Le Fan Fiction di croweitalia

titolo:  Mai dire Grande Fratello
autrice: Lalla Usai
e-mail: lallausai@tiscalinet.it
data di edizione: 19 maggio 2003
argomento della storia: un Grande Fratello molto speciale… - per leggere le altre storie scritte da lalla, cerca nell'indice delle fanfiction
riassunto breve: un bellissimo divo, un imprenditore di successo e un manipolo di femmine scatenate nella Casa del Grande Fratello…
lettura vietata ai minori di anni: facciamo 14 e non se ne parla più

MAI DIRE GRANDE FRATELLO

 

Prologo

 

Erano le cinque di una faticosa afosa e torrida giornata d’estate e mi apprestavo a spaparanzarmi sul divano con una fetta di pane e nutella in una mano, il condizionatore a tutta manetta e il DVD di “A beautiful mind “ nel lettore. Avevo già visto il film al cinema, ma di Russell Crowe non ne ho mai abbastanza. Stavolta me lo godo in lingua originale, penso, con quel suo bel vocione che ti fa alzare due centimetri di pelle d’oca… Quando si dice la fortuna, all’età mia, di aver fatto inglese a scuola quando quasi tutti facevano francese.

Queste le fortune. Ma passiamo alle sfortune: ho un cellulare, e fin qui niente di strano, visto che ce l’hanno tutti, anche i bambinetti delle elementari. Possiedo le schede delle tre compagnie di gestione della telefonia mobile, Omnitel, Tim e Wind, che uso alternativamente a seconda della necessità, della convenienza e del campo. Ho amici affezionati e fedeli. E dulcis in fundo, sono stata tanto cretina da distribuire agli amici affezionati e fedeli i miei numeri, in modo che possano reperirmi a tutte le ore del giorno e della notte. Che gli amici affezionati e fedeli siano gente educata e discreta è di per sé una fortuna, ma delle volte…Secondo uno di quei proverbi che la buonanima di mia nonna aveva sempre sulla bocca, può bastare una patata marcia dentro il sacco per guastare tutte quante le altre. E la patata marcia della mia vita ha un nome e un cognome: Giacomo Leopardi Cantacesso.

Sbuffo, prendendo in mano l’aggeggio e m’ appresto a rispondere alla chiamata. Anche questa volta, mi ritroverò sommersa dal diluvio delle sue paturnie, dei suoi amori senza speranza, delle sue assurde campagne pubblicitarie… L’ultima volta che l’ho sentito, mi ha parlato del nuovo prodotto di punta della Premiata Ditta: la carta igienica trasparente. Non ne posso più, lo giuro. Ormai i rotoli più assurdi e impensabili popolano i miei incubi quotidiani come meduse, piovre, ectoplasmi, e nel sogno mi passeggiano sopra, mi soffocano, mi si avvinghiano, mi strangolano manco fossi Laocoonte, o Edgar Allan Poe sotto l’effetto di tutto l’alcol che tracannava.

Sono talmente abituata all’idea che sia lui, tanto per cambiare, il rompiballe di turno, da essermi dimenticata che proprio ieri il poveretto è stato sottoposto all’asportazione delle tonsille nella clinica Villa Salus ragion per cui oggi non è di certo in condizioni di scassarmi le palle per telefono… Chi sarà? Chi non sarà? Chissà chi lo sa? Sorpresa!

Sorpresa davvero. Dell’esistenza sulla faccia della terra di Antongiovanni Margherita mi ero bell’e dimenticata dall’ultima volta in cui l’avevo visto di sfuggita in piazza San Babila, dieci anni fa. Non siamo mai stati per la verità grandi amici neppure da ragazzini, quando frequentavamo la stessa classe alla scuola media “Giacomo Leopardi” (tu guarda che coincidenza…). A quell’età è difficile che maschietti e femminucce vadano d’accordo. Comunque Tony, si faceva chiamare così per evitare che quell’assemblaggio assurdo con il quale i genitori l’avevano battezzato, unitamente al cognome floreale, potesse diventare oggetto di canzonatura da parte degli altri ragazzini, non era certo il tipo che passa inosservato: a undici anni, si portava già appresso il segno divino della genialità. E quando dico geniale, si badi bene, non intendo certo dire secchione, anzi. Tanto per cominciare, di matematica non capiva un cazzo e finiva sistematicamente rimandato ad ottobre tutti gli anni, visto che allora vigeva ancora quella sana consuetudine. Credo che non abbia mai aperto un libro in vita sua, infatti le cose che gli interessavano non aveva bisogno di studiarle per impararle, e quelle che non gli interessavano non perdeva tempo a cercare di ficcarsele in testa. Era, naturalmente, il cocco degli insegnanti di disegno e di lettere, la disperazione di quello di matematica e l’incubo di quello di ginnastica.

Dopo le medie ci siamo persi di vista: io fui iscritta dai miei genitori in un tetro liceo ginnasio parificato retto dalle suore orsoline, lui costrinse i suoi, che forse lo sognavano ragioniere, ad iscriverlo all’artistico. E i fatti gli hanno dato ragione: diplomatosi con il massimo dei voti, si iscrisse poi all’ Accademia di Brera quindi, una volta conseguito il titolo, al DAMS di Bologna, indirizzo Spettacolo. E con due lauree in tasca, è finito nello staff creativo di Canale 5, di cui si dice sia una delle menti più brillanti.

Che diavolo possa volere da me non riesco proprio a immaginarlo, ma mi dà appuntamento in via Montenapoleone e ci vado.

Non è cambiato molto dall’ultima volta in cui l’ho visto, ma il tempo è passato anche per lui. E’ sempre allampanato e sottile, i capelli gli si sono diradati ma non per questo ha rinunciato ai colpi di sole e al ciuffetto liscio che gli cade sulla fronte abbronzata o, meglio, lampadata. Veste finto casual destrutturato in realtà strafirmato e carissimo e assomiglia in tutto e per tutto a quello che è: un gay di gran classe.

Seduti al tavolo di un elegante localino, sorseggiamo una spremuta di frutta e chiacchieriamo, facendo a gara a chi fuma di più. Perché hai voluto vedermi? Gli faccio. E lui: per qualche consiglio di natura professionale. Diciamo…da produttore a utente. E io: guarda, caro, che in TV seguo solo i film, i documentari degli Angela padre e figlio, Zelig e il TG di Raitre. Tutto il resto, per me è spazzatura.

Ridacchia, come per dire, guarda che è spazzatura anche per me, ma…è quel che la gente vuole, e noi glielo diamo. Poi continua: hai mai sentito parlare del Grande Fratello? Non oso dirgli che di quella porcheria per guardoni ho seguito un paio di puntate della prima serie, soprattutto per sbirciare i muscoli del Taricone, che avrà avuto il vuoto pneumatico nella scatola cranica ma era comunque un bello spettacolo a vedersi. Beh? Gli faccio con aria che vorrebbe essere ironica ma dev’essergli sembrata solamente idiota.

