Le Fan Fiction di croweitalia

titolo:  Gossip
autrice: Kya
e-mail: kyaweb@infinito.it
data di edizione: 9 maggio 2003
argomento della storia: La dura vita di un sex symbol.
riassunto breve: Russell rimane vittima di uno strano equivoco...
lettura vietata ai minori di anni: 13
avvertenza: Ogni riferimento a personalità dei protagonisti e a fatti realmente accaduti è puramente casuale 

GOSSIP

1) Microfibra
Ci sono momenti nella vita di una donna in cui si sente il bisogno di cambiare qualcosa, una sferzata di novità che porti un pizzico di vitalità in una esistenza un po' piatta. E questo cambiamento radicale spesso inizia con un cambio di colore dei capelli o un nuovo taglio, operazioni banali ma spesso non prive di effetti collaterali…

 

Le parrucchiere, si sa, si dividono in due categorie: le vere professioniste e quelle che, pur conoscendo bene il proprio lavoro, si attengono fedelmente al motto "la cliente ha sempre ragione" e assecondano le ignare malcapitate nei loro assurdi desideri.
E così eccomi qui, mandante, complice e vittima di una di queste, a rimirare i pessimi risultati che il connubio mia follia-compiacenza della parrucchiera hanno prodotto: i capelli, che da un banale castano chiaro si sono trasformati in un biondo slavato, il che ha sostituito la mia solita aria da mite imbranata con quella, peggiore, di zoccola frigida. Non parliamo poi della figura che faccio di fianco alla fidanzata californiana di mio fratello Andrea, una sventola di un metro e ottanta, bionda anche lei ma naturale, che sembra scappata dai telefilm di Baywatch. Ho un bel da sculettare sui tacchi alti, spingere indietro le spalle per mettere in evidenza quella tristezza che mi ritrovo davanti e che ci vuole del coraggio a chiamare seno. Non c'è niente da fare, piccola sono e piccola rimango, magra e piatta, pallida di pelle e ora anche di capelli. Come fisico non sono male, ma non mi si noterebbe nemmeno se fossi completamente nuda! Spero che Andrea, da esperto di marketing qual è, non mi abbia dipinta come la Venere della Bassa (1) al suo collega scapolo e facoltoso che mi verrà presentato questa sera! La festa non è ancora cominciata e già mi pare di vedere la sua espressione delusa; pazienza, ormai dovrei esserci abituata. Voglio proprio conoscerlo questo principe azzurro americano che non ha niente di meglio per le mani da aspettare una cenerentola italiana che sembra uscita dalla naftalina. Non dev'essere messo molto meglio di me!

Però! Andrea se la passa veramente bene se e mi ha pagato il viaggio fino a Los Angeles ed ha affittato questa suite solo per me. Non ho mai amato molto l'antiquariato perché mi sa di vecchiume, ma questi ambienti (il salottino e la camera da letto) sono così luminosi e pieni di fiori, di ninnoli e di colori che anche il mobilio sontuoso e impegnativo riesce ad essere frivolo. E poi c'è lo strano accostamento con la tecnologia: televisore, lettore dvd ed il computer, quest'oggetto misterioso a cui sto cautamente alla larga.
Lo so, lo so che siete curiose di sapere com'è questo mio fratellone che si è cuccato una gnocca stratosferica e che fa la bella vita in America! Peccato che non ho sue foto da mostrarvi, però vi posso dire che è l'esatto contrario di me: bello e intelligente. Con un Q.I. (2) di 150 e un pisello di 25 studia e tromba come un forsennato e alla fine se ne vola via per un master negli USA. Noi della famiglia non l'abbiamo più visto. Ce l'ho avuta con lui per anni, per il modo in cui ci ha scaricati come se non fossimo degni di lui, ma la mamma per consolarsi va ripetendo da sempre che uno così mica se ne sta tutta la vita in un paese che si chiama Camposanto (3)!
Io che non valgo neanche la metà sono rimasta a fare compagnia ai miei genitori e ci rimarrò ancora per un pezzo se le cose continueranno così: sono più di quattro anni che nessun uomo compare nel mio orizzonte. Ormai sento di essere avviata sulla strada dello zitellaggio, a meno che non mi capiti un colpo di fortuna, cosa che ritengo abbastanza improbabile vista la penuria di uomini che normalmente mi circolano attorno.
Che dire di me? Una sciocca sentimentale che a 24 anni ha perso la testa per il suo primo ragazzo, ed oltre alla testa anche il buonsenso al punto da abbandonare la facoltà di lingue, in cui andava a gonfie vele, e buttarsi sul primo lavoro che le è capitato, quello di commessa in un ipermercato di Bologna, a più di 30 km da casa.
La mia storia d'amore ci ha messo quattro anni per spegnersi, si è presa tutto e non mi ha lasciato altro che i quattro soldi che avevo messo da parte. Con pochi quattrini e nessuna amica (le due che avevo nel frattempo si sono sposate e hanno fatto figli) alla veneranda età di 32 anni passo ancora le vacanze estive a Pinarella (4) con i miei genitori, dove faccio sforzi sovrumani per non cadere tra le braccia di qualche vitellozzo rivierasco pelo-e-oro(5) che mi vede in bikini e pensa che con un sacchetto in testa posso andare. Quando gli ormoni chiamano la volontà della donna si fa debole…

Un mese fa abbiamo ricevuto una lettera da Andrea che sembrava un volantino della pro-loco di Los Angeles:
"Basta ammuffire in mezzo alla nebbia, venite a stendervi al sole della California! Mare, ampie spiagge… (… "prugne secche per la regolarità intestinale e alla domenica la grande festa Aiazzone, provare per credere!" avrei aggiunto). Io e la mia Sheryl ci sposiamo e siete tutti invitati alla festa di fidanzamento che si terrà fra un mese qui a Los Angeles. Non dovrete preoccuparvi di niente, solo di preparare le valigie e volare fin qui. "
Facile da dire, meno facile da fare con un padre ultrasettantenne con problemi cardiaci, ma Andrea (lo chiamerei bastardo o figlio di puttana se non conoscessi molto bene sua madre…) questo non può saperlo perché di noi si è sempre disinteressato. Per questo sulle prime ho rifiutato l'offerta di quella vacanza, ed è stata solo l'insistenza dei miei genitori a convincermi ad accettare. Così per una volta nella vita faccio la signora con i soldi di qualcun altro e devo dire che la cosa mi riesce piuttosto bene! Ho preso possesso della mia suite e sono ben intenzionata a non lasciarmi sfuggire nessuno dei comfort che ci sono qui.

Mi sento un po' a disagio dentro un hotel del genere ma credo che mi ci abituerò rapidamente… Intanto me la sguazzo nella vasca idro che è una favola, poi passo al restauro e infine mi infilo dentro all'abitino nero, facsimile di un modello di Armani, che ho comprato durante i saldi in un negozietto del mio paese. Tutto sommato mi sta abbastanza bene: elegante e sobrio (forse troppo), mi mette in evidenza le spalle ed il decolletè fasullo, merito di un push-up con le coppe riempite d'olio che spingono il mio nulla fin quasi sotto il mento.
Le nove e dieci, accidenti! A forza di rigirarmi davanti allo specchio riesco ad arrivare tardi anche stasera. Bella figura! Di sotto, nella sala che mio fratello ha prenotato per la festa, sicuramente la serata sarà già iniziata da almeno dieci minuti. Se c'è una cosa che detesto è sentirmi gli occhi di sconosciuti puntati addosso ma ormai non c'è più niente da fare per rimediare.

