EDI2004fccr

O meglio… El Diablo

Inutile a dirsi, dopo il successo dell’EDI2004 durante le esplorazioni estreme di Mario Marconi, che lo ha impiegato in immersioni ad oltre 150 metri di profondità per ore ed ore di immersione, come resistere alla tentazione di realizzare un autorespiratore a circuito chiuso a controllo elettronico? La sfida era interessante, molte le difficoltà, molteplici le idee. Nell’estate del 2004 iniziai a buttar giù qualche schizzo e a farmi un’idea di cosa volessi realizzare. Ciò che volevo era una macchina compatta, adatta alle immersioni non estreme, facile da utilizzare, ma allo stesso tempo dotata di tutte le ridondanze obligatorie in una macchina a controlo elettronico.

Non volevo lasciare nulla al caso ed ho selezionato le parti ed i componenti migliori disponibili sul mercato nazionale (non volevo ricambi acquistabili solo in US, come accadde per l’EDI2001 e 2002). Inoltre volevo un rebreather che potesse essere utilizzato con facilità anche in modo manuale, che prevedesse un sensore privilegiato per il mio VR3, un HUD molto visibile e facilmente interpretabile, l’interazione completa da parte dell’utilizzatore con il software, la scelta dei parametri senza limiti, un display con grandi caratteri (chè sono astigmatico!!!), la possibilità di escludere a piacimento ogni automatismo senza rinunciare alle funzionalità base delle console e, last but no least, una bella estetica. Ho impiegato due anni a progettare, tornire, spalmare resine, scrivere software e costruire circuiti stampati, ma alla fine ce l’ho fatta. La scelta è caduta su una configurazione “all back”, scafandrata, che consiste in un contenitore che alloggia: due bomboline da tre litri a 200 bar per ossigeno e diluente, il canister con il blocco sensori/solenoidi (ce ne sono due, pilotati ciascuno dalla propria elettronica) ed i due sacchi polmone. Questa configurazione consente l’utilizzo di un imbraco di tipo speleo che personalmente trovo molto pratico e confortevole, soprattutto se si trasportano bombole da fianco.

Devo dire che il giorno precedente l’immersione di prova sono stato quasi preso dal panico.... Eh si, l’idea di mettere in acqua il giocattolo, ben più complesso e sofisticato dei modelli precedenti, e scoprire che non funzionava mi angosciava terribilmente.  Comunque non ho ceduto e, con l’assistenza del dott. Luca Mezi, proprio ieri mattina sono sceso in acqua. Forse qualcuno obietterà all’assistenza da parte di un non vedente, ma personalmente preferisco un non vedente esperto e capace, del quale mi fido... “ciecamente”, piuttosto di chi ci vede ma non è capace di intendere e di volere nel momento in cui mette la testa sottacqua... Quindi, una volta presi accordi sui segnali tattili e sul fatto che Luca avrebbe dovuto seguirmi come un ombra, mai più distante di un braccio, scendo a 5 m di profondità. Respiro! Le console ed il VR3 mi indicano una PPO2 di 0.84 ATA e tutto sembra funzionare. Luca mi chiede se è tutto OK, chiaramente non può sentirmi respirare, visto che non faccio rumore, gli segnalo che è tutto OK e di iniziare la discesa. Sento l’ADV che immette il diluente ed immediatamente i led sull’HUD lampeggiano di colore rosso, segnalandomi un allarme. Controllo i display che riportano un allarme sensori. Il software compara tra loro le letture della PPO2 e se la differenza tra di loro supera 0,1 ATA genera l’allarme ed al momento mi segnala un probabile difetto del sensore 1. In realtà le misure della PPO2 sono quasi identiche: 0,87 0,85 0,85. Mi rendo subito conto che il software è troppo veloce e non dà tempo ai sensori di stabilizzarsi durante l’immissione del diluente. Eseguo il reset dell’allarme ed infatti tutto riprende a funzionare regolarmente. Arriviamo a 40 m, cambio setpoint da 0,70 a 1,20 ed immediatamente il led blue dell’HUD mi segnala l’apertura del solenoide.

