UNA RILETTURA AGGIORNATA DEL CAPRICCIO

Riflessioni su un lavoro fotografico di Fabio Rinaldi Accostare la Fotografia all'arte figurativa classica è indubbiamente un'impresa ambiziosa e oltremodo stimolante dal punto di vista creativo. L'idea di produrre dei "capricci" fotografici, che risentono della lontana eco delle omonime creazioni pittoriche settecentesche, appare tutt'altro che semplice, ma a mio avviso i risultati di questa originale esperienza di Fabio Rinaldi sono a dir poco notevoli, estremamente interessanti non solo per il fascino delle immagini rappresentate ed elaborate, ma anche per la particolarità dei temi scelti e per la risonanza emotiva oltre che estetica che essi evocano. La forza geniale della creazione trasgressiva delle classiche forme estetiche, l'apparente contraddittorietà contenuta nelle singole immagini, una sorta di irregolarità regolata da sue proprie regole, dettate dal tacito messaggio ideale che vuole essere comunicato dall'autore a coloro che si accostano a questo lavoro dal carattere particolarissimo, rendono il capriccio un'invenzione straordinaria, in cui la riproduzione della realtà si accosta alla fantastica interpretazione dell'artista. L'immagine che l'autore propone dell'Irlanda è quella di una terra dai tratti austeri ma decadenti, silenziosa nei suoi panorami che comprendono spazi enormi, ma escludono la presenza invadente di un Essere Umano che si manifesta attraverso le opere che ha realizzato e di cui rimane traccia: rovine di imponenti rocche, cimiteri in cui sacro e profano sembrano convivere rievocando immaginari convivi satanici, chiese coperte ormai in parte da rampicanti che segnano l'irrispettoso scorrere di un tempo storico che richiama alla memoria immagini di arcaiche leggende che narrano di guerre, cavalieri, magie e creature fantastiche. Sono immagini affascinanti, queste che Fabio Rinaldi propone, solo apparentemente documentarie di luoghi e situazioni. La realtà viene usata e manipolata come occasione per esprimere modi di sentire, emozioni profonde, che trapelano simbolicamente a svelare a tratti la personalità di un autore che dimostra, e non per la prima volta in quest'occasione, una straordinaria sensibilità e la capacità di entrare in sintonia con la realtà che rappresenta in modo creativo usando con precisione professionale gli strumenti che la tecnica fotografica offre.

Laura Mullich - Trieste, 1995

Grey
Kilkenny
Mullagmore
Slane
Trim
PI_
Callan
Cashel
Cashel
Clonmacnoise
Dunluce

 

Ho sempre pensato alla Spagna come ad un caleidoscopio di colori, suoni, movimento, una sensazione di vitalità, forse il posto più gioioso del mondo. Poi improvvisamente mi trovo catapultata in una dimensione totalmente diversa. Attraverso le foto di Rinaldi si attraversano in quasi religioso silenzio dei frammenti di una Spagna diversa, incastonata in una propria dimensione storica che pur essendo aliena ai ritmi stereotipati dell'immaginario comune, lascia trasparire atmosfere cariche di emozioni, quasi rimpianti per una realtà che sembra esserci sfuggita. E così, attraversando i giardini de La Granja possiamo illuderci di sentir frusciare i tessuti dei lunghi abiti della corte dei Borboni, mentre i volti di pietra scolpiti sulle fontane ci scrutano immobili mantenendo inviolati i segreti di chi si è specchiato nelle loro acque quando quella pietra era ancora integra e bianca. Ci si ritrova completamente annichiliti di fronte alle prospettive originali che ci vengono offerte della struttura della Sagrada Familia le cui torri sembrano proiettate in uno spazio infinito, e le cui geometrie, stilizzazioni e arzigogoli, sottolineati dai tagli di luce, sembrano fuoriuscire dalla carta fotografica per carpire l'attenzione di chi li osserva. Geometrie che ci stupiscono anche nelle immagini di edifici di una Barcellona modernista o in quelle della piazza di Spagna a Siviglia. E alla fine possiamo far riposare i nostri occhi, colmi di tanta storia e di tanta architettura, lasciandoli vagare attraverso immagini di un paesaggio pirenaico che trasuda poesia, tranquillità e pace interiore.

Paola Latini 4 dicembre 1998

PS_
Cabo de Gata
El Torcal
Consuegra
Monserrat
Granada
Merida
La Granja
Madrid
Barcellona
Barcellona
Siviglia
Segovia
Pirenei
Coto Donana
Museo Mirò

 

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