Esco dall'ascensore ed entro nel locale. Un cameriere dall'aria imperturbabile mi viene subito incontro:
- Buonasera, miss. Prego, mi segua. -
Faccio come mi dice ma mentre mi fa strada nell'elegante salone, in cui quinte decorate con enormi specchi mantengono la privacy degli avventori e creano false prospettive, mi chiedo come fa a sapere dove devo andare.
- Il tavolo del dott. Spenzeri, per favore. - preciso.
L'uomo si ferma all'istante e mi pianta in viso uno sguardo sorpreso.
- Ne è sicura? -
- Certo che ne sono sicura! -
Che domanda è ne è sicura??? Crede che non sappia come si chiama mio fratello o che io non sappia dove devo andare? Lo penso ma ovviamente non lo dico e mi limito a girare a destra seguendo le sue orme. Il cameriere si congeda e mi consegna a mio fratello il quale, dopo avermi baciata sulle guance, mi presenta agli amici.
Ed ecco Thomas, il mio cavaliere. Un americano pel di carota dall'età indefinibile, bianco e rosa e cicciottello come un maialino, con degli occhietti di un azzurro vivace che spiccano sulla pelle traslucida come cera. L'insieme sarebbe abbastanza anonimo se non ci fossero quegli assurdi capelli rossi tenuti assieme con della roba che più che gel sembra silicone sigillante. Una chioma plastificata alla Big Jim, per intenderci. A coronare il tutto, dall'elegante giacca blu scuro sbuca un'improbabile cravatta stampata con piccole siluette rosa di donnine nude messe a 90 gradi. Normalmente apprezzo l'ironia (anche se questa volta sconfina nel cattivo gusto) e odio le formalità perciò, per rompere il ghiaccio, gli dico:
- Originale la tua cravatta! -
Lui gongola e con galanteria mi porge una mano molliccia che mi conduce al mio posto, tra lui ed una elegante signora di mezza età che non mi degna di uno sguardo.
Gli altri della combriccola sono tutti ingegneri, avvocati, responsabili marketing e agenti di borsa. Ma che ci faccio io, modesta commessa della bassa modenese, a migliaia di chilometri da casa ed in mezzo a questa gente? Ok ragazza, ricorda Titanic: impazziscono per il denaro quindi fingi di possedere una miniera d'oro ed entrerai a far parte del club.
A parte il fingere di possedere una miniera d'oro, di cosa parlano normalmente un uomo e una donna che non si sono mai visti? "C'è il sole ma le previsioni dicono che tra qualche giorno pioverà… Cosa fai nella vita?… Hai visto l'ultimo film di…? " e cose del genere. Thomas, invece, senza smettere di osservarmi interessato, parte in quarta con le descrizioni minuziose dei suoi investimenti in borsa e di quanto gli hanno fatto guadagnare. Per me che sono fatalista e che butto gli estratti conto della carta di credito prima ancora di averli letti, è di una noia mortale. Se a prima vista avevo deciso di lasciargli una possibilità nonostante fisicamente non sia proprio di mio gusto (ma normalmente sono di poche pretese e mi sforzo di andare oltre l'apparenza), adesso concludo che il tipo non fa assolutamente per me. Lui continua imperterrito con le sue lezioni di alta finanza e io sbadiglio educatamente a bocca chiusa, azione che mi fa lacrimare gli occhi. Prendendo la mia noia per commozione, Thomas si intenerisce e comincia a guardarmi languidamente. Beh, almeno lui mi trova carina…
Ma la situazione va rapidamente precipitando a causa delle numerose bottiglie di vino californiano che vengono vuotate una dopo l'altra. Di pari passo alla quantità di alcol che gli aumenta nelle vene, Tom diventa sempre più audace e io ormai non so più come evitare le sue occhiate lascive ed i sottintesi volgari con cui infarcisce i suoi consigli sui titoli migliori presenti sul mercato. Dovrei essere felice che qualcuno mi trova attraente e invece le sue attenzioni non fanno altro che infastidirmi. Lui parla, parla, parla… bla… bla… bla… e io mi limito ad annuire di tanto in tanto, giusto per lasciargli l'illusione di vedermi interessata e per nascondere che in realtà sto pensando ai fatti miei e mi sto guardando intorno.
Povera illusa, cosa speravi? I tipi come Thomas sono il massimo che ti può capitare. Non pretenderai mica uno come… come… come quello! Accidenti che pezzo d'uomo!… Guarda che spalle, e che capelli! Ad occhio e croce deve avere anche un bel viso.
Per un complicato gioco di specchi vedo l'immagine dell'uomo in ogni posizione: di fronte, di spalle, di profilo, di tre quarti da davanti e da dietro, da destra e da sinistra. Dimostra poco più della mia età, un uomo fatto ma con una piacevolissima aria da monello. Saranno i capelli che gli incorniciano il viso con lunghe ciocche ondulate e ribelli, oppure l'abbigliamento informale, con quell'elegante giacca scura aperta a rivelare un paio di jeans che sembrano sul punto di esplodere sotto la pressione della sua virilità. Niente cravatta con le donnine nude, ma polo aperta sul petto abbronzato. E' un po' maraglio (6) ma con un pizzico di classe ed abbondante sex-appeal!
Mentre parla con un altro uomo, una mano porta alla bocca una sigaretta e l'altra scosta ripetutamente dalla fronte i lucidissimi capelli castani dai riflessi color del miele.
"Quello è un tipo da boxer aderenti in microfibra!" mi viene da pensare per una sorta di deformazione professionale.
Thomas si accorge che la mia attenzione è rivolta a qualcos'altro e prende a guardare nella direzione in cui io sto guardando, verso lo specchio che porta riflessa l'immagine dell'uomo oggetto delle mie considerazioni.
- Guarda guarda, abbiamo una celebrità! - esclama.
- Lo conosci? -
- Perché tu no? -
- E' la prima volta che lo vedo. -
- Mi sorprendi! Sei l'unica donna al mondo che non conosce Russell Crowe, il Gladiatore. -
Il Gladiatore… Ah, allora è lui! Per un assurdo snobismo che mi porta ad evitare i film americani "commerciali", il film non l'ho visto, ma di Russell Crowe ho sentito parlare parecchio dalle mie colleghe. Mi hanno fatto vedere alcune sue foto tratte dal film e io ho concluso che è troppo muscoloso, sudato, barbuto e peloso per i miei gusti. Degli uomini tutti muscoli ho sempre diffidato, considerandoli degli sciocchi vanesi che preferiscono sviluppare i muscoli anziché il cervello. Sono un tipo da intellettuali, io, anche se a vedermi non si direbbe. Però, nel guardare quell'uomo dall'aspetto sano e vigoroso le mie certezze crollano di colpo e devo ammettere che lo trovo decisamente attraente, pur con tutti quei muscoli e la barba che gli copre buona parte del viso.
Thomas cerca di riportare l'attenzione su di sé:
- Adesso raccontami qualcosa di te. Di cosa ti occupi? Cosa fai nella vita? -
- Sono nel settore dell'abbigliamento. -
La signora seduta al mio fianco capta la frase e mi rivolge cinguettando un:
- Oh, una stilista! -
- No, signora, commessa in un supermercato, nel reparto biancheria intima maschile. Praticamente sono un'esperta di mutande da uomo! - rispondo ormai al limite della sopportazione, poi mi accorgo del sorriso lascivo di Thomas e mi mordo la lingua.
- Interessante! - mi fa posandomi una mano su un ginocchio - Tu cosa mi consigli? -
Lo guardo indispettita muovendo la gamba per sottrarmi alla sua mano che, che con finta noncuranza, sta lentamente risalendo la mia coscia.
- Un perizoma leopardato cambierebbe sicuramente il tuo modo di affrontare la vita. Non hai idea di quanta fantasia può dare la biancheria intima giusta. - Ovviamente sto alludendo alle noiose ed incolori chiacchiere su titoli e fondi azionari, ma lui fraintende il senso e si fa più audace:
- Mi piacerebbe molto vedere di quanta fantasia sei dotata… - mi sussurra in un orecchio cercando di abbracciarmi. Lo spingo via e mi alzo per rifugiarmi in bagno.

