Il marchio X-files e tutti i suoi personaggi, ad esclusione di quelli di mia invenzione, sono di proprietà di Chris Carter, della 1013, della Fox e di tutte le menti creative che collaborano a questo splendido prodotto televisivo.
Nel prenderli in prestito non c'è stata nessuna intenzione di violare copyright nè di ledere diritti altrui, nè tantomeno questa ff è stata scritta a scopo di lucro.
L'opera deve sempre essere accompagnata dal nome dell'autore, cioè Patty Zinni xcully@tiscalinet.it e piperitapapatty@libero.it

Premesse: "Cokry" è il terzo di tre libri che compongono "La trilogia del ritorno". Il primo è "La prospettiva di Lancillotto" ed il secondo "Lady Godiva". Ogni fanfiction è autoconclusiva, anche se inserita in un arco di ben tre storie collegate tra loro con cui ho tentato di ipotizzare il ritorno di Mulder o meglio di suggerire come mi piacerebbe vederlo tornare. Probabilmente Carter "arriverà" prima di me e nel momento in cui questa fanfiction sarà letta, si conosceranno già spoilers riguardanti il ritorno televisivo di Duchovny, o meglio del suo alter ego Mulder. Spero quindi che la mia opera vi piaccia lo stesso, anche se ormai saprete che i fatti si svolgeranno diversamente.

Spoilers: questo romanzo si colloca dopo i primi episodi della ottava stagione.

Ratings: pg-13

Genere: M&S.

Riassunto: E' giunto il momento della verità! Scully e Skinner avranno modo di aiutare Mulder o l'uomo si perderà per sempre? E chi è che si muove nell'ombra in attesa di colpire?

"LA TRILOGIA DEL RITORNO"
LIBRO TERZO



COKRY
di Patty Zinni


ANTEFATTO


La notte vibrava intensa in quel silenzio.
Nessun suono, neppure in lontananza, cercava la loro complicità. Solo il motore della macchina che si spegneva.
A spezzare il buio due fari stanchi.
Scesero dalla vettura con circospezione
Lo scalpiccio delle suole di gomma faceva tonfi sordi sulla terra umida, quasi spugnosa, lasciando vaghe impronte al loro passaggio.
Una corposa nebbiolina pungeva l'aere rendendola sgradevolmente appiccicosa.
La donna tremava leggermente. Non a causa del freddo.... Quel posto le ricordava troppi eventi tristi. Le sue angosce più ancestrali la assalirono improvvise mozzandole il fiato in petto. Cercò di non darlo a vedere al collega. Ma lui intuiva cosa stava provando!
La conosceva troppo bene.
Le Skyland Mountain erano un luogo oscuro di morte, di presagio, di follia.
Lì la donna era stata rapita sei anni or sono per sparire dal mondo ed dai suoi cari fino a ricomparire senza memoria in un letto di ospedale in fin di vita.
Lì ignare persone erano state condotte in chissà quale subdolo modo per essere arse vive in nome di una vendetta senza nome, senza storia.
Ed era lì che ora il destino stava per compiersi. Dove l'ultimo tassello di quell'arcano puzzle avrebbe trovato la sua estrema collocazione.
Walter Skinner fissò di sottecchi il volto della donna, cercando di cogliere i suoi pensieri.
Procedettero su uno spiazzo sterrato.
Neanche loro sapevano cosa aspettarsi, cosa temere, in cosa riporre la mera speranza.
La donna si strinse nel cappotto per proteggersi dall'aria montana.
Una nuvoletta di vapore usciva regolare dalle narici.
Non parlava, temeva quasi di udire la propria voce in quel mutismo sacrale.
D'altronde nemmeno Skinner ne aveva voglia. Troppo vivo era nella sua memoria il ricordo di un'altra notte come quella.... Faceva male risvegliare quelle sensazioni. Un senso di impotenza e di rabbia!
Voleva riscattarsi alla propria memoria e all'agente che gli stava accanto. Si era fidata di lui, lo aveva pregato di accompagnare il suo compagno e lui aveva fallito. Non per una vera colpa. Forse non avrebbe potuto fare nulla, ma l'ardente dubbio lo aveva roso per mesi.
-Ha sentito?- esclamò Dana Scully, come cercando di fermare il momento.
-No...nulla.- ammise sincero Skinner calcandosi il berretto sulla fronte per nervosismo.
-Sembrava... no, mi sono sbagliata.- le era parso di aver udito il proprio nome...un bisbiglio sommesso, un sussurro. Forse era reale, forse era il frutto del suo inconscio desiderio.
"Eccolo di nuovo!"
Si bloccò e guardò subito Skinner in cerca di una conferma. Dall'espressione del suo viso sembrava non si fosse accorto di nulla. Stava impazzendo?
Ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.
Si trovava a circa 5 metri....
Sembrava un fagotto.
Lo indicò a Skinner.
Insieme si avvicinarono attenti. Lo illuminarono con le torce.
Appariva come un ammasso di vestiti sporchi.
No.....
Sporgeva una mano.
Una mano affusolata ed elegante.
Scully si chinò e scostò quello che sembrava un giubbotto lacero.
Era un uomo.
I suoi capelli erano spettinati e bagnati al tatto.
Era riverso a faccia in giù, a contatto con la terra.
Il cuore cominciò a batterle in petto ad un ritmo vertiginoso. Non voleva proprio fermarsi.
Premurosa spostò una ciocca dalla fronte e lo riconobbe.
-Mio Dio!- pensava di averlo solo sospirato, invece lo aveva gridato a squarciagola.
-Agente Scully! Che cosa c'è?- chiese Skinner preoccupato.
-E' Mulder!- esclamò Dana disperata, cercando con la mano la giugulare sul suo collo.
L'uomo, l'agente Fox William Mulder, non si muoveva, era immobile. Sembrava morto!


CAPITOLO PRIMO

Washington D.C:
J. Edgar Hoover Building
Tre settimane dopo

Il copione si ripeteva. Quella scena l'aveva girata più di una volta. Interminabili ciak si erano succeduti a costruire quasi un film, uno di quei pessimi film di serie B.
Sospirò.
Si ritrovò su quella sedia di fronte a sei perfetti sconosciuti che la scrutavano tra l'incuriosito e l'annoiato.
Sarebbe stato quasi comico se non fosse stato deprimente.
La solita commissione.
Cambiavano i volti ma l'obiettivo era sempre lo stesso. Screditare il suo lavoro, screditare la reputazione di Mulder.
Avrebbe voluto alzarsi e sputargli contro il veleno accumulato in quei lunghi anni. Un veleno che le aveva inasprito il sangue, le aveva fiaccato lo spirito, le aveva spento le aspirazioni di agente.
Sapeva già quello che sarebbe successo nei prossimi minuti. Perfino le battute sarebbero state recitate a beneficio dei posteri con la stessa intonazione.
Lo spettacolo stava per cominciare.
I riflettori erano puntati su di lei. Era la star!
-Agente Scully, ci può narrare gli evanti che portarono lei ed il vicedirettore Skinner al ritrovamento dell'agente Fox William Mulder?- era una donna che aveva parlato, nascosta da due spesse lenti dalla montatura in tartaruga.
Dana si sentì per l'ennesima volta come una giovane studentessa impreparata dinanzi alla commissione d'esame.
Se solo fosse stato facile parlare di quei giorni senza sentirsi oppressa.
Diligente, iniziò il suo racconto, omettendo tutti quei dettagli che nella sua mente scorrevano come un fiume in piena e che le fecero rivivere quegli istanti.

*******************************
Dai pensieri di Dana Scully

"Tutto cominciò quella mattina.
Ero appena arrivata in ufficio.
Doggett non c'era. Aveva preso una settimana di ferie per andare a trovare un vecchio amico.
In parte ero contenta che non ci fosse.
Avevo bisogno di un pò di solitudine. Avevo bisogno di silenzio, del mio spazio usurpato dentro quell'angusto ambiente.
Mi sedetti alla scrivania.
Come se fossi attratta mi girai a fissare il poster che per tanti anni aveva fatto da tappezzeria a quel caotico ordine.
I want to believe!
Anche io volevo credere... credere che un giorno Mulder sarebbe entrato in quella stanza prorompendo con un:
"Ho prenotato due posti sul volo per Detroit. Sarà una nuova avventura, Scully!"
Lo sarebbe stata davvero con lui accanto.
Non potei non sorridere a quell'immagine fugace.
Questa volta non avrei replicato, non avrei fatto buffe smorfie di finto disgusto.
Sarei scattata in piedi e l'avrei preceduto fuori dalla porta, pronta per tornare a lavoro con lui.
Il mio viso si rabbuiò.
Erano sogni ad occhi aperti, sogni che facevano male alla mia anima.
Aprii un cassetto e presi l'oggetto in esso contenuto: la targhetta di Mulder.
Era bella lucida. Volevo che fosse sempre pronta nel caso....
Mi sentivo talmente sciocca a ragionare così. Nonostante avessi fatto di tutto per imporre a me stessa il rigore a cui ero sempre stata abituata, più di una volta avevo finito per perdermi, per perdere la mia natura, per vacillare nelle mie convinzioni.
In un certo senso la presenza di John Doggett accanto a me mi appariva come una sorta di salvagente a cui aggrapparmi per non affondare. La sua fermezza e la sua sagacia mi costringevano a mantenermi salda, per essere una valida partner. Era uno sprone a ritrovare la mia lucidità, a sentirmi all'altezza della situazione.
Ma era in momenti come questo che toccavo con mano tutta la mia fragilità, ora incarnata in una fredda targhetta.
Avrei pianto se non fosse stato che non me lo volevo permettere.
Non volevo più sentirmi così disperata.
Dopo aver scoperto che Mulder mi aveva tenuto nascosto il suo stato di salute, mi ero sentita ancora più sola.
Ero convinta che mai per nessuno motivo Fox mi avrebbe mentito. Mi ero sbagliata.
Mulder stava male, non era mai guarito da quel suo disturbo. Aveva preferito tenermi all'oscuro.
In cuor mio non sapevo se dolermi di ciò o se sentirmi offesa per quella sua decisione egoista.
Poi mi rividi stretta a lui, nel suo letto di motel a Bellefleur e compresi.
Era preoccupato per me!
Fox aveva voluto tacere per non caricare sulle mie spalle un altro fardello.
Immaginava che avrei fatto di tutto per trovare una cura, esattamente come aveva fatto lui anni prima.
Sapeva che avrei annullato me stessa per riuscirci e non voleva.....
Semplicemente era il suo modo di dirmi che mi amava.
Così però mi aveva privato della gioia di aiutarlo, di offrirgli un futuro.
Inizialmente ero furiosa con lui. Avrei voluto gridargli tutta la mia frustrazione. Ma lui non c'era....era stato rapito. Se fosse stato presente mi avrebbe guardato con quei suoi occhi enormi e dolci e senza proferire parola mi avrebbe mostrato il suo intimo tormento. Non avrei potuto odiarlo, non posso tuttora. Non potrò mai!
Riposi la targhetta nel cassetto.
La parentesi del rimpianto si era chiusa.
Dovevo gettarmi anima e corpo nel lavoro per ritrovare l'equilibrio temporaneamente perduto.
Accesi il mio fido pc ed andai a controllare la posta elettronica.
C'era solo una nuova mail. Non che avessi molti corrispondenti, anzi il contrario.
Il mittente era TERRIER. Un nick decisamente buffo e del tutto anonimo per me.
Per un attimo temetti fosse un subdolo virus, scaricato dal server dell'FBI. Mi tranquillizzai. Una volta aperta la mail effettivamente conteneva un breve testo:
<Cara agente Scully,
non è il momento per dimenticare. Fra poco il ricordo tornerà. Sarai pronta alle conseguenze?>
Che assurdità... il ricordo tornerà....
Ci risi su e cestinai il messaggio.
Sicuramente era una di quelle catene di Santantonio, dove sei costretto a spedire una filastrocca senza senso a tutti i corrispondenti per non rischiare che le porte degli inferi si spalanchino, inghiottendoti.
Chissà chi era stato quel giocherellone di un collega che l'aveva spedita.
Spensi il computer e mi misi a leggere il dossier Courtney.
Per me l'episodio della mail si era già concluso."


CAPITOLO SECONDO

"Mi precipitai a casa in un baleno quel tardo pomeriggio.
Dopo circa 15 minuti sarebbe arrivata Maggie Scully, mia madre. L'avevo invitata a cena senza sapere che Kersh avrebbe avuto la brillante idea di convocarmi alle 18,00 per un colloquio informale. Ed ora non avevo nemmeno una pizza surgelata da riscaldare!
Incredibile, c'erano delle uova in frigo. Una piacevole sorpresa!
Il campanello squillò.
-Ciao mamma!- l'abbracciai.
-Dana!- mi posò un bacio sulla guancia e si accomodò.
Si tolse il cappotto e lo appoggiò sul divano con disinvoltura.
Io sparii in cucina. Mi seguì.
-Che mi hai preparato di buono?- in realtà sorrideva. Credo avesse capito che una donna in carriera non aveva tempo per pranzetti luculliani. Non che la mia fosse una grande carriera!
Osservai che i suoi capelli le si erano allungati. Sembrava sempre così giovanile.
-Dana, mentre cucini, posso usare il tuo pc?-
Sussultai dalla sorpresa:
-Da quando sai usare il computer?-
-Ho frequentato un corso il mese scorso. Pensavo di avertene parlato. So mandare anche le mail, sai?-
-Però!- la canzonavo, ma le piaceva.
-Anzi, per la verità....ho anche chattato.-
-Mamma!- lo feci in tono di rimprovero.
Scoppiammo a ridere. Era tanto che non lo facevo con lei.
-E ho anche conosciuto un uomo.-
-Tramite chat?- ero scandalizzata. Mia madre era sempre mia madre dopotutto.
-Si chiama Charles. E' molto romantico.-
-Ma come fai ad esserne certa....voglio dire....- balbettavo. Per un attimo mi tornò in mente un vecchio caso a cui avevamo lavorato Mulder ed io e mi vennero i brividi lungo la schiena. Un certo Virgil Incanto usava internet per conoscere donne ben in carne e trasformarle nelle sue vittime sacrificali per garantirsi la sopravvivenza grazie ai loro grassi corporei. Raccapricciante!
Smisi di cucinare per squadrarla. Era buffa con quel suo volto angelico e furbetto assieme.
-Dana, non ti preoccupare. E' tutto virtuale!- ed uscì dalla stanza.
-Dana, non ti preoccupare. E' tutto virtuale!- le feci il verso sottovoce per non farmi sentire da lei. Poi sospirai. Noi donne avevamo voluto l'emancipazione? Questo era il risultato. I ruoli si rovesciavano.
-Allora uso il tuo pc!- mi gridò dal salotto.
-Ok!- feci di rimando.
Ormai la frittata era pronta quando Maggie mi chiamò. La raggiunsi.
Chissà quale pastrocchio aveva combinato:
-Dana... c'è una mail per te. C'è scritto urgente....Te la manda Terrier. Curioso nick.-
-Sai cos'è un nick?-
-Ma certo.... Il mio è Edelweiss, come il fiore.-
-O Santo Cielo!- esclamai alzando gli occhi al cielo.
Terrier....un'altra volta e poi sul mio indirizzo privato di posta elettronica! Lo conoscevano così poche persone.
Mi sedetti ed aprii la lettera:
<No, no, no... così non va. Ti conosco agente Scully. Hai cestinato la mia mail.
Hai forse paura della verità. Hai paura di credere?>
-Ma chi accidenti è?- ero alterata. Quelle mail dal significato oscuro mi stavano innervosendo.
Chi si stava divertendo alle mie spalle e perchè?
Mia madre mi guardò interdetta, come se non si decidesse a comunicarmi qualcosa o no! Lo fece:
-Dana... c'è odore di bruciato. Mi sa che per colpa del Terrier salteremo la cena!-

