Inverno


Bora


Potatura


Aratro


Il caco


Carro


Giornata di Bora


Trieste


La nuova vigna


L'abitazione


Degustazione












In principio c'era una vigna. Una, una sola. Poi ne sono sorte tante, a immagine e somiglianza della prima, tutte a crescere rigogliose e a offrire, un tiepido autunno, il proprio orgoglioso e gustoso succo. E poi ci fu il peccato, di cui si sa ancora poco, a trascinare Merlot e Malvasie nel ventre della terra. Da quel giorno, ogni giorno l'uomo si affanna a costruire rossi e biondi liquidi soffrendo sulle zolle, rallegrandosi per il bel tempo, trepidando di fronte alla grandine impietosa. Così il frutto della vite recita una commedia nota in diversi palcoscenici. Nessun regista conosce l'epilogo. E il vino nuovo è ogni volta una sorpresa che si spera profumata e gustosa, bevanda capace di dare senso alle stagioni della vita, protagonista di brindisi festosi e tristi ricorrenze. Fabio Rinaldi, fotografo, si è lasciato catturare - tra i tanti - dal fascino e dal carisma di quei tralci contorti, capaci di regalare al mondo tanta ricchezza. La vite è divenuta lievito per il suo obiettivo, protagonista in Trieste di uno dei scenari più avvincenti e ricchi del capoluogo. Sulle balze di Roiano alta - appena sopra il borgo di Pischianzi - un altro gruppo di case danno volto a Lainari, ennesimo toponimo sloveno di un circondario talvolta ancora rustico e integro nella sua Natura di un tempo.

Esposte a un sole meraviglioso, ispirate da prospettive iper - suggestive sul golfo del capoluogo giuliano, sbattute allegramente da una Bora lussureggiante nella sua selvaggia forza - le viti di Silvano Ferluga crescono giorno dopo giorno per trionfare, come le altre sorelle distese lungo milioni di pendii esposti agli astri, nei bicchieri di chi ama la vita. Per cogliere l'"attimo formatore", la vita di legna, foglie e chicchi umidi di rugiade, Rinaldi ha violato i segreti delle campagne del noto viticoltore e presidente del Consorzio dei vini Doc Carso, rubando con i strumenti del mestiere l'esile parabola delle foglie e dei grappoli dall'incerta primavera al plumbeo autunno. Trionfando in bianco e nero tra ombre di pali e croste di licheni immortali sulla pietra sbrecciata dal crudo vento dell'est. Un percorso tortuoso e denso di incognite, mese dopo mese, acino dopo acino sino all'epilogo sacrificale. Un tino che ribolle, il "sangue" di tante piante che frange le rotondità fibrose delle botti di rovere transalpino, infine il trionfo nei calici. Le immagini di Rinaldi celebrano uno spazio, una terra, l'orizzonte e la forza della marna, l'umiltà e la potenza dell'avvicendarsi delle stagioni in una storta e legnosa parodia dell'esistenza. Guarda e pensa, scruta attento tra le pagine. Il prossimo sorso non sarà lo stesso. Sii presente al rito . . .

Maurizio LOZEI - Trieste, 1 novembre 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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