Il riflesso nello specchio è quello di una donna furibonda verso Thomas e verso mio fratello che ha tentato di darmi in pasto ad un individuo così squallido. Vorrei andare a dirgliene quattro ma è la sua festa di fidanzamento e non posso rovinargliela. Devo arrangiarmi da sola, male che vada posso sempre fingere un'emicrania e rifugiarmi nella mia camera.
Ancora nervosa esco dal bagno. Che sciocchi moralisti sono gli americani! Ma è il caso di tenere le luci così basse nel disimpegno? I ricconi forse si vergognano di avere dei bisogni corporali e/o di non riuscire ancora a cagare pepite d'oro? Sto sghignazzando per conto mio quando sento una voce che mi chiama. Non faccio in tempo a rispondere che Thomas mi è addosso. Mi stringe e cerca di baciarmi ed i miei tentativi di divincolarmi risultano subito inutili. Non che abbia paura che possa farmi del male in un locale così affollato e soprattutto davanti alla porta del bagno con il suo continuo viavai, ma trovo l'uomo assolutamente ripugnante in condizioni normali, figuriamoci quando è sbronzo e ha un alito che uccide! Proprio mentre mi sforzo di tenere il viso lontano dai miasmi corrosivi che gli escono dalla bocca vedo la porta del bagno degli uomini aprirsi ed un energumeno piombare su di noi come un caterpillar sfuggito al controllo. Con una spinta allontana Thomas da me.
- Che cazzo vuoi? - ringhia Tom al caterpillar.
- Non ti azzardare a toccare la mia ragazza, figlio di puttana! -
- Quella non è la tua ragazza! -
Crowe (perché si tratta di lui) si volta un attimo verso di me e io vedo balenare nel buio i suoi feroci occhi chiari. Come se vedendomi avesse la conferma di quello che sta dicendo, afferra Thomas per la giacca e lo sbatte contro il muro.
- Mi stai dando del bugiardo? - sibila.
La messinscena dell'attore sembra così reale che per un momento temo che Crowe stia per ammazzare di botte il mio simpaticissimo consulente finanziario. Non che me ne freghi granchè, ma detesto gli spargimenti di sangue che possano rovinarmi il vestito o le scarpe, perciò mi aggrappo al braccio di Crowe tentando di fermarlo. Lui mi guarda con i suoi occhi di ghiaccio e ringhia:
- Non ti impicciare e torna a sederti! -
- Ma… -
- Fa' come ti dico e torna al tavolo! - ordina senza togliere le mani dal malcapitato che ha gli occhi fuori dalle orbite dal terrore.
Allontanandomi verso la sala noto che la faccenda non è passata inosservata perché camerieri, addetti alla sicurezza e semplici curiosi stanno accorrendo nel luogo della rissa. Passo inosservata non so come e vado a sedere accanto a mio fratello.
- Ehi sorellina, stai bene? - mi chiede notando la mia aria atterrita.
- Sì, ho solo un po' di mal di testa. -
Non gli racconto quello che è successo e approfitto del fatto che Andrea sta chiacchierando con un'amica per ripensare all'accaduto: Crowe non solo è un ottimo attore, ha anche una notevole prontezza di riflessi ed inventiva: originale la storia della fidanzata! Mi piacerebbe andare a ringraziarlo ma in sala adesso c'è troppa confusione.
Pochi minuti dopo Thomas torna al suo posto assestandosi la giacca stropicciata ed aggiustandosi quell'orrenda cravatta. Sembra incolume e in viso non ha un graffio, questo dimostra che Russell non aveva veramente intenzione di riempirlo di botte ma solo di spaventarlo. Certo che una bella lezione se la sarebbe meritata, ma lo spavento che deve aver provato può essere più che sufficiente: non auguro a nessuno di passare sotto le mani di quel bestione del Gladiatore quando è arrabbiato veramente!
Dall'altro capo del tavolo Tom continua a fissarmi con uno sguardo torvo ma a me non interessa perché adesso sono sotto la protezione di mio fratello e lì mi sento al sicuro. La serata procede perciò senza altri intoppi e con lo stesso livello di noia finché un granello di polvere in un occhio non mi fa scappare in bagno in lacrime.

Guarda che disastro, tutto il trucco colato, sembro uno zombie! Mi conviene fare un salto in camera ad aggiustarmi… e se invece me ne andassi a letto? Nessuno sentirà la mia mancanza e non sarò sicuramente più villana di quelli che non mi hanno degnata per tutta la sera! … Ma cos'è quel rumore?
Rimango immobile trattenendo il respiro. Ancora quel rumore proveniente dalla cabina alla mia sinistra… un'altra volta… un'altra ancora… sembra un singhiozzo… è un singhiozzo! Qualcuno dentro la cabina sta piangendo. Cerco di far finta di niente perché non sono fatti miei ma ad un certo punto è più forte di me, busso piano alla porta dicendo:
- Signora, si sente male? Ha bisogno d'aiuto? -
- No… grazie. Sto bene, è solo che… - e scoppia nuovamente in singhiozzi.
- C'è qualcosa che posso fare? -
- No… comunque grazie. -
OK, ho fatto il mio dovere, a questo punto posso anche andarmene. Esco nel corridoio e la prima cosa che intravedo nella penombra è Russell appoggiato alla parete di fronte. Mi secca farmi vedere con tutto il trucco disfatto ma lui mi sorride cordialmente e si fa avanti. E' l'occasione buona per ringraziarlo di avermi salvato dal bruto.
- Tutto bene? - chiede sorridendo ed il viso gli si illumina di una luce dolcissima.
- Sì. - rispondo sollevando su lui un paio d'occhi ancora umidi ed irritati.
Eh sì, visto da vicino è davvero bellissimo: un viso forte e allo stesso tempo dolce, intensamente virile e teneramente infantile, profilo elegante, occhi magnetici e penetranti, bocca piccola e delicata come quella di un bambino. E il collo… che collo! Così lungo dà slancio alla figura massiccia che appare imponente pur non essendo eccessivamente alta.
- Perdonami. - mi dice.
Perdonarlo per cosa? Per avermi ordinato senza troppi complimenti di tornare a sedere? Tesoro, se mi dai un bacio con quella bella boccuccia rosa ti perdono tutto quel che vuoi e anche di più!
Ma che succede? Perché mi guarda in quel modo? Alza una mano e mi sfiora una guancia mentre un dito scivola lieve sulle mie labbra. Oddio, quest'uomo sa leggere nel pensiero!!! Con gli occhi sbarrati per la sorpresa vedo il suo viso avvicinarsi sempre di più finché la sua bocca s'incolla alla mia ed un braccio mi circonda e mi stringe a sé con vigore. Apro la bocca per dire qualcosa (non usa presentarsi prima di passare all'azione?) ma lui non me ne lascia il tempo e subito riempie lo spazio venutosi a creare tra le mie labbra con la sua lingua morbida e bagnata. Il mio corpo reagisce automaticamente: sento il sangue invertire la sua corsa e, con un piacevole tormento, concentrarsi nella capocchia di fiammifero in mezzo alle mie gambe, che non ha nemmeno bisogno di essere strofinata per far divampare quella fiamma particolare che non sentivo più da un po' di tempo...
Tramortita da ferormoni di mezzo chilo l'uno! Ecco l'unica spiegazione del perché, io che sono sempre stata un po' ritrosa con gli estranei e che non ho avuto altro uomo oltre il mio ex ragazzo, in quel momento mi sto lasciando andare all'ardore di un perfetto sconosciuto. Lo sapevo che prima o poi la mia virtù sarebbe capitolata davanti all'ennesimo vitellozzo rivierasco. Non so se questo viene dal mare ma il crocifisso al collo ce l'ha e, come gli altri, è di bocca buona visto che si accontenta di me per soddisfare i suoi desideri.
Carpe Diem! Mi lascio guidare dal mio istinto e gli circondo il collo con le braccia, tuffando le dita tra i suoi capelli morbidi e aderendo al suo corpo possente. Lui mi stringe più forte, quasi a togliermi il respiro, e mi accarezza la schiena mentre le sue labbra scendono sul mio collo e sulle mie spalle scoperte.
- Andiamo di sopra. - mi sussurra in un orecchio. Io mi rendo vagamente conto che sto sudando copiosamente per l'emozione e che ho bisogno di una piccola rinfrescata prima di passare al secondo round.
- Solo un momento. - sospiro al suo orecchio mentre gli lambisco lievemente il lobo con la lingua.
- OK, ma non farmi aspettare troppo. -
Con riluttanza mi sciolgo dal suo abbraccio e mi infilo in bagno. Ho fretta e mi tremano troppo le mani per estrarre con calma le salviette umidificate, così rovescio tutto il contenuto della borsetta sul piano di marmo del lavabo, strappo l'adesivo dalla confezione e tiro fuori una manciata di salviette.
"Non ci posso credere… sto per andare a letto con un divo del cinema… un uomo bellissimo… non devo farlo aspettare… quella ha un vestito uguale al mio…" penso distrattamente mentre il riflesso di una ragazza appena uscita da una delle cabine attraversa con la velocità di una meteora lo specchio di fronte a me e si allontana verso la porta.

