Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 30 novembre 1997

UnoGiov
di Basello Gian Pietro

Le lingue della Bibbia
Bibbia è parola greca che in origine indicava la pianta del papiro. Con gli steli di più papiri pressati, sovrapposti e poi seccati si ottiene un foglio ruvido, adatto a trattenere l'inchiostro. Ben presto papiro divenne sinonimo di carta, foglio, scritto. Così Bibbia, in greco, è un plurale che potremmo tradurre gli scritti, i libri.
Al greco Bibbia equivale in ebraico il termine Miqrà, che significa però lettura, specificatamente una lettura pubblica della parola di Dio, fatta in sinagoga o nelle feste, come quella narrata in Neemia 8 (finito l'esilio babilonese si torna a proclamare la parola di Dio). I nostri fratelli ebrei pongono giustamente in rilievo il valore orale, la necessità di un annuncio, di un far parlare oggi Dio tramite le nostre bocche, di una fede nata dall'ascolto, di una lettura comunitaria e comune che raggiunge più persone. Questo deve essere un aspetto della Bibbia irrinunciabile anche per noi cristiani.
La Bibbia è suddivisa in due grandi sezioni: l'Antico e il Nuovo Testamento. In italiano corrente sarebbe meglio tradurre testamento con alleanza, dove l'alleanza è qualcosa di estremamente concreto, un qualcosa posto in mezzo fra due realtà altrimenti separate, un patto scritto: cioè la Bibbia stessa.
L'Antico Testamento. E' stato scritto in ebraico a più riprese. Il testo ebraico, sebbene antichissimo, venne fissato nella forma a noi giunta nei primi secoli dopo Cristo. L'ebraico biblico è una lingua semplice, naturalmente priva di certe tecniche retoriche tipiche del latino (tipo Cicerone) o del greco antico (ad esempio dei filosofi), con un vocabolario ridotto ma essenziale. E' molto diverso dall'ebraico moderno, parlato oggi in Israele.
Alcune piccole sezioni dell'antico testamento furono scritte in aramaico (ad esempio Daniele da 2,4 fino a tutto il cap. 7). L'aramaico non è un dialetto dell'ebraico (anche se è molto simile), ma una lingua vera e propria, diffusa in tutto l'oriente, che con l'esilio babilonese (VI sec. a.C.) cominciò a sostituirsi all'ebraico come lingua parlata.
I Settanta. Già nel III-II sec. a.C. si sentì l'esigenza di tradurre l'antico testamento ebraico in una lingua più conosciuta. Così, secondo la tradizione, ad Alessandria d'Egitto settanta sapienti tradussero l'antico testamento in greco, nella versione detta dei LXX (settanta). Anche se i LXX non sempre traducono letteralmente il testo ebraico che è giunto a noi (che abbiamo visto essere per certi versi più tardo), ci possono aiutare a capirne meglio i passi resi difficili dalla cattiva conservazione del testo stesso. Inoltre creano un ponte fra un concetto ebraico e la sua traduzione in greco (cioè fra due mondi molto diversi), ponte che noi qualche volta cercheremo di percorrere all'indietro per risalire all'ambiente ebraico.
Il Nuovo Testamento. E' stato scritto in greco proprio per essere accessibile a più persone possibile. Tuttavia non è il greco degli autori classici, ma un greco semplificato, internazionale e popolare. L'uso di certi termini o certe frasi sembra poi dipendere dal modo di pensare ebraico dell'autore.
Nei vangeli troviamo anche alcune espressioni aramaiche, come la frase pronunciata da Gesù in croce elì elì lemà sabactàni (Mt 27,46) o il grido osannà della folla che significa dona la salvezza (vedi il salmo pasquale 118,25).
La Vulgata. La Vulgata (che significa diffusa, cioè di larga diffusione) è la traduzione latina di san Girolamo (IV sec.). In realtà, per il Nuovo Testamento, san Girolamo tradusse i vangeli, revisionando solamente gli altri scritti.
Come è giunto fino a noi il Nuovo Testamento? Sui codici (cioè libri di grande formato) ricopiati nei secoli. I più antichi sono del IV sec. d.C. in pergamena (cioè pelle di pecora o agnello trattata), in particolare il codice Sinaitico (ritrovato nel monastero di santa Caterina al Sinai nel secolo scorso) e il codice Vaticano. Questi codici sono detti "in maiuscola", perché scritti con lettere maiuscole, di seguito, senza separare le parole o segnare accenti e punteggiatura (usuale nell'antichità), cosa che a volte diede origine ad errori di lettura.
Con i moderni ritrovamenti di papiri (più economici e fragili della pergamena) ci spingiamo addirittura fino al I secolo d.C., anche se non proprio a ridosso della morte di Gesù. I papiri sono in genere malridotti e frammentari, ma la loro testimonianza sullo stato del testo è importantissima.

Scopo e limiti di questi appunti
Ogni traduzione è un piccolo tradimento del testo originale. A volte si perde qualcosa, a volte si deve aggiungere qualcos'altro per facilitare la comprensione.
Ogni traduzione è un tentativo. Può essere sempre migliorata, adeguata. La lingua originale è fissata nel testo, la lingua di destinazione è in evoluzione continua.
Questo però non vuol dire che dobbiamo diffidare di ogni traduzione. Come abbiamo visto, tanto l'ebraico quanto il greco del nuovo testamento escludono ricercatezze linguistiche e frasi complicate. I tradimenti e le aggiunte si riducono quindi a sottigliezze. Piccoli particolari che, essendo pur sempre parte integrale del messaggio, tenteremo comunque di mettere in luce: così nasce questa nostra traduzione letterale che vorrebbe essere a completo servizio del testo originale. Questa fedeltà al testo andrà però a scapito del buon italiano. Per questo raccomandiamo che la traduzione consegnataci dalla Conferenza Episcopale (il testo CEI delle nostre bibbie), più scorrevole e chiara, rimanga il testo base dell'attività del gruppo biblico. Ad essa bisognerà sempre riferirsi.
Questi appunti quindi volutamente non sono spirituali o teologici, per cui rimandiamo ai commenti dei nostri sacerdoti, alle note della Bibbia di Gerusalemme, agli scritti dei padri (in particolare al commento di sant'Agostino). Sono invece volutamente filologici: parola difficile per dire che cercano di chiarire alcuni aspetti del testo che anche una buona traduzione può lasciar da parte e che spesso non sono posti in nota per non appesantire il lettore. Appunti che nascono dell'amore (filìa) per la Parola (lògos).
Alcuni criteri. In particolare cercheremo di tradurre un vocabolo greco sempre con un medesimo vocabolo in italiano. E' vero che un certo vocabolo, usato in contesti diversi, ha diversi corrispondenti in italiano, tuttavia spesso nel tradurre si ha paura delle ripetizioni, privando così il lettore di un giusto insistere sulle parole chiave.
Saremo poi molto attenti agli articoli e segnaleremo nostre aggiunte con le parentesi tonde ( ). Infine tra minore e maggiore < > inseriamo un insieme di parole italiane che in greco sono espresse da un sola parola.
Aggiungiamo il testo originale (secondo Nestle-Aland, ed. XXVII del 1994) con la speranza di invogliare qualcuno a prendere confidenza con esso, in particolare gli ex-liceali che hanno studiato greco sui classici per cinque anni magari senza tradurre mai qualche semplice brano evangelico. Se trascriviamo un termine greco, è perché si tratta di una parola chiave o perché vogliamo far sentire la parentela con il suo corrispondente italiano.
Note storico-culturali. A volte però non è solo questione di traduzione: fra noi e il testo originale ci sono vari secoli di tempo e centinaia di chilometri nello spazio. Per questo qua e là aggiungeremo anche appunti di tipo storico: per capire l'ambiente, le idee, gli usi di allora. Un errore da non fare è quello di considerare il tempo di Gesù come un mondo barbaro, ignorante, scomodo, arretrato. Erano uomini come noi, intelligenti quanto noi, con i nostri stessi pregi e difetti. Se noi oggi crediamo di vivere in un mondo migliore, lo dobbiamo a tutte le generazioni che ci hanno preceduto.
Per questo dobbiamo ricordare quanto sia attuale la Bibbia oggi, senza bisogno di ulteriori chiarimenti.

Introduzione alla prima lettera di Giovanni
Alcuni suggerimenti. Essendo molto breve, raccomandiamo di leggere la lettera tutto d'un fiato prima di iniziare l'attività in gruppo, senza porsi troppi problemi di comprensione, così da averne un'idea globale: cerchiamo di farlo con curiosità, come se fosse appena arrivata per posta! Può essere utile anche rileggere il prologo del vangelo di Giovanni (Gv 1,1-18), brano classico della liturgia del giorno di Natale.
Il genere "lettera". La prima lettera di Giovanni fa parte delle lettere cattoliche, cioè le lettere non scritte da san Paolo, non indirizzate esplicitamente a qualche comunità particolare e per questo universali (katholikòs) (in realtà a volte un destinatario è indicato: ad es. 3Gv 1).
Non è una lettera vera e propria essendo priva di un'intestazione, presente invece nelle lettere di Paolo, ad esempio in Romani 1,1-7 (ad esclusione della lettera agli Ebrei, cui per certi versi si può assimilare). La lettera si apre con un breve prologo (1,1-4) in forma quasi poetica e carico di significato. Cardine del prologo è la figura del Cristo. Questo elemento è tipico anche di san Paolo: ad esempio Efesini 1,3-14 (Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo... in Cristo ci ha scelti...) oppure Colossesi 1,13-20 (Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo figlio diletto...).
Contenuto. La lettera alterna, o meglio compenetra, affermazioni su Dio e il Cristo con esortazioni di comportamento. In pratica le prime sono vere a livello di fede personale solo se vengono attuate le seconde. Giovanni qui usa una logica ferrea: Dio è luce. Se diciamo di essere con Dio ma camminiamo nelle tenebre, allora mentiamo (cfr. 1,5-7).
Questo linguaggio non lascia spazio ai dubbi per metterci al riparo da comportamenti di compromesso così abituali nella nostra vita spirituale e pratica. La Parola insomma deve avere un'immediata ricaduta nella quotidianità.
Anche Paolo procede in maniera simile nelle sue lettere, anche se forse non così consequenzialmente. Da un punto di vista scientifico si parla di alternarsi di parti dogmatiche (cristologiche) e sezioni parenetiche (esortazioni etiche). Conoscenza e comportamento sono inscindibili.
Gnosi e docetismo. In questo modo Giovanni si oppone anche ai movimenti gnostici e docetistici. La gnosi (conoscenza) è una conoscenza religiosa speciale e personale, riservata a pochi privilegiati, da cui viene la salvezza. Se la salvezza viene dalla sola conoscenza intellettuale, il comportamento perde valore. Per questo Giovanni lega la condotta alla retta conoscenza di Dio. Non basta dire che si crede in Dio: dobbiamo professarlo anche con le nostre opere. Tipico della gnosi era ricorrere a dualismi come luce e tenebre, verità e menzogna, vita e morte. Ma questi temi allora erano comuni: infatti compaiono anche nei manoscritti di Qumràn.
I docetisti (termine usato in realtà dal II sec. d.C.) non credevano in una reale incarnazione del Cristo: era tutta apparenza, seppur motivata dall'intenzione di illuminare gli uomini. Quindi la morte, il dolore, la resurrezione perdevano spessore.
Non dobbiamo credere sorpassati questi problemi: sono tuttora presenti nella nostra società, nella nostra vita, anche se non li chiamiamo con questi nomi strani.
Autore, data, luogo. Questioni tutte dibattute. L'autore: è probabilmente lo stesso autore del vangelo, al massimo una persona a lui molto vicina. Ma lo stile, l'uso dei termini è praticamente lo stesso del vangelo. La data: o sul finire del primo secolo (poco dopo la redazione del vangelo di Giovanni) o nella prima metà del secondo secolo a seconda degli studiosi. Aggiungiamo che le altre due lettere di Giovanni sono dello stesso autore della prima lettera e probabilmente di poco precedenti (sono diverse quanto a forma: sono lettere vere e proprie con un destinatario preciso). Il luogo: probabilmente Efeso (in Turchia sulle rive del mar Egeo), comunque in una comunità d'Asia. Non essendo indirizzata ad una comunità specifica, i destinatari sembrano essere le varie comunità della zona, anche se sembra rivolgersi ad una cerchia ben precisa di persone (certo tratta problemi comuni). Anche noi rientriamo sicuramente fra i destinatari. Giovanni stesso l'avrà distribuita il più possibile (per questo forse manca di destinatario preciso).
Tutte queste questioni non ci devono preoccupare più di tanto: che sia Giovanni l'autore o un altro, che sia più o meno antica, la lettera è giunta così nelle nostre mani per volere dello Spirito. Così dobbiamo accettarla e meditarla. Il tramite apostolico, della chiesa, enunciato nel prologo (1,1-4) è vero ancor più per noi che siamo così lontani da quei tempi.
Uso liturgico. La liturgia del tempo di Natale, dal 27 dicembre (festa di san Giovanni evangelista) al 12 gennaio (escluse le solennità di Maria Madre di Dio e dell'Epifania), ci propone la lettura integrale continua della prima lettera di Giovanni. Così, subito dopo aver celebrato la nascita di Gesù, Giovanni ci insegna l'importanza concreta, immediata e quotidiana di questa incarnazione per noi.
Sant'Agostino invece preferì leggerla e commentarla al popolo nel tempo di Pasqua (nell'anno 413 d.C., vedi la prefazione al commento). Agostino è sicuro che porterà gioia e entusiasmo all'ascoltatore attento.
E' quindi un testo forte, adatto ai tempi cardine dell'anno liturgico.