*******************************

Il caso Courtney si risolse in una bolla di sapone. Non c'era stata alcuna misteriosa sparizione. Il signor Courtney era ricomparso più vispo che mai con una amante e un certificato di divorzio.
Ora non avevo nulla su cui indagare. Era un periodo stranamente tranquillo. Mi preoccupai subito.
Infatti non mi ci volle molto per trovare una valida occupazione.
Mi arrivò un'altra mail dallo stesso mittente.
Il testo era per lo più in linea con i precedenti.
<Ti starai chiedendo chi sono... perchè ti scrivo... qual è il mio obiettivo.
Presto lo scoprirai agente Scully. Ed allora mi dovrai un favore, non scordarlo!>
Non ne potevo più!
Non sopportavo di essere all'oscuro, di non avere sotto mano dei validi indizi per risalire a chi mi stava prendendo in giro deliberatamente.
Un'illuminazione mi spinse a salire al sesto piano per cercare Funny Stlester. Era una maga del computer ed una simpaticissima neo-assunta dai capelli rossi e dalle efelidi sbarazzine.
Mi accolse con un cordiale sorriso.
Le spiegai il mio problema.
Volevo risalire al mittente. Chissà perchè pensavo, erroneamente, che le mail fossero partite da un pc dell'fbi.
Da quando lavoravo agli x-files non è che godessi di una grande popolarità. Forse un pò all'inizio ma quando cominciai ad appoggiare in toto tutte le scelte di Mulder, bè, lì mi giocai il sostegno di molti colleghi. Non che me ne importasse granchè!
-La mail è partita da un terminale situato tra la sesta e la quinta.- mi scrisse su un foglio l'indirizzo esatto.
Rimasi impressionata dal fatto che fosse riuscita ad ottenere quell'informazione.
La ringraziai e mi diressi nel luogo indicatomi.
Mi ritrovai di fronte ad un negozio della catena PC's Friends.
L'origine delle mail era uno store.
Entrai, mostrai il mio tesserino al proprietario del locale, il signor Douglas Pitipee, robusto nella sua camicia a scacchi verdi e con un paio di baffi pronunciati ed incolti.
Gli dissi che stavo indagando su un caso e che avevo bisogno della sua cooperazione.
In realtà non sapevo nemmeno cosa chiedere... chiunque avrebbe potuto far partire da lì delle mail. Perfino lui!
-Recentemente le è capitato di far provare i suoi computers ad un possibile cliente?-
-Mi capita spesso, come può vedere...- e mi fece avvicinare ad una postazione con un grande cartello sopra con su scritto: bancone di prova.-... qui la gente può entrare tranquillamente e lavorare su uno dei miei computer. Per me la qualità è la prima cosa e quindi perchè non permettere agli avventori di testare un mio assemblato?-
-Fantastico.- esclamai. Ora si che era impossibile la mia impresa.
-Comunque è anche vero che negli ultimi tre giorni è venuto spesso un ragazzo! Non so se può esserle d'aiuto. Era alto circa 1,80, portava lunghi capelli castani e la barba folta. Poi i suoi occhiali avevano una montatura massiccia.- sembrava tutto contento di avermi fornito quell'informazione. Mi spiacque dover smorzare il suo entusiasmo!
-In pratica se lo rivedesse senza occhiali, barba e capelli non lo potrebbe mai riconoscere.-
-Crede fosse un travestimento?- era deluso.
-Molto probabile....- la più delusa ero io: -Ha per caso un impianto a circuito chiuso?-
-Videocamere? -
-Sì.-
-Uhm... l'impianto si è guastato la settimana scorsa ed il tecnico non è ancora venuto a ripararlo.- ora era mortificato.
"Perfetto!" questa volta tenni il commento per me. Il signor Pitipee era stato anche troppo disponibile.
Lo salutai cordialmente ed uscii dal negozio.
Chiunque mi stava bersagliando di mail sapeva esattamente ciò che faceva e soprattutto stava facendo di tutto per rimanere anonimo."

CAPITOLO TERZO

"Ero appena risalita in auto quando mi squillò il cellulare.
-Agente Scully?-
-Vicedirettore Skinner.-
-Ho bisogno di parlarle. E' importante.-
-Arrivo subito in ufficio.-
-No, è meglio scegliere un luogo neutrale. La invito a cena. La passo a prendere alle 8,00 questa sera.- dalla sua voce traspariva di una certa ansietà.
-Va bene, Signore!-
Skinner riattaccò.
Arrivò puntuale e mi portò in un piccolo bistrot non troppo distante da casa mia! Era vestito sportivo con un maglione grigio a collo alto. Non lo avevo mai visto in versione casual e trovai che gli donava. Lo faceva sembrare più giovane e sicuro di sè.
Negli ultimi mesi lo avevo scoperto un incredibile alleato. Aveva mantenuto il segreto sulla mia gravidanza e mi aveva coperto anche con Doggett ogniqualvolta avessi avuto bisogno di assentarmi senza dover dare spiegazioni.
Era un uomo di valore e in quei lunghi anni passatigli accanto avevo imparato a rispettarlo e a fidarmi nonostante tutto. Non che non avessi mai dubitato del suo operato. Però poi riuscivamo, Mulder ed io, a trovare una giustificazione al suo ambiguo atteggiamento, perchè quando era il momento lui c'era sempre per noi, in via ufficiosa. Era un prezioso alleato di cui non avrei potuto più fare a meno. A volte mi sembrava di essere circondata solo da serpi!
Ci sedemmo in un separè appartato.
Skinner si tolse gli occhiali e si massaggiò la fronte. Sembrava pensieroso:
-Scully, negli ultimi giorni ho ricevuto delle strane mail.- non mi lasciò neanche il tempo di riprendere fiato che tirò fuori dalla tasca del giubbotto alcuni fogli A4.
Me li porse:
-Ecco, guardi lei stessa.- trovavo ridicolo che ancora non ci dessimo del tu. Era per una forma di reciproco rispetto.
Cominciai a leggere con una certa apprensione.
Il tono di quelle lettere era identico a quello nelle mie. Ed erano firmate sempre dal misterioso Terrier.
Alzai lo sguardo per incrociare quello di Skinner:
-Signore, anche io ho ricevuto mail come questa firmate da Terrier.-
Skinner distolse il suo per guardare gli avventori nel locale dalla luce soffusa. Non sapeva che dire.
-Proprio oggi sono stata in un negozio da cui so per certo che sono partite almeno le mail a me indirizzate. Non sospettavo che qualcun'altro ricevesse la stessa posta.-
-Scully, perchè noi due?-
-Potrebbe aver a che fare con un vecchio caso su cui abbiamo indagato entrambi.... oppure....-
-Questa storia mi preoccupa e non poco. Odio non sapere.-
-Anche io, è che purtroppo il nostro uomo, solo di questo sono certa, probabilmente ha usato un travestimento per poter accedere al pc del negozio, un pc da esposizione per giunta.-
-Benissimo.- si rimise gli occhiali come per mettere meglio a fuoco la situazione.
-Questo Terrier parla di ricordi, di favori.... Vuole qualcosa da noi... ma vuole darci anche qualcosa....-
-Cosa?-
-Sono sicuro che non si fermerà adesso, non finchè non avrà scoperto le sue carte. Per ora si sta solo divertendo. Sarà questione di tempo.-
-Già.-
La cameriera ci raggiunse e prese la nostra ordinazione: due bistecche ai ferri ed un contorno di patate, il tutto spruzzato da un buon vino rosso.
Quando si allontanò, Skinner riprese a parlare:
-Come sta lei agente Scully?-
Sapevo a cosa alludeva:
-Bene, grazie. Continuo le mie visite periodiche e per ora la gravidanza procede nel migliore dei modi.-
-E per il resto?-
Sapevo anche ora a cosa alludeva:
-Mi manca.-
-Deve farsi forza...io non dispero di ritrovarlo un giorno.- anche per lui era una ferita aperta. Si sentiva responsabile del rapimento di Mulder e non desiderava altro che ritrovarlo per sedare la sua coscienza.
-E' che a volte è così difficile sperare.... I giorni passano e noi non sappiamo nulla, non abbiamo indizi da seguire.... sembra ormai impossibile!-
-Non voglio accettarlo.-
-E se fossimo costretti?-
Non rispose. Era troppo doloroso.
Se solo avesse capito quanto realmente mi mancava Mulder. Non c'era un istante di questa mia miserevole vita in cui non desiderassi rivederlo accanto a me, anche solo per sentire una delle sue assurde e meravigliose teorie.
Affogai la mia tristezza in un bicchiere di quel liquido prugna.
Skinner seguì il mio esempio tristemente.
Sembrava che ormai nelle nostre esistenze non ci fosse più posto per un momento di serenità e di allegria.

*********************************

Quando aprii gli occhi, mi accorsi che era ancora notte. Una penombra sinistra filtrava dalle tende accostate.
Sentivo freddo, così tirai più su le coperte fino al mento.
Chissà perchè un senso di angoscia mi colse impreparata. Stavo tremando.
Ebbi l'assoluta certezza di non essere sola nella mia camera da letto.
Mi sollevai ed accesi immediatamente la luce, che si diffuse rassicurante nell'ambiente.
Non c'era nessuno.
Mi ero fatta prendere dal panico. Probabilmente era uno dei miei soliti attacchi ormonali. Ora che ero incinta non era più facile per me controllare le mie emozioni.
Spensi la luce e mi raggomitolai al caldo.
Eppure la sensazione della presenza di un estraneo non mi abbandonava, anzi, si rendeva sempre più opprimente.
Poi avvenne. Una mano ardita si impose sulle mie labbra, dove morì il mio grido di sorpresa.
Sbarrai gli occhi terrorizzata.
Cercai di divincolarmi. Sembravo impedita.
Sentii la sua voce pronunciare il mio nome:
-Scully!-
"Mulderrrrrr!" riuscii solo a pensarlo perchè fu a quel punto del sogno che mi svegliai.
Goccioline di sudore colavano dalla mia fronte.
Era sembrato tutto talmente reale....
Era Mulder....Però avevo paura di lui? Perchè?
Mi trascinai fuori dal letto come ogni mattina. Dopo aver bevuto la mia tazza di caffè, mi vestii. Salii in macchina diretta verso il quartier generale dell'FBI.
Sembravo un automa dai lineamenti tirati.
Il sogno di quella notte mi frullava ancora in testa. Volevo scacciarlo. Mi ripromisi di annullarmi nelle scartoffie ammonticchiate sulla mia scrivania.
Una volta giunta, accesi il mio pc. Un altro gesto automatico.
Poi mi sovvenne quell'idea: e se ci fosse stata un'altra mail?
Scaricai la mia posta...Eccola lì, maledetta....
Mittente: Terrier.
Il testo diceva pressapoco così:
<Agente Scully, ti sei confessata con il buon vecchio Skinner? Immagino di avervi incuriosito oltre ogni limite. E' ora di svelare l'arcano. Il tempo dei giochi è finito. Ti ricordi delle Skyland Mountain? Come potresti dimenticare....E' tutto cominciato lì e lì si concluderà. Stanotte vi consiglio di fare una gita in montagna. L'aria è salubre. Vi farà bene allo spirito.
Quando sarà il momento mi ringrazierete.... Firmato FOX-TERRIER>
Fox-terrier....Fox......
Non poteva essere una coincidenza!
Un brivido mi scosse da capo a piedi.
Le Skyland Mountain che c'entravano?
E soprattutto quel nick....Fox-terrier...Il fox-terrier è un cane da caccia, specializzato nella caccia alla volpe....Fox.....Mulder......
Che razza di scherzo era quello?
E poi non c'era dubbio che fossi stata seguita e che quindi Terrier fosse a conoscenza del mio incontro con Skinner.
<....stanotte vi consiglio di fare una gita in montagna....>
Cosa ci avrebbe aspettato alle Skyland Mountain?
Perchè avevo l'impressione che in qualche modo Mulder fosse coinvolto in questa assurda sciarada?
Telefonai subito a Skinner.
L'avevo semplicemente anticipato. Anche lui aveva appena ricevuto la stessa mail.
Ormai eravamo coinvolti e Fox-terrier intuiva che quella stessa notte entrambi saremmo andati sulle Skyland Mountain nel tentativo di svelare la macchinazione che ci coinvolgeva nostro malgrado. Come brave marionette gli stavamo dando la giusta soddisfazione, seguendo tutte le mollichine di pane che aveva lasciato sul suo percorso.

CAPITOLO QUARTO

Man mano che la notte scendeva con le sue solitudini ed i suoi silenzi, io ero sempre più taciturna.
Walter Skinner sedeva al posto di guida. Il suo sguardo era fisso davanti a lui, ad incontrare la strada lineare e sgombra.
Io invece perdevo il mio al di là del mio finestrino. Non volevo notasse la mia insicurezza.
Stavo tornando in un luogo che per me aveva significato dolore e sofferenza.
Ancora potevo respirare la mia paura quando Duanne Barry mi scaraventò fuori dal portabagagli, mi prese di peso e mi trascinò fino al luogo del rendez vous. Da quel momento solo nebulose sensazioni. Non più un nitida immagine, nè un ricordo tangibile.
Mi risvegliai in un letto di ospedale esausta.
Mi dissero che il peggio era passato e che ero sulla via della guarigione. Melissa e mamma ammisero però che ero stata sul punto di morire. Ed io non sapevo nemmeno perchè ci ero arrivata.
Il cartello che annunciava la nostra meta era passato già da parecchi chilometri.
Skinner parcheggiò. Spense il motore.
Scendemmo.
Ci guardammo intorno in cerca di un qualcosa che non sapevamo neppure cosa fosse. Era una situazione ridicola. Eppure entrambi eravamo lì per lo stesso motivo, solo che non volevamo ammetterlo con noi stessi.
Camminammo per alcuni metri con le nostre torce in mano, ad illuminarci il sentiero.
Poi sentii un bisbiglio, come se qualcuno mi sussurrasse all'orecchio il mio nome....
Ma Skinner non aveva udito nulla!
Mi stavo suggestionando.... dovevo calmarmi, ma non era semplice.
Eccolo di nuovo!
Ed alla fine scorsi qualcosa.
Ci avvicinammo circospetti.
Mi chinai, ma già il mio cuore non si teneva più...sembrava volesse esplodere.....
Scostai quello che mi sembrava un ammasso di stracci e vidi il volto di un uomo nascosto dai propri capelli fradici... Sì...era un uomo!
E dietro quei capelli i lineamenti familiari di un volto a me tanto caro.
-Mio Dio!- pensai di averlo solo sospirato, invece lo avevo gridato a squarciagola.
-Agente Scully! Che cosa c'è?- chiese Skinner preoccupato.
-E' Mulder!- esclamai disperata, cercando con la mano la giugulare sul suo collo.
Non riuscivo a sentire il suo battito. Poi lo percepii debole ma regolare.
Sospirai. Per un istante avevo temuto il peggio! Sarebbe stato crudele ed ingiusto!
Fu solo in quel momento che realizzai quello che era appena successo.
Mulder era tornato.... ci era stato restituito vivo. Forse non in buone condizioni di salute, ma vivo.....
Senza pensare a nulla, lo strinsi a me come se fosse un bambino in cerca di conforto e lo cullai al suono di una musica inesistente. Stavo perdendo il controllo delle mie emozioni. Dimentica della presenza accanto a me, sentii la mano di Skinner sulla mia spalla. Mi voleva riportare al presente:
-E' meglio andare via da qui.-
-Sì.- pronunciai solo quella sillaba.
Intanto continuavo ad accarezzare il capo di Mulder quasi per placare il turbinio che avevo dentro.
Ero una donna di scienza e di raziocinio ed in quel momento non ero in grado neppure di formulare un pensiero con un minimo di senso.
Ero assolutamente, totalmente felice senza rendermi conto di non sapere neppure come stesse Fox. Probabilmente aveva bisogno di essere trasportato subito in ospedale.
Cercai di ricompormi e mi sollevai.
Aiutata da Skinner, che per la prima volta mi accorsi emozionato quanto me, prendemmo Mulder e lo trasportammo sulla vettura.
Skinner avviò il motore con urgenza.
Dietro io continuavo a stringere Mulder tra le mie braccia come se, non facendolo, mi potesse essere sottratto un altra volta.
Sembrava addormentato.
Il suo viso era pallido, solcato dai segni di una immensa stanchezza. Due occhiaie profonde lo deturpavano. Doveva aver sofferto molto. Era così evidente.
Cosa gli avevano fatto, dannazione!
Io potevo intravedere l'esteriorità delle sue condizioni, ma nello spirito cosa poteva essere successo? Sarebbe stato il Mulder di sempre o una persona svuotata della sua personalità?
Skinner non parlava, se non per chiedermi del nostro amico.
Eravamo tesi come corde di violino.
I chilometri friggevano sotto le ruote. Gli alberi, i cartelli, le abitazioni ci sfrecciavano accanto e non ce ne accorgevamo.
Io avevo occhi solo per Mulder.
Era lì, con me.....
Sorrisi di quel sorriso che non avevo più provato da mesi.