Ecco, sono pronta. Esco dal bagno con il sorriso più seducente che la mia faccia consenta e… lui non c'è! Dov'è finito??? Percorro più volte il disimpegno guardando anche dietro le porte e dentro un ripostiglio, incurante della gente che mi guarda incuriosita. Sarà in bagno?… Ma sì, certo! Mi fermo ad aspettare ma dopo dieci minuti di attesa concludo che non è neanche lì e che forse è tornato al suo tavolo.
"Ho impiegato troppo tempo… Ha cambiato idea e se n'è andato… Avrà trovato qualcuna più carina… Sarà andato via con la tipa che aveva il vestito uguale al mio, un vero modello di Armani e non questo straccetto comprato in svendita…"
Così delusa da essere sul punto di scoppiare a piangere, decido di tornare al mio tavolo. Lì mi si presenta lo spettacolo patetico e nauseante degli amici di Andrea, tutti stimati professionisti che, completamente sbronzi e mezzi nudi, stanno ballando sui tavoli. Uno si è infilato una banana nella patta dei calzoni e se ne sta in ginocchio sul tavolo agitando le anche e la banana sotto il naso di una signora che ride sguaiatamente. L'unica nota positiva è che Thomas si è addormentato con la testa appoggiata al tavolo e sta russando rumorosamente.
Disgustata passo a salutare Andrea ed i pochi rimasti nel pieno delle loro facoltà mentali e, con il morale sotto i tacchi, mi avvio verso la mia camera.

***

Il corridoio del 12° piano è rivestito di alcantara color crema punteggiato ad intervalli regolari dalle appliques che si accendono progressivamente al mio passaggio. Lo percorro lentamente, per non turbare il silenzio quasi irreale che vi regna, sfiorando distrattamente con le dita il morbido tessuto che ricopre le pareti e che mi ricorda la soffice peluria della nuca di Russell.
Russell… Russell… Russell… che cosa mi hai fatto? Fino ad un'ora fa neanche esistevi ed ora tutto mi parla di te, anche le pareti di questo hotel, anche le maniglie di ottone delle porte che mi ricordano il colore dei tuoi capelli. Sento ancora sulle labbra il tuo sapore, ti ho appena trovato e già perduto. Mi viene da piangere…
Mi fermo un attimo a guardare da un'ampia vetrata il panorama mozzafiato della città illuminata e a respirare a pieni polmoni l'aria della notte che filtra dal vetro socchiuso e mi rinfresca il viso congestionato dalle lacrime a stento trattenute.
Povera illusa, cosa speravi? Che un uomo come quello venisse a cercare proprio te? Va' a farti una doccia gelata, prenditi un sonnifero e fatti una bella dormita, poi i prossimi giorni limitati a goderti il sole di Los Angeles, fatti delle belle nuotate e torna in fretta a casa e alla realtà.

- Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, ormai non ci speravo più! -
Mi volto di scatto verso la voce alle mie spalle, verso la sagoma dell'uomo che si disegna nella luce calda e soffusa della camera dietro di lui. Russell se ne sta in piedi con una mano sulla maniglia. Ha addosso soltanto una canottiera nera abbastanza corta da rivelare sotto di essa un paio di boxer aderenti in microfibra dello stesso colore. Come volevasi dimostrare!
I miei occhi, indipendenti dalla mia volontà e ribelli ad ogni senso di decenza, corrono rapidamente lungo la sua imponente figura per concentrarsi proprio là, nel punto in cui il tessuto aderente lascia ben poco all'immaginazione. Deglutisco a fatica e con una fatica ancora maggiore riporto il mio sguardo al suo viso, ai suoi occhi socchiusi che mi scrutano in un modo così sexy da farmi sentire nuda.
Visto che me ne rimango immobile e trasognata a guardarlo, lui muove qualche passo verso di me sbirciando tutt'intorno. Nel corridoio non c'è nessuno oltre noi. Docile, passiva ed incredula lascio che mi prenda per mano e mi conduca nel salotto della sua suite. Un attimo dopo sono tra le sue braccia e assaporo con immenso piacere la sua lingua succosa che gioca con la mia. Senza smettere di baciarmi armeggia con la cerniera lampo dietro la mia schiena e in un attimo il mio vestito scivola ai nostri piedi, subito accompagnato dalle mutandine che se la svignano lungo le gambe.
"No, il reggiseno nooooooooo! Si accorgerà che sono piatta come una bambola!!!" penso con orrore quando, con una mossa che esprime tutta la sua esperienza, mi slaccia la chiusura e lancia l'indumento alle sue spalle.
Quest'uomo non finirà mai di stupirmi: non si scompone per niente nel vedere che il reggiseno imbottito nasconde un patetico nulla, anzi, ci si tuffa con un'espressione da "piatto ricco mi ci ficco" che mi lascia allibita! Ma dimmi un po', sei vero o è tutta una mia invenzione? Per paura che l'invenzione possa svanire all'improvviso, mentre mi bacia sul collo mi aggrappo con tutte le mie forze alla sua schiena immensa e gli pianto le dita nella carne. Lui geme, non so se per dolore o per piacere. Non è una fantasia: è vero, vivo, caldo ed… eccitato, molto eccitato!
Con una frenesia che non ricordavo di avere mai avuto, passo le mani sopra e sotto il morbido tessuto che gli ricopre il fondoschiena, glielo abbasso ammirando la solidità dei muscoli e meravigliandomi della morbidezza della sua pelle. Lui lascia che io prosegua l'esplorazione, anzi mi guida la mano verso il suo sesso caldo e turgido, dalla pelle fine e setosa come il tessuto che fino a poco prima lo ricopriva.
- Microfibra! - mormoro in italiano con un risolino eccitato.
- Mhhhh? - chiede lui, alzando per un istante verso il mio viso un paio d'occhi perplessi, il tutto senza senza staccare le labbra dal capezzolo che mi sta divorando.
- Niente… - ridacchio.
Lui torna ad accanirsi sulla sua preda con rinnovato vigore poi, dopo essersi accertato con un dito o due che la mia cottura sia al punto giusto, mi prende, mi solleva, mi trasporta, mi sdraia, si sdraia, mi ricopre, entra, esce, entra, esce, s'alza, s'abbassa… Quello che non fa il mio desiderio per lui lo completa la mia astinenza di quattro anni: lo stringo, lo bacio, lo accarezzo, lo mordo, lo succhio, mi alzo, m'abbasso… Alla fine di noi non rimane molto altro che un mucchietto d'ossa (le mie) e di carne (la sua) mugolanti di piacere.
- Dani… mmmhhhh… noi due dobbiamo… -
- … Tutto quel che vuoi, amore!… -
- … Litigare più spesso… se il risultato è... ahhhhh… questo … -
Litigare??? Un barlume di coscienza mi si sveglia all'improvviso. Non sono mai stata forte in matematica ma in quel caso dimostro un'arguzia fuori dal normale: faccio 2+2 e questo mi fa vedere le cose da una prospettiva ben poco piacevole: la ragazza che piangeva, quella con il vestito uguale al mio, Russell che mi sorrideva dolcemente e mi diceva "perdonami". Mi blocco all'istante.
- Ti prego… non ti fermare… non ti fermare! - geme Russell sotto di me, al culmine del piacere.
- Aspetta… aspetta un momento!!! … - gli grido in un orecchio.
- … Non ce la faccio… ohhhhhhhh … non ce la faccio più a trattenermi!… -
- Nooooo, non in quel senso!!!! IO NON SONO QUELLA CHE CREDI…! -
- … Non è il caso di farsi venire degli scrupoli. Tranquilla Dani, anche se sei stata così tro… ehm… così focosa… non penso male di te!… -
Così dicendo mi afferra e mi ribalta sul materasso continuando quello che io avevo interrotto.
A sentire pronunciare il mio nomignolo i miei dubbi si dissolvono. Ma cosa vado a pensare? Un uomo si accorge sempre se sta scambiando un'altra per la propria donna!
Ormai rassicurata chiudo fuori da me tutti i pensieri che non siano l'intenso martellare nel profondo del mio corpo ed il repentino orgasmo che mi sommerge.

