Rapimento

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Titolo: Rapimento
Autore: Elen
Genere: Angst / Cross-over con E.R.
Ratings: R
Note: In questa Fanfic la protagonista sono io: è scritta in parte in prima persona e in parte c'è la voce narrante. Se dopo la lettura direte che è il parto della mia mente malata e vorrete farmi internare in un manicomio non vi darò torto.
Spoiler: Non ce ne sono. La fanfic non è situata in nessuna stagione particolare.
Ringraziamenti: Vorrei ringraziare Lalla & Lup per la pubblicazione del mio lavoro, tutti gli amici X-Philes che mi hanno sopportato in tutto questo tempo, Diana Fowley (la noromo migliore del mondo assieme a Emandini) per i suoi preziosi consigli sul comportamento del personaggio da cui ha preso il nick.
Diritti: X-Files e tutti i suoi personaggi sono di proprietà di Chris Carter e della Fox. I personaggi di E.R. invece sono di proprietà della Warner Bros. Questa Fanfic non è stata scritta a scopo di lucro.
Feedback: sì grazie a elena@plavis.com , anche negativi: le critiche servono a migliorare.


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Capitolo 1
(in questo capitolo viene narrata una parte della vicenda dal punto di vista della protagonista)

Dove mi trovo? Ho un mal di testa lancinante e mi sento così debole.... ma dove sono? È tutto buio qui dentro. Non riesco a muovermi, sono legata su una specie di........ lettino da sala operatoria. Non è possibile. Come ci sono finita qui? Sento dei passi, sta arrivando qualcuno. Che cosa mi succederà ora? La porta si sta aprendo! Sento odore di fumo. Mi viene voglia di gridare in faccia a quel tipo: "Cosa ci faccio qui? Perché sono qui? Rispondetemi, cosa volete da me?"; ma aggraverei la mia situazione, credo. Era meglio se fossimo rimasti nella nostra care vecchia Europa invece di venire qui in vacanza! Per colpa di una stupida vacanza la mia vita sta andando a pezzi! Sta arrivando un'altra persona, credo, sono tutti e due in controluce. Il primo uomo dice qualcosa in inglese del genere: "Cominci subito dottore!"
L'uomo che fuma se ne è andato, finalmente, e il dottore ha acceso la luce. È un uomo sulla cinquantina, con i capelli grigi e con un'aria melanconica in viso, come se il suo lavoro non gli piacesse molto e avesse paura un giorno di pagarne le conseguenze davanti a Dio.
Cominciare cosa? Oh mio dio! Cos'è quella siringa, minacciosamente puntata contro di me? Non posso opporre alcuna resistenza, il mio braccio è saldamente legato al lettino. Ora mi sta passando un batuffolo di cotone, credo inbevuto d'alcol. E ora mi sta legando un tubicino di gomma attorno al braccio. Un ago mi sta perforando il braccio ora, perché? A cosa gli servo? Quali orribili esami ed esperimenti mi stanno facendo? Perché mi stanno usando come cavia da laboratorio? Chi sono?
Quando mi lasceranno andare? Temo che questi interrogativi non avranno mai una risposta esauriente. Spero che qualcuno si accorga della mia scomparsa e mi cerchi! Ecco, il dottore ha finto con la sua siringa e se ne sta andando. Mi viene tanta voglia di piangere.
Ormai sono qui da sola da parecchie ore, ho tanta fame.
Mi hanno attaccato a una flebo ora, probabilmente per evitare che mi disidrati; sarà una flebo come quelle che danno i medici di E.R. ai loro pazienti quando non possono mangiare o bere da soli.
Mi trattano come se fossi solo uno stupido oggetto da analizzare e io vorrei ucciderli per questo. LI ODIO, come non ho mai odiato nessuno in tutta la mia vita. Non possono farmi questo, io sono viva, viva e cosciente come loro. Sono un essere umano come loro, eppure si comportano come se non lo sapessero. Ogni tanto mi fanno dei prelievi di sangue sul braccio destro, quello che non è attaccato alla flebo. Mi hanno attaccato a un'infinità di monitor che ogni tanto fanno Bip Bip. A volte sostituiscono il liquido con un'altro: è strano, denso e verdognolo. E poi mi fanno una quantità di esami che non comprendo. Qui parlano tutti in inglese e le rare volte che lo fanno in mia presenza capisco ben poco! Adesso mi stanno "vivisezionando". Non usano neanche l'anestesia locale mentre violano il mio corpo. Sento che stanno portando via una parte di me ma non capisco cosa. Il dolore si sta facendo sempre più insopportabile. Grido! Grido, ma è come se non mi sentissero, come se fossero sordi.
Tutti questi esami mi stanno debilitando, non credo che riuscirò a tirare avanti ancora per molto. Lo so, non devo abbattermi così, ma farmi coraggio, cercare di resistere il più a lungo possibile. Ma non ci riesco. Ogni giorno che passa mi sento sempre peggio, so che non tornerò mai più casa mia, dai miei famigliari, dai miei amici. So che sto inesorabilmente, lentamente morendo. Mi sento uno schifo, devo esserlo anche esteticamente. E non so nemmeno da quanto tempo sono qui. Che cosa sta succedendo la fuori nel mondo? I miei genitori sono disperati? I miei amici sentono la mia mancanza? Domande che non avranno mai una risposta!
Ormai sono qui da tanto, non ho più nemmeno la forza d pernsare. Adesso mi sento così debole...... non credo che rimarrò cosciente ancora a lungo.