*******************************

Skinner ed io eravamo in sala d'attesa.
Stavamo aspettando il dottor Parker.
Da che sapevamo finora Mulder non aveva ripreso conoscenza. Non era un buon segno...
Non so chi dei due si stesse tormentando di più le mani....
Era snervante!
Cercavamo di razionalizzare una grande verità: comunque sarebbe andata, dopo mesi Mulder era stato ritrovato. Era assicurato alle cure di un valido staff. Tutto si sarebbe aggiustato.
In realtà entrambi non avevamo il coraggio di pensare alle conseguenze del ritorno di Fox. Soprattutto le conseguenze al bureau.... ma non era il momento di preoccuparci in tal senso. Ci sarebbe stato tutto il tempo dopo.
Ora anelavamo esclusivamente ad una buona notizia!
Skinner si alzò:
-Vado a prendermi un caffè, ne vuole uno Scully?-
Mi accorsi che fuori era l'alba. Forse un caffè era una buona idea, ma non volevo muovermi da lì nel caso...
Lui capì.
-Glielo prendo io. Torno subito.- e si allontanò.
Ero furente. Volevo stare accanto a Mulder durante le visite, ma il dottore era stato irremovibile. Aveva letto tutta la mia agitazione sul mio volto e preferiva che aspettassi in sala d'aspetto.
Erano passate già tre ore.
Non potevo più aspettare. Mi avventurai nel lungo corridoio fatto di porte quando all'improvviso come una visione mi ritrovai innanzi proprio il dottor Feodor Parker.
Era ingabbiato nel suo camice stirato e pulito.
-Dottore, come sta?- feci un lungo respiro prima di sentire la sua risposta. Le gambe mi sembravano di gelatina. Non ero più io.
Mi fece cenno di seguirlo nel suo studio.
Era tutto lindo ed ordinato.
Ci sedemmo. Non potevo più aspettare:
-Signora Scully, il paziente ha riportato parecchi traumi fisici, dai quali però sembra già guarito. Deve essere stato curato. Il suo corpo presenta parecchie cicatrici di varia grandezza, risultato di alcuni interventi chirurgici. La più grande l'abbiamo riscontrata a livello dell'addome. Ma la cosa che più ci ha sorpreso è questo.- si alzò per avvicinarsi ad un pannello luminoso alla parete e deporvi diligente tre lastre.
Avevo già capito cosa voleva farmi vedere....
-Abbiamo riscontrato alla base della nuca, nel palato e per l'appunto nell'addome dei piccoli oggetti metallici. Non riusciamo a comprendere cosa siano...forse frammenti di proiettili.-
-Non li avete rimossi, vero?- chiesi terrorizzata.
-No, non ancora, perchè?-
-Si fidi di me... in passato mi è successo qualcosa di simile.... un volta rimosso uno di quegli aggeggi mi si è sviluppato un cancro. Per puro miracolo non sono morta....- altro che miracolo. Mulder mi aveva salvata!
Evitai di entrare nei dettagli, tanto il buon dottore non mi avrebbe creduta.
-Perchè non si sveglia?-
-Questa è semplice da spiegare. E' stato drogato. Abbiamo trovato nel suo sangue tracce di un potente narcotico.-
-Le analisi del sangue hanno rivelato altre... anomalie?- ripensai alla mia storia e alle tracce di un dna inattivo nel mio sangue.
-No.... tutto sembra normale.-
-Virus, malattie.... agenti patogeni?-
-Niente.-
-Ho capito... Quando posso vederlo?-
-Anche subito. Quando si sveglierà sarà felice di rivedere un volto amico. Non so cosa gli sia accaduto durante il periodo della sua prigionia, ma deve aver sofferto parecchio.-
Era proprio questo che non volevo sentirmi dire....
Mi portò sulla soglia della camera di Mulder, poi si dileguò.
Lentamente spinsi la porta ed entrai.
Lo intravidi adagiato sul letto, gentilmente coperto da un lenzuolo.
Mi avvicinai.
C'era una sedia accanto a lui. Sembrava quasi aspettarmi.
Mi sistemai, gli presi impaziente la mano destra e la strinsi. E cominciai a piangere...
Fino a quell'istante mi ero trattenuta ed ora le lacrime non si fermavano più.....
Piansi in silenzio per interminabili minuti fino a che i miei occhi non si accorsero di non avere più liquidi da rigettare.
Mi ritrovai così a fissarlo e a ripensare a tutti i momenti che avevamo condiviso insieme. Erano la mia vita, o meglio lo erano stati fino ad ora. Ma Mulder era di nuovo con me... avremmo costruito altri ricordi per il futuro. Ci avremmo provato."

CAPITOLO QUINTO

"Quando sollevai le palpebre, mi accorsi che avevo chinato il capo, appoggiandolo stancamente sul letto. Continuavo a trattenere la mano di Mulder.
Nel raddrizzarmi un dolore sordo mi trafisse la schiena. Ero a pezzi.
E poi quel meraviglioso, lunghissimo secondo...
Mulder mi stava scrutando dritto negli occhi. Era sveglio!
Temetti che non mi riconoscesse, esattamente come 4 anni prima, quando per colpa degli esperimenti compiuti su di lui da Michael Fajo, Mulder aveva perso la memoria.
No, era cosciente che fossi io, ma leggevo rassegnazione, non gioia, sul suo viso.
-Mulder...- avevo desiderato, agognato, sognato mille volte di ritrovarlo. Nella mia testa sapevo cosa gli avrei detto ed ora ero afona.
L'idea di parlare mi procurava un'emozione troppo forte. Sembrava che il silenzio fosse l'unica soluzione, ma non era corretto:
-Come ti senti?- che sciocca banalità.... mi era andato in pappa il cervello?
Ricambiava la mia stretta con tenacia. Il calore della sua mano era rassicurante. Lui riusciva a percepire il mio?
I miei occhi ripresero a bagnarsi inspiegabilmente.
Mi tornò alla mente una scena simile a quella. Anche allora Mulder era sdraiato su un letto d'ospedale. Gli sedevo accanto ed ero commossa. Aveva rischiato di morire e solo per pura fortuna, o per uno strano gioco del destino, ero giunta in tempo per impedire ad ignari dottori di ucciderlo. Pensavano stesse soccombendo all'ipotermia. Invece l'ipotermia era l'unica cura al gas tossico, contenente un retrovirus alieno, che aveva respirato sul sottomarino incagliato nell'Artico.
Dopo questo breve viaggio pindarico, mi riconcentrai sul presente....
-Puoi parlare?-
-Sì.- la sua voce era limpida, calma, ma non forte e decisa come in passato, sembrava spenta.
-Mulder.... non so cosa dire.- cercai di sorridere. Non contraccambiò. Mi fissava come se fossi un fantasma o peggio... un miraggio.
-Cos'hai? Perchè mi guardi così?- un groppo alla gola mi soffocava.
-Come vorrei che fossi qui...-
-Io sono qui!- gli strinsi ancora di più la mano, quasi a stritolarla.
Contemporaneamente gli sfioravo la fronte, come per distendere rughe che non c'erano.
-So che non sei tu.... è già successo.-
-Cosa è già successo?- ero agitatissima. Stava farneticando?
-Ero tornato... ero già tornato!-
-Mulder, chiamo il dottor Parker.- mi stavo alzando, ma lui non lasciava la presa.
-Perchè tu eri lì e poi sei scomparsa? Scully, perchè mi hai lasciato solo?- mi stava implorando. Era uno spettacolo pietoso.
Stavo per crollare.
Mi riavvicinai e gli presi il volto tra i palmi:
-Dannazione Mulder, sei salvo. Sei tornato sul serio ed io sono qui. Non ti lascio andare, hai capito? Non permetterò più a nessuno di portarti via!- non so dove avessi trovato l'energia.
Era titubante. Stava cercando di dare un significato a quello che lo circondava.
Fece ruotare la testa da destra a sinistra, analizzando la stanza e me:
-Non è un'allucinazione?- mi chiese dubbioso.
-E' la realtà. Mulder sei con me! Come posso provartelo?-
-Io... non posso... come potrei... dopo....-
-Ma che ti hanno fatto!?- non riuscii a non abbracciarlo. Pur essendo un tipo flemmatico, non incline a gesti plateali, non mi volli trattenere. Dovevo respirare di nuovo il suo profumo, toccare la sua pelle. Era necessario!
Fu allora che mi parlò come se fosse stata la prima volta:
-Scully...sei davvero tu? Non è un sogno!- le sue braccia si richiusero su di me con crescente sentimento. Divenimmo una cosa sola. Mi aveva accettata. Aveva accettato il suo nuovo stato.
La consapevolezza di essere al sicuro gli fece tornare il sorriso sulle labbra. Si sforzava di ridere e per un attimo rividi la sua inconfondibile espressione.
-Mi sei mancato Fox!-
-Fox? Ti prego!- era lui... era lui... Signore grazie!
-Era da tanto che volevo chiamarti Fox!- stavamo scherzando. Era eccitante.
-Lo so... ma Fox è orribile. Abbi pietà di un malato!-
-Sono un medico. Ho sempre rispetto per i malati.-
-Per questo mi stai schiacciando con il tuo peso?-
-No, perchè ti amo!- glielo avevo detto. Non potevo crederci.... Mi era sfuggito con una tale semplicità da sorprendere perfino me stessa.
Nonostante fra noi ci fosse un legame indissolubile, speciale, non avevo mai avuto il coraggio di confessargli quello che il mio cuore gridava da anni.
Ridivenne serio. Era chiaramente emozionato.
Mi accarezzò la guancia, poi lentamente attirò il mio viso al suo e mi diede un piccolo, tenero bacio sulle labbra.
Sentii aprirsi la porta alle mie spalle. Mi sollevai precipitosa. Mi sembrava di impersonare il ruolo del ladro scoperto in fragrante. Strana sensazione!
Era Skinner:
-Bentornato, agente Mulder!- esclamò sollevato.
-Grazie, Signore....-
-Si sente bene?-
-Per la verità sono confuso...forse è normale. E' che....-
-Non si sforzi, ci sarà tutto il tempo.... Ora deve riposare e riguardarsi.-
-Ma ho così tante domande da fare...-
-Non sei l'unico!- gli feci eco.
Mi accorsi che Skinner era un po' a disagio.
Entrò felino il dottor Parker:
-Buon giorno! Vi spiace uscire un attimo? Vorrei visitare il paziente.- non ammetteva repliche.
Mulder abbozzò una smorfia:
-Siamo qua fuori.- gli dissi per rassicurarlo. Comprese e lo vidi più rilassato.
Rispettosi Skinner ed io ce ne andammo.
-Agente Scully, come lo ha trovato?-
-Credo che gli abbiano in qualche modo condizionato la mente. Accennava a delle allucinazioni, ad un precedente ritorno… non so. Aspetto che sia lui a confidarsi.-
-Il dottor Parker mi ha riferito dei risultati delle analisi.-
-Quindi sa dei congegni.-
-Sì.- ammise.
Il silenzio cadde tra noi come una pietra, perchè intuivamo le implicazioni future. Era solo l'inizio.
Ma era necessario affrontare un altro argomento:
-Signore, Mulder non riprendeva conoscenza ieri notte perchè era stato drogato. Hanno usato un potente narcotico...un narcotico molto terrestre.- ero ironica.
-Da qualche parte là fuori c'è un uomo che sa tutto di Mulder...-
-... e che probabilmente è coinvolto nel suo rapimento.- conclusi categorica."


CAPITOLO SESTO


J. Edgar Hoover Building
Oggi
ore 11,47

L'agente Dana Kathrine Scully finì di raccontare la sua versione dei fatti.
Quelle persone l'avevano ascoltata mute ed arcigne. A loro si era aggiunto il vicedirettore Kersh, stranamente in ritardo.
Dana si sentiva tranquilla, in pace con se stessa. Non aveva nulla di cui vergognarsi.
-Può andare.- le ordinò la donna occhialuta.
Scully si diresse fiera verso la porta.
Percepiva ancora quegli sguardi fissi su di lei. Se ne liberò solo quando fu oltre la soglia.
Fuori ad aspettarla c'era Walter Skinner:
-Fra poco toccherà a lei.-
-Già.- era spazientito quanto lei.
-Mulder dove si trova?-
-E' da Nancy Chambers.-
Nancy Chambers era la psicologa del dipartimento.
Il ritorno in servizio di Mulder era stato subordinato a delle regolari sedute presso di lei. I suoi rapporti venivano poi passati alla stessa commissione che Scully aveva appena lasciato nell'altra stanza.
Dopotutto Mulder continuava ad essere l'oggetto di un esperimento, continuava ad essere analizzato e questo a Dana proprio non andava giù. Odiava chi glielo stava facendo.
Si congedò da Skinner, che in breve fu fagocitato nell'aula delle udienze, e si diresse al 3° piano. Conosceva con esattezza l'ubicazione dello studio. Quando se n'era servita lei, il dottore era un altro però.
Si sedette ad aspettare pazientemente.
Dopo mesi di attesa, quello sembrava veramente un piccolo prezzo per la sua felicità.

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L'agente Fox William Mulder, in un sobrio completo scuro con una cravatta dai colori accesi a pois, aveva le gambe accavallate e le muoveva incessantemente.
Quando la dottoressa Chambers riagganciò la cornetta del telefono e si sistemò davanti a lui, regalandogli tutta la sua attenzione, Mulder si agitò ancora di più.
Ormai quella era la quarta seduta che faceva ed ogni volta sembrava sempre peggio.
Man mano che scavava negli episodi del suo recente passato, Mulder si sentiva sempre più frustrato e soprattutto mortificato, destabilizzato.
La contentezza di essere finalmente tornato alla sua vita era stata sostituita dal terrore di non poter più avere il controllo di sè, di essere nuovamente rapito e sottoposto ad atroci interventi fisici e psichici, di cui, purtroppo, continuava ad avere vaghi ricordi. In effetti era anomalo per una vittima di abduction.
Pur ricordando alcune situazioni in cui si era ritrovato vittima disgustosamente impotente, non aveva le prove del dove fosse stato e di chi l'avesse rapito. Rivedeva quell'immenso disco sopra di sè, ma tutto finiva lì. Poi c'erano stati solo una luce intensa che lo illuminava, attrezzi dalla foggia infernale ed il ricordo di un ritorno mai verificatosi, indotto, nella sua mente provata, da chissà quali sistemi.
-Di che cosa vuole parlare oggi, agente Mulder?-
-Delle condizioni meteorologiche?- rispose provocatorio.
Strappò un quasi sorriso alla donna, che riprese subito il suo professionale intervento:
-Perchè non mi dice che cosa ha provato quando è tornato ad essere l'agente Mulder dell'FBI? Perchè non mi parla del suo reinserimento nella società?-
-Wow... questo si che è un argomento di conversazione!- cercava di prendere tempo. Non era facile per lui razionalizzare riflessioni così intime e private.
-Faccia con comodo, non c'è fretta.-
-E' bello sapere che non ho uno psicologo ad ore.- poi comprese che era inutile mettersi sulla difensiva. Forse lasciarsi andare l'avrebbe veramente aiutato a ritrovare se stesso.
Incominciò a far fluire le parole che, come un fiume senza argini, debordarono, allagando i suoi pensieri.