Struttura
Non è facile individuare una struttura. Più che un trattato, sembra una meditazione, un'omelia. Gli argomenti si susseguono ben connessi ed è difficile creare partizioni. Nasce da un'intera vita posta al servizio di Gesù ed ha la freschezza di un discorso, di una lettera scritta di getto con passione.
Proponiamo una suddivisione indicativa ispirandoci alla Bibbia di Gerusalemme:

Prologo: l'annuncio cristiano (1,1-4)

I - Dio è luce (1,5—2,29)
A) 1,8—2,2 Riconoscere il peccato
2,3-11 Osservare i comandamenti
B) 2,12-17 Non amare il mondo
2,18-29 Rimanere con il vero Cristo (non seguire gli Anticristi)

II - Siamo figli di Dio (3,1—4,6)
A) 3,3-10 Non peccare
3,11-24 Amare coi fatti e nella verità (il comandamento dell'amore)
B) 4,1-6 Mettere alla prova le ispirazione degli Anticristi e del mondo

III - Dio ci ama (4,7—5,13)
A) 4,11-21 Amarci gli uni gli altri
B) 5,1-13 Vincere il mondo

Epilogo: esortazione alla comunità (5,14-21)

Come si è visto, vi sono tre sezioni che, partendo da una affermazione, la sviluppano più o meno all'interno degli stessi ambiti (peccato, amore, mondo, anticristi: ma è una suddivisione artificiosa) da un punto di vista di comportamento via via più consapevole e approfondito. Sono varie esortazioni che si chiudono con un dato di fatto (III B): la vittoria finale di chi crede nel vero Cristo.


1,1-4 Prologo
1Ciò che era da principio, ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo osservato e palpato riguardo alla parola della vita - 2e la vita si è <resa visibile>, e abbiamo visto e testimoniamo e annunziamo a voi la vita eterna che era presso il Padre e si è resa visibile a noi - 3ciò che abbiamo visto e abbiamo udito, annunziamo anche a voi, affinché anche voi abbiate comunione con noi. E questa nostra comunione (è) con il Padre e con il suo figlio Gesù Cristo. 4E questo scriviamo noi, affinché la nostra gioia sia piena.

1 ciò che era da principio... sia dal principio della creazione (Gen 1,1; ripreso a sua volta da Gv 1,1: in principio era il Verbo, e il Verbo era presso il Dio, vedi nota seguente su parola) sia dall'inizio della predicazione di Gesù (Gv 15,26-27 che si lega alla testimonianza che devono dare gli apostoli, testimonianza resa qui nella lettera dallo stesso Giovanni come dice nel v. 2) sia dal principio del proprio cammino di fede personale (la testimonianza ricevuta deve rimanere nei veri discepoli secondo 1Gv 2,24: quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi).

udito... visto... osservato: c'è un crescendo dall'ascolto (che non necessariamente implica visione), alla visione passiva, all'interesse attivo, al contatto fino all'unione completa del versetto 3. Dio si avvicina sempre più al discepolo.

palpato: questo verbo indica il tastare qua e là del camminare a tentoni (nella Vulgata è tempto, da cui it. tentoni) al buio cercando qualcosa. Vedi l'uso che se ne fa in Deut 28,29 o Gen 27,12.22. Qui indica comunque l'azione del toccare come Gesù invita i suoi discepoli a fare in Lc 24,39 dopo la risurrezione: guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate.

parola: nel testo CEI troviamo Verbo dal lat. verbum che significa parola, come pure nel prologo del vangelo di Giovanni (ancora Gv 1,1). In greco è lògos, di genere maschile, che non si adatta bene al femminile it. parola.

2 si è resa visibile: etimologicamente è venuta alla luce del sole. Confronta Gv 1,14: la parola si fece carne. Dopo aver parlato per bocca di giusti e profeti, la parola diviene uomo, si incarna in Gesù.

testimoniamo: verbo da cui deriva il termine it. martire cioè testimone, sottinteso fino alla morte. Così dà testimonianza Giovanni il Battista in Gv 1,6-7 (venne come testimone per rendere testimonianza alla luce), così i testimoni oculari della crocifissione (Gv 19,35: chi ha visto ne dà testimonianza... perché anche voi crediate), così i discepoli tutti (ancora Gv 15,26-27). Anche Pietro e Giovanni davanti al sinedrio non possono tacere ciò che hanno visto e udito (At 4,19-20). La nostra fede nasce dalla mediazione degli apostoli, dalla parola che oggi la chiesa mantiene viva.

3 abbiate comunione: la comunione purtroppo non è uno stato della comunità, ma qualcosa da possedere, e che non bisogna lasciarsi scappare. E' Dio che ci chiama in questa comunione (1Cor 1,9) ma sono i discepoli che devono mantenerla. Comunione: comunanza, partecipanza, comunicazione, unione, consanguineità. Indica ciò che lega un gruppo, un insieme di persone. Potremmo anche tradurre società (anche in senso vagamente economico) sulla scorta della Vulgata, per ricordare l'aspetto concreto, pratico, quotidiano di questa comunione. Come la parola indica Gesù, così la comunione indica lo Spirito.

4 gioia: dei magi; pieni di gioia e di Spirito; prendere parte alla gioia del padrone (parabola dei talenti). Gv 15,10-11 (la vera vite cui deve rimanere attaccato il tralcio per portare frutto): se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore (cioè in comunione con me)... questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Si tratta di un gaudio interiore, di una pace profonda che nasce dalla presenza di Gesù in noi. L'angelo saluta Maria dicendo: gioisci, Maria, il Signore è con te e fra poco sarà in te! Questo gioisci è un modo di salutare presso i greci (come l'ave per i romani) e corrisponde all'ebraico shalòm cioè pace.

1,5 – 2,2
5Ed è questo l'annunzio che abbiamo udito da lui e che riannunziamo a voi: il Dio è luce e nessuna tenebra è in lui. 6Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nella tenebra, mentiamo e non facciamo la verità; 7se invece camminiamo nella luce come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri e il sangue di Gesù suo figlio ci purifica da ogni peccato. 8Se diciamo che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9Se riconosciamo i nostri peccati, (egli) è fedele e giusto così che <manda via> i peccati e ci monda da ogni ingiustizia. 10Se diciamo che non abbiamo peccato, lo rendiamo mentitore e la sua parola non è in noi.

2,1Figlioli miei, queste cose vi scrivo affinché non pecchiate; e qualora qualcuno pecchi, abbiamo presso il Padre un intercessore giusto, Gesù Cristo; 2ed egli è <sacrificio espiatorio> per i nostri peccati, non solo per i nostri ma anche per quelli del mondo intero.

5 annunzio: questa parola (gr. anghellìa) con una piccola aggiunta (v- che significa buono) diventa il nostro vangelo. Frasi simili in 3,11 e 2,25.

luce... tenebra... dualismo che si ricollega a Gen 2,1 (si noti che la tenebra -sempre singolare perché è un'entità unica- non è creata da Dio). luce: Giacomo 1,16-17 dice che Dio è il padre della luce (che illumina il giusto cammino) e questa luce è senza cambiamento nel tempo e uniforme nello spazio (presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione). E' una luce tipicamente solare, che illumina il mondo come un sole. Quindi la vera luce è Gesù che dice: io sono la luce del mondo (Gv 8,12). tenebra: indica il buio completo, pesto. Poiché ai tempi di Gesù non esisteva luce elettrica, la luce era un bene prezioso da non sprecare (vedi Mt 25,1-13, la parabola delle vergini con le lucerne e l'olio) mentre il buio di una notte senza luna era totale.

6-7 camminiamo: nella Vulg. è vitam agere, cioè sostanzialmente vivere. Camminiamo nella luce... abbiamo comunione con Gesù come egli ha comunione con il Padre. Gv 3,21: chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

9 fedele e giusto: il Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze... (1Cor 10,13).

<manda via>: stesso verbo che troviamo nel Padre Nostro (Mt 6,12: rimetti i nostri debiti).

10 la sua parola non è in noi: non siamo in comunione con il Cristo.

2,1 intercessore: letteralmente paraclito, che generalmente è attributo dello Spirito, mentre qui è chiaramente riferito a Gesù. Paraclito significa colui che difende, consola, conforta, protegge, supplica, etimologicamente qualcuno chiamato per affiancarsi a noi verso il Padre: viene tradotto o con avvocato (difensore) o con consolatore. E' chiamato a parlare (Vulg. ad-vocatus) in vece nostra con parole appropriate (vedi il ruolo dello Spirito in Romani 8,26-27: ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili). L'intercessore come Spirito compare in Giovanni 14,16-17: io (=Gesù) pregherò il Padre ed egli vi darà un altro (cioè già Gesù stesso è tale) intercessore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità (cfr. 1Gv 1,6.10 dove si parla di mentire e non fare la verità) che il mondo non può accogliere, perché non lo vede e non lo conosce (mentre a noi viene annunziato dagli apostoli e possiamo avere la prova di conoscerlo realmente: se osserviamo i suoi comandamenti, secondo 1Gv 2,3).

2 sacrificio... Ebrei 2,17 perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano il Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Ebrei 7,27 egli non ha bisogno ogni giorno... di offrire sacrifici prima per i propri peccati poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.

mondo: in Giovanni il mondo (gr. kòsmos) è simbolo di tutto ciò che rifiuta Dio e il Cristo (Gv 1,9-10 veniva nel mondo la luce vera... ma il mondo non lo riconobbe) per cui in 1Gv 2,15 precisa non amate il mondo né le cose nel mondo. Allo stesso tempo però è il luogo in cui opera la salvezza data da Gesù: Gv 6,33 il pane che dà la vita al mondo, Gv 6,51 questo pane è la mia carne per la vita del mondo e ancora Gv 8,12 io sono la luce del mondo.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 14 dicembre 1997

2,3-11
3E in ciò conosciamo che lo abbiamo conosciuto: se custodiamo i suoi comandamenti. 4Colui che dice: "Lo ho conosciuto" e i suoi comandamenti non custodisce, è un mentitore e in costui la verità non è; 5colui che invece custodisce la sua parola, veramente in costui l'amore del Dio è compiuto. In ciò conosciamo che siamo in lui: 6colui che dice di rimanere in lui, è tenuto a camminare anch'egli come camminava quello [Gesù].

