbriche di stato, enti ed associazioni regionali).

Le società commerciali private sono i nuovi soggetti presenti nella rete di distribuzione dei paesi ex URSS, per lo più nel settore dei beni di consumo. Si tratta di società giovanissime con una attività non consolidata e la cui capacità di resistenza sul mercato è, in alcuni casi, molto limitata. Queste raramente sono specializzate per settore o per prodotto ma, seguendo gli umori del mercato, agiscono come importatori di stocks. Sono la fonte di approvvigionamento per quel commercio al dettaglio che si è arricchito di oltre 100.000 punti vendita passati nelle mani del settore privato a partire dal 1992.

Non stupisce quindi che le Marche (come altre regioni d’Italia e d’Europa) vedano una consistente fetta delle proprie merci acquistate da operatori ex URSS, che effettuano viaggi d’acquisto sul territorio regionale (le merci vengono acquistate da operatori esteri, non entrando l’esportatore marchigiano appieno in contatto con i meccanismi distributivi all’estero).

Soprattutto gli aereoporti di Falconara e Rimini sono i nodi di transito di questi nuovi operatori, per lo più persone di elevata cultura che hanno deciso di cambiare mestiere e diventare commercianti. Spesso investono in questa attività sia i propri risparmi che quelli di amici e parenti.

In media ognuno di questi operatori acquista negli shopping tours anche nelle Marche fino ad un equivalente di 30 milioni di lire.

Ogni gruppo di visitatori è normalmente composto di 20 persone.

Normalmente questi tours durano una settimana. Gli operatori, alla fine del tour, di norma, riescono nella settimana seguente a commercializzare nei loro paesi di origine i beni acquistati nelle Marche. Ritornano, quindi nelle Marche, la settimana successiva: quindi, lo stesso tour si ripete all’incirca ogni due settimane.

Tali operatori si affidano per questi tours a delle agenzie specializzate, che offrono un pacchetto completo di biglietteria aerea, soggiorno turistico ed assistenza commerciale per reperire i prodotti/i produttori/i rivenditori di interesse.

Tali agenzie svolgono tale attività in maniera professionalmente organizzata, con sedi anche nei paesi ex-URSS, e adeguata pubblicizzazione turistico-commerciale.

Le agenzie di shopping tours operanti nelle Marche sono diverse (forse 15 o 20): per alcune questa è l’attività preponderante, mentre per altre è una attività spot (ed è per questo che non è facile censirle).

Fra le più importanti vanno menzionate la Palm Beach di Grottammare, la Azzurra Viaggi di Matelica, la Cupra Tours di Cupra Marittima, la Starline di Napoli con una sede anche presso l’Hotel Lido di Lido di Fermo, la Nuovi Orizzonti di S. Benedetto d.T.

Anche il rapporto tra queste agenzie ed il tessuto produttivo locale è in evoluzione: se tempo fa le agenzie faticavano a trovare le aziende/rivenditori per i loro clienti stranieri, oggi non è infrequente la situazione contraria, in cui sono le aziende a premere sulle agenzie per entrare in questi tours (e contestualmente si assiste ad una fidelizzazione del rapporto tra agenzie e compratori stranieri).

La rilevanza di tali operazioni è segnalata anche dal fatto che in varie parti della regione fioriscono segnali stradali in cirillico per meglio indirizzare i compratori verso le aziende marchigiane, per lo più nella zona di Civitanova (attorno al centro Aurora, che fra l’altro pubblicizza anche sul circuito televisivo locale 5stelle la disponibilità di articoli per l’est europeo), a Lido di Fermo, a Porto San Giorgio, a San Benedetto, e qualcuno tra Macerata e Mogliano.

Le agenzie vengono remunerate con un mark-up sul prezzo di acquisto di circa l’8-10%.

Il mark-up del compratore straniero è di circa il 300% (nel senso che un bene acquistato a £ 100.000 viene poi rivenduto nei chioschi di S. Pietroburgo o Kiev ad un equivalente di £ 300.000).

Va detto, per inciso, come paragone che nel settore dei beni di consumo in Italia il mark up può arrivare al 200% (prezzi al dettaglio doppi di quelli f.co fabbrica).

Va anche specificato che è semplicistico affermare che questi tours agevolano tout court le esportazioni marchigiane: spesso i luoghi d’acquisto non sono le fabbriche, ma rivendite all’ingrosso dove ci sono merci di varia origine, delle Marche e spesso anche di fuori regione (soprattutto il CIS di Nola, che è rifiorito grazie a questo tipo di commercio, ed il CenterGross di Bologna).