Dal racconto di Fox Mulder

"Rimasi in ospedale due giorni, poi mi dimisero dicendo che stavo bene. Non so cosa intendessero i dottori per stare bene. Secondo me avevano sopravvalutato tale definizione associata al mio caso.
Nonostante mi sforzassi di sembrare allegro, quasi a mio agio con gli altri, mi sentivo morire dentro.
Una qualsiasi cosa insignificante per me poteva diventare fonte di tensione. Un cigolio metallico, un tipo di suono, un'ombra sul muro mi producevano associazioni di idee che quasi mi stordivano. Mi riportavano laddove non volevo tornare. Era terribile!
Volevo sembrare calmo, volevo dare l'impressione di essere me stesso, ma mentivo... fingevo una tranquillità che non avevo. Mi sentivo diverso, come se dovessi ricostruirmi tassello per tassello. Temevo di non riuscirci.
Solo Scully si accorse del mio stato d'animo. Forse perchè anche lei aveva avuto la stessa mia esperienza o forse perchè mi conosceva talmente bene da intuire i miei processi sinaptici.
Ed era proprio con lei che io non volevo apparire debole. Non volevo la sua pietà, solo il conforto della sua presenza. Anche questo aveva capito e, pur senza lasciarmi mai solo, non invase i miei spazi e si mantenne in disparte, pronta a darmi tutto il tempo di cui necessitavo. Sapeva che sarei stato io a scegliere il frangente giusto.
Fu Scully ad accompagnarmi a casa.
Quando mi ritrovai nel soggiorno, ripensai istintivamente all'ultima volta che vi ero stato con lei prima della mia partenza per Bellefleur.
Bellefleur... un centro nevralgico della mia esistenza!
Fu lì che imparai quale incredibile agente mi avevano affiancato. Fu il nostro primo incarico insieme. Si istaurò subito un buon feeling tra noi pur essendo molto diversi. Ci compensavamo: io davo a lei quel tocco di geniale follia e lei dava a me il suo illuminato sapere. Eravamo perfetti... torneremo ad esserlo?
Durante la mia assenza erano cambiate parecchie cose. A tal proposito ero certo che Scully mi nascondesse una specie di segreto. Ma non avevo il diritto di chiedere e non lo feci.
Dana stava per lasciarmi, ma glielo impedii:
-Resta qui con me, ti prego!- era una piccola richiesta che fu felice di esaudire. Mi sorrise e si tolse la giacca del tailleur.
Era così bella; sembrava irradiarsi di una nuova luce!
Ci sedemmo sul divano come tante altre volte in passato. Sembravamo imbarazzati. Probabilmente era colpa mia. Avvertiva il mio smarrimento e non sapeva come comportarsi. E' sempre stata discreta.
-Vuoi una birra?- le chiesi.-Ops... forse non ce ne sono. E' un pò che non faccio la spesa!- "E' una battuta, Scully...scherza con me!"
-Se è per questo è un pezzo che non spolveri!-
"Grazie Dana! Ti amo." non lo dissi. Non ero pronto.
-Allora... come vanno gli x-files? Casi interessanti durante la mia misteriosa sparizione?-
-Uhm... saresti stato fiero di me!- mi stava prendendo bonariamente in giro.
-Addirittura!-
-Il campionario prevede un uomo vampiro, una città che venera una lumaca gigante, sogni assassini...-
-Non è giusto, mi sono perso tutto il divertimento. Avrei voluto vederti alle prese con questi x-files doc!-
-Ora che sei tornato, ce ne sarà anche per te.-
-Mi reintegreranno?-
-Certo! Lo faranno, non ho dubbi.-
-E' la loro grande occasione di farmi fuori.-
-Non sono stupidi.-
-Skinner mi ha comunicato che Kersh vuole vedermi domani nel suo ufficio.- sospirai.
-Così presto?-
-Ma perchè Kersh... proprio lui! Mi odia!-
-Come ti avrà detto Skinner, gli x-files sono passati sotto la sua supervisione. Una vera croce!- ridemmo.
Scully poi si fece seria:
-Mulder, devo dirti una cosa.-
-Sono tutt'orecchi.-
-Durante la tua assenza hanno assegnato un altro agente agli x-files. Stiamo collaborando.-
Fu una pugnalata per me. Finora avevo immaginato Scully sola nel nostro ufficio, quasi in attesa. Non mi ero soffermato a pensare che per lei la vita continuava... Ero stato uno stupido egoista a sperarlo:
-Ho capito.-
-E' un buon partner ed una bravissima persona. Ti piacerà.-
Si fidava di lui, lo rispettava, probabilmente erano diventati amici. Ero geloso, furioso. Riuscivo a nasconderlo? A proteggermi?
-Si chiama John Doggett. Domani te lo presenterò.-
-Ok.- aveva usurpato il mio lavoro. Gli x-files erano miei e di Scully. Solo nostri!
Mi accorsi che ormai parlavo a monosillabi e se ne accorse anche Dana. Mi guardava interrogativa:
-Ti spiace?-
"Cosa le dico? Cosa le rispondo?" preferii essere sincero:
-Mentirei se ti dicessi di no.-
-Non sentirti escluso. Tutto tornerà come prima...tu...io...-
-E Doggett! Un bel terzetto... Scully, e se mi mandassero in un'altra sezione?-
Scorsi l'incertezza nei suoi tratti: era un'eventualità che non aveva considerato. Lo stava facendo lì con me adesso. Eravamo consapevoli che poteva accadere.
-Mulder, non ci separeremo!-
-Non lo sopporterei... sarebbe una delusione troppo grande per me.-
-Lo so.- mi appoggiò cameratesca la mano sulla spalla:- Anche per me.-
Era in quei momenti che percepivo la solidità del nostro legame.
-Scully... non so quando, anche perchè non avevo cognizione del passare del tempo. ma ti ho percepito così vicina... Ho invocato il tuo nome... Sapevo che non eri distante ovunque fossimo... Ascoltavo i tuoi pensieri... mi stavi cercando...-
Dana abbassò il capo:
-Gibson Prise mi aveva confidato che eri vicino... lasciai Skinner con lui e venni a cercarti nel deserto.- sorrise timidamente:- Mi ci vedi in un deserto, di notte, sola, con la torcia in mano a urlare: Mulder, Mulder?-
Risi:
-Se ti avessero vista ti avrebbero presa per la spettrale Scully.-
-Mi hanno vista, per la precisione proprio Doggett e non credo di avergli fatto una grande impressione.-
"Per fortuna! " ...ancora Doggett.
Ero invidioso dei giorni che avevano condiviso. Dei casi su cui avevano indagato insieme.
Volevo incontrarlo, misurarmi con lui, analizzarlo, comprenderlo, capire perchè Scully credeva in lui, al di là di ogni sua diffidenza.
Mentre pensavo a tutto questo, Scully cominciò a raccontarmi del ritrovamento di Gibson, del falso Mulder che si era gettato nel vuoto da una rupe (sicuramente era un alien bounty hunter), delle indagini svolte nel tentativo di ritrovarmi, dei casi. Mi parlò di quanto Skinner le fosse stato d'aiuto.
Passammo ore a chiacchierare. Troppo mi ero perso, troppo dovevo riguadagnare.
Arrivò a narrarmi i fatti che li portarono alle Skyland Mountain:
-Mi spiace tu sia dovuta arrivare fin lì.- ero onesto. Doveva averla turbata molto tornare nel luogo in cui era incominciato il suo incubo personale.
-Non preoccuparti, avrei affittato uno shuttle e ti sarei venuto a cercare sulla luna se fosse stato necessario!-
Feci una smorfia di compiacimento:
-Accipicchia...-
-Tu lo faresti per me, no?-
-Fammici pensare...-
Lei rise e mi diede una leggera spinta.
La magia era tornata!"


CAPITOLO SETTIMO

"Mi sentivo osservato. Gli occhi di tutti erano impietosamente puntati su di me. Credo che fosse normale, anche se un pò morbosa, la curiosità che suscitavo.
Odiavo essere al centro dell'attenzione, soprattutto in questo frangente. Essendo a conoscenza del rapimento, si interrogavano su cosa mi fosse realmente successo.
La fama dello spettrale cresceva a dismisura. Che incredibile fortuna!
Scully avvertiva che ero sulle spine. Mi sfiorò il braccio complice.
Finalmente abbandonammo i corridoi per scendere nello scantinato.
Era lì che mi attendeva la prova più ardua. Che reazione avrei avuto dinanzi a John Doggett?
Presi un lungo respiro prima di varcare la soglia.
Scully mi precedette. Entrammo in quello che una volta era il mio ufficio.
Un uomo sedeva alla scrivania.
-Bentornato Doggett!- esclamò cordialmente Dana.
-Grazie, Scully.- poi si accorse di me e si alzò.
Ci guardammo uno in faccia all'altro, senza proferire parola. Aveva un viso spigoloso, quasi scolpito. I suoi occhi erano vigili. Mi stavano analizzando. Mi venne incontro, porgendomi la mano:
-Sono John Doggett. Piacere di fare la tua conoscenza.-
"FORMALE!"
Risposi al suo saluto con altrettanta cortesia.
-Ho sentito parlare di te da Dana.- preferii usare il suo nome proprio, volevo capisse che era mia proprietà.
-Spero bene.- fece Dogget con falsa modestia. Eravamo già in competizione. E per cosa?
Scully ci studiava entrambi con cipiglio. Credo non si divertisse affatto.
Probabilmente Doggett non era una persona abituata a sentirsi fuori posto, quindi prese le redini della conversazione, lasciandomi indietro:
-Scully, stavo cercando la pratica Courtney.-
-Lascia perdere. Era un buco nell'acqua. Il signor Courtney voleva solo divorziare e la sua messa in scena serviva a prendere tempo!-
-Bastava chiedere invece di scomodare l'fbi.-
-Effettivamente...- annuì Dana, sorridendo.
Stavano parlando di lavoro con molta naturalezza.
Perchè mi sembrava di essere una ciabatta consunta o un pc di terz'ultima generazione?
Per un pò continuarono, muovendosi come pesci in un acquario. Mai quell'ambiente mi era parso così piccolo! In tre eravamo una folla!
Gettai l'attenzione sul mio poster. Era ancora lì, in mostra. Volevo ancora credere?
Sbirciai la scrivania. La mia targhetta era sparita. Che delusione!
Fu allora che intercettai le pupille verdi di Scully. Aveva capito tutto, un'altra volta. Si diresse verso un cassetto. Lo aprì ed estrasse la mia targhetta, bella lustra. La depose accanto alla sua.
Non posso esprimere la gratitudine che provai in quell'istante.
Pur collaborando con Doggett, pur essendo andata avanti senza di me, non ero mai scomparso dal suo cuore, dalla sua mente. Mai nessun Doggett avrebbe potuto frapporsi tra lei e me, alterando la profondità del nostro rispetto, del nostro sentimento.
D'un tratto la rabbia e la gelosia che provavo svanirono. Non c'era alcun motivo per avercela con Doggett. Svolgeva il suo mestiere, era stato assegnato agli x-files... aveva il diritto di rovistare nei miei incartamenti. Ed aveva il dovere di appoggiare Scully, di essere la sua spalla, di proteggerla.
Lo riguardai attentamente e scoprii una sconcertante verità: aveva un'aria onesta.
Decisi che dovevo garantire una buona cooperazione, sempre che mi avessero lasciato agli x-files. L'avrei scoperto a breve.
Impugnai la mia ironia, deciso a rimpossessarmi del mio ruolo in quell'ufficio, un ruolo non sminuito dalla presenza di Doggett:
-Allora, John...- mi sedetti sul bordo della scrivania: -Ti piace lavorare agli x-files?-
-E'... stimolante, direi!-
-Scully mi ha accennato ad alcuni casi su cui avete indagato. Ne avete avute di gatte da pelare!-
John accennò un riso di approvazione:
-Bè, rispetto ai casi di cui mi occupavo prima, ho riscontrato una certa... originalità?-
-Uhm... vero...-
-Mulder!- Scully mi stava indicando l'orologio al polso.
-L'appuntamento con Kersh... che sbadato...- mi portai platealmente la mano alla testa. Feci l'occhiolino a Scully. Salutai Dogget e li lasciai soli.
Quando richiusi la porta alle spalle, mi arrestai un secondo. Dovevo riprendere fiato. Non era stato facile per me fare il superiore.
Ancora mi sentivo l'ingiusta vittima sacrificale del destino.
Ero stato privato di ogni cosa durante la mia prigionia. Era follia sperare che mi venisse restituita ora?

*******************************

Decisamente non era la mia giornata. Che consolazione sapere che non era ancora finita!
Ero seduto nella saletta antistante l'ufficio di Kersh.
Sudavo freddo mentre ogni mio singolo muscolo era indolenzito e teso. Mi sembrava di essere un bambino pronto per essere punito dal preside per una marachella. E non ero più bambino da un pezzo. Forse non lo ero mai stato.
Due agenti passarono nel corridoio per arrestarsi lì vicino, non visti. Con le loro voci grosse si scambiavano una serie di battute:
-E così è tornato.-
-Già... si è fatto un pò di vacanza.-
-Voglio proprio vedere come spiegherà la sua assenza ingiustificata.-
-Dovrà difendersi da quel duro di Kersh.-
-Se penso alla vedovella.-
-A chi ti riferisci?-
-A Dana Scully, a chi altro? Poveretta, sembrava in lutto. Ha perfino cominciato a sragionare come Mulder. Le sue teorie erano assurde quanto quelle di lui. Ti ricordi la storia dell'uomo pipistrello?-
-Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!-
Era troppo per me. Una cosa era prendere in giro lo spettrale, una cosa era deridere Scully. Lei non c'entrava.
Ero scattato in piedi pronto a raggiungere quelle due comari e suonargliele di santa ragione, ma fui intercettato dalla segretaria di Kersh e dovetti, a malincuore, rinunciare ai miei propositi di vendetta. Comunque quei due la prossima volta non mi sarebbero sfuggiti.
Entrai compito e lo trovai già lì a puntarmi con quei suoi occhi scuri ed impenetrabili. Lo trovavo una persona sgradevole che puzzava di falso ad un chilometro di distanza, figuriamoci a pochi centimetri.
-Agente Mulder, quale onore!-
Cominciavamo bene! Era già sul sarcastico andante.
Non era un segreto per nessuno che non ci sopportassimo a vicenda, perchè negare l'evidenza? Forse perchè dal mio autocontrollo dipendeva il resto della mia pseudo carriera?
-Signore.- dissi con deferenza.
-Si sieda, prego!- sembrava gentile, ma il tono con cui mi parlava lasciava trasparire ben altro.
Obbedii.

Eravamo l'uno di fronte all'altro.
-Allora agente Mulder, siamo arrivati al momento delle spiegazioni. Ho letto il suo referto medico. Mi spiace l'avere appreso delle sue  disavventure.-
-Se vuole chiamarle così.- 'stai zitto... stai zitto o sarà la fine' Mi morsi la lingua.
-Mi risulta che non ricordi gli eventi che la riguardano.-
Qualcosa ricordavo ma ritenni opportuno non rivelarlo a lui.
-E' vero, Signore.-
-Quindi lei è stato rapito, non si sa da chi e per quali scopi. Magicamente riappare senza memoria di quei fatti. Molto comodo.-
-Lei trova? Per me è solo frustrante.- niente, non riuscivo a tacere. In questo non ero proprio cambiato.
Vidi il volto di Kersh tirarsi. Se avesse potuto spararmi, credo l'avrebbe fatto lì, in quel momento.
-Si rende conto che sto cercando di venirle incontro?-
-Certo. L'ho capito subito.- lo stavo sfidando apertamente.
-Lei è fortunato agente Mulder- stava digrignando i denti?
Mi spostai sulla sedia. Sembrava scottarmi sotto il  sedere.
-...è fortunato perchè qualcuno la protegge.-
Dovette notare la sorpresa stampata sulla mia faccia. Non mi ero mai sentito un protetto.
-Che intende dire?-
Non mi rispose, continuò il suo discorso:
-La riassegno ufficialmente agli x-files con effetto immediato.-
Non potevo credere alle mie orecchie.
-Comunque dovrà sottoporsi a delle sedute presso la dottoressa Chambers.-
-Dovrò andare dallo psicologo del dipartimento?-
-Non sfidi la mia pazienza, Mulder! La dottoressa Chambers redigerà dei rapporti periodici sul suo stato di salute, che girerà ad un'apposita commissione costituitasi per indagare sul suo caso.-
Mi sentivo "importante".
-Può andare.-
"Tutto qua?"
Mentre stavo per congedarmi, mi richiamò:
-Mulder, io la controllerò da molto vicino. Non si illuda. Se e quando noterò che il suo operato ridicolizzerà il buon nome del mio ufficio, non esiterò a schiacciarla come una pulce!- era severo. Mi odiava e non fingeva il contrario.
Avevo ritrovato un vecchio nemico, più agguerrito che mai.
Ma soprattutto gli x-files erano di nuovo miei!

CAPITOLO OTTAVO

La settimana successiva fu alquanto strana. Dovetti adattarmi a quel nuovo rapporto a tre.
Non dovevo interagire solo con Scully, che mi conosceva alla perfezione; dovevo farmi capire anche da Doggett e ahimè parlavamo lingue diverse!
Il suo modus operandi era molto più diretto e concreto del mio. Non era un credente, anche se riconoscevo in lui una discreta apertura mentale. Era chiaro che non voleva essere il numero tre. Voleva partecipare attivamente nel prendere importanti decisioni. Come potevo dargli torto? Ragionavo esattamente come lui!
Per questo cominciai ad apprezzarlo e soprattutto compresi il motivo del perchè Scully si fidasse di lui. Era veramente una persona limpida.
Ci stavamo ancora studiando. Non eravamo arrivati all'ultima pagina del libro. Forse non l'avremmo mai finito... L'inizio però poteva dirsi promettente.
Era l'atteggiamento di Scully che non riuscivo a decifrare.
Dopo i primi giorni in cui mi era stata vicina oltre ogni modo, si era allontanata.
Evitava di trovarsi sola con me, come se si vergognasse o peggio. Come se non avesse il coraggio di confessare qualcosa...
Un giorno la trovai a confabulare con Skinner. Si accorsero di me, intercettando la mia malcelata curiosità. Cosa mi nascondevano quei due?
Un'idea orribile si fece largo nella mia fantasia. Forse parecchie cose erano cambiate. Forse Scully aveva una relazione con Walter Skinner e non aveva il coraggio di rivelarlo. Poteva il mondo crollarmi addosso un'altra volta?
Ieri entrai in ufficio. Era assorta davanti al pc. Il monitor era spento. Chissà dove si trovava con l'immaginazione.
-Scully, qualcosa non va?-
Lei sollevò le sue ciglia feline e non rispose. Scosse semplicemente la testa ed accese il computer.
Il mio tentativo era fallito ancora prima di cominicare.
Feci finta di armeggiare con un faldone quando la sentii apostrofare:
-Fox-terrier...-
Mi misi alle sue spalle e lessi la mail che aveva appena ricevuto. Questa volta era indirizzata ad entrambi.