-Quest’anno è andato male. Un autentico flop. E pensare che in quella trasmissione avevamo investito idee, fatiche, e tanto di quel denaro…

Ben vi sta a tutti quanti, penso, così imparate a dilapidare i soldi per propinarci idiozie. Forse la gente si è stufata delle solite cretinate e vorrebbe vedere qualcosa di meno scemo. Beh, non posso parlargliene in quei termini, e cerco di esprimere gli stessi concetti usando un linguaggio politicamente correttissimo. Il programma stava diventando ripetitivo…Si è giunti ormai alla terza serie…Dovreste dare un taglio più originale a…

Lui mi sbircia un istante soltanto, poi il suo sguardo, e in verità anche il mio, viene calamitato da un fustacchione in jeans, maglietta, lenti a specchio e coda bionda che rassomiglia come una goccia d’acqua a Russell Crowe, anche se parla con accento partenopeo e non è scortato da quella specie di befana scheletrita che ancor oggi mi domando come accidente abbia fatto a sposare. Forse, se dentro la casa di Cinecittà provassi a rinchiuderci quello lì o, meglio ancora, l’originale, in compagnia d’un plotone di femmine assatanate…Tony guarda il fusto, poi guarda me, quindi il Rolex d’oro che gli scintilla al polso…Poi riguarda il fusto. Mi sorride. Ho fretta, scusami tanto. Promette prima di andarsene. Ci sentiamo ancora, mi fa. E…Non potreste trasmettere ogni tanto qualche bel film con Russell Crowe? Dico io. Dal sorriso che mi indirizza non è difficile comprendere come le manacce da fabbro ferraio e la boccuccia da cherubino dell’istrionico attore e gran figaccione australiano piacerebbe anche a lui e non solo a me sentirsele da tutte le parti. Ci alziamo. Ci salutiamo. Forse, penso, ci rivedremo tra dieci anni o giù di lì.

***

Invece devo aspettare due giorni solamente per rivederlo.

Lo sai, mi fa, che ripensandoci bene l’idea che hai avuto è davvero geniale? Per la verità, non ricordo proprio di aver avuto nessuna idea, né geniale né cretina. E allora ci pensa lui a rinfrescarmi la memoria. Ma sì, Russell Crowe, non ti ricordi? Russell chi? Ah, il Gladiatore. Non credo di essere l’unica donna al mondo che si sia fatta venire certe idee pensando a quel fantastico pezzo d’uomo…Insomma, Tony, dove vorresti arrivare?

-A un “Grande Fratello” molto, ma molto speciale.

Sorride. Adesso tocca a te, mi fa. E allora io parto come un direttissimo. Stringere, tanto per cominciare: tre, quattro puntate al massimo. La gente è stufa di quelle brode che non finiscono mai. E poi, bisogna cambiare la formula. Non credi che la caccia diventerebbe molto più eccitante se i cacciatori fossero parecchi e le prede…pochine? Cacciatori…O non piuttosto cacciatrici? La gente è stufa anche di oche mezze nude che girano con prendimi sono tua scritto sulle chiappe a caratteri cubitali. Lo sai che l’idea dell’Uomo Oggetto non è male? Uno solo? No, due. Uno sarebbe poco, tre sarebbero troppi. E di più sarebbero assolutamente superflui.

Tony è entusiasta della mia pensata e mi dimostra la sua felicità schioccandomi un bacio sulla guancia. L’Uomo Oggetto, però, dovrebbe essere un personaggio famoso, non il solito ignoto pescato in qualche discoteca più o meno alla moda. Darebbe più sapore alla sfida. Bene. Allora cominciamo a passare in rassegna l’elenco dei possibili candidati. Lui propone, io giudico. Tocca prima ai prodotti autarchici: Raoul Bova? Bello, però mammasantissima quant’è imbranato. Gabriel Garko? Sembra un manichino. Stefano Bettarini? No, per carità, si tirerebbe dietro quell’isterica della Ventura con tutta la masnada di Quelli che il Calcio anche nella Casa del Grande Fratello. Alessandro Gassman?Potrebbe andare, tienine conto. Stefano Accorsi? Troppo qualunque. Luca Zingaretti? Sergio Castellitto? E che, sei diventato matto? Qualche calciatore? Del Piero, Vieri, Inzaghi, Totti? Dio ce ne scampi e liberi dai calciatori…

Tocca adesso ai prodotti d’importazione. George Clooney? Mi risulta che sia oberato di lavoro, quindi niente da fare. Peccato, però. Brad Pitt? Sembra un manichino anche lui e manichino per manichino Gabriel Garko ci costerebbe di meno. Mario Van Peebles? Un appetibile tocco di cioccolato al latte, bello, intelligente, spiritoso e disinibito ma purtroppo qui in Italia non lo conosce quasi nessuno. Tom Cruise? Visto di persona ci perde, è bruttarello, basso, con i dentoni da roditore e il naso a canappia. Richard Gere? Inflazionato. Banderas? La Griffith non vuole. Andy Garcia? Macchè, sembra un impiegato del catasto con la faccia da pirla. Michael Douglas? E quest’altro sembra un impiegato del catasto con la faccia da pirla in pre-pensionamento. Kledi? Uff, ancora lui! Russell Crowe? Sarebbe perfetto ma sicuramente vorrà un sacco di soldi…Quello sarebbe il minimo, con i mezzi di cui disponiamo. Lo conosci? No, l’ho visto solo sullo schermo. E tu? Io l’ho incontrato, un paio di volte. Dicono che abbia un caratteraccio infernale. Secondo me sono storie. Forse è un po’ esuberante, ma ha la faccia simpatica e sotto sotto dev’essere un brav’uomo. Eppoi, beh…Non credo tu dissentiresti sul fatto che tra tutti quelli che abbiamo tirato in ballo sia decisamente il più intrigante.

Insomma, alla fine Russell Crowe viene indicato da entrambi come prima scelta. Non ci resta che incrociare le dita e sperare.

-E…L’altro?

-Dovrebbe essere qualcuno diametralmente opposto rispetto a Crowe. E, al contempo, avere qualcosa che lui non ha.

Ovvero una bruttezza senza confini e senza misericordia, penso io, ma non fiato. Che ne diresti, invece…di un imprenditore? Con la scusa, potrebbe approfittarne per reclamizzare i suoi prodotti. Una specie di Giovanni Rana? Quello dei ravioli ripieni con tutte le nequizie che la turpitudine umana riesca a immaginare?

-Giacomo Leopardi Cantacesso. Il re della carta igienica.

Faccio io con voce di Santi Licheri quando pronuncia le sentenze a Forum. Tony è scettico, forse avrebbe preferito i ravioli alle carte adibite a ripulire il deretano dai residui ultimi della loro faticosa digestione. Mi chiede: chi te lo fa credere che accetterà? E io: lo conosco bene. Non avrà il coraggio di dirmi di no. Te lo garantisco.

Ci lasciamo con una stretta di mano e la promesse di rivederci presto. E questa volta so che non sarà tra dieci anni.

***

Infatti, è il giorno dopo. Vestiti, mi dice, e vieni con me. Non fare domande e sappi che non accetto storie.

Che cosa vorrà? Le gambe mi si trasformano in gelatina al pensiero che mi stia portando a conoscere Russell Crowe, e resto un po’ delusa quando mi parcheggia invece nel più lussuoso e caro beauty centre cittadino.

E’ Michel in persona, quel frocione con il pizzetto e le sopracciglia da satanasso che ogni tanto esce in tv e che taglierebbe i capelli anche a Lady Godiva e alla Maddalena pentita ad occuparsi di me. Grazie al cielo, i miei capelli sono già corti, quindi non dovrò preoccuparmi più di tanto. Anzi, debbo dire che il caschetto corvino alla Crepax invece della solita zazzera castano topo lavata in casa e il trucco modernissimo mi conferiscono un’aria alquanto intrigante…E, soprattutto, mi tolgono dieci anni in un colpo solo.

