Le Fan Fiction di croweitalia

titolo:  L'UOMO
autrice: Lalla Usai
e-mail: lallausai@tiscalinet.it
data di edizione: 30 maggio 2001
argomento della storia: la solitudine di Anna... - per leggere le altre storie scritte da lalla, cerca nell'indice delle fanfiction
riassunto breve: dopo aver visto Russell a Sanremo, all'improvviso Anna se lo trova davanti...
lettura vietata ai minori di anni: 18
note: questa fanfic e' la prima in assoluto pubblicata in questo sito

L'UOMO

 

Un ragazzino d'oro, Paolo. Assennato, giudizioso, a scuola il primo in tutte le materie. Neppure aveva preteso che gli regalassero chissà che cosa, per il suo dodicesimo compleanno. Dal padre, si sarebbe accontentato di avere un po' più del suo tempo, pensava Anna sospirando, di quel tempo prezioso assorbito nella quasi totalità dal lavoro di rappresentante di commercio, che gli permetteva di guadagnare bene ma lo teneva giorni e giorni lontano da casa. E ciò che gli restava per un figlio d'oro e una moglie stanca erano le briciole e quelle soltanto.
Fosse stato almeno il lavoro a mangiarsi tutto il tempo di quello che era stato,secoli prima, un marito affettuoso e che nel giro di pochi anni era diventato freddo, distante...Anna se n'era fatta spesso una colpa. Non ho più tempo per lui, da quando è nato Paolo. Sto invecchiando, non gli piaccio più. La donne invecchiano prima degli uomini. E invecchiano male. Sicuramente ha un'altra, in un posto lontano da qui, una di quelle sceme in minigonna a cui non importa niente se l'uomo che si portano a letto ha  cinquant'anni passati e una moglie e un figlio, da qualche parte.
"Allora, mi ci porti al cinema, ma'?"
Glielo aveva chiesto già da un bel pezzo, e lo avrebbe accontentato perché se lo meritava.Trenta chilometri sulla vecchia Panda per raggiungere la città e, dopo il cinema, la pizza. Paolino andava matto per i film d'azione e la pizza ai funghi.

Lo aveva accontentato, anche se l'idea di sorbirsi quasi tre ore infarcite di battaglie cruente e morti ammazzati non le sorrideva per nulla. Se proprio doveva rinchiudersi dentro un cinema avrebbe preferito godersi una di quelle storie d'amore romantiche e improbabili che seguiva sempre alla tv. Ma era il compleanno di Paolino.

Non è mai esistito, e anche se fosse esistito è stato secoli e secoli fa. Risoluto, coraggioso. Capace di affrontare la morte guardandola negli occhi e di dar libero sfogo al suo dolore senza vergognarsene. Anche lui aveva una moglie e un figlio, anche lui stava lontano da casa. Ma non sarebbe andato a letto con un'altra per ammazzare la sua solitudine o perché la sua donna non era più giovane e graziosa come quando l'aveva sposata. E quanto era bello, con quelle spalle poderose e il fuoco dentro gli occhi.

"Bello, il film, vero, ma'?"
Bellissimo. Però Massimo non sarebbe dovuto morire. A lei non piacevano le storie tristi.
"Sì, certo. Peccato che finisca così male. Ti andrebbero una bella pizza e un gelato, Paolino?"

Dalla parrucchiera, a sistemare il taglio e la tinta. A farsi bella per un uomo che neppure la guardava, quando rientrava a casa stanco morto dal lavoro e che da qualche parte aveva un'altra, ne era sicura. Avesse almeno avuto la distrazione di quell'impiego che aveva scelto di lasciare, quando era nato Paolino. Il marito non aveva piacere che lavorasse fuori casa, con il bambino piccolo. Adesso Paolino era cresciuto, ma lei a quarantacinque anni non l'avrebbe voluta più nessuno. Il mondo si aggiornava, e la sua qualifica di stenodattilografa era meno di niente, nell'era del computer. Già, il mondo gira e non si ferma, pensava sfogliando distrattamente la rivista pettegola mentre l'aria calda del casco  le scottava la testa.

Lui. Sorriso simpatico, occhi chiari, lunghi capelli biondi, un bel ragazzone dall'aria un po' trasandata, come certi turisti tedeschi che girano il mondo in autostop. Diverso da come era apparso nel film. Ma gli attori hanno tante facce, e quello era bravo, diceva l'articolo. Più sono bravi, più facce hanno. Forse anche suo marito, che le bugie sapeva raccontarle proprio bene, sarebbe potuto essere un ottimo attore, anche se non era più bello e tenero come quando si erano conosciuti, aveva perso i capelli e messo su pancia, ed era diventato freddo e distante." Massimo" veniva dall'Australia, e aveva un nome difficile da pronunciare, per lei che a scuola aveva fatto francese. Avrebbe chiesto lumi a Paolino, se la curiosità non le fosse passata altrettanto in fretta di come le era venuta. L'articolo diceva che piaceva molto alle donne, che si divertiva a suonare la chitarra e a cantare e che, con tutta probabilità, si sarebbe esibito come ospite in una serata del festival di Sanremo.