7Amàti, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento antico che avevate da principio: il comandamento antico è la parola che avete udito; 8a sua volta, un comandamento nuovo vi scrivo, cosa che è vera in lui e in voi, poiché la tenebra passa e la luce veritiera già splende. 9Colui che dice di essere nella luce e odia il suo fratello, è nella tenebra fino ad ora; 10colui che ama il suo fratello, rimane nella luce e in lui non (c')è inciampo. 11Invece colui che odia il suo fratello è nella tenebra e cammina nella tenebra e non sa dove se ne va, poiché la tenebra ha accecato i suoi occhi.

3 custodiamo: questo verbo unisce il concetto di fare la guardia, sorvegliare al concetto di osservare, rispettare. Osservare i comandamenti significa custodirli nel proprio cuore e salvaguardare così la nostra comunione con Dio. Al versetto 5, la Vulgata traduce con serbare.

4 Lo ho conosciuto: si intende che una volta conosciuto non lo si può più dimenticare; cioè l'effetto di questa conoscenza vale tuttora, per cui nel testo CEI troviamo giustamente lo conosco.

4-6 rimanete in me e io (Gesù) in voi. Come il tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto... Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore... (Gv 15,1-7: la vera vite). Se mi amate, osserverete i miei comandamenti... in quel giorno saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi (Gv 14,15-21: il discorso sul paraclito).

6 camminare: vedi nota a 1,6-7. quello: cioè Gesù, che dice: vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv 13,15: la lavanda dei piedi).

7 da principio: vedi nota a 1,1.

8 nuovo: il comandamento di adorare l'unico Dio e di rispettare il prossimo, già presente nei dieci comandamenti (e già trasgredito e condannato in Adamo ed Eva -che ascoltano il serpente- e in Caino -che uccide Abele), viene portato a compimento da Gesù che lo rinnova con l'amore. Quindi si rinnova oggi in chi lo mette in pratica camminando come Gesù (l'amore è antico quanto l'umanità, ma è come nuovo in ogni nuova esperienza che ne fa l'uomo stesso).

passa: ormai la tenebra è sorpassata (anche se non ancora scomparsa), in quanto superata in modo irreversibile da qualcosa di nuovo e migliore, cioè dalla luce (è l'aurora di Romani 13,11-14: la notte è avanzata, il giorno è vicino... indossiamo le armi della luce... camminiamo onestamente, come in pieno giorno). Con la tenebra passa anche lo schema di questo mondo, cioè il modo di ragionare e di razionalizzare la realtà proprio del mondo, spodestato dalla nuova economia di salvezza (1Cor 7,29-31: il tempo ormai si è fatto breve... quelli che usano del mondo vivano come se non ne usassero appieno: perché passa oltre lo schema di questo mondo!). Il verbo tuttavia indica un processo lento, un passare accanto (per poi scomparire) per certi versi anche pericoloso: come in un sorpasso, guai se dovessimo sfiorare o toccare la tenebra e farci trascinare via da essa.

10 Grande pace per chi ama la tua legge, nel suo cammino non trova inciampo (Salmi 119,165).

inciampo: gr. skàndalon, cioè it. scandalo. Ma il significato proprio di scandalo in greco è ostacolo, inciampo, qualcosa che ci fa sobbalzare. Scandalizzarsi significa inciamparsi da sé, cioè crearsi da soli dei pregiudizi che ci bloccano l'accesso alla verità impedendoci di credere. L'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, ... appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato (cfr. Mt 13,20-21). Se uno si inciampa, è per colpa sia (soprattutto) della propria disattenzione, sia del gradino o della sconnessione che fa inciampare: per questo Gesù rimprovera anche chi, con il proprio comportamento, dà occasione di scandalizzarsi agli altri (Mt 18,6-7: chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi... guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!; Romani 14,13: cessiamo dunque di giudicarci: pensate invece a non esser causa di inciampo al fratello). Lo stesso Gesù è sasso d'inciampo (Romani 9,32-33!) per gli ebrei e per noi tutti (di fronte a lui o crediamo -incespichiamo ma riprendiamo a camminare con più attenzione nella luce- o non crediamo -cadiamo a terra), ma fa di tutto per non esserlo (vedi Mt 17,24-27) avvisandoci spesso di non scandalizzarci a causa sua (Mt 11,6; Gv 16,1).

11 Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprenda la tenebra; chi cammina nella tenebra non sa dove va... (Gv 12,35-36)

2,12-17
12Scrivo a voi, figlioli, poiché a voi sono stati <mandati via> i peccati attraverso il nome suo;
13scrivo a voi, padri, poiché avete conosciuto ciò che (è) da principio; scrivo a voi, giovanotti, poiché avete vinto il malvagio;
14ho scritto a voi, fanciullini, poiché avete conosciuto il Padre;
ho scritto a voi, padri, poiché avete conosciuto ciò che (è) da principio;
ho scritto a voi, giovanotti, poiché siete vigorosi e la parola del Dio rimane in voi e avete vinto il malvagio.

15Non amate il mondo né le cose nel mondo: se qualcuno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui, 16poiché tutto ciò che (era, è, sarà) nel mondo, il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la millanteria dei beni, non è dal Padre ma è dal mondo. 17E il mondo e il desiderio di esso passa; colui che invece fa la volontà del Dio rimane per l'eternità.

12-14 tutti siamo figli del Padre perché nati a una nuova vita essendoci stati rimessi i peccati; tutti siamo padri perché come adulti nella fede conosciamo il vero principio di tutto; tutti siamo adolescenti in quanto la vita cristiana sulla terra è un duro combattimento spirituale che necessita del vigore entusiasta di un giovane.

13 da principio: vedi nota a 1,1. avete vinto: il passato indica che l'azione del vincere è vista come compiuta (cioè sicura) al momento della fine del combattimento. malvagio: cattivo in quanto inutile, controproducente. Per un ebreo una cosa è bella e buona non tanto esteticamente e moralmente ma se assolve bene il compito per cui serve, se raggiunge il proprio fine. Così la luce in Gen 1,4 è buona in quanto assolve lo scopo per cui è stata creata. Viceversa, il male e il principio del male impediscono agli uomini di raggiungere il fine per cui sono stati creati (la comunione con Dio).

14 ho scritto: semplice variazione che non si riferisce a precedenti scritti; forse richiama i versi paralleli 12-13.

vigorosi: questo vigore nasce da una giovinezza spirituale che proviene dal rimanere nel Signore (Efesini 6,10-11: attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura del Dio per poter resistere alle insidie del diavolo). avete vinto il malvagio: perché voi siete dal Dio, figlioli, e perché colui che è in voi è più grande di colui che é nel mondo... (1Gv 4,4-6)

16 desiderio della carne: le opere della carne sono elencate in Galati 5,19-21; per non soddisfare questo desiderio bisogna camminare secondo lo Spirito (Galati 5,16-18).

desiderio degli occhi: la smania di vedere, sentire, toccare, sperimentare tutto senza mai fermarsi (rimanere) in niente. E' un rischio attuale: grazie a Internet, ai telefoni cellulari, alla televisione, ai mezzi di comunicazione superveloci, crediamo di poter sapere tutto, comunicare con tutti, andare ovunque in pochi secondi e senza porci alcun limite. Sant'Agostino (Meditazioni sulla lettera dell'amore... II,13) associa al desiderio degli occhi anche la tentazione di chiedere miracoli per compiacimento personale, per vedere come reagirà Dio.

millanteria dei beni: l'esistenza immersa nelle cose di questo mondo ci prende in giro, scambiando i valori in gioco e facendoci sembrare vitali e irrinunciabili i beni, le ricchezze e le comodità. Conseguenza diretta sull'uomo di questa menzogna grossolana è la superbia, l'arroganza, l'orgoglio di possedere: per questo sant'Agostino parla di ambizione terrena. millanteria: vocabolo raro, richiama il termine fanfarone (in Romani 1,30 è uno dei tanti difetti degli uomini), ingannatore a parole e la vanità della superbia. beni: senso primario è esistenza (nel suo aspetto fisico e materiale, gr. bìos, termine diverso da vita di 1Gv 1,1-2); senso derivato di uso frequente è tutto ciò che serve per l'esistenza, cioè mezzi di sussistenza e in particolare la ricchezza, i soldi. Quest'ultimo senso è chiaro in 1Gv 3,17 dove c'è anche la precisazione del mondo. Il termine beni deve essere comunque inteso nel senso più ampio possibile.

carne, occhi, millanteria dell'esistenza: per sant'Agostino (Meditazioni sulla lettera dell'amore... II,14) corrispondono alle tre tentazioni di Gesù nel deserto (Mt 4,1-11) cioè mangiare, dare spettacolo con un miracolo fine a se stesso, diventare re della terra.

17 passa: vedi nota a 2,8.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 18 gennaio 1998

Errata corrige: purtroppo inserendo il testo di 1Gv 2,11 nel computer, siamo incorsi in un errore da omeoteleuto (stessa-fine): è una svista tipica del copista, che si trova spesso nei manoscritti biblici. Nel nostro caso, dopo aver trascritto per la prima volta il termine tenebra siamo andati con gli occhi al secondo tenebra dell'originale, e da lì abbiamo continuato a trascrivere omettendo così una breve frase. Riportiamo il testo completo del versetto:

2,11Invece colui che odia il suo fratello è nella tenebra e cammina nella tenebra e non sa dove se ne va, poiché la tenebra ha accecato i suoi occhi.

2,18-29
18Fanciullini, è un'ora estrema; e così come avete udito che un anticristo viene, anche ora anticristi sono divenuti molti, donde conosciamo che è un'ora estrema. 19Da noi sono usciti ma non erano da noi: se infatti fossero stati da noi, sarebbero rimasti con noi; ma (fu così) affinché fosse <reso visibile> che non sono tutti da noi. 20E voi avete un'unzione dal Santo e tutti sapete: 21non vi ho scritto poiché non sapete la verità ma poiché la sapete e (sapete) che ogni menzogna non è dalla verità.

22Chi è il mentitore se non colui che nega che Gesù è il Cristo [l'unto]? Costui è l'anticristo, colui che nega il Padre e il Figlio. 23Ognuno che nega il Figlio, neppure ha il Padre; colui che riconosce il Figlio, ha anche il Padre. 24Voi, ciò che avete udito da principio in voi rimanga! Qualora in voi rimanga ciò che avete udito da principio, anche voi nel Figlio e nel Padre rimarrete. 25E questa è la promessa che egli vi ha promesso: la vita eterna.

26Queste cose vi ho scritto riguardo coloro che vi ingannano. 27E voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete necessità che qualcuno vi insegni; ma, come la sua unzione vi insegna riguardo tutte le cose ed è vera e non è menzogna e così come vi ha insegnato, rimanete in lui.

28E ora, figlioli, rimanete in lui affinché, qualora sia <reso visibile>, abbiamo <franchezza nel parlar(gli)> e non siamo svergognati da lui nel suo presentarsi. 29Se sapete che (egli) è giusto, conoscete che anche ognuno che fa la giustizia è nato da lui.

18 fanciullini: siamo ancora piccoli e dobbiamo affrettarci a crescere (vedi sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... III,1).

estrema: gr. èskhatos (da cui it. escatologia). E' qualcosa di più di ultimo, è l'elemento definitivo di una sequenza dietro al quale non c'è più nulla, neanche lo spazio vuoto per poterci far stare eventualmente qualcos'altro. Nella Vulgata infatti si ricorre al superlativo novissimus, cioè ultimissimo, dove l'idea di nuovo deve essere intesa in senso escatologico (cioè relativo alla fine del mondo e a ciò che ne consegue). ora: non indica propriamente un'ora d'orologio bensì uno spazio di tempo anche lungo (in greco classico vale per stagione).

anticristo: anti- (presente anche nel termine greco) indica venuta successiva, sostituzione (vedi 2Tessalonicesi 2,4: fino a sedere nel tempio del Dio, additando se stesso come dio), somiglianza in negativo, opposizione nascosta più che semplice e aperta contrapposizione. Secondo sant'Agostino anche noi potremmo essere anticristi senza accorgercene (Meditazioni sulla lettera dell'amore... III,4.8), ma allora basta guardare alle opere (Tito 1,16 e lo stesso Giovanni: 1Gv 2,3ss). Vedi anche nota a 2,22.

