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Concorso "Progetto di un 10'"
il TICO
progettista: Luigi Scarnicchia

ovvero: una piccola presentazione del progetto



 
 

Il TICO è stato finito e varato.
Immagini e commenti sul varo

 

Abbiamo estratto tavole ed istruzioni dal progetto per darne una visione generale seppur sintetica.

Il progetto si compone di un manuale di istruzioni con fotografie della costruzione, di una decina di tavole di costruzione, di tre tavole di taglio pannelli, tre tavole di valori off-set per la riproduzione delle linee nonchè di una tavola delle linee.
Nei riquadri sono riportati estratti integrali del manuale.

Terminata la costruzione (attualmente in corso) e le prove in mare, sarà possibile acquistare i piani del Tico.
Per informazioni: Luigi Scarnicchia studioscr@iol.it     Telefono 06 9678271
 
Vista laterale e pianta
le sezioni
Il piano velico

 

Il progetto
Ho disegnato il TICO pensando ad una semplice barchetta di 10’ , molto robusta, e tale che possa dare qualche soddisfazione in navigazioni anche competitive. E’ un 10’ - si legge dieci piedi che vuol dire che è lungo fuori tutto 10 piedi anglosassoni ovvero 3,048m - e non è una barca per portare a spasso la famiglia né per affrontare il mare aperto. La barca, una volta costruita secondo queste indicazioni, sarà adatta a portare una persona di 60 - 90Kg in acque riparate con condizioni di vento “maneggevole” cioè per capirsi fino a quando si cominciano a vedere di tanto in tanto delle piccole creste (da 12 a 15 kn). Condizioni di mare più impegnative non sono per questa barca e le sconsiglio vivamente. Comunque il TICO è stato pensato per essere sicuro anche in caso di collisione o di scuffia. La velatura consigliata può essere impegnativa per un velista inferiore ai 60 kg. ma può essere ridotta anche in caso di un repentino peggioramento delle condizioni metereologiche. Il TICO - in caso d’emergenza, può imbarcare anche un’altra persona ma tenete conto che manovrerete con una certa difficoltà.
Qualche dettaglio del progetto
Ho cercato di ottenere una barca abbastanza stabile pur con una limitata larghezza e con curve abbastanza dolci. Per avere più volume a prua e maggiore stabilità ho previsto una prua a specchio che in acque riparate non crea problemi all’avanzamento. La V del fondo è inclinata quanto basta per non battere sulle onde e verso poppa perde qualche grado per favorire la planata.
Il pozzetto è minimo, sia perchè non serve più grande sia perchè nel caso di scuffia imbarca pocchissima acqua ed è facilmente svuotabile. Nel caso che si sia in condizione di non poter sgottare rapidamente la barca rimane manovrabile e stabile. Il bordo del pozzetto aiuta l’operazione di risalita e l’appoggio dei piedi in andatura sbandata con il corpo proteso sopravvento oltre il bordo. Per un uso più sportivo può essere utile montare una fascia ferma piedi al centro del pozzetto.
La costruzione a paratie stagne indipendenti consente un’elevata rigidità dell’insieme e garantisce la totale inaffondabilità anche in caso di collisione.
La scassa della deriva divide in due lo spazio a prua del pozzetto che, attrezzato con un opportuno osteriglio stagno, costituisce un comodo e sicuro gavone per piccoli oggetti (merenda, telefonino o vhf, acqua, razzi di segnalazione ecc).
Chi desiderasse riporre nella barca oggetti più grandi come il salvagente, la vela (a barca disarmata) ecc può ricavare un ampio gavone dala paratia posteriore del pozzetto.
Lo scafo a vuoto dovrebbe pesare intorno ai 40 kg ed è pertanto facilmente trasportabile sul tetto di un’utilitaria sempre che abbiate un aiuto per il carico e lo scarico (è un’operazione veloce e semplice e va bene anche un passante).
L’armo velico è del tipo a cat, cioè con sola randa. Le ragioni di questa scelta sono state: in primo luogo la possibilità di armare un albero senza bisogno delle sartie e la maggior semplicità di manovra per un singolo. L’albero senza sartie nè stalli è più leggero, flessibile e non sollecita eccessivamente la struttura specialmente in senso longitudinale che pertanto può essere più leggera. Tutto questo semplifica molto anche le operazioni di armamento che infatti può avvenire in pochi minuto e senza bisogno di sofisticate regolazioni.
Passiamo a vedere qualche aspetto della costruzione.
Il TICO non è la barca più semplice da costruire in assoluto ma se segui queste istruzioni potrai ottenere un buon risultato finale e nel contempo imparerai a fare dei lavori che ti saranno utili quando deciderai di costruirti un 60’ per fare il giro del mondo.