Continuo a non capire e a seguirlo come una cretina nell’Atelier Armani…Come mai Tony s’è messo in testa di rifarmi il look? Solo per gratitudine? per ricompensarmi delle dritte che gli ho fornito a proposito della nuova edizione del Grande Fratello? Ma quello l’avrei fatto anche gratis.

-Sarai tu, Laura de Martini, a condurre la Quarta Edizione del Grande Fratello. La gente è stufa delle solita facce e non ne può più di veline, letterine e cretine mezze nude. Tu sei spiritosa, intelligente, piacevole…E rassicurante. Gli uomini vedono in te un’amica e le donne non vedono in te una possibile rivale…

Non so se prenderlo per un complimento o una frecciata al veleno, sto per aprire bocca e…Lui ribadisce che non accetta storie. Poi mi spara il compenso e le mie incertezze crollano. Potrei liquidare il mutuo della casa e farmi il tanto agognato viaggio in Perù sulle tracce dell’Impero Inca…Magari pure la liposuzione per eliminare i cuscinetti dalle cosce…Accetto, senza titubanze. In quanto agli incubi che il pensiero di una simile situazione scatenerà inevitabilmente avrò tutta la notte per godermeli. Cantacesso. Cantacesso e Russell Crowe. Cantacesso, Russell Crowe e un manipolo di femmine assatanate. Cantacesso, Russell Crowe, le femmine assatanate…Io al mio debutto come conduttrice televisiva… Ragazzi, buonanotte.

Atto Primo: Signore e signori, si parte!

Strano a dirsi, anche se oggi è il giorno in cui mi getteranno in pasto ai leoni, sono tranquilla. Ho passato una bella notte di sonno, coadiuvata da un chilo di valeriana e un ettolitro di camomilla , poi sono finita nelle mani di uno staff d’esperti truccatori che mi hanno trasformata da brutto anatroccolo in cigno, vale a dire da anonima impiegata di mezza età in elegante ed intrigante lady televisiva. Dallo studio, sono pronta a collegarmi con la Casa, davanti alla quale Marco Liorni attende, microfono alla mano attende l’arrivo dei…Come chiamarli? Ospiti? Sequestratati? Ergastolani? Boh. Chi vivrà vedrà.

Delle cacciatrici, so che cinque adorano Crowe. A una invece, mi si dice, il Gladiatore farebbe venire l’orticaria. Sono sei in tutto, non le ho mai viste ma mi consola il fatto che nessuna di esse sia di primissimo pelo, a causa della mia insana passione all’età che ho credevo di essere diventata anormale, invece…Invece siamo in tante e, come diceva la buonanima della nonna che tanto confidava nella saggezza dei proverbi, mal comune mezzo gaudio.

La prima ad arrivare è Valeria. E’ la classica e al tempo stesso moderna bellona sulla trentina che mi fa un’invidia, abbronzata, con treccia bruna e tette stile Lara Croft, occhi azzurri, zigomi scolpiti e labbrone carnose ma rigorosamente naturali. Indossa una canotta grigioverde e un paio di pantaloni ampi di quelli con le tasche sulle gambe che evidenziano al meglio un magnifico fisico palestrato. Potrebbe sembrare una coniglietta di Playboy o una modella di biancheria intima, invece insegna inglese in un istituto tecnico di Grosseto e, non si capisce come mai, è single.

Sto ancora immaginando schiere di adolescenti con l’acne e la bava alla bocca in estatica contemplazione di quel gran pezzo di prof quando arriva la seconda concorrente, Gisella. Graziosa, un po’ insipida, sui quarantacinque, l’aria della casalinga perbenino da pubblicità dei detersivi, i capelli freschi di messimpiega, non sa dove mettere le mani tozzette e sciupatelle dai lavori domestici, gran consumatrice, immagino, di Harmony, Beautiful, Novella 2000 e talk show strappabudella. Per un attimo, mi sembra che lei e la prof si guardino in cagnesco, ma è solo un’impressione, almeno credo. Anche lei viene dalla provincia di Grosseto, è sposata con un impiegato di banca e madre di un ragazzino sedicenne.

La terza, Vincenza, è una matriarca sicula sulla sessantina, che parla mezzo siciliano e mezzo piemontese, ha la stazza di un guardaroba, i capelli tinti di rosso menopausa con vistose ricrescite grigie e lo sguardo alla s’io fossi foco arderei ‘l mondo. Vedova e pensionata, sono le informazioni che ho. Vedova del ricco allocco di cui era la badante e da cui è riuscita a farsi sposare nonostante lui fosse paralitico e mezzo rimbambito e che le ha lasciato un bel gruzzolo e cinque appartamenti in un quartiere bene di Torino. Queste sono le informazione aggiuntive che mi passano a mezza voce. E io, dall’età e dalla grinta, desumo che quella allergica a Crowe debba essere proprio lei.

La quarta, Paola, lavora come illustratrice presso un piccolo editore di libri per bambini. E’ divorziata, sulla quarantina, madre di tre bambini normali e tre pelosi, vale a dire un cane e due gatti, è un cosino minuscolo, con tanti capelli ricciolini e gli occhi un po’ sporgenti, grandi come i fanali di una Rolls Royce. Viene pure lei da Torino e, strano a dirsi, appena i suoi occhi incontrano quelli della vecchia megera, sembra sul punto di svenire o quantomeno di scoppiare a piangere.

Poi c’è Adele, da Bologna. Di età indefinibile, tozza, bruttarella, con i capelli tosati alla viva il parroco e le lenti spesse così, indossa una t-shirt informe e un gonnellone a balze stile veterofemminista da cui spuntano un paio di caviglioni gonfi che non ci giurerei ma mi sembrerebbe abbiano bisogno urgente di una bella ceretta. Lavora come assistente sociale alla ASL e vive con il fidanzato, un sindacalista della CGL. E se quella allergica al Gladiatore fosse lei? Niente di strano, considerata l’aria spocchiosa dell’intellettuale impegnata-alternativa-aldifuori -da-certe-faccende che si tira appresso.

L’ultima, Juliana, sta a Bologna, dove esercita la professione di pedicure in un centro estetico e arrotonda facendo la cubista in una discoteca, ma è nativa di Bucarest. E’ una biondina caruccia un po’ troppo truccata, che parla con il birignao, sembra una copia sbiadita di Marilyn e, appena sbarca dal taxi tirandosi appresso gli effetti personali stipati dentro un borsone Vuitton taroccato, per poco non fa inghiottire all’ Adele la sigaretta che si stava nevrastenicamente fumando.

Sarà una mia impressione, ma mi sembra che le signore formino tre coppie di acerrime rivali, come se, a due a due, esse si conoscano, e anche bene. E si detestino. Cordialmente. L’impressione è suffragata anche dalla provenienza: due vengono da Grosseto, due da Torino, due da Bologna. Mi piacerebbe verificarlo, e faccio qualche domanda. Lo scoprirai da te è la sola cosa che mi sento rispondere. Boh. Sta di fatto che comincio a sentire puzza di bruciato.