Il tempo estremo è legato quindi al venire fuori degli anticristi, la cui contrapposizione con il Cristo è la stessa che c'è fra menzogna e verità. Gesù stesso lo annuncia: ... saranno destati infatti pseudo[menzogneri]-Cristi e pseudo[menzogneri]-profeti e daranno segni grandi e prodigi, così da ingannare, se possibile, anche i (pre)scelti (Mt 24,14-24). Anche lo Spirito dice esplicitamente le stesse cose (1Timoteo 4,1-5) e in quel tempo gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore... (2Timoteo 3,1-7): è un calzante ritratto degli uomini d'oggi! Infatti Giovanni e Paolo stesso in 1Cor 7,29-31 (il tempo ormai si è fatto breve..., già citato in nota a 2,8, da confrontare con il v. 22 del precedente Mt 24,14-24) ci ricordano che questo tempo finale è già in corso, essendo ormai stato rivelato tutto, così che tutti sappiamo come comportarci per ottenere la salvezza promessa (vedi v. 20 e 27 seguenti). Se poi abbiamo dei dubbi sulla sua ormai lunga durata, una cosa non dobbiamo perdere di vista: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa... ma usa pazienza verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi (2Pietro 3, 3-10). E' un tempo di crisi, pieno di dolori e divisioni, come annuncia lo stesso Gesù (sempre Mt 24).

19 uscire/essere da noi: il primo verbo indica apparente paternità spirituale, il secondo reale.

affinché fosse reso visibile che...: innanzitutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono sempre scissioni in voi, e in parte lo credo. E' necessario infatti anche che avvengano divisioni in voi, perché siano resi visibili in voi i <provati credenti> (1Cor 11,19).

20 unzione: gr. chrìsma (da cui it. cresima). Presso gli ebrei, la consacrazione solenne di una persona in un certo ufficio (sacerdote -Aronne in Esodo 29,7-, profeta -Eliseo in 1Re 19,6-, re -Davide in 1Samuele 16,12-13) avveniva versando olio sulla sua testa. Qui è allo stesso tempo lo Spirito e la grazia che lo Spirito stesso versa sui fedeli: voi conoscete ciò... cioè come il Dio unse in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth (At 10,37-38, discorso di Pietro a Cornelio), è Dio stesso che ... ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori (2Cor 1,21-22). Vedi anche nota a 22,2.

Santo: gr. àghios (da cui it. agio-grafia, scritto su un santo). In generale si può riferire ad ognuna delle tre persone della Trinità. Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti (ebr. zevaot, riportato nel lat. sabaoth)... (Isaia 6,3, parte iniziale del Santo nella messa); secondo Giovanni 6,69 è Gesù il Santo del Dio.

21 se rimanete nella mia parola, veramente sarete miei discepoli e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi (Gv 8,31-32).

22 Cristo: il gr. Christòs è legato al sostantivo chrìsma e ambedue derivano dal verbo chrìô cioè ungere, consacrare. Come significato corrisponde all'ebraico mashiach cioè messia. Nell'antico testamento il messia è il salvatore: lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri... (Isaia 61,1, dove Isaia parla di sé; Gesù poi si farà carico di queste parole leggendo nella sinagoga secondo Lc 4,18-19). Quindi riconoscere Gesù come Cristo significa riconoscerlo come nostro salvatore.

23 costui che mi (rin)negherà davanti agli uomini, lo (rin)negherò anch'io davanti al Padre mio (Mt 10,33).

24 da principio: vedi nota a 1,1. rimanga: il primo rimanga è un vero e proprio comando, non una semplice esortazione.

25 promessa: come questo sostantivo in greco è composto da anghellìa cioè annunzio (vedi nota 1,5) con l'aggiunta di una particella che indica sopra, in, così se spingiamo con fede lo sguardo attraverso l'annunzio, vi scorgiamo subito la promessa della vita eterna.

vita eterna: questa è la vita eterna, cioè che conoscano te, il solo Dio veritiero, e colui che hai inviato, Gesù Cristo (Gv 17,3, dalla preghiera di Gesù durante l'ultima cena).

27 Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, ... perché tutti mi conosceranno... (Geremia 31,34, la nuova alleanza: porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore). Ma l'intercessore (vedi nota a 2,1), lo Spirito Santo, colui che il Padre manderà nel mio nome, quello vi insegnerà tutte le cose e vi richiamerà alla memoria tutte le cose che vi ho detto (Gv 14,26). Ma allora perché Giovanni parla tanto e scrive questa lettera? Innanzitutto Giovanni stesso dice più volte perché ha scritto (1Gv 2,12-14, 2,21...), poi lasciamo la parola a sant'Agostino: noi (pastori) possiamo esortare con lo strepito della voce, ma se dentro non v'è chi insegna, inutile diviene il nostro rumore... non è forse vero che tutti avete udito questa predica? ... ho parlato a tutti; ma coloro dentro i quali non parla l'unzione... se ne vanno via senza aver nulla appreso. L'ammaestramento esterno è soltanto un ammonimento, un aiuto (Meditazioni sulla lettera dell'amore... III,13).

28 <franchezza nel parlar(gli)>: difficile tradurre questo termine in italiano. Indica la libertà nel parlare, il coraggio di parlare apertamente sapendo di dire la verità e quindi senza paura di essere smentiti (così in Mc 8,32; Gv 16,25; 2Cor 3,12). Questa facoltà era propria degli uomini liberi, mentre ne erano privi gli schiavi. Qui è il coraggio di professare la propria fede (riconoscendo serenamente le proprie colpe) davanti a Cristo stesso al momento del giudizio, sapendo però di aver avuto lo stesso coraggio nel professarla in vita: da ciò la fiducia sicura nella salvezza. Ci sembra che possa anche essere in qualche modo la franchezza dei giusti nel giudizio finale in Mt 25,34-40. Nella Vulgata è fiducia (in lat. vale anche per fiducia in se stesso, ardimento, sicurezza di sè) da cui la traduzione CEI.

presentarsi: gr. parusìa. In ambito classico designa la visita ufficiale di un principe; qui indica la presenza del Signore conseguente alla sua venuta escatologica. Comunque c'è anche un presentarsi progressivo del Signore nel tempo che si compirà con la sua venuta effettiva, e questo presentarsi è la Chiesa stessa, manifestazione concreta del Signore agli occhi degli uomini.

siamo svergognati: chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'Uomo, quando verrà nella gloria sua... (Lc 9,26; vedi anche Mt 10,33 in nota a v. 23 sopra).


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 25 gennaio 1998

3,1-2
1Vedete <quale sorta> di amore ci ha dato il Padre, affinché fossimo chiamati figli di Dio, e (lo) siamo! E per questo il mondo non ci conosce: poiché non conobbe lui. 2Amàti, ora siamo figli di Dio, e ancora non è stato <reso visibile> che cosa saremo. Sappiamo che, qualora sia reso visibile, saremo simili a lui poiché lo vedremo così come (egli) è.

1 vedete...: l'autore è pieno di sincero entusiasmo per la straordinaria intimità con Dio che è stata data a noi cristiani. Sembra poi domandarsi: ma come è possibile che il mondo sia indifferente a questo amore? E subito risponde: poiché non lo conobbe. Signore, che cos'è un uomo perché tu te ne curi? Eppure siamo suoi figli: a lui possiamo rivolgerci con la preghiera, la sua parola possiamo ascoltare, possiamo anche solo discutere su di lui. Purtroppo abbiamo un po' perso questa dimensione eccezionale della nostra fede. <quale sorta>: ha valore qualitativo più che quantitativo, cioè è importante il tipo di amore che Dio riversa su di noi (l'amore di un padre verso i propri figli; l'amore di un padre che sacrifica il proprio Figlio). Nell'uso di questo termine è sempre presente una componente di stupore e meraviglia: <quale sorta> (di uomo) è mai costui, al quale i venti e il mare obbediscono? (Mt 8,27; la gente si interroga su Gesù).

amore: gr. agàpe, nella Vulgata tradotto con caritas da cui it. carità. Ma carità ha assunto un senso un po' diverso in italiano. La carità di 1Cor 13,1ss (l'inno alla carità) è in realtà l'amore. Precisamente un amore di cura e protezione, un amore duraturo nel tempo.

siamo figli di Dio: siamo davvero figli per volere di Dio fin da principio (Efesini 1,4-5: in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi attraverso Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà). L'unzione-Spirito (1Gv 2,20.27) che abbiamo ricevuto ce ne rende testimonianza: siamo figli (e quindi in parte già simili a Gesù già da ora; vedi il seguente v. 2) e quindi eredi di una promessa (1Gv 2,25), la vita eterna. Una volta risorti, saremo in tutto e per tutto simili al Cristo. Paolo riassume così: quanti infatti sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. Infatti non avete ricevuto uno spirito da schiavi volto ancora alla paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: abbà, Padre (preghiera di Gesù al Ghethsemanì secondo Mc 14,36; vedi anche la franchezza nel rivolgersi a Dio di 1Gv 2,28)! Lo Spirito stesso testimonia al nostro spirito che siamo figli di Dio. Se dunque (siamo) figli, (siamo) anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero soffriamo insieme (a lui), affinché siamo glorificati insieme (Romani 8,14-17).

non conobbe lui: questa ignoranza nei confronti del padre è fonte di grande dispiacere per il figlio Gesù (Gv 17,25-26, conclusione del discorso di Gesù nell'ultima cena: Padre giusto, il mondo non ti conobbe, io invece ti conobbi, e questi conobbero che tu mi hai mandato. E feci conoscere a loro il tuo nome e (lo) farò conoscere, affinché l'amore con cui mi amasti sia in loro e anch'io (sia) in loro) ed è alla base di ogni rifiuto del cristianesimo (Gv 16,2-3: vi scacceranno dalle sinagoghe; ... e faranno queste cose poiché non conobbero il Padre né me; Gv 15,21). Giovanni sottolinea questo tema fin dal prologo del suo vangelo: (egli) era nel mondo e il mondo era divenuto grazie a lui, e il mondo non lo conobbe (Gv 1,10), ricordando che quanti però l'hanno accolto, a questi ha dato il diritto di diventare figli di Dio... (Gv 1,12-13). Per il legame fra la conoscenza di Gesù e quella del Padre vedi Gv 14,6-11.

2 qualora sia <reso visibile>: può indicare sia l'apparizione improvvisa di Gesù sia la manifestazione di ciò che saremo. Qui sembra riferirsi alla seconda possibilità.

simili a lui: l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio secondo Genesi 1,26-27. Ora però siamo chiamati a trasformarci nel corpo di gloria di Gesù, cioè nel suo corpo dopo la resurrezione. infatti la nostra patria si trova nei cieli e di là aspettiamo (il) salvatore, (il) signore Gesù Cristo, che trasformerà il nostro misero corpo conforme al corpo della sua gloria, secondo il potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose (Filippesi 3,20-21). Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del figlio suo, per essere il primogenito tra molti fratelli (Romani 8,29). Vedi anche nota siamo figli di Dio al precedente v. 1.

vedremo così come (egli) è: beati i puri di cuore poiché essi vedranno il Dio (Mt 5,8; le beatitudini). adesso infatti guardiamo tramite uno specchio nell'allusione, allora invece faccia a faccia (1Cor 13, 12). L'attesa della visione di Dio è il sostegno su cui poggia la speranza cristiana, come si vedrà nel seguente v. 3.

3,3-10
3E ognuno che ha questa speranza su di lui purifica se stesso, così come quello [Gesù] è puro.

4Ognuno che fa il peccato, fa anche la <violazione della legge> e il peccato è la <violazione della legge>. 5E sapete che quello [Gesù] è stato <reso visibile> affinché levasse i peccati, e peccato in lui non (c')è. 6Ognuno che rimane in lui non pecca; ognuno che pecca non lo ha visto né lo ha conosciuto.