Era quasi mezzanotte, e non aveva sonno, secondo il solito. Le canzoni erano brutte, tutte uguali. Gli ospiti prevedibili e noiosi. E c'era la solita vallettona che sorrideva con tutti e trentadue i denti perché non sapeva una parola d'italiano e più che quello e sfoggiare abiti di sartoria non era in grado di fare. Paolino si era già coricato da un bel pezzo, la mattina si  sarebbe dovuto alzare di buon'ora per recarsi a scuola. Lo aspettavano l'interrogazione di storia e il compito in classe d'inglese, ci teneva a fare bella figura. Era già tardi, quando la Carrà annunciò la curiosità dell'australiano, l'attore del momento che canta con gli stessi amici con cui cantava, ragazzino, ai tempi del liceo. Giacca di pelle, vecchi jeans,occhialacci arancione alla moda. Peccato, si ritrovò a pensare Anna, nascondere due occhi come i suoi.  Quando sorrise, Anna gli notò i denti, piccoli, bianchi  e quadrati tra le labbra morbide, ombreggiate dalla barba bionda. Nel film, aveva i capelli corti e scuri. Nella vita di tutti i giorni li portava lunghi. Lo vide sorridere ancora, prima di pronunciare, con voce bassa e calda, incredibilmente bella, le solite banalità di circostanza. Cantava anche discretamente, malgrado a lei quel genere di musica non fosse mai piaciuto.

Era quasi mezzanotte, e avrebbe avuto freddo nel letto, per l'ennesima volta. Suo marito aveva un'altra, chissà dove, una ragazzina avida che non gli vedeva la pancetta,la calvizie, il segno della fede all'anulare e con tutta probabilità andava a letto con lui perché c'era un tornaconto. Non serviva farsi bella per cercare di sciogliere la sua freddezza, andare dal parrucchiere tutte le settimane, dall'estetista tutti i mesi, seguire quella dieta portentosa di cui diceva il giornale, che la faceva dimagrire dove non voleva e le lasciava i cuscinetti di cellulite negli stessi identici punti di prima. Se avesse avuto più coraggio, lo avrebbe lasciato, ma dove andare, senza un lavoro, senza una casa? E poi chi avrebbe frenato la lingua alle vecchie comari petulanti del paese? E Paolino? Che ne sarebbe stato di lui? Avrebbe potuto anche rendergli pan per focaccia, tradirlo con qualcuno, magari con un ragazzo bello e giovane, più di lei, incontrato per caso, come succedeva nelle soap che guardava alla tv. Ma il coraggio lo lascio tutto alle altre, pensava Anna asciugandosi gli occhi col dorso della mano, prima di infilarsi sotto le lenzuola gelate.

Era un profumo sottile, ma leggero e persistente, quello che le solleticava le narici. Sandalo, vetyver. E pelle calda e pulita di uomo giovane. No, non era possibile, quel profumo esisteva soltanto nei suoi sogni di donna frustrata,esattamente come la seta dei capelli biondi e morbidi, più lunghi dei suoi, sparsi sul cuscino. E pensare che ho sempre detestato barbe e capelli lunghi, pensava Anna. Barbe, capelli lunghi, jeans sdruciti e giubbotti da motociclista. Gli uomini le erano sempre piaciuti  più maturi di lei,con un aspetto perbene, rassicurante, in giacca e cravatta. Come suo marito.

"Love"...La voce era la sua, sensuale e vibrante come le corde tese di un violoncello. Capiva quel che voleva da lei, nonostante a scuola avesse fatto francese. Le sarebbe piaciuto accendere la luce, perdersi in quei grandi occhi infossati,un po' strabici, dal colore indefinibile, frangiati da ciglia incredibilmente lunghe. Ma era sicura che la magia si sarebbe dissolta, se avesse acceso la luce."You're beautiful" .Sei bellissima. Oh, non quanto te. Sei un dio, e io solo una qualsiasi. E più vecchia di te di parecchio, per giunta. Io esisto. E tu sei un sogno soltanto.

La mano sottile e un po' sciupata gli accarezzò le guance ispide, il collo. E gli cercò con le labbra la pelle morbida della gola, mordicchiandogliela delicatamente. "Let's make it." Avrebbe voluto piangere per la frustrazione, perché quello era un sogno e un sogno soltanto. Lui non era disteso accanto a lei, l'odore della sua pelle, il suo calore, il battito regolare del cuore sotto la muscolatura tonica del petto non erano che le stupide fantasie di una donna senza amore.

La sua pelle (gliela ricordava molto chiara, ombreggiata da una sottile peluria bionda, non troppo fitta) aveva un piacevole gusto di sale. E le labbra sapevano di menta e di sigarette. Lo immaginò sorridere mentre se la stringeva contro e aggrottare le sopracciglia spettinate, intanto che le baciava il seno. E' piccolo e sciupato, pensava Anna. Si era sempre fatta un cruccio che a suo marito non piacesse più, ma lui, l'Uomo, non doveva pensarla così, e il piacere che si scambiavano era una scarica elettrica ad ogni bacio, ad ogni carezza ad ogni tocco reciproco, sempre più intimo e profondo, delle dita e della lingua.

Di statura medio-alta, imponente di ossatura e di muscoli quanto lei era minuta, si era dimostrato al contempo passionale ed estremamente delicato, non le aveva fatto male, non l'aveva schiacciata con il suo peso. Non era stato egoista, conto io e io soltanto, tu sei solo una donna, una cavità calda per il riposo di un guerriero stanco. Avevano raggiunto il culmine piacere insieme,quando lui l'aveva riempita di sé, del suo grande membro turgido e caldo. Erano secoli che non le succedeva.

"So long, love". Non lo capiva, aveva fatto francese, a scuola. Forse era un addio, prima che la luce cominciasse a filtrare attraverso le fessure delle serrande. Era ora di alzarsi, di preparare la colazione a Paolino, prima che si svegliasse. Poi avrebbe rifatto il letto, sprimacciato il cuscino. Era come se ci fosse ancora il segno della sua testa impresso sopra. E il profumo sottile di vetyver, di sandalo e della sua giovane pelle aveva impregnato le lenzuola. Impossibile che fosse stato tutto quanto solo un sogno.

FINE

Lalla, 30/05/01

 

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