Il calendario elamita in sintesi

Elàm, Elamiti ed elamico

Elàm1 era chiamata la regione sud-occidentale del moderno Iràn prima dell’arrivo dei Persiani (VI sec. a.C.) che la resero poi famosa come Persia (§1). La millenaria storia della civiltà elamita si svolge parallelamente a quella delle vicine civiltà mesopotamiche: dagli strati abitativi di Susa del IV millennio a.C. fino alla conquista achemenide2, a cui sopravvisse l’uso della lingua elamica nei documenti dell’amministrazione imperiale. L’elamico, scritto con una varietà di cuneiforme, presenta tuttora difficoltà di interpretazione, non appartenendo né alla famiglia linguistica indoeuropea né a quella semitica (§9).

Tempo e potere

Se il nostro tempo scorre docilmente entro gli argini di giorni, mesi ed anni, secondo un ritmo regolare in cui l’unica variazione prevista è rappresentata dal giorno aggiunto negli anni bisestili, lo dobbiamo ad un poco noto astronomo napoletano del 1500, Luigi Lilio. Il nostro calendario è però ormai indissolubilmente associato al nome di papa Gregorio XIII, che appoggiò e volle la riforma del 1582. Se poi pensiamo al tempo di gestazione del nuovo calendario e alle difficoltà che incontrò ad imporsi negli altri paesi europei e del mondo, comprendiamo bene come la scienza ceda facilmente il passo alla politica nel campo del conteggio del tempo (§§120s). Si pensi quindi all’importanza di fissare un incontro diplomatico, di regolare i rapporti commerciali fra paesi lontani o di festeggiare una ricorrenza religiosa in un impero vasto come quello achemenide.

Contare il tempo nel Vicino Oriente antico

Per gli antichi il calendario rappresentava l’umano tentativo di contare il tempo, concepito come espressione diretta del mondo divino. In Elam, gli stessi termini per "mese" e "giorno" erano quasi sempre contrassegnati da una stella3, così da ricordarne l’ineluttabile dipendenza dalle divinità celesti simboleggiate nel sole e nella luna.

Il calendario babilonese (§§122ss) era naturalmente fondato sul ciclo lunare: la durata del mese corrispondeva alla lunazione e il suo inizio coincideva con la prima osservazione dopo la luna nuova della falce di luna, bassa sull’orizzonte occidentale poco dopo il tramonto del sole; il giorno cominciava quindi alla sera. Poiché 12 lunazioni corrispondono a circa 354 giorni, il calendario babilonese precedeva l’anno solare di 11 giorni all’anno. Ad un certo punto, le abitudini agricole e pastorali rendevano evidente lo slittamento delle stagioni, che veniva recuperato aggiungendo un mese ogni 3 anni circa (11 giorni x 3 anni = 33 giorni, poco più di un mese); questo mese intercalare era ufficializzato dal re. Solo a partire dalla seconda metà del I millennio a.C. viene adottato regolarmente uno schema prefissato di intercalazioni (il ciclo detto di Metone che prevede 7 mesi intercalari in 19 anni), elaborato probabilmente proprio sotto la spinta delle esigenze imperiali achemenidi.

Il calendario elamita

Il calendario elamita del II millennio a.C. doveva condividere gli stessi principi del calendario lunisolare babilonese, pur applicandoli forse in momenti diversi. Le fonti elamiche ed accadiche4 attestano fin troppi nomi di mese elamiti, sparsi su un periodo temporale e un ambito spaziale decisamente estesi. Siamo perciò costretti ad ipotizzare varietà locali parzialmente simili e a supporre vaghe derivazioni fra i mesi di un periodo e quelli di un altro. Queste corrispondenze acquistano più spessore ipotizzando tre progressivi sfasamenti nel mese di inizio anno (diluiti su tutto il II e la prima metà del I millennio a.C.) dovuti all’aggiunta di un mese intercalare di troppo rispetto al calendario babilonese (§§116s).

La principale fonte di età achemenide è costituita dalle tavolette amministrative elamiche ritrovate negli anni ’30 nel muro di fortificazione e nella tesoreria di Persepoli. Esse ci danno uno straordinario spaccato di vita quotidiana nella Persia del 500 a.C.: personaggi noti da fonti storiografiche vengono sorpresi mentre viaggiano o consumano le proprie razioni di cibo; nomi sconosciuti di piccoli artigiani, cammellieri e funzionari fanno la loro comparsa sulla ribalta della storia.

Già nel 520 a.C. circa, nella famosa iscrizione del re Dario a Bisotun, l’egemonia achemenide aveva imposto l’uso dei propri nomi di mese antico-persiani che furono quindi adattati in elamico. Nelle tavolette di Persepoli compare però anche un gruppo di mesi ritenuto genuinamente elamita. I principali problemi che ho cercato di analizzare sono:

Mentre il gruppo di mesi antico-persiani costituiva il calendario ufficiale in sincronia con l’autorevole calendario babilonese, rimane il dubbio che ai mesi elamiti corrisponda un sistema calendariale autonomo.

1Il nome "Elam" corrente deriva dalla forma ebraica usata nella Bibbia.

2La dinastia achemenide, rappresentata da famosi re quali Ciro, Dario e Serse, regnò in Persia fino alla conquista di Alessandro Magno nel 330 a.C.

3Il determinativo di divinità rappresentato dal segno cuneiforme AN.

4L'accadico, lingua delle civiltà mesopotamiche ma diffusissimo anche nelle fonti elamite, era in posizione concorrente all'elamico stesso.


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san Giovanni in Persiceto, 18/VII/2000