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Il Nudo Nell'Arte

Biografie " G "
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Gabbiani Anton Domenico

Pittore e acquafortista italiano (Firenze, 1652 - 1726)

Si distinse negli affreschi dove, pur accostandosi allo stile di Pietro Cortona, si dimostrò freddo colorista. I suoi affreschi si trovano nella cupola di S. Frediano a Firenze con la Gloria di S. Maria Maddalena de' Pazzi e nei palazzi Corsini e Incontri. Un suo autoritratto a olio è conservato nella raccolta degli Uffizi.

 

 

Gallego Fernando

Fernando (Salamanca,1440 - 1507)

Pittore molto originale della scuola ispano-fiamminga, lasciò molti discepoli e molte opere fra le quali la più importante è l'altare nella cattedrale di Zamora.

 

 

Gauguin (Eugène-Henry-) Paul

Francese (Parigi, 1848 - Isola di Hivaoa o Dominica, Isole Marchesi, 1903)

Impiegato presso un agente di cambio, conduceva una vita agiata quando, appassionatosi grandemente alla pittura, decise di rompere ogni legame con la vita borghese e, abbandonata la famiglia, si dedicò esclusivamente all'arte conducendo una vita errabonda. Fu dapprina a Pont-Aven, in Bretagna, poi partì per la Martinica. Ritornato a Parigi, frequentò i simbolisti; si recò in seguito a Tahiti, conducendo qui una vita primitiva. Ritornò a Tahiti, dopo essere rimasto in Francia per due anni, per dipingere le sue opere più belle: le sue donne tahitiane e i suoi paesaggi dell'Oceania: Donne tahitiane sulla spiaggia, ora al Louvre, Ragazza di Tahiti alla galleria di Copenaghen, Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo? alla collezione Stang di Oslo. La sua pittura è caratteristica per la colorazione irreale e per un sintetismo suggestivo che la porta facilmente all'astrazione. Sempre nei suoi quadri domina un senso superiore della composizione e del ritmo. Fu anche autore di vari scritti polemici, interessantissimo il suo libro Noa Noa che racconta le vicende dell'artista a Tahiti e i modi di vita del luogo.

 

 

Géricault Théodore

Pittore ed incisore francese (Rouen, 1791 - Parigi, 1824)

Formatosi alla scuola di Vernet, ed esaltatosi per le vittorie di Napoleone, si affermò subito come artista capace di rendere vigorosamente avvenimenti epici (Ufficiale dei cacciatori a cavallo, Corazziere ferito). In un suo soggiorno in Italia subì il fascino dell'arte di Michelangelo la quale influenzò i suoi lavori migliori: La corsa dei Barberi e, famosissima, La zattera della Medusa, ora al Louvre. I quadri del suo ultimo periodo (Derby d'Epsom, Scuderia, Forno per gesso), risentono dell'ammirazione che manifestò per i coloristi inglesi durante un suo soggiorno in Inghilterra.

 

 

Giordano Luca

Italiano (Napoli, 1632 - 1705)

Fu indirizzato alla pittura dal padre Antoni, copista e imitatore, i suoi primi modelli furono Ribera e Lanfranco. Viaggiò molto: fu a Roma, dove fu attirato dall'opera di Pietro da Cortona, a Parma e a Venezia dove si ispirò all'arte di Paolo Veronese. Nell'ultimo periodo, invece, seguì lo stile di Rubens. Da allora comincia la sua più feconda e ricca attività che ebbe modo di esprimere in tutta Italia e all'estero (soprattutto in Spagna). Certamente la rapidità delle sue esecuzioni - di qui l'espressione Luca fa presto - e il gran numero di opere aumentarono la sua fama. Egli si distingue per la sua tecnica raffinata e per il suo stile raffinato ed elegante. Tra le sue opere sono da ricordare gli affreschi di S. Brigida (Napoli), le decorazioni di palazzo Riccardi (Firenze), le tele di S. Maria della Salute a Venezia. Numerosi sono gli affreschi, i disegni e i dipinti diffusi in tutta Europa.