Mi fermo aspettandomi di nuovo un allarme sensori, ma questa volte le celle hanno risposto molto rapidamente all’incremento di PPO2. Luca mi sollecita la risposta alla richiesta di OK, ma io, troppo preso dal fatto che tutto vada a meraviglia, quasi lo ignoro. Prima che mi spari in superficie decido che è meglio rispondergli e lui si tranquillizza. Mi chiede se è tutto OK per scendere, gli do l’OK e si riparte. Abbiamo pianificato di raggiungere 60 m, se tutto funziona, e tutto sta andando incredibilmente a meraviglia. Arriviamo in vista della statua della “Madonna dei tecniconi”, mi fermo e segnalo a Luca uno stop per verificare gli strumenti. VR3 e console mi danno una PPO2 di 1.10 circa in diminuizione, il led blue si accende, ma la pressione continua a scendere. Il rumore delle bolle che emette Luca mi impedisce di sentire il sibilo dell’ossigeno, ma suppongo che ci siano problemi al solenoide.

Provo con il bypass manuale e la PPO2 sale. Aspetto un’altro minuto, ma la PPO2 scende di nuovo. Decido di fare uno switch delle console e porto la SX in Slave e la DX in Master. Immediatamente sento il sibilo dell’ossigeno, e la PPO2 torna a 1,20. “Bene!” Penso. Un solenoide è andato, mortalità infantile? Chi se ne frega, ne ho un altro! Cominciamo a risalire e tutto procede per il meglio. Siamo al 18 minuto, a 50 m, Luca mi chiama ancora.....OK, OK va tutto bene. Mi chiede il tempo alla risalita, leggo il suo computer e gli segnalo 21 minuti. A 40 m, Luca mi stringe la mano, sono commosso. A 36 metri il VR3 mi chiede un deep stop, ne approfitto per fare di nuovo lo switch delle console, ma niente da fare, il solenoide principale non ne vuol proprio sapere. Stizzito spengo la console SX (risparmio le batterie!) e proseguo solo con la destra che funziona a meraviglia. Alla prima tappa a 6 m, spengo pure la seconda, eseguo il lavaggio del loop monitorando la PPO2 sul VR3 e la porto a 1,56. Dopo pochi minuti il VR3 mi indica il termine della deco, ma visto che il computer di Luca, che è a C.A., richiede ancora 10 minuti, aspetto con lui, anche perchè ormai l’acqua del laghetto è molto più calda di qualche settimana fa! Eccoci fuori. Finalmente possiamo parlare, ma tra le sue domande ed io che parlo a raffica, quasi non riusciamo a comunicare. Mi tormenta il solenoide principale, cosa avrà mai? Dovrò attendere di arrivare a casa per scaricare i dati dalle memorie delle console e verificare la presenza di errori. Comunque sono quasi euforico.....El Diablo funziona davvero e quasi bene alla prima prova. Finalmente raccogliamo i frutti di più di 2 anni di lavoro. Eccomi finalmente a casa. Metto il reb davanti al PC e scarico i dati. Sono coerenti, ma ad eccezione dell’allarme sensori al terzo minuto, riportato da entrambe le console, non c’è altro. Quindi è proprio il solenoide ad essere bloccato. Riaccendo tutto e noto che la console sinistra mi dice che la batteria è a 8,6 volt, mentre la destra a 9,1. Strano penso, sono entrambe nuove. Provo a sostituire la batteria della SX e miracolosamente il solenoide si sveglia dal letargo. Maledette batterie, forse c’è un elemento difettoso. Spengo tutto e mi piazzo davanti alla TV, ma.... te pareva....., squilla il cellulare. Lo ignoro perchè sto ripensando a tutti i numeri che scorrevano sui display e sul fatto che questa è la mia prima immersione con El Diablo.

Preso da un rimorso mi alzo e prendo il cellulare. Trovo un messaggio di Luca, sintetico: “Elettrovalvola?”. Lo chiamo: “Allora?”, mi fa, “E proprio bloccato ‘sto solenoide?” “Ma che...”, gli dico, “...solo una batteria di ca@@a.” “Domani ti mando le foto...” “Bene, che le mettiamo sul sito, magari qualcuno le guarda pure......”

Ah! Dimenticavo, eccovi le foto.......per ora solo dell’esterno!!!!!!!!!!

 

Carlo, Luca e.....El Diablo!