Che bello stare abbracciati senza dover far altro che respirare! L'unica cosa per cui mi rimane ancora un po' di forza è accarezzargli il petto e riempirlo di piccoli baci. Siamo troppo stanchi e soddisfatti per parlare, così assorti da non badare al leggero ticchettio di un paio di tacchi sottili in rapido avvicinamento. La porta si apre di schianto.
- AH! - urlo io.
- AH! - urla lui.
- AH! - urla la ragazza appena entrata.
Appena sono in grado di ragionare mi rendo conto che per me si mette male, ma non è solo quello ciò che mi sconvolge: fissare la ragazza impietrita ai piedi del letto è come guardarmi allo specchio! Una figuretta esile, minuscola, dai capelli scoloriti, immersa in un abitino nero uguale al mio che le lascia le spalle scoperte. Anche il viso largo e con gli zigomi pronunciati è identico al mio! Potrebbe essere la mia gemella, se ne avessi una, una sosia perfetta come non avrei mai immaginato potesse esistere.
La ragazza guarda alternativamente me e Russell con le lacrime di rabbia e delusione che rapidamente le riempiono gli occhi. Devo ammettere che per un attimo provo pena per lei, almeno finché non mi rendo conto di quello che significa per me tutto quanto: sono finita a letto con l'attore solo per un incredibile equivoco!
Ma non ho tempo per pensare a questo, la necessità più immediata è trovare il modo per svignarmela prima di trovarmeli entrambi contro.
Russell si volta a guardarmi e io comincio a tremare perché già mi pare di sentire nelle orecchie il suo sibilo rabbioso tipo quello con cui ha apostrofato Tom. E invece no, i suoi occhi mostrano il sorriso che invano cerca di celare. Si gira verso la sua ragazza e scoppia in un'allegra risata:
- Due al prezzo di una! Danielle, amore, vieni anche tu! - dice tendendole le braccia.
Ecco quello che si dice fare buon viso a cattivo gioco: niente scuse o frasi scontate per riparare l'irreparabile!
A quel gesto la collera della biondina esplode. S'inginocchia sul letto e prende a tempestargli il viso e il petto di pugni urlando come un'indemoniata.
Io approfitto della situazione per sgusciare fuori dal letto, correre in salotto, recuperare il mio vestito, buttarmelo addosso in tutta fretta e schizzare fuori dalla suite.
Mi ritrovo in mezzo al corridoio con il fiato corto e le gambe che tremano, una mano piena di biancheria intima alla rinfusa e l'istinto di conservazione che mi suggerisce raggiungere in fretta la mia camera e sbarrare la porta. All'improvviso il sangue mi si gela nelle vene. La chiave!!! Nella fuga mi sono preoccupata di recuperare gli indumenti ma la chiave giace chissà dove sul pavimento della suite di Russell. Cosa fare? Dopo qualche istante di riflessione scendo alla reception.
- Mi scusi, temo di non ricordare più dove ho messo la chiave del mio appartamento. Ne ha una di scorta? -
- Ma certo, signorina! - dice l'uomo guardandomi incuriosito: devo avere davvero un aspetto sconvolto, con gli occhi fuori dalle orbite ed i capelli ancora arruffati. Lui mi allunga l'oggetto tanto agognato e mi rivolge un sorriso malizioso ed ammiccante. Uffa, cos'ha da guardarmi così? Poi mi accorgo che la mano che tengo appoggiata al banco sta stringendo inconsapevolmente un elegante paio di sandali ed un triangolo di pizzo nero facilmente identificabile… Fingo di non accorgermene, prendo la chiave ed corro a nascondermi nell'ascensore.
"Fine dei problemi!" sospiro sollevata avvertendo nella mano la rassicurante freschezza del metallo. Ma quando tutti i tentativi di aprire la porta falliscono, con orrore mi accorgo che quella non è la mia chiave, il numero indicato nel portachiavi è diverso. Mi guardo intorno con ansia e finalmente trovo la stanza a cui la chiave corrisponde: ovviamente è quella di Russell. L'uomo della reception doveva avermi scambiata per Danielle.
Mi fermo davanti alla porta e rimango in ascolto: le urla della ragazza arrivano ovattate, segno che i due stanno litigando nella camera da letto e che la porta che divide la stanza dal soggiorno è chiusa. Sarà facile introdurmi in salotto per un istante, giusto il tempo di recuperare la chiave, più facile che scendere di nuovo e dare spiegazioni al tizio della reception, dopo la figuraccia che ho fatto.
Faccia tosta, incoscienza o follia? Prima di poter ragionare sulle eventuali conseguenze, apro la porta senza far rumore e mi guardo intorno furtivamente anche se la stanza è immersa nella quasi totale oscurità, rischiarata appena da una lama di luce che filtra sotto la porta della camera da letto. Non è facile individuare la chiave senza accendere la luce, così mi inginocchio e percorro a tasto il pavimento nel punto dove teoricamente dovevo aver lasciato cadere la chiave. Nel frattempo i due piccioncini, ignari di tutto, continuano a litigare furiosamente. Sento chiaramente la voce di Danielle, un attimo colma d'ira, l'attimo dopo lamentosa, a cui fa coro quella profonda e rassicurante di Russell che cerca di calmarla.

Finalmente la mia mano si imbatte in un oggetto metallico, la chiave! Balzo in piedi esultante e corro verso la porta, ma proprio in quel momento sento le voci farsi più vicine ed il rumore metallico di una serratura che scatta. Mi tuffo dietro il divano appena in tempo: la porta della camera si apre lasciando uscire fiotti di luce ed i due fidanzatini che continuano ad urlare l'una contro l'altro. Dopo aver annunciato solennemente che sarebbe tornata a casa, Danielle gira i tacchi ed esce, lasciandosi alle spalle un gran silenzio rotto solo dai sospiri esasperati di Russell. Rimane lì qualche istante, con il capo chino ed i pugni stretti poi, dopo una sequela di imprecazioni quasi incomprensibili, si ritira in camera da letto sbattendo la porta.
Grosso respiro di sollievo. E' l'occasione buona per uscire una volta per tutte dalla suite e dalla vita di chi ci abita. Ma i guai non sono ancora finiti: mentre me ne sto con la mano sulla maniglia della porta d'ingresso, improvvisamente Russell ricompare e rimane alquanto sorpreso nel vedermi.
- Amore, sei qui! - esclama, evidentemente scambiandomi per Danielle. Noto che ha uno zigomo tumefatto ma l'espressione che sul suo viso sostituisce la sorpresa è un misto di trepidazione, speranza, sollievo e felicità, assolutamente irresistibile. E' così bello con i capelli scomposti che gli circondano il viso e quella luce negli occhi che trattengo a stento l'impulso di buttargli le braccia al collo e mangiarlo di baci. Ma è solo l'istinto di un momento perché la mia mente comincia subito una vorticosa ricerca di una via d'uscita e, tra le imbarazzanti spiegazioni del motivo della mia irruzione nella suite ed il fingermi Danielle, scelgo la seconda opzione. A dire il vero il comportamento di Russell è decisivo per la mia scelta perché senza darmi il tempo di reagire mi abbraccia e comincia a baciarmi con passione. E' incredibile quanto riesce ad essere dolce e premuroso un uomo che si sente in colpa, ed è incredibile come quell'uomo riesca ad annullare totalmente il mio buonsenso! E' così felice che la sua donna si mostri disposta a perdonarlo che non me la sento di dargli una delusione rivelandogli che non sono Danielle ma la sua sosia. Mi trovo così costretta ad accettare le sue effusioni e poco dopo mi trovo di nuovo a rotolarmi con lui nel letto, situazione a dire il vero estremamente piacevole nonostante l'ansia di essere scoperta. Il mio corpo reagisce con gioia ai suoi baci, alle carezze, al precipitoso martellare del suo cuore sul mio petto e del suo sesso dentro il mio. Io che per anni ho accettato una vita sessuale poco entusiasmante incolpando me stessa per i miei insuccessi, trovo la felicità tra le braccia di uno sconosciuto ed in una situazione non proprio rilassante. I casi della vita...
Invidio Danielle per la fortuna che ha, ammesso che lei sia in grado di apprezzarlo: ciò che è eccezionale per una donna può non esserlo per un'altra, e poi anche il piatto più prelibato alla lunga può stancare.

