SACRO E PROFANO: RELIGIONE E POLITICA AL BANCO DEGLI IMPUTATI

Di GIUSEPPE IANNOZZI

 

Ultimamente il problema delle ‘lucciole’ è diventato argomento a dir poco scottante: in molti si sono illuminati circa come risolvere quella che è una realtà ormai vecchia di anni, una realtà che è esistita sin dalla notte dei tempi; il filosofo F. Nietzsche diceva pressappoco così di una civiltà evoluta: “… non può esserci una vera civiltà senza la prostituzione”. Ovviamente, Nietzsche affrontava il problema sotto un’ottica meramente filosofica e non propriamente sociale; per prostituzione il filosofo intendeva (molto grande è qui il beneficio del dubbio che il lettore spero mi accordi circa la mia esegesi del pensiero nietzschiano!) che una società che si rispetti non può essere perfetta se non è capace di assimilare nel suo cuore sociale le sue proprie imperfezioni antropologiche; insomma, solo una società perfetta è capace di non considerare le sue imperfezioni come un problema che deve essere risolto con ogni mezzo necessario. In effetti, prostituzione a parte, la società moderna è sempre più orientata a proiettarsi verso una idealizzazione impossibile di se stessa, una idealizzazione piccola quanto strettamente borghese che non fugge nulla affatto dall’adottare sistemi strettamente fascisti per consegnarsi agli occhi di una opinione pubblica a dir poco faziosa e berlusconiana.

Pensiamo un momento a quanto ci viene fatto digerire giorno dopo giorno dai mezzi di informazione: le copertine dei giornali, così come le foto dei loro reportage, non fanno altro che mostrarci donne mezzo svestite che si accompagnano alla quotidiana morte che il Terzo Mondo ha come sua unica triste ricchezza. Sfogliando un giornale qualsiasi, è impossibile non accorgersi come una donnina allegra faccia da copertina al dossier “Terzo Mondo”: insomma, prima la bella donnina, poi i volti smunti, gli occhi bianchi cisposi colmi di orrore e morte di bambini ridotti a scheletrini vestiti di pelle e mosche, le pance oltremodo gonfie, le bocche aperte in uno spasmo di indicibile dolore, poi, voltata che si è la pagina, tute militari, l’ONU, alcuni volti di varie associazioni umanitarie, e ciliegina su questa macabra torta, in ultima pagina, foto intera, il Papa e la sua risposta a questa tragedia, una risposta che vale niente, che è una bestemmia, un insulto alla fame, alla morte, all’orrore che il Terzo Mondo vive.

Il nostro caro Papa sempre in viaggio per il Mondo, quello dei poveri, è sempre presente là dove c’è da benedire in comunione la morte di migliaia di innocenti: il nostro caro, rispettevole (e rispettoso) Papa, cosa fa, cosa dice a chi non ha neanche più la forza di reggersi sulle proprie gambe?... niente, occorre che ci si affidi a Dio e alla bontà degli uomini. Ma cazzo! Qui è tutto sbagliato, questo è fottuto ‘determinismo’ che sputa in un occhio a quella falsa Provvidenza sempre cieca per i poveri, i poveri che noi, nazioni opulente e capitalistiche, abbiamo creato. Il Vaticano se la spassa bellamente nel fasto e il Papa, sempre circondato da una scorta da metter in ridicolo quella di Madonna (la rockstar), mi va a predicare che la il mondo deve darsi una regolata, deve annullare il debito dei paesi poveri. Ma quì il dubbio sorge spontaneo: le Nazioni, rigidamente testarde come muli, non hanno alcuno interesse ad annullare il debito dei paesi cosiddetti poveri, perché la povertà è fonte inesauribile di ricchezza, altrimenti che cazzo farebbero i tanti giornalisti che oggi riempiono le pagine dei giornali? E poi, se non vado errato, la manodopera a basso costo si trova o non si trova nel Terzo Mondo o comunque in quei pressi lì? No, non credo di sbagliarmi: c’è davvero troppo interesse di mezzo perché qualcuno animato da spirito francescano si decida a cancellare e in teoria e in pratica il debito dei paesi del Terzo Mondo.