7Figlioli, nessuno vi inganni: colui che fa la giustizia è giusto, così come quello [Gesù] è giusto. 8Colui che fa il peccato è dal diavolo poiché da principio il diavolo pecca. Per questo è stato <reso visibile> il figlio del Dio: affinché disfasse le opere del diavolo. 9Ognuno che è nato dal Dio non fa peccato, poiché il suo [di Dio] seme rimane in lui, e non può peccare, poiché è nato dal Dio. 10In questo sono visibili i figli del Dio e i figli del diavolo: ognuno che non fa la giustizia non è dal Dio, e (non è dal Dio) colui che non ama il suo fratello.

3 speranza su di lui: il su indica il rimaner saldo della nostra speranza in Dio. ... noi gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli (si tratta qui della completa adozione al momento di ricevere l'eredità, cioè la vita eterna promessa) ... poiché nella speranza noi siamo stati salvati... ma se speriamo quello che non vediamo lo attendiamo con perseveranza (Romani 8,23-25). Non potendo ancora vedere (1Gv 3,2), speriamo; la speranza poi dilata l'anima rendendola più capace di contenere la visione. Ma prima ancora dobbiamo svuotarla e purificarla, così da avere ancora più spazio a disposizione (vedi sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... IV,6), Avendo dunque queste promesse, amàti, mondiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione nel timore di Dio (2Cor 7,1).

4 ognuno che fa il peccato: letteralmente in greco è facente il peccato. Il participio presente indica l'abitudine del peccare, non un episodio isolato. Così pure le costruzioni simili dei v. 3.6.8 (colui che...).9.10. Vedi anche nota non pecca al v. 6.

<violazione della legge>: nella Vulgata tradotto con iniquità. nel giudizio finale io [Gesù] però dichiarerò loro: non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operanti <violazione della legge> (Mt 7,23). In 2Tessalonicesi 2,3.8 è detto <violatore della legge> l'anticristo (nella traduzione CEI reso con iniquo).

5 levasse: letteralmente sollevare, prendere in mano, su di sè. Presso gli ebrei è anche il gesto della preghiera (le mani alzate, levate a Dio) e dell'offerta (il sacerdote innalza la vittima). Così si rivolge Giovanni il battista a Gesù: ecco l'agnello del Dio, colui che leva il peccato del mondo (Gv 1,29). Così profetizza Isaia: eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori ... dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità ... portava il peccato di molti (Isaia 53,4.11.12, quarto canto del servo del Signore).

6 non pecca: il presente greco indica il continuare a peccare. Non si riferisce a episodi isolati di peccato (tutti infatti pecchiamo secondo 1Gv 1,8: se diciamo che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi) per i quali Pietro ci ricorda che l'amore copre un sacco di peccati (1Pietro 4,8).

il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia (Romani 6,14). ognuno che fa il peccato è schiavo del peccato... se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero (Gv 8,34-36).

ha conosciuto: vedi nota a 2,4.

8 il diavolo: in greco significa accusatore e corrisponde all'ebraico satan (da cui it. satana) cioè avversario con idea di lontananza dalla verità (quindi calunniatore). Nel libro di Giobbe (Giobbe 1,6-12) satana è l'avversario che calunnia Giobbe accusandolo ingiustamente di temere Dio solamente perché tutto nella vita gli era sempre andato bene.

il diavolo pecca: vedi nota a non pecca nel v. 6 sopra.

disfasse: letteralmente slegare, con idea quindi di distruggere le opere del diavolo e liberare gli uomini da esse.

9 seme: come figli nati dal Padre portiamo il suo germe divino dentro di noi. Secondo la parabola del seminatore (Mt 13,3-9; spiegata in Mt 13,18-23) questo seme di vita è la parola di Dio accolta che cresce e porta frutto,

non può peccare: non può continuare a peccare (vedi nota a non pecca nel v. 6 sopra).


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 8 febbraio 1998

3,11-24
11Poiché questo è l'annunzio che avete udito da principio, cioè che ci amiamo gli uni gli altri, 12non così come Caino era dal malvagio e scannò il suo fratello; e a causa di che cosa lo scannò? Poiché le sue opere erano malvagie, mentre quelle del suo fratello giuste.

13E non stupite(vi), fratelli, se il mondo vi odia. 14Noi sappiamo che siamo passati dalla morte verso la vita, poiché amiamo i fratelli; colui che non ama rimane nella morte. 15Ognuno che odia il proprio fratello è un omicida, e sapete che ogni omicida non ha vita eterna che rimane in lui. 16In questo abbiamo conosciuto l'amore, cioè che quello [Gesù] offrì la propria vita per noi; anche noi siamo tenuti a offrire le (nostre) vite per i fratelli. 17Colui che poi abbia i beni del mondo e osservi il proprio fratello che ha necessità e chiuda da lui le proprie viscere, in che modo rimane in lui l'amore del Dio? 18Figlioli, non amiamo a parola, neppure a lingua, ma in opera e verità.

19E in questo conosceremo che siamo dalla verità e dinanzi a lui rassicureremo il nostro cuore, 20qualsiasi cosa ci rimproveri il cuore, poiché il Dio è più grande del nostro cuore e conosce tutte le cose. 21Amàti, se il nostro cuore non (ci) rimprovera, abbiamo <franchezza nel parlare> verso il Dio, 22e qualunque cosa chiediamo, (la) riceviamo da lui, poiché custodiamo i suoi comandamenti e facciamo le cose gradite di fronte a lui.

23E questo è il suo comandamento, cioè che <abbiamo fede> nel nome del figlio suo Gesù Cristo e amiamo gli uni gli altri, così come ci ha dato comandamento. 24E colui che custodisce i suoi comandamenti rimane in lui [Dio] ed egli [Dio] in lui; e in questo conosciamo che rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

11 da principio: vedi nota a 1,1. annunzio: vedi nota a 1,5.

ci amiamo gli uni gli altri: il brano precedente si chiudeva con l'affermazione che non è dal Dio colui che non ama il suo fratello (v.10). Così l'autore riprende il tema dell'amore fraterno già sviluppato a partire dal presupposto Dio è luce in 1Gv 2,7-10, ampliandolo ora in relazione alla comune figliolanza divina. vi do un comandamento nuovo, cioè che amiate gli uni gli altri, così come vi amai affinché anche voi amiate gli uni gli altri. In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli [cioè persone che hanno avuto conoscenza di Gesù per esperienza diretta], cioè se avrete amore gli uni negli altri (Gv 13,34-35, discorso di Gesù durante l'ultima cena): questa frase di Gesù riassume alcuni temi della lettera, quali il comandamento dell'amore fraterno, il problema di farsi (ri)conoscere dal mondo (vedi 1Gv 3,1), l'esempio dato da Gesù stesso (vedi il seguente 1Gv 3,16); anche da un punto di vista formale il linguaggio è molto simile a quello della lettera. Gesù insiste sulla necessità dell'amore vicendevole anche in Gv 15,12.17.

12 Caino: vedi Genesi 4,3-8. Essendo tutti egualmente figli, l'amore non può essere invidioso (1Cor 13,4) ma gioisce della gioia altrui, ben sapendo che chi ama condivide volentieri tutto ciò che ha (vedi sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... V,8). Il Signore dice a Caino: perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo. Nel Nuovo Testamento Caino compare anche in Ebrei 11,4 (per fede Abele presentò un'offerta più abbondante di Caino: cioè ciò che rende più ricca l'offerta è la fede).

13 non stupite(vi) se il mondo vi odia: come Caino odiava Abele, così il mondo odia i cristiani. Già Gesù aveva detto: se il mondo vi odia, conoscete che prima di voi ha odiato me; se foste dal mondo, il mondo vorrebbe bene a ciò che è suo; poiché però non siete dal mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, a causa di questo il mondo vi odia (Gv 15,18-19, discorso di Gesù nell'ultima cena). Vedi anche nota non conobbe lui a 3,1.

14 passati: indica una metamorfosi da uno stato ad un altro.

rimane nella morte: colui che odia il suo fratello è nella tenebra e... la tenebra ha accecato i suoi occhi (1Gv 2,11) così da non accorgersi che Gesù ha offerto la propria vita sulla croce (vedi il seguente v.16) per salvarlo (cioè cambiare la sua morte in vita).

15 omicida: se non ascoltiamo il nostro fratello, se lo evitiamo e lo ignoriamo, per noi è come se fosse morto e quindi lo uccidiamo nel nostro cuore che rimane così nella morte (vedi sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... V,10). Secondo Gv 8,44, omicida fin da principio è il diavolo che non restò nella verità.

16 abbiamo conosciuto: vedi nota a 2,4. amore: vedi nota a 3,1.

offrì la propria vita per noi: letteralmente ha (ri)posto la propria anima (intesa qui come soffio vitale) per [in difesa di] noi. nessuno ha un amore più grande di questo, cioè che uno offra la propria vita per il suo amico. Voi siete miei amici qualora facciate le cose che io vi comando (Gv 15,13-14). proprio io sono il buon pastore; il buon pastore offre la propria vita per le pecore (Gv 10,11).

anche noi: vi ho dato infatti un esempio, affinché così come proprio io facevo, anche voi facciate (Gv 13,15, la lavanda dei piedi); colui che dice di rimanere in lui, è tenuto a camminare anch'egli come camminava quello [Gesù] (1Gv 2,6).

17 beni: vedi nota a 2,16.

osservi il proprio fratello: prossimo significa il più vicino; quindi per trovare il nostro prossimo dobbiamo solo guardarci attorno (vedi Lc 10,29-37, la parabola del buon samaritano). Offrire la vita per i fratelli non è qualcosa di trascendentale, ma un lento maturare nei piccoli gesti quotidiani. Vedi anche il famoso brano di Giacomo 2,15-17 (la fede senza le opere è morta).

viscere: sono la sede dell'emozione e delle passioni. Grazie alle viscere misericordiose del nostro Dio, ci visiterà (per soccorrere ma anche per provare, mettendo in luce le nostre azioni) un (sole/astro) sorgente dall'alto (Lc 1,78, il Benedictus). I sentimenti non sono solo un prodotto della nostra mente, ma coinvolgono anche la fisicità della nostra stessa carne: tutto ciò che sentiamo dentro di noi, se lo sentiamo davvero, deve trovare un riscontro concreto fuori da noi. Come nella paura tremiamo, così la gioia, la compassione, l'amore, la carità devono essere espressi visibilmente dal nostro corpo con parole e soprattutto con le nostre azioni.

19-20 questa frase può anche essere costruita diversamente. Tuttavia, secondo noi, in questo deve essere riferito al verso precedente: se amiamo in opera e verità, allora, anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Dio ci perdonerà perché ha un cuore più misericordioso del nostro. Il nostro cuore però deve essere rassicurato solo davanti a Dio e quindi incontrandolo (ad esempio nella confessione), non fuggendo da lui (sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... VI,3).

21 <franchezza nel parlare>: vedi nota a 2,28.

22 chiediamo-riceviamo: avviciniamoci dunque con <franchezza nel parlare> al trono della grazia, affinché riceviamo misericordia e troviamo grazia... (Ebrei 4,16). Se abbiamo questa franchezza, non abbiamo paura a chiedere: e qualsiasi cosa chiederete nel nome mio, questa farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio (Gv 14,13-14). La relazione chiedere-ricevere è presente in vari altri passi (Mt 7,7 e 18,19; Gv 11,22). E tutte le volte che chiediamo senza essere esauditi? Sant'Agostino spiega che questo avviene quando chiediamo qualcosa contrario alla nostra salvezza. Se poi davvero custodiamo i suoi comandamenti, allora non possiamo che chiedere cose che vanno a favore della nostra salvezza: per questo i santi sono sempre esauditi (sant'Agostino, Meditazioni sulla lettera dell'amore... VI,6-8). Comunque il Padre nostro sa infatti le cose di cui abbiamo bisogno prima che noi (le) chiediamo a lui (Mt 6,8, subito prima del Padre nostro) e lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili (Romani 8,26-27; sul ruolo dello Spirito vedi nota a 2,1).

custodiamo: vedi nota a 2,3.

23 <abbiamo fede>-amiamo gli altri: amerai il Signore Dio tuo... amerai il prossimo tuo (Mt 22,36-39, il più grande comandamento della legge).