Russell si è addormentato tra le mie braccia con il capo appoggiato alla mia spalla. C'è qualcosa di infantile e di estremamente dolce nelle lunghe ciglia abbassate e nella bocca socchiusa. Lo ammiro per un ultimo istante poi gli depongo un lieve bacio sulla punta del naso e scivolo fuori dal letto.
Fine dell'avventura, purtroppo.
Me ne vado dalla stanza con il rimpianto di non essere stata io quella che lui voleva e facendo di tutto per convincermi a considerare ciò che di positivo c'era stato in tutta la faccenda: essere riuscita a soddisfare i desideri repressi di una giovane donna rimasta sola troppo a lungo. Dicono che chi si accontenta gode… per me è l'inverso: ho goduto, ora è venuto il momento di accontentarmi.

Esco dalla suite lanciando un ultimo sguardo malinconico al salotto immerso nell'oscurità, muovo un passo e… vado a sbattere dritta dritta contro Danielle.
- Ancora tu?! Si può sapere cosa stavi facendo ancora nella mia suite? - grida.
Non mi lascia il tempo di rispondere e attacca subito con una disinvolta sequela di insulti tra i quali capisco solo:
- Brutta puttana! Siete tutte delle puttane voi fans, sempre pronte ad infilarvi nel suo letto. Non guardate in faccia a nessuno, eh? -
E' livida di rabbia e grida come un'isterica tanto che temo voglia aggredirmi. Ma non ha fatto i conti con una sosia incazzereccia quanto lei ed in pieno struggimento amoroso, perciò per nulla propensa a comprendere lo sfogo naturale di una donna che soffre per l'infedeltà del proprio compagno. Le mollo uno schiaffone che la fa indietreggiare di paio di passi. Reggendosi la guancia alza su di me uno sguardo smarrito e a quel punto capisco che è venuto il mio momento:
- Adesso devi ascoltarmi. Non sono una puttana e non sono neanche una fan di Russell, sapevo a malapena che esistesse. Quello che è successo tra noi è frutto solo di un equivoco: lui credeva che io fossi te e io credevo che lui volesse me. Se io non ti assomigliassi lui non mi avrebbe degnata di uno sguardo. Pensaci prima di arrabbiarti, o di piangere, o di offendere me e lui: se è stato con me è perché ti ama. Se qui c'è qualcuna che avrebbe diritto di lamentarsi quella sono io, perché io l'ho avuto solo per una notte e per sbaglio, tu invece te lo terrai per molto tempo ancora! -
Danielle apre la bocca per ribattere ma un mio sguardo minaccioso la fa desistere.

- Ehi, voi due, la piantate di fare confusione? -
Ci voltiamo entrambe verso l'uomo che ha parlato e io inorridisco all'istante. THOMAS???
- Ohhhhhhhh… ci vedo doppio! - esclama lui, spalancando nella faccia sfatta per la sbronza un paio d'occhi iniettati di sangue.
- E tu che cazzo vuoi? - sbotta Danielle.
Con un ghigno da pazzoide, l'uomo sposta i suoi occhietti da me a lei quindi, probabilmente pensando che tra le due visioni quella che ha parlato sia quella reale, zompa addosso a Danielle e la trascina in camera senza darle la possibilità di reagire. La porta si chiude di schianto lasciandomi esterrefatta nel corridoio.
E adesso che faccio, mica posso lasciarla lì in balìa del bruto! Metto a tacere la vocetta che dentro di me grida "sì,... sì!" e comincio a cercare una soluzione che mi consenta di mettere al sicuro Danielle e salvare la pelle. Russell! Lui è l'unico che può aiutarmi!
Accidenti a queste camere insonorizzate! Busso alla porta fino a spellarmi le nocche e finalmente Russell appare sulla soglia con gli occhi a mezz'asta. Grattandosi la testa biascica:
- Amore, che ci fai lì? Dai, torna a letto. - così dicendo mi attira a sé e cerca di baciarmi. Prima il dovere o prima il piacere? Lo so che mi prenderete per matta ma opto subito per la prima soluzione (provate voi a passare per tre volte nella stessa notte sotto un rullo compressore come quello!).
- Non sono Danielle… lei è stata rapita da Thomas! -
- Chi? -
- Il tizio che ci ha provato con me davanti alla porta del bagno del ristorante! -
- Vuoi dire che eri tu e non Danielle? -
- Sì. -
- Anche tu stavi piangendo? -
- No! -
- Allora non eri tu! - conclude.
- Ero io, te l'assicuro. -
Russell perplesso si gratta la guancia coperta di barba. Io alzo gli occhi al cielo esasperata, avevo riposto le mie speranze in un uomo fisicamente superdotato, ma con un unico neurone sottodimensionato e attualmente in coma vigile.
- Chi se ne frega se ero io e non Danielle!… Russell svegliati! Ti sto dicendo che la tua ragazza è stata rapita! -
- Rapita? -
- Sì, Thomas è uscito dalla camera, ci ha viste entrambe… voleva vendicarsi di me ma ha preso Danielle! -
Invece di mostrare preoccupazione ed ira, sul suo viso lentamente si disegna un sorriso furbesco che mi lascia letteralmente sconcertata.
- Ma come, non vai a salvarla? -
- Credo che sia perfettamente in grado di cavarsela da sola! - dice ed indica il livido sul suo zigomo sinistro.
Scoppio a ridere. - Hai ragione. Un destro potente, la ragazzina! -
- Eh sì! -
Le nostre risate vengono bruscamente interrotte dal trambusto proveniente dalla camera di Thomas: rumore di vetri infranti, di sedie rovesciate, urla, imprecazioni. La porta si spalanca e Danielle si precipita fuori, seguita da Thomas che si copre un occhio con una mano. Pianta l'occhio rimasto in faccia a Russell e sbotta:
- Riprenditi sta stronza! Siete proprio fatti l'uno per l'altra. -
Nemmeno la paura di essere aggredita calma i bollenti spiriti di Danielle che, appena libera, mi si para davanti evidentemente pronta ad affrontare anche me, subito intercettata da un Russell così pazzescamente felice di rivedere la sua donna sana e salva da abbracciarla con impeto (mentre lancia a me uno sguardo eloquente che significa "stai tranquilla").
Thomas guarda me poi Danielle ed esclama:
- Allora sono due gemelle! -
- Chi? - chiede Russell perplesso.
- Loro! -
- Loro chi? -
- Loro due! -
- Due? Io ne vedo una sola, ed è la mia fidanzata! -
Senza lasciare Danielle, Russell posa pesantemente una delle sue manone sulla spalla dell'altro e lo fissa in viso con uno sguardo che non promette niente di buono.
- Senti, con me questi trucchetti non funzionano. Fingere di vedere una persona che non c'è non ti salverà dalla voglia che ho di ammaccarti anche l'altro occhio per aver di nuovo messo le mani addosso alla mia ragazza. Credimi, so distinguere benissimo uno schizofrenico vero da un ubriacone figlio di puttana, perciò accetta il mio consiglio di tornare nella tua camera prima che io perda la pazienza. -
Invece di lasciarsi intimorire, Thomas scatta nella mia direzione per verificare se sono veramente una visione ma Russell, fulmineo, gli sbarra la strada, lo afferra per il colletto del pigiama e lo scaraventa in camera chiudendo la porta.
- E adesso tutti a letto prima che quell'idiota torni alla carica. Buonanotte! - e se ne va lungo il corridoio spingendo Danielle davanti a sé, ma prima di chiudersi la porta alle spalle si volta e mi scocca un sorriso d'intesa.

Rimango sola nel corridoio e, mentre mi dirigo decisa verso la mia camera, noto a pochi passi dalla porta un oggetto scuro ed informe abbandonato sul pavimento. Cos'è? Mi avvicino incuriosita e lo sollevo con circospezione tenendolo con due dita. Un paio di boxer da uomo, i boxer di Russell! Dovevano essere in mezzo alla mia biancheria che avevo arraffato in fretta e furia nel momento in cui ero scappata dalla suite. Probabilmente mi erano sfuggiti di mano nell'ansia di cercare la chiave. Me li stofino dolcemente su una guancia sorridendo.
"MICROFIBRA!"