Chi è che dà il cattivo esempio, ovviamente, è il Vaticano: invece di vivere secondo i dettami del Vangelo, secondo le parole di San Francesco, il Vaticano ostenta senza ombra alcuna di vergogna tutta la sua immonda ricchezza: non c’è occasione a cui manchi di farne bella mostra e vantarsene con tutto il mondo intero. Insomma, il Papa di smettere i paramenti sacri della smodata ricchezza non ci pensa neanche; il nostro rispettabilissimo Paolo Giovanni II ha solo una cosa in testa, continuare a tenere le redini del potere, dare in pasto ai poveri l’ostia della Fede e nulla più. Qualcosa negli anni Sessanta stava cambiando: il Papa Buono non amava l’ostentata ricchezza del Vaticano, la rifuggiva, era dalla parte dei poveri, perché lui era nato povero, era un uomo semplice, e come uomo, soprattutto come uomo, si è adoperato concretamente perché il Vaticano rivedesse le sue posizioni. Una ‘Santità’ così non poteva che essere scomoda; Roncalli ebbe a dire: “La Chiesa è un giardino da coltivare e non un museo di antiquariato… capo della Chiesa è Cristo e non il Papa… la Chiesa è di tutti, ma soprattutto dei poveri.” Apriti cielo! Subito i prelati, i vescovi, i porporati, hanno alzano la voce accusando Roncalli di essere un bolscevico e che la Chiesa sarebbe sprofondata in un periodo di grande arretramento. ‘Er papa bono’ non esita a far visita ai detenuti di Regina Coeli e non nasconde il fatto che anche lui da giovane per qualche birbanteria è finito in prigione. E no! Adesso è troppo! Se il cielo si era già aperto, adesso era caduto proprio: Roncalli stava sul culo a tutti perché era troppo sincero, troppo genuino, sincerante santo nella sua umanità. Chi poteva tollerare all’interno del Vaticano che un Papa andasse in giro a fare simili dichiarazioni? Ovviamente nessuno, tranne il popolo che subito lo amò incondizionatamente. E nella sua schiettezza, quando la questione Cuba impazzava e sembrava che nessuno potesse venirne a capo, ‘Er papa bono’ scrisse a Kruscev: “Se avrete il coraggio di richiamare le navi portamissili proverete il vostro amore del prossimo non solo per la vostra nazione, ma verso l’intera famiglia umana. Passerete alla storia come uno dei pionieri di una rivoluzione di valori basata sull’amore. Potete sostenere di non essere religioso, ma la religione non è un insieme di precetti, bensì l’impegno all’azione nell’amore di tutta l’umanità che quando è autentico si unisce a Dio, per cui anche se non se ne pronuncia il nome si è religiosi.” E Kruscev – quel gran testardo casinista bolscevico – dette l’ordine alle navi d’invertire la rotta e in data 15 dicembre 1962 risponde a Roncalli con queste parole: “A Sua Santità Papa Giovanni XXIII. In occasione delle sante feste di Natale La prego di accettare gli auguri e le congratulazioni di un uomo che Le augura salute e forza per la sua costante lotta per la pace e la felicità e il benessere.” Roncalli aveva compiuto un miracolo, un miracolo che oggi Giovanni Paolo II neanche in preghiera se lo sogna! Ormai Roncalli è dai porporati definito come “il bolscevico dello Spirito Santo” e la sua enciclica Pacem in terris viene storpiata in Falcem in terris, perché per tutti è la causa principale del progresso elettorale del PCI nelle elezioni del 1963. E un cardinale italiano, sul letto di morte del Papa Buono, con la sua linguetta da vipera ebbe a dire: “Ci vorranno cinquant’anni per rimediare ai guasti che ha fatto alla Chiesa nei cinque anni del suo pontificato.” Giovanni XXIII muore il 3 giugno 1963 per un presunto tumore allo stomaco, e nessuno è pronto a scommettere un solo nichelino che è morto in odore di santità, nessuno della Chiesa s’intende, ma per il Popolo, ER PAPA BONO è un uomo santo.