Prima di scrivere questo manualetto mi sono diligentemente preso i miei disegnini e me ne sono costruita una.
Non mi piace questo “chiunquismo” che va di moda adesso: chiunque può guidare una macchina da 250 all’ora, chiunque può portare questa barca di 16m, chiunque può usare questo computer, questo aeroplano, scalare questa montagna e via dicendo.
Ci sono alcune regole da seguire e cose da imparare. Questa è una buona occasione. Se pensi che alla tua età non si possa imparare più niente allora ti darò una triste notizia: hai speso inutilmente i tuoi soldi comprando questo manualetto. Puoi provare a rivenderlo o puoi riporlo in attesa di un periodo più “fertile”.

 


 

per il taglio dei pannelli sono previste 3 tavole che suggeriscono l'orientamento dei vari pannelli sul foglio al fine di ottimizzare il consumo di compensato.
Tre tavole dei valori off-set contengono i dati per le linee dei singoli pannelli.
tavola contenente i particolari di costruzione della scassa dell'albero e dei relativi rinforzi
La cassa di deriva e la deriva
I pannelli laterali del pozzetto e la vista d'assieme
il timone 

 
 

La Costruzione
Il primo consiglio è quello di procurarsi tutti i materiali e gli attrezzi necessari prima di cominciare la costruzione. E’molto frustrante dover interrompere una certa operazione perché sei senza carta vetrata o dover fare continuamente delle corse alla ferramenta.
Do per scontato che ti sei organizzato uno spazio opportuno alla costruzione. La prima fase consiste nel taglio dei pannelli. Una volta pronti tutti i pannelli si può passare a disporre le dime per il montaggio, non prima.
Riportare il disegno dei pannelli sul compensato è l’operazione più ingrata di tutta la costruzione. Purtroppo bisogna stare inginocchiati per terra almeno mezza giornata. Rassegnatevi: non ci sono scorciatoie.
Per ogni pannello troverete o gli offset dei punti da unire con linee dritte e curve oppure le misure per quelli costituiti solo da linee dritte.
Ho predisposto una tavola con una possibile suddivisione del foglio di compensato in modo da avere quanto meno scarto possibile. Ogni pannello ha un punto di origine delle misure. Quindi per disegnare il pannello sul foglio di compensato conviene trovare prima l’origine come suggerito sulla tavola n.III.  Ogni punto è individuato da una coppia di numeri separati da una virgola. Il primo rappresenta i centimetri sull’asse delle X, cioè la misura in orizzontale, il secondo i centimetri sull’asse delle Y ovvero la misura in  verticale. Se trovate dei numeri negativi significa che il punto è a sinistra dell’origine (se è sull’asse X) o sotto l’origine se si tratta di un punto Y.
La figura 1 mostra il concetto. Una volta che avete individuato il punto di origine del pannello che dovete disegnare allora prendete la tavola degli offset e segnate i punti indicati partendo dalla nuova origine.

Vista la modesta curvatura dei pannelli , per  tagliarli consiglierei l’uso di  una sega a mano del tipo “da compensato”  perché il taglio è più sottile e viene più dritto ed è più sicura.