2) Coglioni si nasce...


The day after…

Mi alzo dopo una notte quasi insonne, tutta trascorsa a pensare e ripensare alla situazione pazzesca che ho vissuto solo poche ore prima, sforzandomi di concentrarmi solo sui risvolti comici per non pensare che probabilmente non riuscirò mai più ad avvicinare Russell. Certamente Danielle non lo perderà di vista un momento. Danielle… sembra uno di quei cagnolini minuscoli ma aggressivi che abbaiano a qualsiasi cosa si muove. Cinén tignén (piccoli e incazzerecci) li chiamava mio nonno che parlava solo il dialetto bolognese.
In un certo senso Danielle non la invidio perché la sua non sarà una vita semplice accanto ad un uomo di quel genere. Ma ripensando al sorriso di Russell, al suo ardore, alla dolcezza dei suoi occhi, al calore della sua voce, penso che qualsiasi sacrificio è accettabile, che per il suo amore diventa possibile mettere da parte l'amor proprio ed imparare a leccarsi le ferite in silenzio. Non so cosa farei io al suo posto, probabilmente non riuscirei a sopportare di saperlo mio solo per metà, così come non sono riuscita ad accettare una misera scappatella del mio ben più misero fidanzato. Ok, il mio fidanzato non era miliardario…

Russell, Russell, Russell, come ho fatto a non accorgermi di te prima d'ora? E come farò adesso a dimenticarti?
Ho davanti agli occhi il suo viso dolce e forte e se mi concentro ho ancora la sensazione della sua pelle sotto le mie mani.
Russell, chi sei?
Il computer che riposa sulla scrivania è una strana tentazione che non ho mai avuto prima d'ora. Aspetto che il cameriere entri a portarmi la colazione e gli chiedo:
- Lo sa usare? -
- Sì. -
- E' difficile imparare ad usare Internet? -
- No. -
- Può mostrarmi come si fa? -
Lui mi spiega rapidamente come fare le ricerche e come spostarmi all'interno delle pagine e poi mi lascia sola al mio nuovo hobby.

Croweitalia, notizie in lingua italiana… Ottimo punto di partenza!
Russell Crowe, candidato all'Oscar per A Beautiful Mind… Che strano, non sembra nemmeno lui, di persona è molto meglio!
Danielle Spencer, arrivata prepotentemente alla ribalta dopo il bacio di Crowe alla serata dei Golden Globe, è in realtà una vecchia fiamma dell'attore. Si sono conosciuti sul set di The Crossing… Era la donna delle pulizie? … film in cui impersonava una giovane donna contesa da due ragazzi
Un'attrice??? Danielle fa l'attrice??? Se fa l'attrice lei allora anch'io ho qualche speranza! Dov'è un produttore??? DATEMI UN PRODUTTORE!!!!
Russell Crowe, arrogante, attaccabrighe, sciupafemmine… Talmente sciupafemmine da essere tornato con la sua ex. Forse perchè è l'unica che non gli dà il benservito quando mette gli occhi (e le mani) addosso a qualcun altra? O forse perchè in fondo lui è, come direbbe mio nonno, "grande, grosso e pistolone" (7)? Boh, affari loro...
Messaggeria… cos'è? Entro e con il primo messaggio che clicco vengo immediatamente investita da un'immagine di Russell a grandezza naturale. Mi viene da ridere a pensare che, alla stessa distanza a cui adesso c'è questa foto, solo poche ore prima c'era lui in persona, e quello che stringevo tra le mani non era un insulso quanto ergonomico oggetto di plastica che ogni tanto sfugge al mio controllo facendomi imbestialire, ma un altrettanto ergonomico attrezzo di carne viva e pulsante che reagiva molto bene ai miei comandi.
"Cosa dicono queste? Calzino??? Tra tutte le meraviglie che ha quest'uomo queste sceme si esaltano per un calzino? Il feticismo non ha proprio limiti!" penso, senza rendermi conto che, ormai da ore, inconsciamente sto annusando i boxer di Russell...
Un momento… calzino inteso come… come…! Scoppio a ridere.
Ciccio… carino il nomignolo! Effettivamente gli si addice, è abbondante ma niente affatto male, anzi molto meglio di quei patetici palestrati di gomma che si vedono sui giornali!
Isa e Alenash se lo vogliono materassare… Ragazze, io me lo sono materassato proprio stanotte e vi posso garantire che neanche nei vostri sogni più hard potete immaginare quello che Cicciovostro è in grado di combinare!
Alla fine non resisto alla tentazione di lasciare un messaggio:
"Ciao a tutte, sono nuova. Ho scoperto Russell stanotte e non posso più farne a meno!" Twin.
"Ciao Twin, benvenuta. Come hai scoperto il nostro Ciccio?" Grace.
Adesso vi lascio di stucco, vediamo se ci credete.
"Andandoci a letto." Twin
"Oh, un russelldream! Dai ciccia, racconta!" Ely.
Grrrrrrrrr, non chiamatemi Ciccia, non lo sopporto! E poi non sono ciccia, sono secca come un'acciuga!
"Russelldream?" Twin
"Un sogno con Ciccio come protagonista" Ely.
Non ci sono cascate, come immaginavo.
"Niente di strano. L'ho incontrato in un hotel e ci siamo divertiti un po'." Twin.
"I dettagli, ciccia, i dettagli!" Angie&Lucy.
Angie&Lucy? Ma chi sono queste, due gemelle siamesi? Una con sdoppiamento di personalità? Cip & Ciop?
Ma pensa un po' che curiose, tutte ansiose di ascoltare i dettagli piccanti. Mi sa che sono capitata in un covo di maniache sessuali. Aveva ragione Danielle, non guardano in faccia a nessuno, passerebbero sul suo cadavere pur di strapparle il suo Ciccio. Be', in fondo non hanno tutti i torti!
Racconto un po' di cose fingendo che si tratti di un sogno e omettendone molte altre per decenza e rispetto nei confronti di Russell e per la mia stessa incolumità. Mi sto talmente divertendo che dimentico di pranzare e solo a pomeriggio inoltrato mi decido di uscire per concerdermi un'oretta di palestra.

Esco dalla mia camera con una voluminosa borsa sportiva a tracolla e mi avvio per il corridoio quando vedo Russell avanzare con il suo passo spavaldo. Appena si accorge di me il suo viso s'illumina di uno di quei suoi sorrisi solari a cui è impossibile resistere. Nel vederlo il mio cuore fa un balzo ed un improvviso calore mi sale al viso. Che situazione assurda rivederlo in carne ed ossa dopo aver passato ore parlando di lui davanti a fotografie su di uno schermo.
- Buongiorno! - mi grida allegramente dal fondo del corridoio.
- Non sono Danielle! - mi affretto a precisare, onde evitare altri equivoci.
- Lo so. Un attimo fa era in palestra e ci rimarrà ancora per un po'. -
Guardo la mia borsa e subito concludo che sia prudente rimandare l'ora di ginnastica al giorno dopo.
- Strana nottata, eh? - mi dice Russell.
- Sì. -
- Posso offrirti qualcosa? Un drink? O forse è meglio una cioccolata in tazza per recuperare un po' di energie? -
Sorrido alla sua espressione canagliesca. Adorabile. Quell'aria divertita, maliziosa e un po' strafottente è assolutamente adorabile.
- Ti ringrazio, mi farebbe piacere ma credo che non sia il caso, qualcuno potrebbe vederci insieme e pensare che Danielle abbia il dono dell'ubiquità. Davanti alla porta della tua suite finiresti per trovarti una bella processione non di fans che cercano te ma di disgraziati che sperano di essere miracolati. -
- Santa Danielle vergine? - così dicendo mi delizia di una risatina gutturale. - No, martire!… Effettivamente ogni tanto la strapazzo un po'. -
- Tipo la notte scorsa? - chiedo curiosa.
- Oh no, normalmente sono fedelissimo! - lo dice con un sorriso che dimostra che neanche lui crede a quello che sta dicendo. Per un istante mi balena l'idea che lui la notte scorsa sapesse benissimo di non essere a letto con la sua fidanzata…
- Posso almeno sapere il tuo nome? Dopo quello che c'è stato tra noi credo che sia il minimo! -
- Promettimi di non ridere. - rispondo.
- Promesso. -
- Mi chiamo Daniela. -
Russ sgrana gli occhioni azzurri.
- Avrei dovuto immaginarlo. - dice ridendo - E' sicuramente un segno del destino! Daniela, è stato un piacere conoscerti! -
- Oh, il piacere è stato mio, te l'assicuro! - rispondo stringendo la mano che lui mi porge e provando un guizzo di desiderio al contatto.
Ancora ridendo ci allontaniamo in direzioni opposte e per quella giornata non rivedo più né lui né la mia sosia.