<Cari Mulder e Scully,
felici di esservi riuniti? E poi non ditemi che non ho un cuore nobile! E' grazie a me che tu, Fox, sei tornato dagli inferi. Non scordarlo, perchè presto dovrò chiederti un piacere e tu DOVRAI esaudirlo.
E tu, Scully, stai bene?
Fox-terrier>


Le dita di Dana tamburellavano nervose sul tavolo.
Che significava: tu Scully stai bene?
Si era forse riammalata di cancro? Era questo che mi nascondeva?
-Che vuol dire, Scully?-
-Chiunque sia questo fox-terrier ci conosce. E sapeva dove eri nascosto...-
-Io intendevo che c'entra la tua salute!-
Evitò di guardarmi:
-Significa che sta farneticando. Vuole metterci paura, vuole farci camminare sui carboni ardenti.-
-Tu mi stai deliberatamente nascondendo qualcosa!-
Doggett arrivò in quel momento, interrompendo la nostra conversazione. Si accorse subito dell'elettricità che impregnava l'aria.
Borbottò un:
-Devo tornare più tardi?-
-No, Doggett.- fece Scully perentoria:  -Piuttosto guarda qui, abbiamo ricevuto un'altra mail dal nostro ammiratore segreto.- era evidente che Doggett era stato messo al corrente di ogni cosa.
John mi passò oltre, per sedersi alla scrivania.
Io cercai torvo lo sguardo di Scully.
Ero offeso, arrabbiato con lei.
Dovevo forse essere protetto dalla verità, io che l'avevo cercata ad ogni costo per tutta la vita?

*************************

J. Edgar Hoover Building
Oggi

-E come si sente ora?- chiese con pacata armonia la dottoressa Chambers.
-Domande semplici non ne fa mai?-
-Credo  che da noi psicologi ci si aspetti sempre il peggio. Cerchiamo solo di accontentarvi e mantenere inalterata la nostra fama.-
Fox sorrise compiaciuto. Se non altro era una donna di spirito.
Ci penso un pò su:
-Ora? Mi sento smarrito.-
-Perchè?-
-Mi mancano gli elementi che mi permettano una piena comprensione della realtà che mi circonda. Non ho ancora riacquistato la forza e la grinta per tenere duro. So perfettamente che non è ancora finita.-
-Finita?-
-Non mi illudo che il mio ritorno sia la fine di un brutto periodo della mia vita. Di interrogativi aperti ce ne sono fin troppi. Porto addosso i segni di torture e soprusi.- la sua voce si arenò; era difficile doverlo ammettere :- Ho dei congegni di localizzazione nel mio corpo. Sanno dove trovarmi in qualunque momento. Chi vieta loro di rapirmi un'altra volta?-
-Loro? A chi si riferisce?-
Non poteva parlare di alieni con lei. Lo  avrebbe scritto nel suo "rapportino".
-Parlavo in generale... loro nel senso di coloro che mi hanno rapito.- la guardò di sottecchi.
La donna intui il suo bluff, ma non insistette:
-Per oggi la seduta è conclusa.-
Mulder, sollevato da quel lieto annnuncio, si accommiatò.


CAPITOLO NONO

John Doggett non sopportava il dover fare la spesa. Era fastidioso dopo una lunga giornata lavorativa doversi incolonnare e fare la fila fino alla cassa. All'ora di punta! In fondo doveva pure sopravvivere.
Con meticolosa cura ricontrollò gli alimenti acquistati: filetto, patate surgelate, carote, vino, acqua.... Oh no, si era scordato i pomodori... ma chi aveva il coraggio di allontanarsi per ricominciare poi la fila daccapo? Non certo lui!
"Pazienza, niente pomodori!"
Dopo circa dieci minuti spingeva il carrello verso l'auto posteggiata poco distante. Aprì il portabagagli e mentre trasferiva le buste, una voce femminile lo chiamò:
-Agente Doggett!-
Istintivamente  sollevò le sopracciglia con curiosità. Chi mai poteva cercarlo a quell'ora nel parcheggio di un supermercato?
Notò una bionda mozzafiato, avvolta da un lungo cappotto nero con i bordi in pelliccia di volpe dello stesso colore. Il suo trucco era elegante e sofisticato. Lo sguardo di ghiaccio. Chissà perchè quel volto gli sembrava familiare:
-Prego?- domandò con tutti i sensi all'erta.
-Noi non ci conosciamo, ma forse avrà sentito parlare di me.- la sua voce era una melodia. Gli ricordava l'insidioso canto delle sirene della letteratura.
-Può essere...-
-Il mio nome è Marita Covarrubias.-
Doggett fece una smorfia compiaciuta:
-Quale onore!-
Marita ci rimase male. Sembrava voler provocare un effetto maggiore sul suo interlocutore:
-Doggett, le porto un messaggio di Alex Krycek.-
"Ora si che la cosa si fa interessante". Mentalmente ricordò i fatti di cui era a conoscenza relativi a quei due misteriosi figuri:
-Perchè a me e non a  Mulder e Scully?-
-Perchè lei è imparziale e può convincerli delle nostre  buone intenzioni.-
-Crede?-
-Noi vogliamo aiutarvi.-
-A fare cosa, se è lecito?-
-A sgominare il consorzio... non si è ancora sciolto. Ci sono stati dei sopravvissuti. Noi tutti siamo in pericolo, tutto il mondo lo è...-
-Senta, parla con la persona sbagliata. Non credo agli alieni, ad una impossibile invasione e non leggo neppure i libri di fantascienza!-
Covarrubias prese a sibilare come un serpente:
-Le consiglio di smetterla di scherzare su una cosa serissima. Krycek ha importanti informazioni per Mulder e Scully. Si può evitare che l'invasione abbia inizio ma bisogna muoversi in fretta.-
-Come faranno a contattarvi nel caso mi diano ascolto?-
-Vi contatteremo noi.- e con questo gli voltò le spalle e fu inghiottita dalla notte.


*******************************

Dana andò ad aprire, avvolgendosi nel suo accappatoio. I capelli bagnati le cadevano sulle spalle gocciolanti.
Chi poteva disturbarla in uno dei suoi rari momenti di relax?
-Doggett?!- era sorpresa di vederlo.
Indossava un giubbotto sportivo e jeans. Un abbigliamento insolito che comunque lo rendeva giovanile ed attraente.
-Che ci fai da queste parti?-
-Ho fatto un incontro di cui devi essere messa al corrente subito.- entrò senza aspettare un esplicito invito a farlo.
Si sedettero:
-Allora?-
-Ho incontrato circa 20 minuti fa una tua vecchia amica.-
-Chi?-
-Marita Covarrubias.-
-Che accidenti vuole?- Dana aveva già perso le staffe. L'ultima volta che le loro strade si erano incrociate, era presente Krycek e Mulder stava per partire per Bellefleur a caccia di un disco volante. Perchè nascondere che li riteneva responsabili?
-Ha detto che ha delle informazioni per te  e Mulder riguardo l'invasione. Dice che il consorzio non si è sciolto e ci sono stati dei sopravvissuti.-
-Non mi sono mai fidata... non vedo come potrei cominciare adesso.- esclamò Scully pensierosa.
-Hanno delle notizie che potrebbero fermare l'invasione aliena, bè, questa è la versione ufficiale. Potrebbe essere una trappola.-
-Già. Doggett, e se le mail le avessero spedite loro? Se fox-terrier fosse Krycek?-
-Tutto può essere, ma quella gente non è affidabile. Spero che Mulder e tu starete attenti se e quando li incontrerete.-
Bussarono di nuovo alla porta:
-C'è una festa qui stasera?- borbottò Doggett.
Scully tornò alla porta. Questa volta si trovò di fronte Mulder:
-Ciao, Scully, ho bisogno di... - si zittì quando i suoi occhi corsero dal bell' accappatoio di spugna color salmone a John Doggett, seduto comodamente sul divano:
-Salve Mulder!- fece John con un cenno della mano.
Dana intuì i pensieri di Fox e lo prese per un braccio, costringendolo ad entrare. Non gli lasciò neppure il tempo di respirare che corse ai ripari, raccontando il perchè della venuta di Doggett, evitando che il collega potesse fraintendere una situazione potenzialmente compromettente.
-...anzi, Scully ipotizzava che forse proprio Krycek è il mittente delle mail.- aggiunse Doggett.
Fox si tolse il giubbotto e si sedette affianco a lui:
-Questo è tutto da stabilire.- sembrava ancora arrabbiato. Scully non potè non paragonarlo al Mulder silenzioso e taciturno sulla soglia della sua porta mentre i guerrieri solitari controllavano nel portatile il dischetto datole dall'uomo che fuma.
John capì l'antifona:
-Ho fatto il mio dovere. Levo le tende, anche perchè non vorrei che il mio filetto andasse a male.-
Sia Scully che Mulder lo fissarono interrogativi, ma lui fece finta di niente, li salutò e se ne andò.
 -Si può sapere che cos'hai?- sbuffò decisa Scully.
-Niente.-
-Come niente? Sei stato sgarbato poco fa!-
-Davvero?- fece Mulder piccato.
-Insomma, se hai qalcosa da dire fallo subito oppure vattene.-
Mulder scattò su per sovrastarla in ogni centimetro della sua altezza:
-Perchè non mi dici tu qualcosa?-
Scully chiaramente non capiva a cosa lui si riferisse. Ma la inquietò vedere il suo viso così imbronciato:
-Prego?-
-Scully, io ti conosco bene... mi stai nascondendo qualcosa! Ho aspettato paziente ma a quanto pare la mia pazienza è finita.-
-Io...- Dana iniziò a balbettare:- ...vado un attimo a cambiarmi.-
-E no!- fece Fox sbarrandole il cammino: -Ho bisogno di comprendere... ho bisogno di sapere che fra noi nulla è cambiato.-
-Ma è così... credimi.-
-Allora perchè mi stai allontanando? Ti ho forse offesa? Ce l'hai con me?-
Scully lo abbracciò sollecita e lui sentì sciogliersi dentro tutto l'astio, rimanendo così indifeso:
-Scully, sei stata tu che mi hai dato la forza per resistere. E' pensando a te che ho sopportato le sofferenze inflittemi. E' grazie a te che sto cercando di ritornare il Mulder che ero, ma come faccio a credere ancora se mi menti?-
-Perchè tu non l'hai fatto forse?- lo rimproverò la donna, scostandosi:- Non hai nascosto il peggiorare della tua malattia?-
-Scully, non volevo... -
-Certo, come no!- gli voltò le spalle e si avvicinò alla finestra: - Mi hai impedito di aiutarti. Sono un dottore, avrei potuto... - gli occhi le si inumidirono, ma si impose di fermarsi. Non era proprio il momento di sfogare le proprie frustazioni piangendo.
Mulder  la faece voltare delicatamente:
-Dana, ho sbagliato e mentre ero prigioniero mi sono ripetuto che mai più ti avrei tenuta all'oscuro. Credevo di fare solo il tuo bene ma ora so quanto può far soffrire il silenzio di chi... - s'interruppe. Non voleva finire quella frase. Non ora.
Dana non forzò gli eventi:
-Mulder, so che non l'hai fatto con cattiveria. Ci sono dei momenti in cui la verità può essere scomoda.  Non sempre si ha il tempo per metabolizzare quello che sta capitando. E si può sbagliare.- lo stava giustificando.
-Tu e Skinner condividete un segreto,  vero?- proruppe Mulder d'improvviso.
Scully lo prese per mano e lo condusse al divano.
Comprese che quell'istante era perfetto. Un istante di pace, di tranquillità, di calma per rivelare finalmente la verità:
-Sì... Skinner è a conoscenza di un fatto che mi riguarda molto da vicino, che riguarda da vicino entrambi.-
-Entrambi?-
-Lo stesso giorno in cui ho saputo del tuo rapimento, ho scoperto di essere incinta.- lo disse tutto d'un fiato per paura di perdere il coraggio. Non era facile per lei fare questo tipo di discorsi con Mulder.
Quest'ultimo rimase in silenzio quasi religioso.
Il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi completamente.
Si rivolsero uno di quegli sguardi carichi di significati e di parole non dette. Era sempre stato il loro  speciale modo di comunicare.
Mulder l'attirò a sè. Scully appoggiò il capo sulla spalla di lui e rimasero lì a godere della loro immensa felicità, finchè il sonno li raccolse e li portò con sè nel mondo dei sogni.

CAPITOLO DIECI

La nebbia ammantava di sospetto e crudezza quella notte di ombre.
Erano passati due giorni dall'incontro di John Doggett con Marita Covarubias e finalmente la donna aveva comunicato il luogo dell'appuntamento fatidico.
Mulder e Scully erano preparati all'evento. Si armarono di pistole e grande attenzione. Per sicurezza avevano avvertito  Walter Skinner. Quest'ultimo non soddisfatto, aveva deciso di seguire ad un isolato di  distanza quello strano rendez vous, pronto ad intervenire se necessario. Doggett lo accompagnò. Erano seduti in macchina.
Skinner teneva in mano una specie di walky tolkie:
-Mi sente agente Mulder?-
A circa un chilometro Fox Mulder, con affianco Dana Scully, si era incamminato verso l'ingresso di un vecchio stabile in attesa di demolizione.
L'aspetto diroccato ed i vetri rotti per terra rendevano lo scenario più angosciante.
Entrarono:
-Si, signore.- bisbigliò Mulder. Nell'orecchio destro era posizionata una microscopica
auricolare, mentre nella giacca era stato apposto un particolare bottone che fungeva da microfono.
-Noi siamo a distanza di sicurezza. Appena avremo la percezione di qualche manovra anomala da parte loro, interverremo subito.-
-Ok.-
Nel frattempo Fox si guardò attorno per soffermarsi, infine, sul volto della compagna. Sembrava ancora più radiosa. Ora lui sapeva!
Dana controllò l'orologio:
-Sono in ritardo.-
-Crederanno di essere le prime donne di una pièce teatrale. Se non si fanno vedere entro 10 minuti, giuro che me ne vado.-
-So che lo faresti agente Mulder.-
I due agenti si voltarono di scatto per trovarsi di fronte il ghigno spalvaldo di Alex Krycek. Dietro di lui c'era Marita.
-Come al solito arrivi di soppiatto...-
-Fa parte del mio... personaggio!-
Erano gli uni di fronte agli altri a due a due. I loro sguardi si incrociarono partecipi, in cerca di un inganno, di un raggiro, di un segnale.
L'aria si era fatta pregna di pericolo.
La nebbia fuori continuava ad ovattare i suoni della notte rendendo quell'ambiente illuminato solo da fioche torce, sinistramente silenzioso.
-Certo che potevi scegliere un posto più accogliente.- apostrofò Mulder rivolto ad Alex.
-Pensavo che un luogo spettrale si addicesse di più alla tua eclettica personalità.-
Mulder stava frenando se stesso per non saltargli alla gola. Odiava quell'uomo profondamente di un odio sottile e perverso. Non poteva scordare il male che aveva fatto a lui ed a Scully. Cosa gli impediva di ucciderlo invece di starlo ad ascoltare?
-Allora, cos'hai di così importante da rivelare?-
-Non mi chiedi neppure come sto!-
-Fin troppo bene e si vede. Comunque non credo tu ci abbia voluto incontrare per fare due chiacchiere. Quindi sbrigati, così possiamo andarcene da qui!-
Marita e Scully seguivano quel fraseggio silenziose. Sembrava quasi che Krycek e Mulder si stessero divertendo.
-Come vuoi... a te la notizia bomba. L'uomo che fuma non è morto!-
Mulder rimase impassibile, ma qualche corda vibrò nel suo profondo.
-C'era giunta voce che fosse passato a miglior vita.- si intromise Scully sorpresa.
-Le vostre fonti sbagliavano. E' vivo e vegeto. Trama nell'ombra come sempre e ha ricostituito il consorzio!-
-I suoi compari sono morti tutti. Bruciati.- fece Mulder iroso.
-Non tutti e comunque ha assoldato nuove persone. Il piano per invadere la terra sta continuando e tra breve non ci sarà più scampo.-
-Scusa il mio scetticismo, ma non è che le tue affermazioni valgono granchè per me. Sei un notorio... bugiardo?- provava a canzonarlo, ma in realtà era serissimo.
Krycek gli si avvicinò. Ringhiandogli contro:
-Sei liberissimo di non credermi, spettrale.-
-Stammi a sentire bastardo.- Mulder lo aveva preso per il bavero del suo giubbotto di pelle: - Sei la melma dell'umanità, non meriti neppure di strisciare su questa terra. Hai mentito, ucciso, tradito... come posso ascoltare le tue farneticazioni?-
-Perchè sono vere e tu credi nella verità, Mulder.- rimbeccò semplicemente Alex con quel suo sguardo tranquillo e torbido assieme.
Marita intervenne:
-Agente Mulder... non c'è più tempo. Dobbiamo trovare l'uomo che fuma e forse riusciremo nel nostro intento.-
-E quale sarebbe il nostro intento?- chiese Dana acida.
-Impedire che il consorzio  raggiunga lo scopo pricnipale, lasciando via libera agli alieni di colonizzarci!-
Mulder allentò la presa e girò loro le spalle.
Doveva prendere un lungo respiro. Doveva riflettere! Scully si mise al suo fianco. Si guardarono incerti. Mulder riprese a parlare:
-Che avresti in mente, Alex?-
-Niente di particolare, unire le nostre forze per cercare l'uomo che fuma.-
-Se non è un disturbo per te rispondermi, quale sarebbe il tuo tornaconto personale? Perdonami la franchezza, dubito che si tratti del benessere dell'umanità.-
-Infatti non sbagli... diciamo che è il mio benessere a cui tengo particolarmente.-
-Sarei curioso di sapere chi è il tuo informatore.- fece Mulder. Scully incalzò:
-Già, chi sarebbe la tua fonte?-
-Non vi deve interessare. Sappiate solo che è una persona in vista.-
-Però questa persona in vista non sa rintracciare l'uomo che fuma!-
-Esatto...-
-Perchè dovrei riuscirci io?-
-Tu sai il perchè.- sibilò tronfio: - Tu hai un forte legame con l'uomo che fuma. Prima o poi sarà lui a farsi vivo con te.-
-Tu sopravvaluti i nostro rapporto.- Fox abbozzò un falso sorriso.
-No... non penso proprio.-
-Se lo trovassi, perchè dovrei venirlo a raccontare a te?-
-Perchè vuoi impedire la colonizzazione quanto me, anche se per ragioni diverse.-
-Come ci metterremo in contatto?- domandò Scully.
-Saremo noi a farci sentire.-
-Molto comodo.- sottolineò Mulder.
-Molto astuto.- ribattè Krycek. Detto questo Marita e Alex si dileguarono, lasciando i due agenti soli.
Nell'auricolare Fox udì la voce stentorea di Skinner:
-Se ne sono andati vero?-
-Si, signore.-
-Che cosa ne pensate di quello che hanno detto?-
-Non lo so... in realtà non è che avessero molto da comunicare. Vogliono solo il nostro aiuto.-
-Krychek sarà sincero?-
-Credo non lo sia stato mai in tutta la sua vita.- concluse Mulder provando un brivido lungo la schiena.