24 Gv 14,21-23: colui che ha i miei comandamenti e li custodisce, questi è colui che mi ama; colui che mi ama sarà amato dal Padre mio, anch'io lo amerò e manifesterò me stesso a lui.

rimane in lui: vedi 1Gv 2,24 e ancora 1Gv 2,3.

dallo Spirito: vedi l'unzione di 1Gv 2,20.27.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 15 febbraio 1998

Purtroppo questo foglietto contiene la sola traduzione e alcune note sul testo non organizzate tra loro. Mancano riferimenti ai passi paralleli e a sant'Agostino.

4,1-6
1Amàti, non <abbiate fede> in ogni spirito ma provate gli spiriti, se sono dal Dio, poiché molti pseudo[menzogneri]-profeti sono usciti verso il mondo. 2In questo conoscete lo Spirito del Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo in carne è uscito dal Dio. 3E ogni spirito che non riconosce Gesù, non è dal Dio; e questo è quello [spirito] dell'anticristo, (spirito) che avete udito che viene e ora è già nel mondo.

4Voi siete dal Dio, figlioli, e li [gli pseudo-profeti] avete vinti, poiché è più grande colui che (era, è, sarà) in voi di colui che (era, è, sarà) nel mondo. 5Essi [gli pseudo-profeti] sono dal mondo, per questo parlano dal mondo e il mondo li ascolta. 6Noi siamo dal Dio, colui che conosce il Dio ascolta noi, colui che non è dal Dio non ascolta noi; da questo conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell'inganno.

1 spirito: il termine usato è proprio il gr. pnèuma; anche la Vulgata traduce spiritus.

non <abbiate fede>: è un vero e proprio comando, più che una semplice esortazione.

provate: provate gli spiriti nell'acido della verità, come si fa con i metalli.

sono usciti: vedi 1Gv 2,19.

3 anticristo: vedi nota a 2,18.

4 avete vinti: vedi nota a 2,13.

5 parlano dal mondo: cioè il loro parlare proviene da una mentalità mondana e trova quindi facili ascoltatori negli uomini del mondo.

ascolta: come pure al verso seguente, è lo stesso verbo che in altri casi abbiamo tradotto udire.

6 inganno: gr. plànê (da cui it. pianeta, cioè astro vagante), letteralmente errore nel doppio senso del verbo errare (sbagliare e vagare a caso). Tuttavia nel termine greco c'è anche una forte idea di sbaglio dovuto a una falsificazione della verità.

da questo: secondo noi si riferisce alla prima parte del versetto.

 

4,7-10
7Amàti, amiamoci gli uni gli altri, poiché l'amore è dal Dio,
e ognuno che ama è nato dal Dio e conosce il Dio.
8Colui che non ama non conobbe il Dio, poiché il Dio è amore.
9In questo è stato <reso visibile> l'amore del Dio in noi,
e cioè che il Dio ha inviato il Figlio suo, l'unigenito, verso il mondo affinché vivessimo grazie a lui.
10In questo è l'amore, cioè che non noi abbiamo amato il Dio,
ma che proprio egli amò noi e inviò il suo Figlio (come) <sacrificio espiatorio> per i nostri peccati.

7 amàti: gr. agapetòs che deriva dal verbo agapàô (vedi nota seguente). Ricorre frequentemente nella lettera per sottolineare che innanzitutto è Dio che già ci ama (vedi il seguente v. 10); essendo amàti, dobbiamo a nostra volta amare .

amiamoci: gr. agapàô, che deriva dal termine amore (vedi nota a 3,1). La Vulgata traduce con lat. diligere (che vale comunque per it. amare) anziché lat. amare perché amare in latino indica un sentimento molto intenso, una forte passione, magari improvvisa e non destinata a durare.

è nato dal Dio: vedi 1Gv 2,29 e 3,9.

8 conobbe: vedi 1Gv 2,3-6.

il Dio è amore: gr. o theòs agàpê estìn. Per amore vedi sempre nota a 3,1.

9 è stato <reso visibile>: vedi nota a 1,2.

ha inviato: da questo verbo deriva il termine apostolo, cioè inviato.

vivessimo: cioè ricevessimo la vita.

10 <sacrificio espiatorio>: vedi nota a 2,2.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 1 marzo 1998

Purtroppo anche questo foglietto contiene la sola traduzione e alcune note sul testo non organizzate tra loro. Mancano riferimenti ai passi paralleli e a sant'Agostino.

4,11-18
11Amàti, se così (tanto) ci amò il Dio, anche noi siamo tenuti a amare gli uni gli altri. 12Dio nessuno (lo) ha mai osservato; se amiamo gli uni gli altri, il Dio rimane in noi e il suo amore in noi è compiuto. 13In questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi, cioè che ci ha dato del suo Spirito. 14E noi abbiamo osservato e testimoniamo che il Padre ha inviato il Figlio (come) salvatore del mondo. 15Colui che riconosca che Gesù è il figlio del Dio, il Dio rimane in lui ed egli nel Dio. 16E proprio noi abbiamo conosciuto e <abbiamo avuto fede> (nel)l'amore che il Dio ha in noi.

Il Dio è amore, e colui che rimane nell'amore rimane nel Dio e il Dio rimane in lui. 17In questo l'amore è stato compiuto con noi, cioè che abbiamo <franchezza nel parlare> nel giorno del giudizio poiché così come quello [Gesù] è, siamo anche noi in questo mondo. 18Non (c')è timore nell'amore ma l'amore compiuto getta fuori il timore, poiché il timore ha (a che fare con) una punizione, invece colui che teme non è stato compiuto nell'amore.

11 amàti: vedi nota a 4,7.

così: in questo abbiamo conosciuto l'amore, cioè che quello [Gesù] offrì la propria vita per noi (1Gv 3,16). Vedi anche Gv 3,16.

amare gli uni gli altri: vedi nota a 3,11.

12 Dio: in posizione di rilievo a inizio frase.

(lo) ha osservato: vedi Gv 1,18 (dal prologo: il Figlio rivela il Padre) e quindi 1Gv 1,1.

è compiuto: colui che invece custodisce la sua parola, veramente in costui l'amore del Dio è compiuto (1Gv 2,5); vedi anche il seguente 1Gv 4,18. compiuto: indica il portare a compimento (terminare) e il raggiungimento del fine e quindi la perfezione che deriva da questa completezza e funzionalità (vedi anche nota malvagio a 2,13). La Vulgata traduce con perfectus (da cui it. perfetto) che significa portato a compimento.

13 ha dato...: vedi 1Gv 3,24 e 2,20.27 (l'unzione).

14 abbiamo osservato e testimoniamo: richiamo al prologo della lettera (1Gv 1,1-2).

ha inviato: vedi nota a 4,9.

salvatore: gr. sôtèr, generalmente riferito a Gesù, ma a volte anche a Dio (Lc 1,47: il magnificat). Vedi Gv 3,17 che si ricollega anche al tema della paura e del giudizio presente nel seguente 1Gv 4,17-18.

15 riconosca che...: vedi 1Gv 2,23.

16 abbiamo conosciuto: vedi nota a 2,4.

il Dio è amore: vedi nota a 4,8.

17 con noi: così il testo greco e così la Vulgata. Secondo noi sottolinea la cooperazione dell'uomo alla salvezza offerta dal Dio.

<franchezza nel parlare>: vedi nota a 2,28. Questo termine compare anche in 1Gv 3,21.

giudizio: gr. krìsis (da cui it. crisi), indica un momento di separazione e scelta in cui è necessario prendere una decisione. Da qui diventa giudizio in ambito processuale e poi giudizio finale in ambito cristiano.

18 timore: all'origine indicava la fuga (ritirata) improvvisa, quindi il senso proprio del termine è paura, spavento improvviso per qualcosa che non ci si aspettava. Poi, anche nell'Antico Testamento, diventa un sentimento più profondo, uno stato dell'animo: il senso allora è di timore, anche positivo verso il Dio. Così in Esodo 20,20 (si noti il controsenso apparente), Salmi 19,10 (il timore puro), Proverbi 1,7 (non è del tutto in contrasto con ciò che afferma Giovanni: se il timore è il principio della conoscenza del Signore, l’amore ne è la fine e il compimento) e anche Mt 10,28. Sul contrasto timore/amore affidiamoci a sant'Agostino in Meditazioni sulla lettera dell'amore... IX,5 e seguenti.

getta fuori: espressione molto forte e dura. Confronta ad esempio con Gv 12,31.

ha una punizione: cioè si aspetta, presuppone una punizione. punizione: termine raro nel Nuovo Testamento (compare solo qui e in Mt 25,46 dove la versione CEI traduce con supplizio). Letteralmente vale per mutilazione ma acquista spesso il senso traslato di punizione (conseguente ad una disciplina violata; vedi 1Gv 3,4). Certo il timore è un amore mutilato, cioè privo di quella franchezza (vedi il precedente 1Gv 4,17) e di quella confidenza propria del rapporto pieno (completo e compiuto) con Dio.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 8 marzo 1998

Purtroppo anche questo foglietto contiene la sola traduzione e alcune note sul testo non organizzate tra loro. Mancano i riferimenti ai passi paralleli e a sant'Agostino.

4,19 – 5,4
19Noi amiamo, poiché egli [Dio] (per) primo amò noi. 20Qualora qualcuno dica "Amo il Dio" e odi il suo fratello, (questi) è un mentitore: infatti colui che non ama il suo fratello che ha visto, il Dio che non ha visto non può amare. 21E questo comandamento abbiamo da lui, cioè che colui che ama il Dio ami anche il suo fratello.

5,1Ognuno che <ha fede> che Gesù è il Cristo, è nato dal Dio; e ognuno che ama colui che fa nascere, ama anche colui che è nato da lui. 2In questo conosciamo che amiamo i figli del Dio ogni volta che amiamo il Dio e facciamo i suoi comandamenti. 3Questo infatti è l'amore del Dio, cioè che custodiamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono pesanti 4poiché ogni cosa nata dal Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che vince il mondo: la nostra fede.

Ci stiamo avvicinando al termine della lettera. Ogni versetto richiama e somma le prospettive aperte dai versetti precedenti. Dobbiamo sforzarci ora di tornare indietro per rileggere questi richiami e per poter così cogliere la lettera nella sua unità. E' un percorso circolare che deve chiudersi su se stesso per poter contenere tutto l'annunzio dell'apostolo senza che ce ne sfugga una parte.

19 primo: vedi 1Gv 4,10.

20 colui che non ama: indica l'insistere nel non amare (confronta nota ognuno che fa il peccato a 3,4).

il suo fratello che ha visto: colui che ... osservi il proprio fratello che ha necessità e chiuda da lui le proprie viscere, in che modo rimane in lui l'amore del Dio? (1Gv 3,17).

il Dio che non ha visto: Dio nessuno (lo) ha mai osservato (1Gv 4,12); poiché mi hai visto, hai avuto fede; beati coloro che non vedono [che non hanno visto Gesù] e hanno fede (Gv 20,29; Tommaso).

21 ami anche il suo fratello: vedi Romani 13,8-10.

5,1 è nato: veramente veramente (amèn amèn) ti dico: qualora uno non nasca dal di sopra, non può vedere il regno del Dio (Gv 3,3; Gesù parla a Nicodemo). Questo verbo compare anche in 1Gv 2,29, 1Gv 3,9 e 1Gv 4,7.

colui che fa nascere: tutte le cose divennero grazie a lui, e senza (un legame con) lui proprio niente divenne ciò che è divenuto (Gv 1,3; il prologo); ...primogenito di ogni creatura ... tutte le cose sono state create grazie a lui e per [in vista di] lui. Ed egli è prima di tutte le cose e tutte le cose in lui sono state stabilite (Colossesi 1,15-17).

3 l'amore del Dio: cioè l'amore verso il Dio.

custodiamo: vedi nota a 2,3. Questo verbo compare anche in 1Gv 2,3-5 e 1Gv 3,22.24.

pesanti: vedi Mt 11,28-30 (infatti il mio giogo è utile [benigno] e il mio fardello agile: del resto nella fede siamo giovani vigorosi a cui non pesano i comandi del Signore secondo 1Gv 2,14). Al contrario, i farisei impongono pesanti fardelli sulle spalle della gente (Mt 23,4). L'amore dell'autore per i comandamenti del Dio è simile a quello che traspare in ogni verso del lungo salmo 119. Sulla vicinanza all'uomo dei comandamenti vedi Deuteronomio 30,11 e Geremia 31,33 (da leggere proprio alla luce della venuta di Gesù: la legge scritta nei nostri cuori).