***

Le signore sono ormai entrate dentro la casa, a due a due continuano ad evitarsi o a guardarsi in cagnesco se proprio non possono farne a meno. Tra poco arriveranno i due uomini, il divo strafigo e l’imprenditore di successo. Non so se loro lo sanno, da come si comportano sembrerebbe di no. Come se ignorasse di essere spiata dall’occhio indiscreto della telecamera e vista da dieci milioni di italiani, la matriarca siculo-piemontese, trovandosi faccia a faccia con la sparuta e timidissima disegnatrice, la guarda e le dice, a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti: “Ah, chidda brutta buttana fitusa!”

“What means buttana?”

Mi hanno detto che il divo strafigo conoscerà sì e no tre parole di italiano. E perfino che l’esimia signora Moratti, Ministro dell’Istruzione, la quale ha sempre lamentato la scarsa conoscenza che gli italiani hanno delle lingue straniere, si sarebbe complimentata con gli autori del Grande Fratello i quali, invitando alla trasmissione un attore anglofono che non mastica l’italiano, avrebbero incentivato negli spettatori l’apprendimento della lingua di Shakespeare, tanto importante nella cultura e nelle comunicazioni internazionali…Ma veniamo al sodo.

Il Divo, a non sapere chi è, potrebbe essere scambiato per un attraente ragazzone tedesco o scandinavo di quelli che girano il mondo in autostop. Sfoggia una lunghissima e bellissima coda bionda che parecchie delle presenti possono tranquillamente invidiargli, ha le guance tonde sporcate da quella famosa ombra di barbetta tanto sexy e occhi azzurri dall’espressione un po’ ingenua e un po’ sfrontata. Indossa il classico abbigliamento da coatto, canotta aderente con crocifissone ballonzolante sui pettorali e vecchie brache consumate, che rende comunque giustizia a un gran fisico: buona statura, belle gambe, tanti muscoli, e i jeans tesi sul davanti in maniera appetitosamente inequivocabile. Molto bello, molto disordinato, molto sexy.

“Don’t cry” fa alla Paola carezzandole i ricciolini. Ha una voce che, da sola, ti ingarbuglia l’intestino neanche fosse una matassa di lana d’angora. Lei lo guarda con aria ebete e non favella. Non so se ha capito o meno le sue parole, ma la vedo tremare come una foglia.

Io intrattengo alla men peggio il pubblico in studio e lui punta l’inquilina più bella della casa, la Valeria con treccia e tette stile Lara Croft. Ma prima di avvicinarlesi, indirizza all’armadio guardaroba siculo piemontese un sorriso tutto denti e fossette e le dice “You seem to me my mum…” La poveretta, che avrà sì e no la terza elementare e non capisce una parola d’inglese, si squaglia di botto come un panetto di burro al sole. Ecco la prova che: A) L’ infelice bramerebbe ardentemente avere trent’anni di meno o giù di lì. B) Non è lei quella allergica al Gladiatore.

Certo, penso, lui e quel pezzo di stanga della Valeria ( altro che il manico di scopa che ha sposato) formerebbero davvero una bella coppia! Invece, l’ affascinante prof grossetana, quando il Fusto le si avvicina, non riesce a trattenere un urlo e fa un salto all’indietro che a momenti sfonda la finestra e finisce di sotto. Sarà lei quella che non lo può soffrire? Lo dubito, finchè non scopro la causa della sua agitazione. Russell porta un marsupio a tracolla, dal quale spunta il becco di una grossa papera. Mi hanno appena informata che Valeria è letteralmente terrorizzata dagli uccelli. La psicosi, più diffusa di quel che comunemente si crede, è nota tra gli addetti ai lavori come ornitofobia.

Il pubblico in studio sghignazza, non capisco se per la comicità della situazione in se stessa o per i suoi doppi sensi reconditi: la più bella del reame, che dovrà starsene rinchiusa un mese o giù di lì con un notorio rubacuori a proposito del quale, tanto per cambiare, i giornali pettegoli blaterano sia in crisi con l’orrenda moglie, ha, udite udite, PAURA DEGLI UCCELLI!

La scena tragicomica suscita un perfido sogghigno nella dolce Gisella e la più completa indifferenza dell’intellettuale alternativa che, similmente al Fedro della scorsa edizione, non si schioda dal divano su cui se ne sta seduta con la grazia d’un sacco di patate da quando è entrata dentro la casa e muove solo gli occhi per fulminare la simil Marilyn, a cui la risatina chioccia e l’espressione melensa conferiscono un’impressionante rassomiglianza con la papera che Russell porta a tracolla.

“It’s…Angelina.” Fa il Gladiatore avvicinandosi a Valeria che ancora non si è riavuta dalla crisi isterica nel corso della quale, con il suo rotondo accento toscano, ha apostrofato Gisella urlandole “Sei stata tu!” come se la poveretta fosse responsabile delle sue curiose fobie.

Angelina…Jolie? Effettivamente la prof grossetana rassomiglia come una goccia d’acqua alla bella interprete di “Ragazze interrotte”. Ma Russell non si riferiva a lei. Si riferiva alla papera. Che poi non è una papera ma un ornitorinco, quella sorta di assemblaggio tra avanzi di animali vari con cui sembra che il Padreterno si sia divertito il quarto o quinto giorno della Creazione, prima di brevettare Adamo ed Eva. Tony mi aveva informata che il Divo avrebbe accettato di partecipare solo a patto che gli permettessero di portarsi appresso qualcuno dei suoi adorati animaletti e, tra una vacca, un rottweiller, un cavallo, sua moglie e l’ornitorinco, sì è optato per quest’ultimo: il meno ingombrante, puzzolente, pericoloso e difficile da gestire.

***

Sono un po’ preoccupata perché il Cantacesso ancora non s’è fatto vivo. Se quest’imbecille mi ha tirato il bidone mandando a monte tutto quanto, giuro che lo impiccherò con le sue stesse budella.

Ma eccolo finalmente sbarcare dal taxi e scomparire dentro il portone della casa, dopo aver salutato con la manina i suoi ammiratori, vale a dire nessuno, perché l’unico che lo stesse aspettando sbadigliando, poi sbuffando e quindi imprecando come un facchino turco era il povero Marco Liorni.

Entra, e la prima persona che incontra è la simil Marilyn che, al primo sguardo, deve esercitare su di lui un fascino irresistibile, visto che il re della carta igienica non può esimersi dal prodursi in un inchino degno di tutti e quattro i Moschettieri messi assieme. Ma siccome c’è sempre un ma che rovina ogni cosa, all’atto gli casca il parrucchino. La Paoletta e Russell, che, dal bagno e dalla camera da letto sbucano pochi istanti dopo nel salone, di fronte a quella vezzosa matassa di pelo, si precipitano a fargli le coccole: entrambi adorano gli animali e hanno preso il posticcio del Cantacesso per un cucciolo di yorkshire. So che la Paola, nonostante sia più orba del Cieco di Gerico prima del suo incontro con il Messia, non tollera troppo a lungo le lenti a contatto e mette gli occhiali solo per guidare, essendo obbligata a farlo; in quanto all’altro, che in realtà ci vede benissimo,come al solito, deve aver esagerato con la birra.