CAPITOLO UNDICI

Aveva lasciato Scully nel suo appartamento. L'aveva baciata prima di accommiatarsi e lo aveva fatto con un grande trasporto. Questo perchè aveva un disperato bisogno di sentirsi in pace con se stesso e con il resto del mondo.
Eppure da quando aveva rivisto Krycek un intimo senso di disagio si era impossessato di lui.
Aveva paura e vergogna assieme. Molto strano davvero!
Era come se nella sua memoria fosse sepolto un evento collegato a Krycek e non riuscisse proprio a ricordarlo.
Si spogliò ed in boxer si infilò sotto le coperte.
Si girò su un fianco e socchiuse le palpebre.
Cercò di focalizzare il bel volto di Scully, solo per  avere un buon pensiero e potersi addormentare.
Ci riuscì, ma il suo sogno presto si trasformò in un incubo!

********************************

Si trovava nel suo ufficio.
Sedeva di fronte al poster.
Le sue labbra sussurravano piano: I want to believe, I want to believe, I want to believe!
Sentendosi osservato, si voltò.
Dana lo fissava inespressiva.
Le andò incontro.
Lei scomparve.
-Dana!- la chiamò stupito.
Si incamminò per il lungo corridoio. Prese l'ascensore.
Cominciava ad avvertire freddo.
Lungo il suo cammino incrociò volti anonimi che lo osservavano anch'essi inespressivi.Quasi lui non esistesse.
Gli sbattevano addosso incuranti.
-Dana?- la intravide che svoltava l'angolo.
Accelerò il passo, ma dietro l'angolo non c'era nessuno.
D'improvviso l'ambiente circostante divenne buio... non una luce... non un suono... Il vuoto assoluto!
Iniziò a tremare. La sua paura crebbe.
-Ciao Spettrale!- udì quella voce. Si burlava di lui.
-Alex... esci fuori!- l'aveva subito riconosciuto.
-Spettrale?- la  sua voce giungeva dalla parte opposta. Mulder piroettò su se stesso.
-Vigliacco! Ti nascondi sempre, eh?- gli gridava ormai senza controllo. Perchè Kryhek provocava in lui quel senso di sconforto?
D'improvviso un cono di luce apparve magicamente al fianco di Fox. Questi indietreggiò in preda all'ansia. Strani ricordi riafforarono nella sua mente  lacerata dal tormento.
Ecco lo stridio metallico... una cantilena, una nenia che gli perforava il cervello:
-Falla smettere... falla smettere!- portò le mani alle orecchie per proteggersi da quel frastuono.
Una figura comparve nel cono... quasi vi fosse teletrasportata.
-Krycek!- sputò quel nome con odio.
In risposta intravide il volto catatonico dell'alien bounty hunter.
Il fragore si arrestò di colpo. Il silenzio tornò sovrano.
-Hai paura, vero Spettrale?- l'alieno gli stava parlando con la voce di Alex.
-No... non ho paura di te...- balbettava.
-Di me? No, Mulder, paura di te stesso. Di quello che sei diventato. Di quello che sarai.-
-Che vuol dire?-
-Tu lo sai!- l'alieno uscì dal fascio iridescente e gli si pose innanzi a pochi centimetri, per poi trasformarsi nel volto di Alex:
-Tu lo sai!- ripetè profetico.
Scomparve.
Fox si ritrovò così paralizzato sulla stessa sedia dove, durante la sua prigionia, era stato sadicamente torturato.
La pelle del suo viso era tirata da lunghi aghi. Le braccia e le gambe erano immobilizzate. Di nuovo!
-Nooooooooooo..... non un'altra volta!-
Scully apparve accanto a lui.
-Dana, aiutami ti prego!-
Lei lo guardava e piangeva. Però non si muoveva. Gli accarezzava la fronte.
-Dana, liberami!- la implorava disperato, cercando di divincolarsi, sapendo benissimo che non sarebbe riuscito a slegarsi.
Scully continuava a piangere, per poi concentrare il suo sguardo triste sul suo ventre.
In un attimo gli abiti di lei si lacerarono e del sangue scuro e vischioso iniziò a fuoriuscire copioso.
Mulder provò un profondo orrore...  non poteva fare nulla, si sarebbe dissanguata:
-Scully resisti! Oddio, dammi la forza...-
E poi una creatura inumana e terribile si fece largo nel ventre di lei, venendo alla luce.
Era un mostro con enormi occhi neri e lunghe zanne fameliche che cominciarono a masticare tutto intorno.
-Noooooo, fermo, noooooooooooooooo!-
Scully si accasciò a terra mentre quella bestia dalle fattezze aliene la divorava senza pietà:
-Scully, Scullyyyyyyy!-

*****************

-Scullyyyyyyy!-
Mulder si tirò su di scatto, allontanando da sè le coperte come se fossero una costrizione fisica.
Era completamente  fradicio di sudore e terrore. Le sue vene pulsavano ad un ritmo incredibile.
Aveva ancora davanti agli occhi l'immagine di Scully massacrata pezzo per pezzo.
Rendersi conto che era stato solo un sogno, non lo faceva sentire meglio!
Il lamento sommesso del vento accompagnò quei momenti di raccapriccio. Una tenue luce solare cominciava a mostrarsi timida. Era l'alba.
Ed il telefono squillò.
Non era ancora pronto per rispondere, ma lo fece lo stesso:
-Pronto.-
-Mulder...-
Fox sgranò gli occhi dallo stupore. Ma allora Krycek non aveva mentito:
-L'uomo che fuma.-
-Vedo che mi riconosci lo stesso, nonostante la mia voce si sia arrochita.-
-Troppo fumo nuoce alla salute.- intanto le parole di Alex gli ballavano nella testa: colonizzazione, consorzio, vivo: - Che vuoi canceroso?-
-Metterti in guardia.-
-Da chi?-
-Alex Krycek e Marita Covarrubias.-
-Ma davvero?-
-Si... comunque non voglio parlare per telefono.-
-Mi vuoi incontrare immagino.-
-Esatto.-
-Dove e quando?-
-Lo saprai quando mi vedrai. Meglio essere prudenti.-
-Dovrò vivere nell'attesa, allora.-
L'uomo che fuma rise all'altro capo della linea telefonica prima di riattaccare.

CAPITOLO DODICI

Uscì all'aria aperta ed assaporò con tenacia i profumi di quella splendida giornata di sole.
Perso con il naso all'insù verso il blu ceruleo, ringraziando di essere sano e salvo, si sentì urtare.
La sua attenzione tornò a concentrarsi sulla realtà circostante.
Era davanti al suo stabile, nel suo quartiere nonostante tutto tranquillo.
Le sue pupille incontrarono quelle nascoste dietro a due spesse lenti appartenenti ad un giovane dalla lunga barba e dai capelli cespugliosi.
-Mi scusi.- bofonchiò questi prima di scappare via, quasi avesse visto un fantasma.
Lì per lì Mulder non afferrò quello che era successo, poi intuì:
-Accidenti. Mi ha rubato il cellulare!- senza pensarci due volte lo inseguì.
-Fermati!-
L'aria in corsa gli scompigliava i bei capelli castani dal taglio corto.
I piedi macinavano generosi i metri come se nella vita non avessero fatto altro che correre.
Il ragazzo sembrò rallentare, quasi volesse farsi raggiungere. Si infilò in una stradina laterale.
Senza esitazioni, Mulder svoltò.
Lo sconosciuto era fermo dinanzi a lui. Lo stava evidentemente aspettando.
Gli si avvicinò circospetto e gli porse il cellulare. Sorrise e se ne andò in tutta fretta.
Mulder non sapeva come decifrare quell'enigmatico comportamento. Stava tornado sui suoi passi quando qualcuno lo chiamò:
-Mulder!-
Non aveva bisogno di voltarsi, sapeva benissimo chi fosse:
-L'uomo che fuma! Che piacevole sorpresa!- fece con ironia.
-Ti avevo promesso che ci saremmo visti presto...-
-Da quando sei diventato una persona di parola?- Mulder scoppiò a ridere:- Per essere un morto hai una bella cera!-
-Ora sto meglio...- fece l'uomo che fuma facendosi più vicino.
In realtà i solchi sul suo viso rugoso si erano pronunciati. Le occhiaie erano diventate piccole vallate oscure. Sembrava molto dimagrito e camminava con lentezza aiutato da un bastone con il pomello d'oro.
-Se fosse stato per Covarrubias e Krycek sarei sicuramente morto.-
-In che senso?-
-Quei due giuda mi hanno spinto giù dalle scale senza pietà e mi hanno abbandonato credendomi spacciato. Grave errore. Mai lasciare un lavoro a metà.-
-Storia interessante.-
-So che Krycek e Covarrubias vi hanno contattato.-
-Le notizie girano veloci.-
-Il loro unico scopo è trovarmi ed eliminarmi una volta per tutte.-
-E perchè vorrebbero farlo?- Mulder stava cercando di carpire informazioni a quell'uomo sfuggente.
-Perchè hanno ricostituito il consorzio ed hanno paura che io possa tornare a riprendermelo.-
-Loro dicono che sei tu ad aver ricostituito il consorzio.-
-Non nascondo che ci ho provato, ma sono arrivati prima di me e non ci sono riuscito. Il consorzio è l'unico strumento che abbiamo per prendere tempo, per organizzare una strategia lucida e concreta per proteggerci. Krycek vuole solo il potere ed il nuovo consorzio gli permetterà di essere ciò che non è mai stato: un leader!-
Mulder cercava di seguire quel discorso con un certo distacco, ma non era facile. Qualcosa gli continuava a sfuggire.
L'uomo che fuma intanto narrava la sua versione dei fatti:
-Nella loro megalomania hanno addirittura dato un nome al consorzio: COKRY. La premiata ditta Covarrubias Krychek.-
-Perchè dovrei crederti?-
-Perchè dovresti credere a quei due reietti? Almeno io sono un patriota, loro sono feccia senza un ideale che li muova...-
-Non ho detto che lo faccio.-
-Ma hai dei dubbi.-
-Sono legittimi. Ci avete coinvolti nella vostra lotta personale al potere. Dite la stessa cosa ma dalla vostra prospettiva. E nessuno di voi è un santo. A ben riflettere, non credo a nessuno di voi.- indietreggiò per creare uno spazio fra loro.
-Mulder! Krycek e Covarrubias vogliono uccidermi perchè posso fermarli. Non capisci che io devo ostacolarli o non ci sarà scampo per nessuno? Krycek non è intelligente quanto crede, soccomberà perchè non sarà in grado di gestire una cosa troppo più grande di lui.-
-Mi piange il cuore.- Fox gli voltò le spalle.
L'uomo che fuma lo afferrò per il braccio, costringendolo a fermarsi:
-Il nostro futuro è segnato dalle scelte compiute nel passato!-
-E tu lo vieni a dire a me?- gli urlò contro Mulder al limite della sopportazione:- Per tutta la vita non ho fatto altro che seguire la mia coscienza. Dove mi ha portato? Sono stato ingannato. Sono stato rapito. Ho perso le persone a cui tenevo di più al mondo ed in più di un'occasione ho temuto di perdere anche Scully. Ho sempre fatto i conti con le mie scelte! Tu puoi dire altrettanto? Non credo proprio o non saresti qui. Saresti sepolto da metri e metri di lurida terra!-
-Ma per te ne valeva la pena.-
-Forse una beata ignoranza avrebbe reso i miei giorni più accettabili. Però ammetto che non avrei mai conosciuto la verità. Io ne avevo un disperato bisogno.-
-Mulder, hai l'occasione di pareggiare i conti con Krycek.-
-Ipocrita. Lui ha sempre agito per te, era il tuo sicario.-
-Ha fatto quello che doveva essere fatto, ma ora agisce da solo ed è più pericoloso che mai. Non saprà gestire il rapporto con gli alieni. Ci distruggerà.-
-Significa che la faremo finita una volta per tutte!-
-Pazzo...-
-Può darsi, ma per scelta.- Mulder abbozzò un sorriso di sufficenza.
-Vuoi che il figlio di Scully non abbia la possibilità di crescere?-
Il sorriso scomparve dal suo volto. La confusione si sostituì ad esso.
-No... non puoi volerlo!- l'uomo che fuma incalzava: -Tu desideri il bambino di Scully. Tu vorresti una vita normale. Vorresti dimenticare le torture subite. Non vorresti più avere paura.-
Era sconcertante. Gli leggeva nell'anima. Come riusciva a farlo?
-Quello che provo non ti deve interessare.- cercava di proteggersi da quell'assalto dialettico.
-Volevo solo ricordarti che tutto questo potrebbe non realizzarsi mai se Krycek e Covarubias rimarranno a capo del consorzio.-
-E' inutile che mi racconti altre menzogne. Sei tu che vuoi tornare a dirigere il consorzio perchè senza di esso non sei più nessuno. Non conti più nulla nella gerarchia del potere!-
-Io non sto facendo finta di essere ciò che non sono. Non ho mai nascosto di rivolere l'esistenza che conducevo prima. Io sono la persona giusta per quell'incarico. Solo io posso prendere tempo... per il bene dell'umanità.-
-Detto da te sembra osceno... quasi quanto lo era in bocca a Krycek!-
-Pensa quello che vuoi, ma è così. Rifletti sulle mie parole. Dalla tua decisione dipendono molte situazioni.-
-Sono così stanco di ognuno di voi.-
-Tu hai un ruolo in tutto questo, lo hai sempre avuto. Non te lo scordare!-
-Come potrei se non fai altro che rammentarmelo?-
-Mi devi un favore.- sibilò deciso l'uomo che fuma.
Mulder lo fissò intensamente. Nella memoria qualcosa si mosse... possibile fosse lui Fox-terrier?
Stava per chiederglielo quando si accorse che in quella frazione di secondo il suo interlocutore era svanito nel nulla, lasciandolo in quel vicolo dal maleodorante grigiore.