4 vince il mondo: vedi 1Gv 2,13-14 e 1Gv 4,4 (riferito ai profeti menzogneri: voi siete dal Dio, figlioli, e li avete vinti, poiché è più grande colui che (era, è, sarà) in voi di colui che (era, è, sarà) nel mondo).

fede: gr. pìstis, indica anche fedeltà, fiducia, lealtà.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 15 marzo 1998

5,5-13
5Chi è dunque colui che vince il mondo se non colui che <ha fede> che Gesù è il Figlio del Dio? 6Costui [Gesù] è colui che venne mediante acqua e sangue, Gesù Cristo, non solo nell'acqua ma nell'acqua e nel sangue; e lo Spirito è colui che testimonia, poiché lo Spirito è la verità. 7Poiché tre sono coloro che testimoniano: 8lo Spirito e l'acqua e il sangue, e i tre sono in accordo. 9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza del Dio è più grande poiché questa è la testimonianza del Dio, cioè che ha testimoniato riguardo il suo figlio. 10Colui che <ha fede> verso il figlio del Dio, ha la testimonianza in se stesso; colui che non <ha fede> nel Dio, lo ha reso mentitore poiché non <ha avuto fede> verso la testimonianza che il Dio ha testimoniato riguardo il suo figlio. 11E questa è la testimonianza, cioè che il Dio ci ha dato una vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio. 12Colui che ha il figlio ha la vita; colui che non ha il figlio del Dio, non ha la vita.

13Queste cose scrissi a voi affinché sappiate che avete una vita eterna, (a voi come) a coloro che <hanno fede> nel nome del figlio del Dio.

Purtroppo la meditazione di sant'Agostino termina con il precedente versetto 5,4.

5 che vince: si ricollega al versetto precedente (vedi anche nota relativa). dove (è), o morte, la tua vincita? dove, o morte, il tuo pungiglione? Infatti il pungiglione della morte (è) il peccato... grazie al Dio che ci dà la vincita attraverso il Signore nostro Gesù Cristo (1Corinzi 15,54-57).

Gesù/Figlio del Dio: natura umana e divina del salvatore.

6 mediante: letteralmente attraverso, qui con senso sia di per mezzo che di in compagnia di.

acqua/sangue: testimoni dell'incarnazione di Gesù sono l'acqua (il battesimo di Gesù in cui viene manifestato il Cristo glorioso mentre una voce dal cielo dice: questo è il mio figlio, l'amato... secondo Mt 3,17) e il sangue (il sacrificio dell'uomo Gesù sulla croce). Sono l'inizio e la fine "ufficiale" della missione di Gesù che sulla croce disse: (tutto) è stato compiuto (Gv 19,30). In secondo luogo Giovanni testimonia che sulla croce sgorgarono da Gesù acqua e sangue (Gv 19,34), simboli del battesimo e dell'eucarestia, cioè di sacramenti della chiesa presenti nella nostra vita. sangue: compare anche in 1Gv 1,7 in relazione alla purificazione dei peccati.

Cristo: vedi nota a 2,22. Cristo non è un semplice sinonimo di Gesù ma Gesù in quanto messia.

non solo... ma...: un solo testimone non è valido secondo Deuteronomio 19,15, ma ce ne devono essere due o tre. Si veda soprattutto Gv 5,31-40 (anche Gv 8,17-18) sulla testimonianza del Padre che si somma a quella di Gesù data dalle sue stesse opere (Gv 5,36).

lo Spirito è la verità: lo Spirito ci fa conoscere le cose come realmente esse sono. la sua unzione vi insegna riguardo tutte le cose ed è vera e non è menzogna (1Gv 2,27; vedi anche nota a 2,20 sull'unzione e nota 2,1 sull'intercessore). ...nessuno può dire: "Signore Gesù" se non ne(llo) Spirito Santo (1Corinzi 12,3).

verità: il termine compare anche in 1Gv 1,6.8, 1Gv 2,4.21, 1Gv 3,18.19 e 4,6.

7-8 Alcuni manoscritti (sia greci tardi sia molti della Vulgata) inseriscono fra i versi 7 e 8: nel cielo, il Padre, la Parola e lo Spirito Santo, e questi tre sono uno; e tre sono coloro che testimoniano nella terra,.. (è un richiamo trinitario; sulla Parola vedi nota a 1,1). Probabilmente si tratta di una nota marginale poi entrata a far parte del testo.

7 testimoniano: vedi nota 1,2. Il termine ha significato giuridico-processuale (vedi anche nota non solo... ma... al precedente v. 6). Anche senza un annunzio diretto dei testimoni oculari (che comunque abbiamo in forma scritta nei vangeli e in questa stessa lettera, vedi 1Gv 1,1-3) abbiamo la testimonianza di acqua, sangue e Spirito.

8 sono in accordo: letteralmente sono verso l'uno cioè convergono nel dare la medesima testimonianza.

9 cioè che ha testimoniato: forse ciò che ha testimoniato.

10 lo ha reso mentitore: espressione simile in 1Gv 1,10

11 vita: vedi 1Gv 2,25 (e nota relativa) e il prologo della lettera (1Gv 1,1; Gesù è la vita).

13 Secondo alcuni studiosi una prima stesura della lettera terminava con questo versetto.

scrissi: è significativo che l'autore spieghi il fine della sua opera proprio al termine del brano sulla testimonianza. Così anche nella conclusione del vangelo di Giovanni: queste cose poi sono state scritte affinché <abbiate fede> che Gesù è il Cristo il figlio del Dio e affinché <avendo fede> abbiate vita nel suo nome (Gv 20,31). Sulle motivazioni che hanno spinto l'autore a scrivere la lettera vedi nota non dovranno più istruirsi gli uni gli altri a 2,27.

<avete fede> nel nome: espressione simile in 1Gv 3,23.

 

5,14-17
14E questa è la <franchezza nel parlare> che abbiamo verso lui, cioè che qualora chiediamo per noi qualcosa secondo la sua volontà, [Dio] ci ascolta. 15E se sappiamo che ci ascolta in ciò che eventualmente chiediamo per noi, sappiamo che abbiamo (già) le (cose) richieste che abbiamo chiesto da lui.

16Qualora qualcuno veda il proprio fratello che commette un peccato non per (la) morte, dovrà chiedere e (Dio) gli [al fratello] darà la vita (come) a coloro che non peccano per (la) morte; (c')è un peccato per (la) morte: non riguardo quel (peccato) dico che (egli [che vede peccare il fratello]) domandi. 17Ogni ingiustizia è peccato, e (c')è un peccato non per (la) morte.

14 <franchezza nel parlare>: vedi nota a 2,28. Indica sempre confidenza con il Signore. Questo termine compare anche in 1Gv 3,21 e 4,17.

secondo la sua volontà: questo è il segreto in ogni preghiera, a partire dal Padre nostro di Gesù (Mt 6,10; divenga la tua volontà). Tutto avviene secondo la volontà di Dio (vedi Efesini1,6.9.11). colui che invece fa la volontà del Dio rimane per l'eternità (1Gv 2,17).

chiediamo per noi: se il nostro cuore non (ci) rimprovera, abbiamo <franchezza nel parlare> verso il Dio, e qualunque cosa chiediamo, (la) riceviamo da lui, poiché custodiamo i suoi comandamenti e facciamo le cose gradite di fronte a lui (1Gv 3,21-22; vedi anche nota a 3,22).

15 Sulla richiesta sicura di essere esaudita vedi Mc 11,24.

ascolta: è lo stesso verbo che in altri casi abbiamo tradotto udire.

16 commette un peccato: letteralmente pecca un peccato.

un peccato non per la morte: cioè che non conduce alla seconda morte (la morte che segue il giudizio secondo Apocalisse 20,6.14). Per alcuni è il peccato dell'apostasia, cioè la ribellione e il rifiuto completo di Dio, uscendo dalla sua chiesa. Per altri (più in sintonia con il tono della lettera) si tratta del peccato contro lo Spirito secondo Marco 3,28-29 che, visto in questo contesto, sarebbe il rifiutare la testimonianza dello Spirito che ci fa riconoscere il Cristo in Gesù (come fanno gli eretici). Vedi anche Ebrei 10,26-27: non possiamo continuare a peccare dopo aver ricevuto in noi lo Spirio che è conoscenza della verità.

La correzione fraterna è un dovere verso il fratello (vedi Mt 18,15-17) e qui l'autore comanda che si preghi con fiducia per il fratello che compie un peccato che non conduce alla morte. Secondo noi, per il peccato che conduce alla morte, l'autore dice che non è più un obbligo pregare e comunque viene meno la possibilità di essere esauditi. Ma probabilmente l'ultima parte del versetto 16 vuole solo sottolineare in negativo la necessità di pregare per il fratello che commette un peccato che non conduce alla morte.

17 ingiustizia: compare anche in 1Gv 1,9.

5,18-21
18Sappiamo che ognuno che è nato dal Dio non pecca, ma colui che nacque [Gesù] dal Dio lo custodisce e il malvagio non lo afferra.

19Sappiamo che siamo dal Dio e il mondo intero giace nel malvagio.

20Sappiamo poi che il figlio del Dio è giunto e ci ha dato un'intelligenza affinché conosciamo il veritiero; e (noi) siamo nel (Dio) veritiero, nel suo figlio Gesù Cristo. Costui è il Dio veritiero e vita eterna.

21Figlioli, sorvegliate voi stessi dagli idoli.

18 sappiamo: si noti come questo verso e i due seguenti inizino tutti con sappiamo. Per l'autore la conoscenza è importante e permette di distinguere più che il bene dal male, ciò che è veritiero da ciò che è menzognero, ovvero il Dio dai falsi dei (gli idoli del seguente v. 21).

non pecca: vedi nota a 3,6.

nato: vedi nota a 5,1.

colui che nacque...: così secondo alcuni manoscritti; altri invece riportano: ma colui che nacque dal Dio custodisce se stesso. Nel primo caso colui che nacque è Gesù (ipotesi confortata dal tempo del verbo, come dire figlio primogenito nato prima di tutti i figli di Dio nella fede), nel secondo è il cristiano.

custodisce: vedi nota a 2,3.

afferra: letteralmente tocca ma con idea di prendere, assalire, avere in mano.

19 mondo-malvagio: vedi 1Gv 2,15-17 e 1Gv 4,4-5.

giace: cioè si trova passivamente in potere di Satana. Negli scrittori latini Seneca, Giovenale e Tacito troviamo immagini simili, riferite strettamente alla decadenza di costumi del mondo romano.

20 intelligenza: gr. diànoia, indica la facoltà di pensare, riflettere. In particolare la capacità di conoscere il Dio, richiamando così direttamente lo Spirito (vedi ancora nota lo Spirito è la verità a 5,6).

21 E' l'esortazione finale giustificata da tutta la lettera. Nella sua semplicità, dovrebbe accompagnarci in ogni giorno della nostra vita.

sorvegliate: indica proprio l'azione fisica del montare la guardia a qualcosa. Nel vangelo di Giovanni ha per lo più il senso di conservare, preservare.

idoli: gr. èidolon, cioè etimologicamente apparenza, qualcosa che si vede ma poi è tutto lì. Diventa quindi immagine, simulacro e in ambito cristiano idolo, dio finto e falso (come il vitello d'oro in Esodo 32,1-6). Vedi Ezechiele 11,19-21 o Ezechiele 36,25-26 (il cuore nuovo rifiuta gli idoli). E' un forte invito a non fermarsi mai alla sola dimensione visibile delle cose, ma a cercare sempre quella spirituale e divina.


Parrocchia di San Giovanni Battista - Gruppi Biblici
San Giovanni in Persiceto (BO) - 22 marzo 1998

Concordanza scelta
A conclusione del comune cammino di lettura e meditazione della prima lettera di Giovanni, poniamo una piccola concordanza.