Noto subito che tra Russell e cinque delle signore presenti, vale a dire la casalinga zucchero miele e veleno, la bella prof allergica alle papere, la disegnatrice cecata, la simil Marilyn e, udite udite, il dragone siculo-piemontese in stato di avanzata menopausa, si crea immediatamente un robusto feeling: il divo bello e impossibile comunica a gesti stile telegiornale dei non udenti con la prima, che a scuola ha fatto francese e non capisce un’acca dei suoi discorsi ma resta ore ad ascoltarlo immobile come un’allocca; a parole e lunghe sedute dentro la sontuosa Jacuzzi a cinque piazze con la seconda, e i telespettatori chissà cosa darebbero per vedere quel che succede (che lo staff di Canale 5 prudentemente censura, il programma va in onda in fascia-orario protetta) mentre con la terza parla di bambini, animali, arte e di quanto è sana la vita in campagna, dalla quarta si fa massaggiare voluttuosamente la schiena e anche qualcos’altro, tanto la dolce Dani non è gelosa e anche se lo fosse chissenefrega e della quinta apprezza la gustosissima cucina…Invece l’intellettuale-impegnata-alternativa respinge ogni suo tentativo d’attaccare discorso, malgrado conosca l’inglese quasi altrettanto bene di Valeria che lo insegna. Ma non credo che lui se n’abbia a male, visto che la signora rassomiglia a un incrocio malriuscito tra Livia Turco, Rosy Bindi e un tapiro incacchiato, il che è un po’ troppo anche per un uomo che ha ampiamente dimostrato, in fatto di donne, d’avere dei gusti che definire barbari è un eufemismo.

***

Il Cantacesso socializza invece con una certa difficoltà. Solo Juliana, che peraltro ha preso, come Valeria e spesso anche con lei, la sana abitudine d’infrattarsi nel bagno in compagnia del Divino, sembra guardarlo con interesse invece che con commiserazione. E mentre intrattengo il pubblico, che in questo momento sta allungando il collo al balenio tra le bollicine dei capezzoli di Valeria nella Jacuzzi (la telecamera indiscreta è presente anche lì, e se per forza di cose certe scene a luci rossissime siamo costretti a censurarle, un bel paio di tette alzano…l’indice di ascolto), credo di capire perché. La ragazza è chiaramente in cerca di cittadinanza italiana e sistemazione finanziaria. Sa che il Cantacesso è molto ricco, il che fa passare in second’ordine la bruttezza senza misericordia che si porta dietro da quando è nato, e dal primo momento il cui gli ha posato gli occhi addosso, ha notato la faccia da pirla: conquistarlo e farlo capitolare dovrebbe rivelarsi un’impresa facile e sicura. Ma intanto, appena può, se la spassa in bagno col Fusto. Non è gelosa di Valeria, anzi, un paio di volte li ho visti andare a spassarsela tutti e tre insieme. Che in Romania il regime comunista non sia trascorso invano?

Le signore, come ho già detto, si detestano cordialmente a coppie di concittadine. Fuori da quell’ambito si tollerano con educazione. Adele, invece, lì dentro non va d’accordo con nessuno e se ne sta permanentemente appollaiata sul divano a leggere qualcuno di quei mattoni di politica e di sociologia che s’è tirata dietro. Potrei vedere nei suoi pensieri: non le piace Valeria, così bella e sicura del fatto suo; giudica Gisella una stupida frustrata a cui la tv ha fatto il lavaggio del cervello e probabilmente non ha tutti i torti; è convinta che Paola sia una specie di bambina che rifiuta di crescere e in quanto a Vincenza…quella è sicuramente fascista o quantomeno berlusconiana e di certo collusa con la mafia. Nei riguardi di Juliana, poi, cova un rancore di cui prima o poi scoprirò le cause. In quanto agli uomini …Uno stupido divo pieno di sé e un capitalista che succhia il sangue ai poveri proletari…Al primo non osa dire niente, forse è intimidita dalla sua stazza. Ma un giorno, all’ora di pranzo, indirizza una filippica delirante contro il secondo, accusandolo di tutte le ingiustizie che angariano la terra, dalla globalizzazione allo sfruttamento dei poveri del Terzo Mondo alla distruzione dell’Amazzonia. Il Cantacesso, per la prima volta in vita sua raccoglie la provocazione: lavoriamo solo carta riciclata, le dice, non siamo una multinazionale, i miei dipendenti non si sono mai lamentati e, se non ti va bene quello che faccio, nessuno ti obbliga a comprare i miei prodotti: puoi sempre pulirti il culo con le vecchie edizioni del Manifesto. ( Premetto che rispetto tutte le idee politiche e che, mettendo queste parole in bocca al Cantacesso non intendo offendere nessuno: Adele vuol essere solo e nient’altro che una macchietta, come tutti i personaggi di questa storia. N. d. A.)

Atto Secondo: rondini, Jacuzzi e confessionale.

Oggi, sollevando il coperchio del suo scaldavivande, proprio in cima a un appetitoso piatto di pasta con le sarde tanto amorevolmente cucinata da Vincenza, Valeria ha trovato una rondine morta, quella stessa che da ieri giaceva nel cortile dopo i vani tentativi di Russell e Paola di rianimarla. La poveretta è svenuta e siamo stati costretti a chiamare il medico.

Tutti avevano capito tutto. Russ, che ha preso a parolacce Gisella la quale non ha capito un tubo ma è scoppiata a piangere lo stesso. Gli altri, rimasti immobili come statue di sale e Juliana, che si è chiusa in bagno con Valeria per darle un po’ di non disinteressato conforto, perché la ragazza apprezza in ugual misura gli attributi del Divino, i quattrini del Cantacesso e le tornite grazie della bella prof. La quale ha ammesso di non essere lesbica ma di gradire. Contenta lei… In ogni caso, stasera si entra tutti nel confessionale per le nomination. E temo che ne sentiremo della belle.

***

La prima a entrare è Valeria. E’ ancora pallida dopo la disavventura della rondine, a cui hanno assistito in differita dieci milioni di italiani sadici. Nonostante abbia l’aria stanca e neanche un filo di trucco, è talmente bella che non riesco a trattenermi dal chiedere come mai non abbia fatto l’attrice. Non ne ho le capacità, taglia corto lei. E’ precaria nella scuola, ma non aspira alla cattedra di ruolo. Ha superato una selezione dell’ Alitalia e spera di iniziare presto a lavorare come hostess, il sogno della sua vita. Le chiedo come mai ha scelto di partecipare al Grande Fratello e lei mi risponde che l’ha fatto solo per curiosità. Russell Crowe, il grande attore? Un ragazzo adorabile. Visto di persona è anche meglio che sullo schermo, eppoi è pure simpatico. Chi invece…Non mi dà neppure il tempo di terminare la domanda, fissa l’obiettivo con gli occhioni color pervinca e sibila: ”Gisella. Non credevo di trovarla qui. Mi odia, e lo sai perché? E’ convinta che io sia la causa della bocciatura di suo figlio. Che ce l’abbia a morte con il povero ragazzo. Non lo sa che uno studente non viene bocciato da un singolo insegnante ma da un Consiglio di Classe formato da otto, dieci professori? E soprattutto, non lo sa che suo figlio è un pelandrone matricolato e nel corso dell’anno scolastico l’anno ha fatto di tutto fuorché studiare?”