 

 

Giorgione (da Castelfranco Giorgio)

Veneto (Castelfranco Veneto, 1477 - Venezia, 1510)

Poche sono le notizie sulla sua vita, probabilmente del casato dei Barbarella, scolaro di Giambellino, abbandona però subito il gusto pittorico veneto, caratterizzandosi per la profonda e armoniosa continuità stilistica e cromatica che mancava agli artisti precedenti. Del periodo più propriamente veneziano sono l'Adorazione dei Magi di Londra, la Natività di Washington e la Sacra conversazione delle Gallerie di Venezia. Del secondo periodo, già preraffaellita come gusto, più vicino alle esperienze stilistiche e coloristiche degli Emiliani, soprattutto di Francia, sono le sue opere migliori: la celebre Pala di Castelfranco, la Tempesta, la Giuditta di Leningrado, la Prova del fuoco degli Uffizi. Tenta poi un ritorno al cromatismo dei pittori veneti, o meglio tenta quel raccordo tra ritmo e colore che solo più tardi Tiziano saprà compiutamente attuare. Esempio tipico di questo stile è la Venere di Dresda, anche per il naturale raffronto con l'opera dello stesso soggetto di Tiziano. Più clessiche le opere successive i Tre filosofi, interpretabile come le tre età della vita o come le tre religioni o come l'evoluzione del pensiero filosofico ed il Tramonto. Negli ultimi anni si dedicherà maggiormente a una pittura essenzialmente cromatica, testimoniata da numerosi ritratti a mezzo busto, nei quali il disegno è ormai del tutto scomparso, in una sinfonia di colore che aumenta il senso naturalistico-sensuale dei sui personaggi (Ritratto di Gattamelata, il Cavaliere di Malta degli Uffizi, opere che alcuni, per insufficienza di documentazione, assegnano ad altro periodo).

 

 

Giotto (Giotto di Bondone)

Italiano (Colle di Vespignano in Mugello, Firenze, 1266 - Firenze, 1337)

Allievo di Cimabue, vicino a Pietro Cavallini, superò ben presto i maestri dai quali, come già aveva preso il colore dal gusto bizantino, accolse l'espressione grafica più delicata fiorentina, tesa a dare maggior vigore plastico alle sue raffigurazioni, seppe liberarsi quindi dall'impersonale stilizzazione della pittura gotica riuscendo a intuire e quindi a penetrare, l'umanità intesa spiritualmnte e corporeamente. La sua attività si manifesta dapprima sugli affreschi, con le Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento della chiesa superiore di Assisi, eseguiti nell'ultimo decennio del secolo XIII; non sembra esistere soluzione di continuità tra queste opere e quelle del ciclo inferiore dedicate alla Vita di S. Francesco, sebbene qualcuno pensi a un viaggio a Roma avvenuto in questo periodo, soprattutto per la maggior influenza di Cavallini riscontrata in questo secondo ciclo pittorico. Certamente si recò a Roma per il Giubileo del 1300, ed è in questa occasione che dipinse la Proclamazione dell'Anno Santo, ora in S. Giovanni in Laterano, e il mosaico della Navicella. Della stessa opera probabilmente il Crocifisso con la Madonna e S. Giovanni in S. Maria Novella a Firenze e la Madonna d'Ognissanti a Firenze.

Tra il 1303 e il 1305 si recò a Padova dove, nella cappella degli Scrovegni, all'Arena, esegue l'Annunciazione, Il Giudizio universale, trentasette scene della Vita di Gesù e di Maria e figure allegoriche dei Vizi e delle Virtù: è questo il periodo maggiore dell'attività dell'artista, dalle figure più costruite, più umane, dalle scene plasticamente meglio impostate.

Nell'ultimo trentennio della sua vita, l'attività di Giotto, ormai affermato, divenne prodigiosa. Fu probabilmente ad Avignone, ma senza dubbio a Napoli, a Bologna, a Milano, a Firenze specialmente dove si cimentò anche nell'architetture e nella scultura del campanile della cattedrale. In questo periodo decorò anche quattro cappelle in S. Croce; solo due rimangono, quella Bardi con le Storie di S. Francesco e quella Peruzzo con le Storie di S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Di quest'ultimo periodo sono anche altre opere, il Crocifisso nel Tempio Maltestiano di Rimini, un polittico ora diviso in varie collezioni, il S. Stefano della collezione Horne, il Trittico Stefaneschi della Vaticana, oltre a numerosi altri dipinti che la critica non sempre concordemente gli assegna.