CAPITOLO TREDICI

Lo scantinato polveroso e familiare, il suo vecchio compagno di avventure nonchè il suo rifugio, lo stava attendendo.

Mulder aprì la porta con rassicurante puntualità, pronto a narrare alla fidata Scully dell'incredibile tète a tète con il redivivo C.B. Spender.

Non potè nascondere la sua disillusione nel constatare che al posto dei lineamenti femminei di Dana c'erano quelli ben poco attraenti di John Doggett:

-Buon giorno!- gli disse quest'ultimo da dietro l'unica scrivania che ormai si dividevano in tre con non pochi problemi di ordine logistico.

-Doggett....dov'è Scully?- non era in vena di chiacchiere, tantomeno con lui. Quando Mulder si metteva in testa qualcosa, era come un bulldozer: doveva arrivare alla meta e subito, senza inutili distrazioni. E lui ora voleva parlare con Scully.

John gli rispose pacato:

-Pensavo lo sapessi...-

-Prego?- fece Fox con un inizio di apprensione che proprio non gli piaceva.

-Stamane ha avuto un malessere nell'ufficio di Kersch e ha chiesto un permesso per andare dal suo dottore. Volevo accompagnarla ma....-

Il panico si era impossessato di Mulder:

-Dannazione, non mi ha chiamato....-

-Sai com'è fatta Dana!-

Mulder gli gettò uno sguardo infuocato. Continuava ad avvertire quell'odioso prurito dietro la nuca ogni volta che Doggett se ne usciva con affermazioni di quel tipo, affermazioni che lasciavano presumere una certa conoscenza del soggetto menzionato. Era come fare sempre i conti con la sua stramaledetta assenza!

-La raggiungo.-

-Vuoi che venga con te?- chiese Doggett preoccupato.

-No...no....qualcuno dovrà pur tenere alto il vessillo degli x-files.- e con quella uscita che Mulder stesso bollò come una vera e propria idiozia, si precipitò alla ricerca di Scully.



*********************************



Quando Dana emerse dall'ambulatorio, Fox era appoggiato alla parete a braccia conserte, con un'aria ebete stampata in faccia. Voleva atteggiarsi ad arrabbiato, ma dalla sua espressione Dana capì che era solo frustrato:

-Che ci fai qui?- chiese la donna, richiudendosi la porta a vetri alle spalle, per non far sentire la conversazione alla dottoressa.

-Mi hai rubato la battuta d'ingresso. Io ti devo chiedere che ci fai qui!-

Intanto, nella saletta d'aspetto, due signore dall'aspetto appensantito e goffo seguivano incuriosite la scenetta che coinvolgeva quella coppia.

-Ho avuto dei capogiri e ho preferito sentire un parere medico.-

-Ti ricordo che tu sei un medico. Se sei venuta qui era perchè eri preoccupata!-

Nel frattempo i due colleghi salutarono la segretaria dai capelli rossi lunghi e curati, nascosta dietro ad un bancone, e si affrettarono ad uscire.

La signora seduta a destra sul divanetto color cobalto esclamò:

-Che carini!-

Di rimando l'altra aggiunse:

-Già...è una bella coppia!-



-Allora?- fece Mulder aprendole lo sportello della vettura.

-Allora cosa!?- borbottò Scully infastidita da tante soffocanti premure:

-Che ti ha detto la dottoressa?-

-Che ho accumulato una buone dose di stress e mi ha consigliato di prendermi qualche giorno di riposo.-

-Mi sembra un'ottima idea!-

-Da quando tu e la mia ginecologa andate tanto d'accordo?-

-Non saprei.... 5 minuti?- Fox le fece l'occhiolino.

Scully sorrise. Era divertente rivedere il Mulder dei vecchi tempi di nuovo in pista:

-Chiederò una breve aspettativa a Kersch per motivi di salute.-

-Perfetto...-

-Per i mie gusti, sei un pò troppo impaziente di liberarti di me. Cosa c'è sotto?-

-Niente...niente... credi....- ad un tratto Mulder si rese conto che avrebbe voluto disperatamente raccontarle del suo incontro con CSM, ma che d'altro canto, sapere che quell'uomo era vivo e pronto a combattere di nuovo per il potere, avrebbe potuto causarle pressioni nocive alla sua imminente gravidanza. Forse tacere era l'ideale, ma era anche vero che non poteva tenersi tutto dentro o sarebbe esploso.

-Ehi.....terra chiama Mulder!-

Mulder guidava sovrapensiero e non si era accorto che Scully si stava rivolgendo a lui:

-Si?....scusa....-

-Mulder, io ti conosco. C'è qualcosa che devi dirmi?-

Fox ci penso un pò su poi negò:

-Assolutamente nulla!- cancellò l'idea del suo incubo notturno, accantonò il pensiero di Spender, offuscò l'immagine di Krychek e decise che dopo aver riacconpagnato Scully nel suo appartamento, avrebbe deciso cosa farsene della sua coscienza.



CAPITOLO QUATTORDICI



Walter Skinner, comodamente adagiato nella sua tuta blu, sul divano del suo salotto, era perso nei colori del tubo catodico.... Channel Four stava trasmettendo un vecchio film: L'inferno di Cristallo.

Con noncuranza allungò una mano al tavolino adiacente ed afferrò una bottiglia di birra ghiacciata già aperta.

Si dissetò e la riappoggiò con meticolosa cura.

Fu allora che tre colpi leggeri alla porta lo distolsero dallo schermo del televisore.

Si alzò e fissò distratto l'orologio appeso al muro. Segnava le 22,18.

Attraverso lo spioncino scorse l'agente Fox Mulder.

Aprì:

-Agente Mulder!-

-Salve, vicedirettore...ho urgente bisogno di parlarle!-

-Prego,si accomodi. Qualcosa non va?-

Mulder si tolse il cappotto e lo gettò su una poltrona lì vicino. Il suo sguardo si posò sulle immagini del film che scorrevano ad un ritmo serrato. Sorrise:

-Il genere catastrofico....si addice al mio umore di oggi!-

Skinner non capiva, chiaramente, a cosa alludesse, ma gli fece cenno di sedersi.

Mulder obbedì. Aveva un non so che di pensieroso. Taceva.

-Allora?- incalzò Skinner.

-Ho incontrato l'uomo che fuma stamane e cammina sulle sue gambe. Altro che morto....E' in ottima forma!-

-Krychek non mentiva allora.....- era effettivamente sorpreso da quello sviluppo imprevisto.

-Non completamente almeno!-

-Cosa le ha detto Spender?-

-Mi ha riferito di aver provato a ricostituire il consorzio ma di non esserci riuscito per via di Krychek e Covarrubias, che, a quanto pare, sono arrivati prima di lui......Loro si nascondono dietro al nuovo consorzio, il Cokry.-

-Questo significa una sola cosa: Krychek e Covarubbias vi hanno usato......-

-....già, per arrivare all'uomo che fuma ed eliminarlo una volta per tutte. Almeno questo afferma il canceroso.-

Skinner aggrottò la fronte.

-E' la stessa reazione che ho avuto io!- esclamò Mulder notando il cruccio del suo interlocutore: -Abbiamo a che fare con dei delinquenti patentati, assassini senza scrupoli....Chi ha detto la verità di loro?- domandò a questo punto retorico.

Il vicedirettore si tolse gli occhiali, cominciando a giocarci irrequieto:

-Onestamente non vedo come potremmo appurarlo. Krychek e CSM sono dei maghi del raggiro e della menzogna.-

-Quei due ci hanno messo in mezzo per i loro sporchi giochetti.-

-Cosa ne pensa l'agente Scully?-

-Veramente non sa nulla del mio incontro con Spender.-

-E per quale motivo l'ha tenuta all'oscuro?- Skinner sembrava deluso.

-Per via della gravidanza e dello stress che ha accumulato in queste ultime settimane. Temevo di preoccuparla!-

-Scully ha il diritto di sapere....Anche lei è stata tirata in ballo in questa storia.-

-Lo so.- fece Mulder alzandosi e cominciando a camminare su e giù per l'ambiente come un animale ingabbiato: - E' che sono confuso....mi sembra che gli eventi capitino e basta....non so nemmeno io come spiegarle!-

-Agente Mulder, ha sopportato eventi traumatici da cui solo ora si sta riprendendo. La sua confusione è squisitamente umana.-

-Io devo capire dove si trova la verità.... non voglio essere manipolato di nuovo!-

-Ha perfettamente ragione. Ecco perchè deve fidarsi del suo intuito!-

-Ah!....il mio intuito mi ha portato troppo spesso ad un passo dalla morte e poi.... anche se volessi seguirlo....bè, non potrei essere certo della sua....infallibilità!!!-

Skinner rise a quell'affermazione per poi tornare serio:

-Lei dentro di sè ha già la risposta, solo che ha paura di ascoltarla.-

Fox comprese quello che il vicedirettore stava cercando di fargli comprendere:

-Crede che sarà la scelta giusta? Come posso fidarmi di me quando ancora...- si arrestò incerto. Non era semplice aprirsi con Skinner con tanta franchezza, ma proprio non sapeva con chi sfogarsi e Skinner aveva condiviso con lui una infinità di situazioni pericolose e lo aveva appoggiato quando poteva. Gli aveva dimostrato amicizia, anche se a modo suo.

-Mulder, ha sempre avuto le idee chiari su chi era e su quale era la sua missione. Per questo l'ho rispettata. Nel suo profondo capiva qual’era la giusta via da seguire, e anche se era la più difficile e pericolosa, non si tirava indietro. Lei è sempre quella stessa persona, non è cambiato.... si è solo perso. Confido che ritrovi la sua grinta quanto prima e smascheri la menzogna che si cela dietro una falsa verità.- Skinner pronunciò questo discorso con un tono che non ammetteva repliche e Fox l'apprezzò proprio per questo.

Si distese. Abbozzò un cenno d'assenso con il capo, prese il cappotto e se andò.





********************************



Ufficio degli x-files

ore 8,02 del mattino seguente



Fox Mulder era già seduto alla sua scrivania in attesa dell'arrivo di John Doggett.

Non dovette aspettare molto. Proruppe in un subitaneo:

-Doggett...mi devi aiutare.-

L'agente non tardò nella più ovvia delle domande:

-Aiutare a fare cosa?-

-Dobbiamo assolutamente scovare Krychek e Covarrubias. Sono pericolosi e dobbiamo fermarli!-

-Aspetta una attimo.... facciamo un passo indietro se non ti dispiace!- si sedette di fronte a Mulder : - Credevo che il nostro obiettivo prioritario fosse cercare C.B. Spender.-

-L'obiettivo è cambiato.-

-Ah...ecco l'obiettivo è cambiato!- gli fece il verso Doggett.

-Io so che posso fidarmi di te. Ed è per questo che ti dirò che Spender ha trovato me. Mi ha raccontanto la sua versione dei fatti ed ha ammesso che dietro al consorzio in realtà si nascondono Alex e Marita. Sono loro che stanno pianificando la nostra colonizzazione...-

-Perchè dovremmo credere a questo Spender, scusa?! Cosa ti fa pensare che lui non stia mentendo.-

-Un amico mi ha suggerito di confidare nel mio istinto e il mio istinto sta gridando che ho ragione.-

Doggett sospirò quasi rassegnato:

-In pratica mi stai chiedendo di fare altrettanto,di fidarmi del tuo istinto!-

-In un certo senso si....-

-Mulder, noi due siamo differenti. Io non credo nei fenomeni paranormali, negli alieni e diavolerie simili. Per me è praticamente impossibile starti dietro.- ammise onesto.

-Lo so.... io sono un personaggio qui al bureau, sono lo spettrale, il visionario, il pazzo...mettila come vuoi! Ma ho veramente bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo rintracciarli quanto prima.....-

-Ammettendo che li trovassimo, cosa potremmo mai fare?-

-Per allora ci verrà in mente!- Mulder accompagnò questa sua affermazione con una buffa smorfia del viso.

John scosse la testa, alzò gli occhi al soffitto e proclamò:

-Da dove cominciamo?-



CAPITOLO QUINDICI

Da quando era arrivato agli X-files di fenomeni strani ne aveva visti, di fatti inspiegabili ne aveva incrociati.

La delusione, la frustrazione erano diventate una costante del suo operare e quegli ultimi due giorni non erano stati un’eccezione.

Con una matita tra le dita, tamburellava sulla superficie liscia della scrivania in cerca d’ispirazione.

Fox Mulder lo aveva imbarcato, suo malgrado, nella sua crociata.

Tuttora non sapeva per quale motivo gli avesse dato ascolto e soprattutto avesse accettato di aiutarlo a trovare Krychek e Covarrubias. Non era una sua battaglia, non era un sua indagine.

Forse una possibile spiegazione poteva essere che in lui trovava la coerenza di un brillante pensiero, la genialità della intuizione. Durante la sua assenza, John Doggett aveva studiato attentamente i dossiers dei vecchi casi di Mulder. Per conoscerlo meglio, per capire per quale motivo si sentisse una nota stonata in quella sezione.

Era rimasto colpito soprattutto dal rapporto inerente il caso di Robert Patrick Modell, meglio noto come Pusher, un criminale dai potenti mezzi psichici che aveva ingaggiato una guerra mentale ad altissimo livello con Mulder. Il premio era la sopravvivenza. E l’agente non si era tirato indietro, nonostante il grosso pericolo. Non era l’imprudenza fine a se stessa che lo aveva mosso, ne era certo. Era la necessità di comprendere il fenomeno, di avvicinare il diverso.

Mulder era un uomo di valore e di coraggio e Doggett era riuscito a impararlo anche grazie all’aiuto dell’agente Scully, una donna di scienza e di raziocinio. Pur nella loro diversità, Mulder e Scully avevano saputo istaurare un rapporto fatto di totale fiducia e complicità. Sicuramente invidiabile!

Così John Doggett aveva deciso di fare un piacere a Fox William Mulder. Due giorni di buchi nell’acqua, di false segnalazioni, di rabbia repressa.

Krychek e Covarrubias erano stati bravissimi nello svanire nel nulla senza lasciare nessuna traccia.

Lo squillo del telefono gli ricordò che la giornata non era ancora finita. L’idea lo inorridì, ma con la sua proverbiale flemma rispose:

-Doggett!-

-Agente Doggett, sono Scully.-

-Come stai?- chiese premurosamente.

-Mi riposo…. E non ne posso più! Mi manca il lavoro!-

Doggett sorrise:

-Mulder ed io stiamo cercando di sostituirti degnamente!-

- Non ne dubito! Senti, Mulder è lì?-

- No, ha ricevuto una soffiata sui nostri amici ed è andato a controllare.-

-I nostri amici?-

-Si, Covarrubias e Krychek!- il silenzio dall’altro capo della linea non prometteva nulla di buono,ammise Doggett. Un dubbio si fece largo nella sua mente analitica ed attenta: che Dana fosse all’oscuro della loro caccia all’uomo?

-Li state cercando?- la voce della donna era già alterata.

-Si...- John evitò di formulare ulteriori affermazioni che lo avrebbero posto in una posizione scomoda.

-Perché?- domanda netta che richiedeva una risposta netta.

-Dovresti chiederlo a Mulder!-

-Lo sto chiedendo a te!-

-Mulder ritiene che a capo del consorzio ci siano loro due e non CSM.-

-Perfetto! Ed in base a cosa gli è venuta in mente questa idea?-

-Ha incontrato l’uomo che fuma! E’ lui che glielo ha rivelato!-

-Non posso crederci!- e Scully riagganciò senza preavviso.



********************************



Le chiavi tintinnavano nella sua mano emettendo l’unico suono in quel lungo corridoio spoglio.

Che ricerca inconcludente! Un’altra soffiata errata ed avrebbe urlato per l’insoddisfazione.

Ecco il n. 42…. Il numero più solo del mondo che individuava il suo appartamento.

Introdusse la chiave nella toppa. La porta era già aperta!

Deglutì lentamente con tutti i sensi all’erta. Girò la maniglia ed aprì l’uscio. Le luci erano accese a rischiarare il buio del crepuscolo.

Chi si era preso tanto disturbo?

Fece quei pochi passi che lo portarono nella sala.

La vide.

Era seduta sul divano con le gambe accavallate, le braccia conserte ed un viso tirato.

Lo stava fissando con freddezza.