***

Esce Valeria ed entra Gisella. Se gli sguardi sparassero pallottole, avrei assistito a un duello degno di Mezzogiorno di Fuoco, quando le due si sono incrociate. Quindi Gisella si è accomodata in confessionale e con l’espressione tutta dolcezza che le è consueta, aspetta le mie domande. Perché sei qui? “E’ tutta la vita che sogno di partecipare a una trasmissione televisiva.” Esattamente quel che mi aspettavo di sentirle dire. I tuoi compagni di avventura? “Mi trovo bene con loro.”risponde non senza un pizzico d’ipocrisia”Russell è veramente magnifico. Mi dispiace che non parlo inglese, ma…mi accontento di guardarlo. Del resto, sai, sono felicemente sposata e anche se non lo fossi sono una persona seria, mica come…come…” Diventa rossa come un tacchino e allora tento di sviare il discorso. Quasi quasi, questa finta bionda dall’aria innocua mi è più antipatica di Adele. Quella, almeno, con il suo dogmatismo fanatico, è sincera. Invece quest’altra è falsa come il colore dei suoi capelli. Chi vuoi che esca dalla Casa? Le faccio. La risposta non si lascia attendere.”Valeria. Il fatto che sia attraente non l’autorizza a comportarsi come una donnaccia. Bell’esempio che dà ai suoi alunni! Del resto, anche come insegnante…Le sue spiegazioni sono poco chiare, intimidisce i ragazzi, pretende troppo…” Basta. Ho capito tutto.

***

Signore e signori, ecco a voi Paola. Lei mi piace, bellina e dolce com’è. Non riesce a trovare difetti a nessuno e mi dice, con quella sua vocetta da bambina che se ha deciso di partecipare al gioco è perché ha bisogno di soldi: vorrebbe lasciare la città, ha adocchiato un casale in campagna e le piacerebbe tanto acquistarlo e trasferircisi con i suoi figli e il suo zoo…Russell? Un bell’ angelone biondo, un uomo gentile che ama i bimbi, gli animali, la musica e le cose belle…Trovassi uno così mi risposerei, mi confida con entusiasmo. Sono sicura che anche i bambini lo troverebbero adorabile. E chi…chi vorresti che lasciasse la casa? Esita a lungo, prima di rispondere. Poi, tutto d’un fiato, mi fa ”Vincenza. E’ la mia padrona di casa: pretendeva di aumentarmi l’affitto e, quando mi sono rivolta al Sindacato degli Inquilini, per dispetto mi ha sfrattata…”

***

Con l’espressione imperturbabile e la stazza di un Buddha, Vincenza si accomoda in confessionale. Che cosa fai nella vita? Le domando tanto per rompere il ghiaccio. E lei, parafrasando Salvo Montalbano, mi risponde “Pensionata sono.” E poi: come mai hai deciso di partecipare al Grande Fratello? “Un ‘o saccio.” Che cosa ne pensi dei tuoi compagni di avventure? “Russello beddissimo iè. Quanno fui picciotta, m’innamorai di Marlon Brando…E isso me lo ricorda pure preciso…” Chi dovrebbe uscire dalla Casa? “ Paola. L’aumento dell’affitto le chiesi e non me lo diede. Co’ u SUNIA (il sindacato degli inquilini, N.d.A.)andò a parlare, chidda brutta buttana fitusa…”

***

Ed ecco avanzare a passo di carica Adele con il gonnellone, la t shirt slabbrata, i capelli tosati con la macchinetta e le lenti spesse un dito. Faccio per aprire bocca, e mi zittisce. Tira quindi fuori un paio di fogli scritti a stampatello e, con voce più piatta di un polder (pianura ricavata dal prosciugamento d’un tratto di mare N.d.A.) olandese legge il seguente comunicato: “Il motivo per cui ho scelto di partecipare a questa frivola e deviante trasmissione televisiva atta unicamente a distrarre il popolo dai suoi reali problemi è stato il mio desiderio di studiare le dinamiche psicosociali di gruppo all’interno della stessa onde analizzare poi i risultati delle mie osservazioni. Non ho intrecciato rapporti di amicizia con alcuno degli altri elementi presenti all’interno della Casa: una spocchiosa, una casalinga frustrata, una donna che non si decide a crescere, una reazionaria, un’oca, uno stupido divo americano pieno di sé e uno squallido capitalista sfruttatore. Inoltre…”

A questo punto la interrompo e, prima di porle la fatale domanda, mi chiedo da sola che ci stia a fare, cotanta perfezione in mezzo a un gruppo di comuni mortali pieni ai suoi occhi di spaventose pecche. E come si permette di trinciare giudizi: Valeria, che proviene da una famiglia molto povera, ha dovuto affrontare pesanti sacrifici per giungere alla laurea; Gisella non è troppo simpatica ma questo non dà né a me né a lei il diritto di giudicarla; Paola è una creatura dolcissima di cui è peccato anche solo pensar male; Vincenza, poveretta…Russell, poi, che come tutti sanno non è americano, è un professionista anche troppo serio e Cantacesso una gran brava persona. Per farla breve, le chiedo chi secondo lei dovrebbe lasciare la casa. “Juliana. A quella lì dovrebbero darle il foglio di via e rispedirla in Transilvania!” mi risponde. Ma come? Sto per dirle. La povera extracomunitaria che ha lasciato il suo paese per inserirsi nella nostra società a prezzo di duri sacrifici? Quelli che professano le tue idee dovrebbero difendere le istanze degli immigrati e tu te ne esci con un ragionamento degno del peggior Bossi? Ma taccio per evitare di litigarci.

“Pietro, il mio compagno, l’ha conosciuta quando si è recato nel suo studio per farsi togliere un callo. E quella brutta mignotta, oltre al callo, gli ha tolto anche il senso della decenza e del dovere nei confronti miei e del Partito, verso cui è legato da pressanti obblighi.”

La guardo un attimo, prima che lasci il confessionale nel quale sta per entrare l’oggetto del suo livore. Juliana non è una bellezza e neppure un mostro di intelligenza e di cultura, ma è fresca, carina e vivace. Capisco benissimo il povero Pietro. Per quanto politicamente impegnato possa essere, un uomo ha anche un cuore da gratificare e, perché no, un inquilino che sta dentro le mutande, ed è anch’egli in cerca di gratificazioni. E Adele, detto francamente, spegnerebbe i bollori a Casanova, Don Giovanni e il Marchese De Sade messi assieme.

***

Juliana mi dice che aveva diciassette anni quando al suo paese è scoppiata la rivoluzione, per cui di quei drammatici giorni conserva una memoria molto viva. Mi confida di aver sognato di far fare a quell’insopportabile Adele la stessa fine della bieca lady Ceausescu. Non potendo, deve accontentarsi di sperare nella sua cacciata prossima ventura.

Atto Terzo : Il Divo e il Magnate

Il momento fatale è giunto, la punta degli ascolti sarà sicuramente altissima. Mi tremano le gambe mentre indirizzo a tutti i santi del Paradiso e alla buon’anima di nonna Concettina una breve preghiera per non dimenticare, sull’onda dell’emozione, il mio inglese.

Il Divo entra nel confessionale, si accomoda, accavalla le poderose gambe da ex quarterback, gratta la testa a quell’incrocio malriuscito tra una papera, una talpa, un castoro e un salmone che si è messo a tracolla, accende la sigaretta… socchiude gli occhi da gattone di grondaia che s’è appena pappato il topo e mi sorride con tutti e trentadue i denti che spiccano bianchi, piccoli e forti tra le labbra tenere. Cacchio quanto è bello. Penso: grosso, muscoloso, sprizza virilità da tutti i pori della pelle abbondantemente scoperta. Non so cosa darei per ravviargli all’indietro il setoso ciuffo biondo che è scappato fuori dalla coda. E per baciargli il collo. E’ dai tempi fatali del “Gladiatore” che quel suo magnifico collo lungo e robusto ossessiona i miei sogni… E anche quelli di qualcun’altra, penso notando il vistoso succhiotto: sarà opera di Valeria o di Juliana?