I beni più richiesti sono quelli di consumo/abbigliamento/pelletterie (acquistati per lo più nell’ascolano e nel maceratese) e di arredamento (acquistati per lo più nel pesarese)

La tipologia di calzatura richiesta è sia da donna che da uomo: poco la calzatura da bambino.

Le calzature da uomo sono quasi sempre nere, in pelle e suola cuoio, spesso con fibbia in metallo, e prezzo f.co fabbrica intorno alle 60-70.000 lire.

Le calzature da donna sono quasi sempre in vernice, monocromatiche bianche o nere, tacco 70-100 a spillo, suola cuoio, e prezzo f.co fabbrica intorno alle 50-60.000 lire.

Alcune aziende marchigiane realizzano campionari appositamente per i mercati dell’ex Urss. Va segnalato in tal proposito la collezione che realizza il Calz. Nando Muzi di P.S. Elpidio, che è particolarmente adeguata al gusto di questi nuovi mercati.

Vengono comunque vendute anche delle scarpe sportive non marchigiane, per lo più da uomo, con suola in gomma, acquistate in zona da rivenditori (non in fabbrica), a prezzo intorno alle 50.000 lire.

Viene venduta anche della borsetteria in pelle, a prezzo massimo di 40.000 lire, in tinta nera, con molte cerniere ed accessori metallici, di dimensioni grandi, con tracolla a spalla (non a bandoliera).

Gli articoli di abbigliamento richiesti sono normalmente di livello medio-alto.

Frequentemente vengono richiesti jeans, per lo più neri, unisex, quasi sempre griffati (Missoni, Armani, Rocco Barocco) che vengono venduti f.co magazzino a 55-60.000 lire.

Vengono richieste anche camicie da uomo, griffate, in cotone, di taglio classico, a tinta unita bianca (qualche volta celeste), a 55-60.000 lire.

Le giacche da uomo vendute devono essere di buon taglio, nere o blu a tinta unita: prezzo circa 100-120.000 lire.

Non è facile descrivere l’abbigliamento da donna richiesto, per via della molteplicità delle caratteristiche dei diversi tipi di capi: si può dire, in generale, che vengono venduti o capi da donna di segmento decisamente commerciale, o capi del segmento elevato.

 

Il pagamento avviene in contanti, per lo più all’ordine.

Le agenzie prestano la loro collaborazione anche nell’imballaggio, pesatura ed etichettatura dei colli, che poi vengono imbarcati a Falconara.

Una parte notevole delle esportazioni marchigiane verso i paesi ex URSS effettuate con gli shopping tours è costituita anche da articoli di arredamento, che riguarda un po’ tutte le tipologie, con buon rilievo delle cucine componibili e minor rilevanza per l’arredo bagno.

 

Consistenti sono anche i volumi dei complementi d’arredo acquistati nelle Marche, segnatamente di lampadari e rubinetteria (anche se il polo italiano della rubinetteria è nel novarese, e non nelle Marche).

I livelli dei prezzi sono per lo più allineati a quelli del listino Italia: alcuni praticano le maggiorazioni tipiche dei listini export (maggiorazioni intorno al 5% per le spese di resa FOB).

Il pagamento è ancora una volta o all’ordine, o a destino.

Ovviamente per il trasporto non è utilizzabile l’aereo, ma viene preferito il camion.

I trasportatori di cui ci si serve più frequentemente sono Multicargo, Morganti e Transponti.

A conclusione di questa disamina sulle esportazioni marchigiane nei paesi ex URSS, si possono esprimere alcuni concetti:

  • Il flusso attuale delle esportazioni marchigiane verso l’ex URSS non è irrilevante.
  • Una parte di rilievo di tali esportazioni è dovuta a shopping tours di compratori che vengono sul territorio regionale per i loro acquisti.
  • Non si è ancora in presenza di una strategia di espansione stabile delle aziende marchigiane verso questi nuovi mercati (il numero di richieste di finanziamento di cui alla l. 394/81 si può contare sulle dita di una mano !).
  • Può essere opportuna una riflessione su eventuali più incisive iniziative della Pubblica Amministrazione tendenti a rendere stabile il fenomeno delle vendite in atto.

Il presente intervento vuole essere di stimolo affinchè analisti economici e sociali possano proseguire lo studio ed approfondire i temi sopra accennati.