L’operazione di riportare i punti sul foglio di compensato è davvero ingrata. Un minimo sollievo viene dal fatto che questa va fatta una volta sola per ogni pannello dato che per ottenere l’altro speculare basta riportare la sagoma del primo una volta tagliato.

Di seguito sono elencate in sequenza tutte le diverse fasi per la costruzione della vostra barchetta.  La sequenza va rispettata. Alcune parti (deriva, timone, barra del timone e punto di forza, scassa dell’albero e cassa della deriva) vanno prefabbricate e montate mano mano: organizzatevi pertanto la loro costruzione.
Le vari fasi hanno tempi di esecuzione diversi: organizzateVi tenendo presente che quando occorre resinare occorre anche lasciare il tempo alla resina di polimerizzare prima di eseguire un altro lavoro (almeno 24 ore - più o meno a seconda della temperatura dell’ambiente).

Accanto alle varie fasi c’è una indicazione (molto di massima) dei tempi di lavoro. Alcune fasi prenderanno tutto un week end di lavoro (xxxxxx) altre qualcosa di meno (xxxx o xxx). Il lavoro è previsto per una persona sola salvo l’aiuto saltuario di un altra. Esistono tecniche per ovviare anche a questi interventi esterni ma consiglio di non prenderle in considerazione per questioni di tempo salvo vi troviate su un’isola deserta.

alcune fotografie della sequenza della costruzione (tratte dal manuale)

Lo scalo e la messa in bolla
Llo scalo completo con le dime e  la sistemazione degli specchi e della parati albero e intermedia di prua 
sono stati legati i fianchi e viene resinata il complesso paratia longitudinale/cassa deriva
Il rinforzo dove verrà appoggiata la paratia obliqua.
La paratia obliqua e le sedi per gli osterigi
La scassa dell'albero e i rinforzi
Incollaggio della coperta con resina addensata
rifinitura appoggi e montaggio coperta - un aiuto esterno
Fate attenzione a non rovinare il foglio della coperta. Se riuscite ad avere un aiuto esterno per le varie pose è senz'altro meglio. Quando dovrete stendere la coperta per l'incollaggio l'aiuto esterno è obbligatorio pena  strusciate sulla struttura che possono rimuovere lo strato di collante.
Quando siete sicuri dell'appoggio, predisponete dei segni di rapida identificazione e togliete la coperta. 
Resinate l'interno del pannello di coperta aiutandovi con una spatola. Spalmate su tutti i punti di appoggio dello scafo un certa quantità di resina addensata con un additivo ad alta densità (incollaggio forte). Curate che la resina sia spalmata regolarmente, specialmente sui fianchi, per sigillare e tutti i punti di contatto con l'esterno (interno pozzetto, scassa, cassa di deriva).
Questa è un'operazione delicata: occorre fare in fretta e lavorare con precisione. Quando pronti , in due appoggiate il pannello di coperta seguendo i riferimenti precedentamente tracciati sullo scafo. Mettete dei morsetti senza stringere troppo e dei pesi al centro della coperta. Verificate con non ci creini vizi. Se avete fatto qualche stupidaggine, niente paura, ma intervenite subito rimuovendo tutta la resina addensata ed evetualmente ricominciate da capo. L'importante è non attendere la polimerizzazione per fare dei controlli.
Lo scafo completo di coperta.
E' stato ricavata l'apertura del pozzetto e la coperta viene rivestita con una pelle di tessuto da finitura
L'interno del pozzetto ed il rinforzo del fondo
Lo scafo viene rivoltato, si eliminano i punti di rame, si levigano gli spigoli e si riveste il fondo con del tessuto da finitura
particolare della costruzione della cassa del timone.



A Marzo del 2003 il tico è stato completato, pitturato, attrezzato.
Qui ci sono alcune immagini e considerazioni del varo.
Come promesso adesso parte la stesura definitiva del manuale. Chi fosse interesato può lasciarmi il suo recapito in modo che lo possa aggiornare sugli sviluppi.