 

 

Girodet-Trioson Anne-Louis

Francese (1767 - 1824)

 

 

Goujon Jean

Scultore e architetto francese (Normandia, 1510 - Bologna, 1563)

Contribuì alla decorazione di numerosi palazzi, tra i quali il castello di Ecouen, l'Hotel Carnavalet e soprattutto il Louvre, dove eseguì le Cariatidi della sala dei musicisti, le decorazioni della facciata, della volta, di camini e portali. Si rifugiò poi a Bologna per aver aderito alla riforma protestante. Fu anche studioso di tecnica architettonica, commentando l'edizione francese del De architectura di Vitruvio e studiando le opere di Serlio, col quale fu in ottimi rapporti.

 

 

Goya Francisco de-

Spagnolo (Fuendetodos, Aragona, 1746 - Bordeaux, 1828)

Fu in un primo momento allievo di Josè Luzan y Martinez, artista che aveva studiato a lungo in Italia con cui rimase per cinque anni distinguendosi, oltre che per la sua abilità pittorica, per le sue doti musicali e per la sua vita avventurosa. Continuò questa esistenza agitata anche durante il soggiorno successivo a Madrid, nel quale si provò anche come torero. Fu poi, dal 1769, a Roma, dove rimase colpito dalla magnificienza dei vecchi ruderi e dalla esaltazione barocca dei costumi e degli atteggiamenti; si dedicò anche allo studio dei maestri italiani, ma nel 1772 dovette rientrare in patria in quanto ricercato dalla polizia per un rapimento. Qui iniziò a studiare seriamente, soprattutto dopo il matrimonio con Josefa Bayeu; si dedicò in questo periodo soprattutto al ritratto (celebri quelli della moglie e del cognato), all'incisione con la splendida serie dei Cavalli di Velazquez, ai cartoni per arazzi. Soprattutto questi ultimi lavori, per la fresca riproduzione dei costumi del suo popolo, gli fecero ottenere larga fama. La sua produzione aumentò continuamente, fantasia e tecnica eccellente soccorrono questo grande artista che per la profondità del colore, la vivacità del disegno, la schematica incisività dei tratti e dei caratteri è il più grande precursore della pittura moderna. La sua attività divenne ancora più intensa col riconoscimento ufficiale della sua valentia. Nominato presidente dell'accademia di S. Fernando, eseguì i ritratti del re, della regina, dei cortigiani, della sua amante, la duchessa d'Alba (la Maya vestita e la Maya desnuda). Fu soprattutto efficace interprete dei tempi duri dell'invasione napoleonica nelle incisioni dei Capricci, dei Disastri della guerra, nella Tauromachia, nei Proverbi e nello stupendo tragico dipinto Il due maggio 1808. Con la restaurazione non volle tornare a corte, ma preferì - dopo un soggiorno nella sua villa sul Manzanarre, decorata da diabolici affreschi - ritirarsi a Bordeaux con l'amica Léocadie Weiss, e là trascorrere, in solitudine, gli ultimi anni della sua vita.

 

 

Baldung Grien Hans

Tedesco (Weyersheim, 1484/5 - Strasburgo, 1545)

Subì l'influenza delle scuole artistiche svedesi e dell'Alto Reno e, intorno al 1504, a Norimberga, fece alcune incisioni con l'amico Dürer. Si trasferì poi a Friburgo, 1512-16, dove dipinse alcune vetrate e due pale d'altare, in cui predomina una colorazione calda. Intorno al 1520, si ha una trasformazione del suo modo di dipingere: il colore diviene plastico, come è evidente nella Strega (Francoforte). Di chiaro stile lineare sono i nudi dipinti nel 1525, quali la Giuditta (Norimberga) e Adamo ed Eva (Budapest), che annunciano il manierismo lineare che caratterizza l'ultimo stile di Baldung, che dipinge per lo più quadri a soggetto mitologico come l'Ercole e Anteo (Cassel), Priamo e Tisbe (Berlino), anche se non trascura i soggetti sacri come nella celebre Natività di Karlsruhe e nelle Madonne successive. Nei ritratti è piuttosto freddo, la movimentazione è data dal colore e non dall'osservazione del personaggio. Di grande importanza la sua xilografia, mentre le incisioni in rame appartengono al primo periodo della sua attività.

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com

 

Ultimo Aggiornamento: 05 settembre 2003 00.04