Oggi, il nostro beneamato Papa ha distrutto tutto quanto di buono Roncalli aveva saputo edificare con la sola forza della sua umanità e della sua sincerità: si è tornati nel Medioevo più scuro e oscuro, il Vaticano è un X-File tutto italiano che nessuno mai riuscirà a spiegare. Consideriamo questa squisita asserzione di Silvio Berlusconi: “Cara Santità, mi lasci dire che Lei assomiglia al mio Milan. Infatti Lei, come noi, è spesso all’estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un’idea vincente. Che è l’idea di Dio.” Ora io faccio questa osservazione: Dio, per quanto ne so, non ha mai detto che la sua idea per l’umanità è il Capitalismo come atto di Fede, non ha mai detto che la sua bandiera è quella di Forza Italia. Eppure, per il nostro beneamato Berlusconi la religione evidentemente è un giusto prolungamento del Capitalismo, della Mano di Dio, della Provvidenza per dirla tutta, quella stessa Provvidenza che il nostro Papa propaganda in giro per il Mondo impetrando la Madonna; e a me nasce in cuore genuino sospetto che Giovanni Paolo II quando si rivolge alla Madonna in realtà sia al telefono con la Ciccone (Madonna, sempre la solita rockstar), che gli consiglia di inserire nelle sue omelie qualche estratto delle sue canzoni, qualche brano preso a casaccio da “Like a virgin” e “I am a material girl”. Se questa non è prostituzione, davvero non saprei dire cos’altro potrebbe essere: la politica si prostituisce alla religione e viceversa, una bella tresca, non c’è che dire.

L’opinione pubblica non fa altro che ripetere che il bene più grande è la famiglia e ad essa sola guarda: il microcosmo famigliare è quello che conta, ovvero l’egoismo è l’ostia che il capitalismo piccolo borghese tutela con tutte le sue forze. L’opinione pubblica si lava la coscienza ogni tanto: una piccola donazione ad un ente di beneficenza oggi, un altro piccolo presente a quel Tal dei Tali assessore che mi ha fatto tanto del bene. La mercificazione del proprio corpo è peccato, è da tutti condannato: bene, peccato però che proprio i padri della tanto osannata famiglia cristiana siano i primi ad andare a puttane e ad ammazzarle e a bruciarle e a picchiarle. Se uno non c’ha i soldi manco per mangiare, poco credibile è che vada a puttane; chi ha i soldi, invece, si permette tutti i vizi di questo mondo falsamente cristiano, un mondo che sul comodino ha due santi esposti come icone del nostro tempo, San Maradona (cocaina ed eroina – icona formato famiglia con tanto di cannuccia d’oro e siringa monouso come allegati alla sacra immagine del calcio) e Padre Pio perché ormai è risaputo che un mattone tira l’altro e che perdere il vizio, una volta che uno se l’ha  preso, è cosa ben difficile se non impossibile. Intanto la tratta delle schiave continua: il Terzo Mondo continua a svendere le sue donne sui nostri marciapiedi, i paesi dell’Est ce le vendono direttamente con tanto di partita IVA e codice a barre, poi qualche benpensante osa berciare che tutto ciò è una indecenza. Sì, è proprio una indecenza: questa nostra piccola Italia borghese è falsa sin dall’imo più profondo e oscuro delle sue profondissime radici medioevali. Umberto Eco in un suo articolo di qualche tempo fa fece la triste considerazione che la nostra società ha saputo progredire sotto il profilo tecnico ma è stata incapace di evolversi sotto il profilo sociale: niente di più vero, e io aggiungerei che l’arretramento sociale della società moderna è tale che è quasi impossibile parlare di società civile dove solo domina l’ipocrisia e l’inciviltà.