La concordanza è un elenco alfabetico dei vocaboli presenti in un testo o gruppo di testi della sacra scrittura affiancati dall’indicazione dei passi nei quali ricorrono. Questo elenco viene compilato sul testo originale e per usarlo bisogna sapere un po' di greco, anche se sarebbe ben più utile a chi legge solo in traduzione, dove spesso si perdono certi legami tra le parole.

La nostra concordanza della prima lettera di Giovanni è limitata ai termini più importanti e frequenti (fra questi ultimi abbiamo escluso solo conoscere, sapere e Gesù). Nella prima colonna si trova il vocabolo italiano, nella seconda quello greco corrispondente alla nostra traduzione, nella terza la pronuncia classica approssimativa, nella quarta l'indice dei passi. L'intento è più che altro dimostrativo.

Sarebbe stato più utile averla a disposizione fin dall'inizio, tuttavia la presentiamo ora come invito a ripercorrere qua e là il testo lasciandosi guidare da qualche parola-chiave, magari secondo l'interesse personale.

amare agapàô 1Gv 2:10, 1Gv 2:15, 1Gv 3:10, 1Gv 3:11, 1Gv 3:14, 1Gv 3:18, 1Gv 3:23, 1Gv 4:7, 1Gv 4:8, 1Gv 4:10, 1Gv 4:11, 1Gv 4:12, 1Gv 4:19, 1Gv 4:20, 1Gv 4:21, 1Gv 5:1, 1Gv 5:2
amàto agapetòs 1Gv 2:7, 1Gv 3:2, 1Gv 3:21, 1Gv 4:1, 1Gv 4:7, 1Gv 4:11
amore agàpe 1Gv 2:5, 1Gv 2:15, 1Gv 3:1, 1Gv 3:16, 1Gv 3:17, 1Gv 4:7, 1Gv 4:8, 1Gv 4:9, 1Gv 4:10, 1Gv 4:12, 1Gv 4:16, 1Gv 4:17, 1Gv 4:18, 1Gv 5:3
annunziare apanghèllô 1Gv 1:2, 1Gv 1:3, vedi anche riannunziare
annunzio anghellìa 1Gv 1:5, 1Gv 3:11
anticristo antìkhristos 1Gv 2:18, 1Gv 2:22, 1Gv 4:3
ascoltare, udire akùô 1Gv 1:1, 1Gv 1:3, 1Gv 1:5, 1Gv 2:7, 1Gv 2:18, 1Gv 2:24, 1Gv 3:11, 1Gv 4:3, 1Gv 4:5, 1Gv 4:6, 1Gv 5:14, 1Gv 5:15
<aver fede> pistèuô 1Gv 3:23, 1Gv 4:1, 1Gv 4:16, 1Gv 5:1, 1Gv 5:5, 1Gv 5:10, 1Gv 5:13, vedi anche fede
camminare peripatèô 1Gv 1:6, 1Gv 1:7, 1Gv 2:6, 1Gv 2:11
chiedere aitèô 1Gv 3:22, 1Gv 5:14, 1Gv 5:15, 1Gv 5:16
comandamento entolè 1Gv 2:3, 1Gv 2:4, 1Gv 2:7, 1Gv 2:8, 1Gv 3:22, 1Gv 3:23, 1Gv 3:24, 1Gv 4:21, 1Gv 5:2, 1Gv 5:3
compiere teleiòô 1Gv 2:5, 1Gv 4:12, 1Gv 4:17, 1Gv 4:18
comunione koinonìa 1Gv 1:3, 1Gv 1:6, 1Gv 1:7
Cristo khristòs 1Gv 1:3, 1Gv 2:1, 1Gv 2:22, 1Gv 3:23, 1Gv 4:2, 1Gv 5:1, 1Gv 5:6, 1Gv 5:20
cuore kardìa 1Gv 3:19, 1Gv 3:20, 1Gv 3:21
custodire terèô 1Gv 2:3, 1Gv 2:4, 1Gv 2:5, 1Gv 3:22, 1Gv 3:24, 1Gv 5:3, 1Gv 5:18
desiderio epithymìa 1Gv 2:16, 1Gv 2:17
diavolo diàbolos 1Gv 3:8, 1Gv 3:10, vedi anche malvagio
fede pìstis 1Gv 5:4, vedi anche <aver fede>
fedele pistòs 1Gv 1:9
figli di [del] Dio tèkna (tù) theù 1Gv 3:1, 1Gv 3:2, 1Gv 3:10, 1Gv 5:2
Figlio del Dio yiòs tù theù 1Gv 3:8, 1Gv 4:15, 1Gv 5:5, 1Gv 5:10, 1Gv 5:12, 1Gv 5:13, 1Gv 5:20
<franchezza nel parlare>, confidenza parresìa 1Gv 2:28, 1Gv 3:21, 1Gv 4:17, 1Gv 5:14
fratello adelfòs 1Gv 2:9, 1Gv 2:10, 1Gv 2:11, 1Gv 3:10, 1Gv 3:12, 1Gv 3:13, 1Gv 3:14, 1Gv 3:15, 1Gv 3:16, 1Gv 3:17, 1Gv 4:20, 1Gv 4:21, 1Gv 5:16
giustizia dikaiosýne 1Gv 2:29, 1Gv 3:7, 1Gv 3:10
giusto dìkaios 1Gv 1:9, 1Gv 2:1, 1Gv 2:29, 1Gv 3:7, 1Gv 3:12
ingannare planàô 1Gv 1:8, 1Gv 2:26, 1Gv 3:7
inganno plàne 1Gv 4:6
ingiustizia adikìa 1Gv 1:9, 1Gv 5:17
inviare apostèllô 1Gv 4:9, 1Gv 4:10, 1Gv 4:14
levare àirô 1Gv 3:5, vedi anche <mandar via>
luce fòs 1Gv 1:5, 1Gv 1:7, 1Gv 2:8, 1Gv 2:9, 1Gv 2:10
malvagio poneròs 1Gv 2:13, 1Gv 2:14, 1Gv 3:12, 1Gv 5:18, 1Gv 5:19, vedi anche diavolo
<mandar via> afìemi 1Gv 1:9, 1Gv 2:12, vedi anche levare
mentire psèudomai 1Gv 1:6
mentitore psèustes 1Gv 1:10, 1Gv 2:4, 1Gv 2:22, 1Gv 4:20, 1Gv 5:10
menzogna psèudos 1Gv 2:21, 1Gv 2:27
mondare katharìzô 1Gv 1:7, 1Gv 1:9, vedi anche purificare
mondo kòsmos 1Gv 2:2, 1Gv 2:15, 1Gv 2:16, 1Gv 2:17, 1Gv 3:1, 1Gv 3:13, 1Gv 3:17, 1Gv 4:1, 1Gv 4:3, 1Gv 4:4, 1Gv 4:5, 1Gv 4:9, 1Gv 4:14, 1Gv 4:17, 1Gv 5:4, 1Gv 5:5, 1Gv 5:19
morte thànatos 1Gv 3:14, 1Gv 5:16, 1Gv 5:17
nascere ghennàô 1Gv 2:29, 1Gv 3:9, 1Gv 4:7, 1Gv 5:1, 1Gv 5:4, 1Gv 5:18
negare arnèomai 1Gv 2:22, 1Gv 2:23
nome ònoma 1Gv 2:12, 1Gv 3:23, 1Gv 5:13
odiare misèô 1Gv 2:9, 1Gv 2:11, 1Gv 3:13, 1Gv 3:15, 1Gv 4:20
Padre, *padre patèr 1Gv 1:2, 1Gv 1:3, 1Gv 2:1, *1Gv 2:13, 1Gv 2:14, *1Gv 2,14, 1Gv 2:15, 1Gv 2:16, 1Gv 2:22, 1Gv 2:23, 1Gv 2:24, 1Gv 3:1, 1Gv 4:14
parola lògos 1Gv 1:1, 1Gv 1:10, 1Gv 2:5, 1Gv 2:7, 1Gv 2:14, 1Gv 3:18
passare paràgô 1Gv 2:8, 1Gv 2:17
peccare amartànô 1Gv 1:10, 1Gv 2:1, 1Gv 3:6, 1Gv 3:8, 1Gv 3:9, 1Gv 5:16, 1Gv 5:18
peccato amartìa 1Gv 1:7, 1Gv 1:8, 1Gv 1:9, 1Gv 2:2, 1Gv 2:12, 1Gv 3:4, 1Gv 3:5, 1Gv 3:8, 1Gv 3:9, 1Gv 4:10, 1Gv 5:16, 1Gv 5:17
principio arkhè 1Gv 1:1, 1Gv 2:7, 1Gv 2:13, 1Gv 2:14, 1Gv 2:24, 1Gv 3:8, 1Gv 3:11
promessa epanghelìa 1Gv 2:25
purificare aghnìzô 1Gv 3:3, vedi anche mondare
<rendersi visibile> faneròô 1Gv 1:2, 1Gv 2:19, 1Gv 2:28, 1Gv 3:2, 1Gv 3:5, 1Gv 3:8, 1Gv 4:9
riannunziare ananghèllô 1Gv 1:5, vedi anche annunziare
riconoscere omologhèô 1Gv 1:9, 1Gv 2:23, 1Gv 4:2, 1Gv 4:3, 1Gv 4:15
rimanere mènô 1Gv 2:6, 1Gv 2:10, 1Gv 2:14, 1Gv 2:17, 1Gv 2:19, 1Gv 2:24, 1Gv 2:27, 1Gv 2:28, 1Gv 3:6, 1Gv 3:9, 1Gv 3:14, 1Gv 3:15, 1Gv 3:17, 1Gv 3:24, 1Gv 4:12, 1Gv 4:13, 1Gv 4:15, 1Gv 4:16
<sacrificio espiatorio> ilasmòs 1Gv 2:2, 1Gv 4:10
sangue àima 1Gv 1:7, 1Gv 5:6, 1Gv 5:8
scrivere gràfô 1Gv 1:4, 1Gv 2:1, 1Gv 2:7, 1Gv 2:8, 1Gv 2:12, 1Gv 2:13, 1Gv 2:14, 1Gv 2:21, 1Gv 2:26, 1Gv 5:13
speranza elpìs 1Gv 3:3
Spirito, *spirito pnèuma 1Gv 3:24, *1Gv 4:1, 1Gv 4:2, *1Gv 4:2, *1Gv 4:3, 1Gv 4:6, *1Gv 4:6, 1Gv 4:13, 1Gv 5:6, 1Gv 5:8, vedi anche unzione
tenebra skotìa, *skòtos 1Gv 1:5, *1Gv 1:6, 1Gv 2:8, 1Gv 2:9, 1Gv 2:11
testimonianza martyrìa 1Gv 5:9, 1Gv 5:10, 1Gv 5:11
testimoniare martyrèô 1Gv 1:2, 1Gv 4:14, 1Gv 5:6, 1Gv 5:7, 1Gv 5:9, 1Gv 5:10
timore fòbos 1Gv 4:18
unzione khrìsma 1Gv 2:20, 1Gv 2:27, vedi anche Spirito
uscire exèrkhomai 1Gv 2:19, 1Gv 4:1
vedere oràô 1Gv 1:1, 1Gv 1:2, 1Gv 1:3, 1Gv 3:2, 1Gv 3:6, 1Gv 4:20
verità alètheia 1Gv 1:6, 1Gv 1:8, 1Gv 2:4, 1Gv 2:21, 1Gv 3:18, 1Gv 3:19, 1Gv 4:6, 1Gv 5:6
veritiero alethinòs 1Gv 2:8, 1Gv 5:20
vincere nikàô 1Gv 2:13, 1Gv 2:14, 1Gv 4:4, 1Gv 5:4, 1Gv 5:5
vita zoè 1Gv 1:1, 1Gv 1:2, 1Gv 2:25, 1Gv 3:14, 1Gv 3:15, 1Gv 5:11, 1Gv 5:12, 1Gv 5:13, 1Gv 5:16, 1Gv 5:20
volontà thèlema 1Gv 2:17, 1Gv 5:14