-Scully, che cos’hai?- le si sedette affianco appoggiando la sua mano sul suo braccio sinistro.

Lei fece uno scatto e si alzò in piedi. Si allontanò, voltadogli le spalle.

-Scully, di qualcosa. E’ per il bambino?-

-Non fare finta di niente!- sibilò lei irata.

-Dannazione, Scully.- anche lui si alzò per avvicinarsi: -Spiegami cosa è successo!-

-L’hai fatto di nuovo Mulder!-

-Fatto cosa?- si stava adirando per quel fraseggio sillabico ed oscuro.

-Non posso credere che proprio tu che una volta mi hai accusato di averti nascosto del mio viaggio con l’uomo che fuma, hai taciuto sul tuo recente incontro con lui e su ciò che vi siete detti.-

Mulder non sapeva come difendersi e lo dimostrò balbettando:

-Scully….l’ho fatto…-

-Basta!- Dana lo squadrò con occhi nuovi: - Non sono un oggetto da riporre sotto una campana di vetro. Non mi romperò perché non sono fragile. Si, è vero, sarò madre, ma sono prima di tutto un’agente dell’FBI e questo fa si che io esiga di sapere cosa succede nella sezione a cui sono assegnata. E’ chiaro?- la sua parlata era pungente. Voleva ferirlo!

-Dana, solo due giorni fa eri andata dal medico….-

-E con questo? Sta a me e solo a me decidere cosa sia meglio. Non voglio che tu o nessun altro si sostituisca a me e mi escluda da eventi che mi riguardano in prima persona. Ho imparato a cavarmela da sola mentre tu eri VIA!- le uscì di bocca con rancore, quasi ce l’avesse con lui anche per questo.

Mulder sospirò. Erano arrivati a quel fatidico punto!

Il risentimento bruciava sotto la cenere. Lui l’aveva lasciata sola e nel profondo non era ancora stato perdonato. Però era stufo marcio di giustificarsi per questo!

-Credi che sia stato in viaggio di piacere su Marte e d’intorni? E’ stato un maledetto inferno, volevo morire e non me lo permettevano.- la sua durezza colpì Dana come un inaspettato pugno nello stomaco: - Ed adesso la mia vita è in pezzi. Non c’è niente che vada per il verso giusto... Kersch non aspetta altro che distruggermi e con me gli x-files. Il mio lavoro è stato affidato ad un emerito sconosciuto che per di più è diventato il miglior amico della mia collega, della mia compagna. Durante la mia assenza sono stato rimpiazzato come se non esistessi più. E le torture, gli incubi….la mia malattia! Per non parlare degli impianti di localizzazione dentro di me! Scully, la mia vita è un disastro totale ed ora ci si mettono anche Krychek e Spender a confondermi le idee… Non ho più certezze, sono così stanco di tutto…vorrei solo scappare e dimenticare, ma non posso!- ora la sua aggressività si era ridotta ad un debole e sommesso bisbiglio.

I lineamenti di Scully si erano addolciti, accompagnando così la tristezza del suo pensiero. Era andata lì battagliera per accusarlo, per litigare con lui, per difendere il suo orgoglio di agente oltraggiato! Ed ora era pentita di averlo fatto, perché innanzi a sé c’era solo l’ombra di quello che Mulder era stato. Dinanzi c’era un uomo che faceva credere al mondo intero di essere tornato se stesso ma che in realtà stentava perfino a riconoscersi!

Questo la spaventò a morte!

Rimasero immobili a pochi centimetri l’uno dall’altra, muti. Il tempo era fermo, il silenzio opprimente. Sarebbero mai riusciti a dissipare i dubbi, a disintegrare le sofferenze che si erano accumulate nei loro animi, per tornare a leggersi dentro come una volta?

O quell’esperienza devastante lì avrebbe segnati per sempre?

Le lacrime che avevano rigato le gote di Scully si asciugarono. Le pupille di Mulder fissavano vuote il pavimento.

Un’incolmabile distanza li aveva allontanati, pur se si trovavano così vicini da udire il reciproco respiro.

-Cosa dobbiamo fare?- chiese Scully con sincerità.

-Non lo so…- ammise Mulder indietreggiando.

-E’ così che deve finire?- continuò la donna tremando.

Mulder la scrutò timoroso:

-No, non voglio!- esclamò tutto d’un fiato. Ma non accennò a muoversi, quasi i suoi piedi fossero incollati al suolo.

Dana capì che era lei a dover fare la prima mossa. A fargli comprendere che la sua mancanza l’aveva distrutta di un patimento che mai aveva provato.

Si immaginò per un breve istante piegata sul corpo esanime di lui ad inveire contro il fato per la sua morte! Per fortuna non era successo, ma se fosse accaduto, cosa ne sarebbe stato di lei? Doveva dimostrare all’uomo che amava che era pronta a lottare con lui e per lui, era pronta a sostenerlo, ad aiutarlo a rialzarsi se fosse caduto. Non voleva interpretare il ruolo dell’ingrata e neppure abbandonarlo in un momento così buio!

Fece quel passo e poi un’altro fino a sfiorarlo con la sua persona. Gli prese la mano e la strinse forte, e guardando verso l’alto, incrociò il suo sguardo dubbioso:

-Neppure io voglio che finisca!-

Mulder si aprì in un sorriso aperto. Era come se il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento, fosse fuoriuscito, riattivando i polmoni. Ora era di nuovo vivo!

Si abbracciarono e rimasero così per qualche minuto a godere del loro calore corporeo.

Il trillo del cellulare di Mulder li destò:

-Qui Mulder.-

-Devi raggiungermi in fretta. E’ importante!- esclamò Doggett cercando di sopravanzare il brusio di sottofondo.

-Dove sei?-

-Nel luogo dove hai incontrato Krychek l’ultima volta!-

-Che è successo?-

-E’ meglio che lo veda con i tuoi occhi.-

Dopo aver riagganciato Mulder si rivolse a Scully:

-Dobbiamo andare!-

Lei annui e lo seguì fuori dall’appartamento.



CAPITOLO SEDICI

-Ma cosa è accaduto?- esclamò Dana scendendo dalla vettura.

C’erano ben tre macchine della polizia ed un’ambulanza parcheggiate innanzi al vecchio stabile diroccato.

Mulder non rispose ma affrettò il passo per entrare all’interno.

Scorse John Doggett e gli andò incontro con uno sguardo più che interrogativo:

-John… ho fatto più in fretta che potevo….-

Doggett vide Scully dietro di lui:

-Ci sei anche tu! Meglio.- si fece largo in mezzo ad un gruppetto di poliziotti e fece loro cenno di seguirlo. Infine indicò una sagoma sul pavimento coperta da un lenzuolo.

-Chi è ?- domandò Mulder mentre si chinava a sollevare il drappo grigio. Ma non ebbe bisogno di risposte perché già aveva riconosciuto la vittima.

Scully, incuriosita, lo imitò accostandosi.

Sobbalzò dalla sorpresa:

-Quando è successo?- domandò la donna riconcentrandosi su Doggett.

-Il coroner parla di almeno 20 ore fa, ma è presto per esserne certi! Eseguirà quanto prima l’autopsia.- John squadrò il volto di Mulder dall’indecifrabile espressione. Era rimasto stranamente in silenzio.

-Come l’avete trovato?- continuò Scully.

-Una segnalazione anonima! E questa volta non era una falsa pista!-

-Già!-

-E’ stato Krychek!- proruppe improvviso Fox. Si tirò su con cipiglio. –Ce l’ha fatta alla fine! E’ arrivato prima di me e l’ha ucciso!-

-Un unico colpo. Non se n’è neppure accorto.-

-Spender lo sapeva che sarebbe finita così.- aggiunse Mulder: -Sapeva che l’avrebbe ucciso.-

-Allora perché chiedere il tuo aiuto?- fece Scully incuriosita dalla linea di pensiero del compagno.

-Non voleva il mio aiuto per sé…. Voleva che io sapessi in modo che quando lui fosse morto, io avrei continuato la sua missione: fermare Krychek, il mostro che lui stesso ha creato anni fa!-

-Può darsi….- sospirò Doggett. Chissà perché si sentiva in colpa. Se solo fosse stato in grado di rintracciare Krychek, forse l’uomo che fuma non sarebbe deceduto.

Comunque non riusciva a capire la reazione di Mulder. Sembrava quasi dispiaciuto, eppure dai rapporti che John aveva letto su quell’uomo dal misterioso passato, non c’era molto di cui dolersi. Spender era stato il mandante di parecchi omicidi, aveva occultato prove, aveva lavorato nell’ombra rovinando la reputazione del bureau. Cosa spingeva l’agente Mulder, il più grande nemico di Spender, a rammaricarsi della sua morte?

Cercò lo sguardo di Scully per comprendere e rimase più confuso di prima. Sembrava che lei capisse, sembrava che volesse sostenere il suo dolore.

All’improvviso si sentì fuori posto, così, con discrezione si allontanò per lasciarli soli.

Scully si avvicinò a Mulder:

-Ti senti bene?-

-Ho fallito Dana. Ho fallito!- il suo capo era chino e sconfitto.

-Non è vero, non hai fallito.-

-Se solo ….-

-Mulder, Spender ha scritto il suo destino tanti anni fa e tu non puoi sentirti responsabile per questo. Krychek e Spender avevano intrapreso una guerra per arrivare al potere, non potevi pretendere di fermarla!-

-Mi chiedo se avremo un futuro….se il bambino che porti in grembo ne avrà uno!-

-Viviamo alla giornata Mulder. Non abbiamo alternative.-

Fox la fissò intensamente:

-Lo fermerò, Scully, io devo fermare Krychek. Non gli permetterò di vincere, non gli permetterò di distruggerci tutti, fosse l’ultima cosa che farò.-

-Che faremo!- Dana gli sorrise.

Lui si ammorbidì.

Dana continuò a parlare abbassando il tono della voce per non essere udita se non da lui:

-La sua morte ti ha sconvolto più di quanto ti aspettassi.-

Mulder annuì:

-Non avrei voluto….Dio solo sa quanto non avrei voluto. Ma quando l’ho visto immobile e freddo, irrigidito ed ho compreso che questa volta è veramente morto, bè…. Ho provato tristezza….Non è assurdo?-

-Direi di no….-

-Ma Scully, era un assassino spietato, un uomo senza morale…ha fatto uccidere mio padre, è stato la causa della morte di tua sorella, per colpa sua Deep Throat e Mister X sono morti….ti ha fatto rapire….non potrò mai perdonarlo per questo! –

-Non devi giustificare il tuo tormento, in fondo poteva essere tuo padre!-

-Poteva o era? Non lo saprò mai veramente perché mia madre ha negato fino all’ultimo e non ci si poteva fidare della parola di CSM….-

-Si…comunque un legame vi univa e non devi vergognarti di aver provato pietà per la sua anima!-

-Forse no…- Mulder la prese per mano : -Non so dove ci condurrà il destino, ma ci troverà comunque insieme. Andiamo, qui non c’è più niente da vedere!-

Scully accennò un si con la testa e si fece portare via da quel luogo di morte, di vendetta, di sconfitta.



*********************

Altrove un giovane era seduto alla consolle di un computer da esposizione.

Prese di nascosto dalla tasca del suo giubbotto un dischetto e senza farsi vedere dal corpulento proprietario del negozio, lo introdusse nel floppy disk.

Con mani esperte, ritrovò il file che gli interessava. Aprì il programma della posta elettronica ed in pochi secondi lo inviò.

Chiuse il programma, estrasse il dischetto e si alzò andando incontro all’uomo dietro il bancone:

-Grazie…mi sembra un ottimo pc, molto veloce….-

-I nostri sono computers affidabili, con una garanzia di ben tre anni.-

-Me lo ricorderò… Tornerò sicuramente.-

-L’aspettiamo, siamo sempre qui a sua disposizione.-

Il giovane abbozzò una smorfia; non sopportava le persone troppo compiacenti, ma cercò di nasconderlo al suo interlocutore. Lo salutò ed uscì.

Svoltato l’angolo si avvicinò ad un cassonetto dei rifiuti. Si tolse la lunga parrucca, la barba posticcia, buttò gli occhiali per rinascere persona nuova.

Aveva fatto quello che doveva, aveva esaudito l’ultimo desiderio di quell’uomo senza passato.

Ora era libero, aveva i soldi che gli servivano per andare all’università. Lo sconosciuto era stato molto generoso con lui…

Quella storia era finita e non lo riguardava più comunque.

Tornò sulla strada maestra e si ritrovò a passare dinanzi ad un giornalaio. Non potè non notare su un manifesto il volto dell’uomo per cui aveva appena spedito una mail. Mentalmente pregò per lui. Che trovasse la pace eterna. Poi si mise a correre e riuscì a salire sul primo autobus.


EPILOGO

Mulder si lasciò andare sul divano. Era finalmente solo… non che la presenza di Scully lo infastidisse, ma aveva bisogno di riflettere tra sé e sé. Aveva bisogno di metabolizzare la morte di CSM.

Non sapeva neppure lui quanto tempo era passato quando, istintivamente, decise di accendere il pc e controllare la posta elettronica.

La mail era lì.

Era firmata Fox-terrier.

Con mano tremante l’aprì.

Cominciò a leggerla a voce alta, quasi fosse meno difficoltoso:

“Se leggerai questa mia lettera, io sarò morto.

Non devi sentirti responsabile per questo… Probabilmente avrai capito il motivo per cui ti ho coinvolto…. Hai un compito, una missione. Devi fermare Krychek, sai che solo tu puoi riuscirci.

Non rimpiango nulla di quello che ho fatto nella mia vita. Lo rifarei daccapo se potessi, forse cercherei di essere più scaltro o cercherei un modo più efficace di neutralizzare la tua brillante capacità di mettermi sempre i bastoni fra le ruote. Non credere che non farei rapire di nuovo Samantha, o che non mi alleerei con gli alieni, o che non farei uccidere tuo padre. Io sono sempre la stessa persona e non voglio la tua comprensione. Odio l’idea di me morto oggetto di compatimento come se fossi un vecchio senza più storia. Io la mia storia l’ho fatta, l’ho vissuta, l’ho tramandata. E mi sopravvive, sopravvive al di là di quell’inetto di Jeffrey. Che delusione per me scoprire che il tuo valore non sarebbe mai stato eguagliato da quell’essere che portava il mio nome. Si…probabilmente ora sarai disgustato da queste mie parole, ma non pretenderai certo da me un buonismo che non mi appartiene. Forse sono un mostro, forse sono solo un uomo che si conosce bene e non ha mai avuto paura di agire in questo sporco mondo.

Ora devo cedere il passo…. Non mi resta che augurarti buona fortuna, ne avrai molto bisogno! Saluta la cara Scully da parte mia…. Il suo rapimento fu solo un errore…. Non te l’avremmo mai dovuta restituire viva… Ti ha reso più forte, ti ha reso invincibile anche se tu non te ne sei mai accorto…ma forse è meglio così perché ora resti l’unico che può ostacolare Alex.

Addio ….. figliolo!”

Una lacrima gli si impigliò alle ciglia, una lacrima mista al fiele del disgusto e della repulsione. Probabilmente l’avrebbe ricordato sempre così.



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Una buia cantina polverosa si illuminò all’improvviso di una bianca luce di neon.

Dieci persone erano in piedi e parlottavano sommesse quando videro arrivare chi stavano aspettando da oltre un’ora.

Un uomo sulla quarantina con un vestito di Armani ed un sorriso disarmante proruppe in un:

-Chi credi di essere?? Noi abbiamo degli impegni che dobbiamo onorare, non possiamo stare ai tuoi comodi.-

Alex Krychek si voltò alla sua destra per ammirare la bella Marita Covarrubias avvolta in un tailleur rosso che le faceva risaltare le forme.

-Scusateci…ma ne valeva la pena… Ci siamo riusciti, Spender non è più un problema.-

Una donna dai lunghi capelli neri sorrise:

-Abbiamo saputo ed adesso?-

-Adesso possiamo procedere al punto due del nostro programma.- era compiaciuto di sé. Finalmente aveva nelle sue mani il suo destino, finalmente aveva il potere.

-E Mulder?- fece un signore anziano seduto in una poltrona mentre fumava pacioso il suo sigaro puzzolente.

-Mulder? Non preoccupatevi di lui….farò in modo che non ci dia più problemi!-

-Sarai capace di controllarlo?-

Alex si accigliò:

-Certo! L’ho fatto già una volta e lo farò di nuovo!- poi sorrise ricordando l’immagine non lontana di un Mulder accasciato a terra con il viso catatonico.

Lui era il più forte e Mulder non gli faceva paura… non più!



FINE???