Noi non abbiamo solo nascosto le nostre imperfezioni antropologiche, anzi non le abbiamo nulla affatto isolate; queste sono state portate alla luce del sole e sono state corrette per essere utilizzate per i nostri sporchi scopi. La prostituzione è un business: niente di più normale per un corpo sociale che ha bisogno di vendere il proprio corpo per continuare ad andare avanti. Qualcuno si scandalizza per le donnine allegre sui bordi del marciapiede, ma miei piccoli borghesi aprite gli occhi: guardate nel tiretto del vostro comodino accanto al letto, apritelo e sicuramente dentro ci troverete una squallida rivista per incontri sentimentali con tre grosse X rosse. Questa non è prostituzione? No? Certo che lo è, però va bene così perché tanto la rivista voi l’avete comprata con in vostri Euro sudati in ufficio dal vostro edicolante di fiducia. Eh già! Simili pubblicazioni abbondano nel nostro paese: non sono giornaletti porno, magari lo fossero, almeno uno si farebbe una sega e la sacralità della famiglia rimarrebbe borghesemente intatta; invece queste pubblicazioni sono un vero e proprio listino prezzi di donne in vendita (accompagnatrici oggi le chiamano i benpensanti capitalisti). Se c’è da condannare la prostituzione, che la si condanni nel modo giusto, o meglio la si affronti senza ipocrisia: condannare è quello che si è fatto sin dalla notte dei tempi, sono state disposte inquisizioni cristiane e pagane per condannare tutto e tutti senza avvocati né giudici imparziali, tutti hanno mandato al rogo tutti per un sospetto, per una invidia, per una gelosia personale, per una questione politica (e di potere). E’ giunto il tempo di dire basta al verbo condannare: oggi dobbiamo condannare colui che osa condannare perché troppo legato al suo tornaconto personale, alla sua ipocrisia.

Quanti culetti sculettanti di giovincelle diciottenni guardiamo con occhio allupato nei tanti quiz che la TV di Stato e quella privata ci propongono a tutte le ore? Così tanti che manco ci facciamo più caso, si fa per dire ovviamente. Intanto siamo a cena con la nostra famiglia: accanto a noi siede nostra moglie, uno sguardo alla figlia, una bambina di sedici anni (o comunque giù di lì), uno sguardo alla televisione, il solito culo visto tante volte (perché in TV il culo è sempre fotogenico e uguale per tutti i volti), poi un sospiro, una grattata alla pancia rabbuffata dopo la grassa mangiata, un rutto, un’altra grattata là dove non batte il sole, uno sbadiglio, e tutto è a posto. Non è a posto un cazzo!

Fuori, qualche volenteroso prete si adopera perché una ragazza abbandoni la strada e denunci i suoi sfruttatori, ma il Vaticano tace: ritiene scandaloso che un prete si mischi alla gente, agli sfruttati, e se non lo condanna pubblicamente, nel segreto del confessionale quel santo prete di periferia è già stato bollato di eresia per il suo operato. Certe cose vanno fatte con diplomazia, ovvero parlando da quel solito balcone che si affaccia su quella solita piazza gremita di gente inebetita, insomma la COSA va affrontata con un timido appello e con la Fede. E ovviamente il Papa continua il suo pellegrinaggio per i Paesi del Terzo Mondo con la sua bella scorta pronta a sacrificare la propria vita nel nome della Cristianità. Gesù, voglio ricordarvelo, stava a stretto contatti con i poveri e i malati, li aiutava, non aveva bisogno di scorte e soprattutto non ha avuto bisogno di qualcuno che morisse sul Golgota al suo posto, non si è mai mascherato dietro i corpi di una scorta e le sue parole sono state raccolte dai suoi discepoli. E queste parole, adulterate dagli uomini di Chiesa, giunte a noi oggi, sono volgarmente brutalizzate e ulteriormente strumentalizzate. Meditate, meditate gente!

No, questa non è la strada giusta, lasciatevelo dire benpensanti borghesi.

 

GIUSEPPE IANNOZZI


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