“Innanzitutto, grazie per essere qui. Vorrei che, da adesso, fossi tu a parlare. Il mio inglese non è granchè e…”

Lui attacca con il suo bellissimo vocione baritonale che annoderebbe le interiora a legioni di donne perfino se uscisse dall’ugola del Cantacesso, figurarsi un po’ se esce dalla sua.

“Hi, people! I’m Russell Ira Crowe…” E continua “Attore, musicista, poeta, mandriano e rompiballe. Grazie a tutti per la squisita ospitalità. Cazzo, si mangia magnificamente, qui. E si beve fottutamente bene. Per non parlare poi della figa…”

Lui ridacchia e io penso all’infelicità che in questo momento attanaglia l’anima di due donne: la dolce Dani, amica paziente, fidanzata paziente, mogliettina paziente, se si va avanti di questo passo ex assai poco paziente… E il Ministro dell’Istruzione, che aveva sperato in qualche lezione d’inglese appioppata a tradimento all’ignorante popolo italico. Ma i discorsi di questo ragazzone dal fisico statuario e dal sorriso incantevole sono talmente infarciti di parolacce che il beep della censura scatta di continuo, trasformandoli in un concerto di fischietti degno della sfilata delle scuole di samba al Carnevale di Rio. A questo punto, penso sia saggio riprendere il controllo della situazione. “Come mai hai deciso di partecipare al Grande Fratello? E se dovessi vincere, come impiegheresti la posta in palio?”

“Non vorrei vincere. Soldi ne ho anche troppi e qui c’è gente che ne ha più bisogno di me. Perché ho partecipato? Mi stavo annoiando, ecco. Mi stavo scassando i coglioni e volevo fare qualcosa di diverso dal solito… Un’esperienza nuova. Per far bene un lavoro come il mio c’è bisogno di continui fottutissimi stimoli, non di starsene buttato là senza fare una sega tutto il santo giorno…”

Arrivati a questo punto, penso che la Moratti stia benedicendo la scarsa conoscenza che gli italiani hanno dell’idioma d’Oltremanica.

“Ti sei trovato bene, e noi tutti ne siamo felici. Ma questo gioco ha regole ferree e purtroppo, su segnalazione degli altri, un inquilino dovrà lasciare la casa…”

Lui si gratta perplesso la barbetta color miele, guarda la telecamera da consumato professionista quale in effetti è, quindi sbotta tutto d’un fiato. “Kantesiessow. Singing Lavatory. Non ho niente contro di lui, ma se non ci fosse tromberei molto meglio. Un bel letto comodo, per certe faccende, è mille volte meglio di qualsiasi Jacuzzi: mi sono stufato di farlo in mezzo all’acqua come le salamandre, ma non posso scopare mentre un altro mi guarda. E poi… E poi, beh…”

“Coraggio.”

Il Divo inala tutta l’aria che può tendendo i magnifici pettorali sotto la canotta, quindi sospira “Non mi fa dormire niente.” Povero cocco. Il Cantacesso non lo fa dormire. Russa come un orso delle caverne nel pieno del letargo, emette a getto continuo scoregge rumorose quanto i tuoni in alta montagna e talmente puzzolenti da far pensare che i famigerati arsenali chimici di Saddam Hussein che gli ispettori dell’Onu prima e l’esercito Usa poi hanno cercato in lungo e in largo per tutto l’Iraq fossero in realtà nascosti nel suo intestino…”E questo è niente. La prima sera, mezzo rimbambito dalla jet lag e da uno spinello che mi ero fumato nel cesso per farmi passare il mal di testa, mi sono buttato sul letto. Stavo per addormentarmi, quando mi plana sul petto una fottuta roba pelosa. Non potevo rischiare la reputazione mettendomi a urlare, anche se la tentazione era forte. Ho temuto che fosse un ratto, o un pipistrello… Invece era il parrucchino. Prima di coricarsi se lo toglie e lo lancia sulla sedia, ma non ha una buona mira.”

Mi scappa da ridere, ma evito di farlo e lo lascio continuare. “E ieri notte… Cazzo, ieri notte mi è venuta sete. Mi alzo dal letto, vedo un bicchiere sul comodino, mi scolo tutta l’acqua che c’è dentro… E solo allora mi rendo conto che quello che sentivo sbatacchiare mentre bevevo non era un cubetto di ghiaccio, ma la sua fottuta, stramaledetta dentiera… Non so come ho fatto ad arrivare fino alla latrina, credevo di rovesciare il contenuto del mio stomaco sul tappeto… Beh, mi corico, cerco di dormire… E niente. Notte in bianco, comincio a pensare. Fottuta strafottutissima notte in bianco figlia di madre puttana… Domani avrò delle occhiaie che mi arrivano fin sotto le narici e sai com’è, sono vanitoso… Non bastasse il resto, attaccano gli incubi. A occhi aperti.” Spiegati meglio, gli faccio. E lui “Sì, tesoro.” Mi trattengo dallo squagliarmi sentendolo pronunciare quelle parole indirizzate proprio a me, e ascolto il resto della storia. “Un grosso regista di cui preferisco non dire il nome per questioni di scaramanzia, mi propone il remake di un vecchio film con Marlon Brando, “I giovani leoni”. Dovrei interpretare proprio il suo ruolo, quello di un ufficiale nazista in crisi di coscienza. Beh, è tutta la vita che sogno di misurarmi con il mio idolo e modello. Sto già cominciando a immedesimarmi nel personaggio, come faccio sempre… E ad un tratto… ad un tratto nel buio si materializza una figura scheletrita, coperta da un largo pigiama a strisce bianche e azzurre… Dio mio, no… Comincio a pensare ai lager, all’Olocausto, a un’apparizione… Invece era Kantesiessow e s’era alzato per andare a pisciare. Ancora una notte con quello lì e ti garantisco che mi verrà un fottuto esaurimento nervoso, cocca…”

Prima di alzarsi e lasciare il confessionale mi fa l’occhiolino. E io sono completamente andata.

***

Dopo il miele, l’arsenico. Dopo le rose, il letame. Mamma quanto sono cattiva. Con il passo pencolante di un’oca artritica, il Cantacesso si avvicina al confessionale e si accomoda sulla poltroncina dopo essersi leggermente tirato su (esponendo al pubblico ludibrio gli osceni calzini bianchi e un brandello di caviglietta livida con dieci pelacci lunghi mezzo metro cadauno) un paio di pantaloni talmente antiquati che, esposti al museo archeologico, farebbero la loro porca figura. Sfoggia una camicia color pupù di neonato, accompagnata da una cravatta marrone a pallini gialli che a vederla è un poema. Dalle borse (forse sarebbe meglio definirle valigie, anzi, bauli) che ha sotto gli occhi, si arguisce che nemmeno i suoi sonni siano tra i più tranquilli e riposanti.

Buon giorno. Gli faccio. Vuoi presentarti ai nostri telespettatori e al pubblico in studio? “Giacomo Leopardi Cantacesso.” Parente di…? “No, neppure alla lontana. Imprenditore nel settore cartario. “Come mai ha deciso di partecipare al Grande Fratello?” La pubblicità è l’anima del commercio.” Ti sei trovato bene qui in mezzo a noi? “Abbastanza. Juliana è molto… simpatica.” Il buon vecchio Cantacesso che se vede una bionda piccoletta perde il lume della ragione non si smentisce mai.