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Capitolo 2


Era una calda e afosa mattina d'estate quando gli agenti speciali Dana Scully e Fox Mulder si avviarono in macchina verso il laboratorio segreto del consorzio situato nella periferia di Chicago. Avevano appena avuto una soffiata da Mister X e siccome c'era di mezzo un'innocente ragazzina di 17 anni partirono subito. Mulder guidava in silenzio chiedendosi se sarebbero mai ruisciti ad arrivare in tempo per salvarla mentre Scully ogni tanto rabbrividiva temendo che stesse subedondo i medesimi esperimenti che a cui era stata sottoposta lei. Quando arrivarono nei pressi dell'edificio adibito a laboratorio scesero dalla macchiana, sguainarono le loro pistole e si misero a cercare un modo per entrare dentro senza essere visti. Trovarono una specie di piccola finestrella che dava nello scantinato del palazzo lasciata aperta. Vi si calarono dentro e cominciarono a cercare la stanza dove Elena era rinchiusa. Dopo un po' la trovarono, era una grande stanza, le pareti erano interamente ricoperte di scaffali pieni di bottiglie, bottigliette, bisturi e aggeggi di tutti i tipi; al centro alla stanza c'erano un saccco di strani marchingegni, alcuni molto grandi tutti disposti attorno a una specie di lettino da sala operatoria tutto nero a forma di croce. Sul lettino c'era lei, distesa con le braccia e le gambe larghe fissate con delle specie di strane manette d'acciaio. Era tutta nuda con una flebo infilata nel braccio destro e vari sensori applicati in molti punti del corpo. E a giudicare dalla dimensione del ventre doveva essere incinta; gravida a soli 17 anni, bisogna proprio dire che quelli del consorzio erano proprio senza scrupoli. La maggior parte dei sensori erano applicati sul ventre rigonfio e a fianco del lettino c'era una specie di monitor che riportava le funzioni vitali sia della madre sia del nascituro. Era pallida, quasi cadaverica con molte piccole cicatrici sul ventre e in altre parti del corpo e molti segni di punture sulle braccia; sembrava in coma ma al loro avvicinarsi volse la testa e lentamente aprì gli occhi. Occhi spenti che all'improvviso avevano ritrovato la voglia e la forza di vivere, nel preciso istante in cui ella vide i due agenti, in quel momento era riuscita anche a sorridere debolmente; non credeva che potessero esistere, pensava fossero solo personaggi di un telefilm ed ecco che ora li aveva dinnanzi a se. Come i due agenti la videro si precipitarono sul lettino e mentre Mulder si affrettava a liberarla dalle manette con non poca fatica Scully controllava il suo stato fisico e le toglieva flebo e sensori; quando passò velocemente le sue mani sul grosso ventre sentì che il bimbo si stava muovendo, scagliò un calcio proprio verso la sua mano facendo gemere Elena. Lei disse con voce flebile: "Grazie!". Mulder si guardò in torno, prese un camice appeso vicino alla porta e glielo infilò addosso per coprirla e come fece per prenderla in braccio lei disse: "Posso camminare da sola, grazie delle premura!". E si incamminarono tutti e tre verso l'esterno dell'edificio: lei a braccetto dei due agenti, camminava piano ma ce la faceva. Intanto la Fowley era venuta in visita all'edificio per informarsi sul procedere degli esperimenti. Dopo aver parlato con il medico responsabile si era recata nella stanza ma l'aveva trovata vuota e allora dopo aver fatto un gesto di stizza si era messa a cercare nell'edificio. Poco dopo li trovò in fondo a un corridorio e fece fuoco nel tentativo di fermarli. Elena sentì lo sparo, si girò assieme ai due agenti e quando vide la Fowley, la pallottola, la traiettoria, e capì qual'era il bersaglio gridò: "Noooooooooooooo!!!!!" e si gettò davanti a Mulder con le ultime forze rimaste. L'impatto con la pallottola fu così violento che perse l'equilibrio e finì addosso a Mulder che prontamente la sorresse e il camice iniziò a colorarsi di rosso all'altezza del seno destro. La pistola della Fowley si inceppò per fortuna così i due agenti poterono fuggire in fretta. Mulder prese Elena in braccio e si slanciò verso la macchina. Scully si sedette nei sedili posteriori con lei e lui si mise alla guida verso il county hospital di Chicago dato che sapeva dov'era ubicato. Lei aprì il camice e cercò di tamponare la ferita alla bene e meglio per arrestare il flusso di sangue.


Ah che dolore lancinante, mi sto lentamente (ma non troppo) dissanguando. La vista vacilla, mi sento debolissima, sento che sto per morire ma non sono triste. Muoio per una giusta causa, per aver salvato Mulder, l'uomo che amo. Vorrei parlare, ringraziarli ma non ci riesco, dalle miei labbra escono solo dei suoni vaghi e incomprensibili. Ogni tanto gemo per il dolore e mi viene da piangere perché anche se sono felice per averlo salvato non posso fare a meno di pensare che dopo averli trovati mi tocca perderli per sempre. Non riesco a credere che mi salverò, mi sento troppo male. La ferita fa tanto male, il dolore pulsa velocemente. Ho la testa appoggiata sulle gambe di Scully mentre lei tampona il foro. Spero che un giorno mi vendicheranno uccidendo la Fowley e il consorzio. La mia pancia è notevolmente ingrossata in questi ultimi tempi e siccome ogni tanto sento delle fitte da mozzare il respiro deduco che sono incinta, anche adesso questo "piccolo rombiballe" non vuole saperne di smettere. Io adoro i bambini ma avrei voluto essere io a decidere il momento e con chi. Chissà chi è il padre, magari è un alieno: dopo tutto quello che ho subito non mi stupirei più di tanto, devo dire che mi dispiace per lui, se muoio io muore pure lui ma dovevo salvare Mulder: se non lo avessi fatto probabilmente mi sentirei in colpa.