Purtroppo uno degli ospiti, proposto dai concorrenti e votato dal pubblico, dovrà lasciare la casa… ”Crowe.”risponde lui senza esitare “Gran bravo ragazzo, però…” Però? Vuoi dire che non ti va a genio perché è bello, esibizionista, sfacciato, ricco sfondato e ti rovina la piazza? “No, voglio dire che non mi lascia dormire. Parla nel sonno, anzi urla, anzi no, recita… Ho provato a farglielo notare e lui, tra una parolaccia e l’altra, mi ha lasciato intendere che deve ripassare la parte e ottimizzare ogni minuto del suo tempo. Ottimizza il tempo anche quando va in gabinetto. La prima volta credevo che soffrisse di stitichezza, invece no, si porta il copione in camerino… Delle volte, si sveglia nel cuore della notte e si mette a scrivere o, peggio, a cantare. L’ispirazione, si sa, non ha orario e va assecondata… E quella bestiaccia che si è portato dietro? Forse la gente neppure immagina quanto puzza un ornitorinco. Quanto puzzano i gamberetti fradici che mangia. Quanto puzza l’acqua marcia che costituisce il suo habitat che quel… quel… quel barbaro ha ricreato riempiendo una piscinetta gonfiabile per bambini. Una notte, mi sono alzato per un bisognino, non ho voluto accendere la luce e ci sono finito dentro… La bestiaccia mi ha dato una beccata allo stinco che c’ho ancora il livido…” Lui però, poveretto, s’è bevuto l’acqua dove tenevi in ammollo la tua dentiera. “ L’acqua? Ci avevo sciolto dentro anche una tavoletta di Corega (detergente per dentiere N.d.A.) e l’acqua faceva le bollicine, come la Ferrarelle. Comunque, ben gli sta. Così impara ad approfittare delle ragazzine ingenue con cui si chiude nel bagno per spassarsela, quel brutto porco …”

Allude sicuramente a Juliana, che non è una ragazzina, è tutt’altro che ingenua e appresso al fustacchione degli antipodi c’è andata di sua spontanea volontà. Vorrei dirglielo, svegliati, Cantacesso, ma mi manca il coraggio e lo lascio con tutte quante le sue illusioni.

EPILOGO

Tutti i concorrenti sono stati nominati. Ergo, nessuno è stato buttato fuori. Ci rimettiamo tutti quanti al buon cuore del pubblico, e ci va bene perché le puntate ottengono un successo in crescendo, indici di ascolto altissimi e alla fine, come ho sempre sperato, la vittoria arride alla dolce Paola, che con il denaro intascato potrà realizzare il sogno di trasferirsi in campagna con pargoli e giardino zoologico.

Giunge la sera degli addii e tutti quanti siamo un po’ commossi. Sembra che i vecchi rancori siano stati accantonati: Valeria ha dimenticato la rondine nella pastasciutta e Gisella adesso ammette che la bocciatura del figlio non fu dovuta a un incidente di antipatia con la prof ma alla poca voglia di studiare del ragazzo; Paola si trasferirà in campagna appena possibile e Vincenza, tutta gongolante, pensa che potrà finalmente affittare l’appartamento a canone maggiorato “uso ufficio”; Adele è arrivata a chiedere dei consigli a Juliana per riconquistare il suo sindacalista e adesso giura che tornerà a sorridere e a scherzare, si lascerà crescere i capelli e si metterà a dieta. Per festeggiare, intanto, s’è scolata un bottiglione di Frascati e, ubriaca come una spugna, s’è messa a danzare sollevandosi la gonna fino alle mutande ed esibendo le gambe crivellate da una cellulite all’ultimo stadio ma finalmente depilate. Cantacesso ha dimenticato la beccata dell’ornitorinco e Russell la minerale con dentiera. Il re della carta igienica, su consiglio disinteressato del grande attore, che in realtà sproloquiava sotto l’effetto dell’alcol e della marijuana ma lui non se n’è accorto, ha deciso di mettere in produzione alcuni nuovi articoli destinati a sicuro successo: il set biodegradabile usa e getta per raccogliere la pupù di Fido durante la passeggiatina, le salviette nettaculo per vacche, cavalli e affini e, dulcis in fundo, la carta igienica per intellettuali di vaglia e lettori accaniti, rigorosamente stampata con i classici della poesia. Compresi, naturalmente, i Grandi e i Piccoli Idilli di Giacomo Leopardi. Quello vero.

Potrei dire “E vissero tutti felici e contenti”. Oppure, “Tutto è bene quel che finisce bene”. Ma in realtà le sorprese non erano ancora finite.

Mancava ormai una manciata di minuti all’uscita dalla Casa, quando Juliana si è avventata sul Divino e, dopo averlo baciato sulla guancia, lo ha chiamato Ciccio.

“What means Ceeciow?” Gli hanno spiegato che si tratta del nomignolo affettuoso con cui le fans italiane che seguono le sue gesta grazie al sito Croweitalia lo hanno ribattezzato. Vuol dire tesoro, bimbo bello o roba del genere. Ah.

Frequenti Croweitalia? Si domandano l’un l’altra le ospiti della casa. Tutte lo hanno frequentato ma, protette da nomi e identità fittizie, non sapevano niente l’una dell’altra: Godiva non sapeva che Fleur era la madre rompiballe del suo alunno più zuccone né Fleur che Godiva era la tirannica prof della sua amata progenie. Trilli non sapeva che Barbie era la padrona di casa che voleva aumentarle l’affitto, anzi, era convinta si trattasse di una minorenne non troppo ferrata in italiano, né, naturalmente, quest’ultima sapeva che la prima fosse la sua recalcitrante inquilina. E quante volte Ju si era incazzata contro il troll misterioso denominato Pasionaria che s’intrufolava alla chetichella nel sito deridendo la sciocca passione di quel branco di oche per quel becero prodotto della cinematografia consumistica noto nell’universo mondo come Russell Crowe alias il Gladiatore? Solo adesso ha scoperto che Pasionaria e Adele sono la stessa persona…

“Miiinchia!” ha esclamato Vincenza con gli occhi sgranati per la sorpresa.

“What means meenkia?”

“Cock.” Gli spiega Valeria, lapidaria.

All’uscita, gli eroi della storia sono accolti da amici e parenti, oltre che da un folto gruppo di curiosi: una sorella e un fratello belli come lei attendono Valeria, il marito bancario e il figlio somaro Gisella, una nipote con marito e prole Vincenza, i bimbi con la babysitter e il cagnolino Paola, il sindacalista pentito Adele e una rappresentanza della comunità rumena di Bologna Juliana. A prelevare Cantacesso ci sono l’amministratore delegato della società e la vecchia mamma sulla sedia a rotelle, accompagnata dalla cameriera filippina e dalla badante di colore. E Russ? Fuori dalla porta, è atteso da una Mercedes con i vetri affumicati attraverso i quali qualcuno giura d’aver visto un ectoplasma con i capelli gialli e la faccia livida in compagnia d’un tizio che avrebbe tutta l’aria di un avvocato… E quello stesso qualcuno giura di averli sentiti urlare come indemoniati senza neanche dare all’autista il tempo d’innestare la marcia e di partire in direzione dell’aeroporto.

Fine

Lalla,15 maggio 2003

 

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