Due giorni dopo la fatidica nottata…

Il cameriere bussa alla porta e guida il carrello della colazione fino al tavolino accanto al divano in cui sono comodamente seduta. Lo sguardo mi si posa sulla pila di giornali accatastati sul ripiano inferiore del carrello: sulla copertina del Sun c'è una foto di Russell accompagnata dal titolo "Nuova rissa per il Gladiatore". Pago il giornale e immediatamente parto alla ricerca dell'articolo. Mi balzano subito agli occhi una foto di Russell con lo zigomo tumefatto, catturata all'uscita dall'hotel, ed una di Tom con un vistoso occhio nero.

"Sono stato aggredito da Russell Crowe". A parlare è Thomas Freeman, 36 anni, impiegato . "L'ho incontrato nel bagno del ristorante Morgan's dell'hotel Plaza. Non ho fatto niente più che chiedergli un autografo ma lui mi ha risposto con delle oscenità. Quando ho reagito dicendo che non aveva nessun diritto di trattarmi in quel modo mi ha colpito con un pugno."

Nell'articolo c'erano anche altre foto, piuttosto scure, scattate nel corridoio davanti alla porta del bagno. In una c'ero anch'io, immortalata mentre trattenevo il braccio di Russell. La didascalia diceva:

"Danielle Spencer cerca di fermare il fidanzato Russell Crowe."

Sono disgustata, Thomas ha approfittato dell'occhio nero che gli ha fatto Danielle per vendicarsi di Russell e guadagnare un bel po' di soldi. L'avidità di quell'uomo è senza limiti! Cosa posso fare? La soluzione più immediata che mi viene in mente mi porta ad afferrare l'elenco telefonico e a cercare il numero e l'indirizzo di un quotidiano locale.
- Salve. Mi chiamo Daniela Spenzeri e vorrei parlare con qualcuno a proposito della presunta rissa descritta sul Sun… Devo venire lì?… D'accordo, arrivo. -
Salto sul primo taxi che passa ed in pochi minuti concedo la mia intervista, mi lascio scattare un paio di foto e posso tornare in hotel con la gratificante sensazione di avere aggiustato le cose. Ma per sentirmi veramente libera di vivere la mia vita ho bisogno di un'ultima cosa… Entro risoluta nel negozio di parrucchiere che c'è dentro l'hotel.
Un ragazzo dal sorriso cordiale mi viene immediatamente incontro e mi fa subito accomodare.
- Che cosa facciamo? - mi chiede.
- Non so, lei cosa mi consiglia? -
Il parrucchiere mi fissa con aria professionale attraverso lo specchio poi, dopo aver esaminato per bene il mio viso e la capigliatura scolorita, emette il verdetto:
- Questa pettinatura non le dona per niente ed i capelli biondi la spengono troppo. La pelle e gli occhi chiari hanno bisogno di contrasti e di colore per risaltare. Si fidi di me, nessuno più di un uomo può sapere cosa rende attraente una donna! -
Sorrido tra me al pensiero dell'accoppiata Russell-Danielle: lui maestoso e solare, lei scialba ed insipida. Evidentemente non tutti gli uomini hanno il dono di un senso estetico come si deve oppure Russell vede in lei qualità che vanno oltre l'aspetto fisico; se è così questo fa onore a tutti e due.
- Mi metto nelle sue mani. Faccia quello che crede. -
Un sorriso compiaciuto si allarga sul viso del giovane.
- Adoro le donne che rispondono in questo modo! Non se ne pentirà… Il suo nome? -
- Daniela. -
- Daniela. Non sei la ragazza di Russell Crowe, vero? -
- No. -
- Ottimo! Così non ho nulla da temere. - dice ridendo.

Si chiama Federico, è anche lui italiano, ha 34 anni e si è fermato a Los Angeles dopo aver girato mezzo mondo. Simpatico, non bello ma con un viso allegro e due begli occhi scuri dalle lunghe ciglia, il naso un po' a patata ed un sorriso dolcissimo e coinvolgente. Per tutte le tre ore in cui rimango nel negozio è uno scambio continuo di battute tanto che quando mi dice:
- Ecco, adesso sì che mi piaci! - quasi ci rimango male perché capisco che è venuto il momento di andarmene. Mi guardo allo specchio e mi sorprendo della mia metamorfosi. Il taglio corto è deliziosamente sfilato e alcune ciocche mi sfiorano il collo ed i lati del viso. Non più quei pesanti capelli lunghi che usavo per nascondere il viso troppo tondo, ma una pettinatura leggera e sbarazzina che mette allegria con le sue sfumature di colore che vanno dal castano all'oro e al rame.
- Ricorda però che il successo di una pettinatura dipende dallo stato d'animo di chi la porta. Sorridi e sarai irresistibile! -
Sono così felice che lo vorrei abbracciare. Lui si accorge della mia disponibilità e coglie la palla al balzo :
- Senti… stasera sei impegnata? Ti andrebbe di andare a mangiarci una pizza? Conosco un'ottima pizzeria napoletana. -
- Inviti sempre a cena le tue clienti? -
- No, solo quelle carine e simpatiche e ti assicuro che non sono molte quelle che hanno entrambe le qualità! -
- D'accordo, allora. Facciamo stasera? -
- Non chiedo di meglio! -

Ore 20. L'appuntamento con Federico è al bar dell'hotel. Lancio un'ultima occhiata allo specchio della mia camera e mi compiaccio per l'aria sexy che il mio nuovo look mi conferisce. Bella o non bella, se un parrucchiere abituato alle belle donne del jet-set mi trova carina ed un divo del cinema trova attraente la sua ragazza che è la mia copia perfetta, per me è più che sufficiente. E poi devo seguire gli insegnamenti di Federico, perciò via i jeans e gli abiti scuri e informi, via il trucco pesante con cui normalmente compenso la mancanza di colore che è più nella mia anima che nel mio corpo, via quell'aria contrita da eterna insoddisfatta che mi porto appresso da troppo tempo. Con addosso l'abitino azzurro cortissimo che ho comprato appena uscita dal parrucchiere faccio un'altra figura, più solare, più decisa, più disponibile.

Nella hall vedo Russell che fuma seduto su una poltrona, forse sta aspettando Danielle per andare a cena. Gli scodinzolo accanto guardandolo di straforo in modo altezzoso e poi lo saluto con un lieve cenno e vado oltre, dirigendomi verso il bar. Sento i suoi occhi incollati addosso ma forse è solo un'impressione dettata dal desiderio di piacergli. Giunta nel locale mi accorgo che Federico non è ancora arrivato, così mi siedo a gambe incrociate su uno sgabello a ridosso del bancone ed aspetto. Un attimo dopo vedo Russell fare capolino, guardarsi intorno e dirigersi deciso verso di me. Si appoggia al bancone e mi guarda di sottecchi.
- Nuovo look, eh? Quasi non ti riconoscevo. Stai molto bene. -
- Grazie. Volevo evitare di essere di nuovo scambiata per Danielle. -
Lui si volta in modo da guardarmi dritto in viso.
- E' stata una cosa proprio così sgradevole? -
Io arrossisco violentemente non tanto per la frase quanto per il calore dello sguardo che mi rivolge. Resisto all'impulso di abbassare gli occhi e lo guardo a lungo, un po' sfrontatamente, scoprendo piccoli dettagli che mi erano sfuggiti, tipo le due macchioline scure che punteggiano l'intenso verde-azzurro delle sue iridi, il lieve strabismo, le rughe d'espressione e i nei che rendono irregolare la sua pelle, tutti piccoli difetti che me lo rendono ancora più desiderabile perché più umano e reale. Lui contraccambia senza alcun pudore ed i suoi occhi, sfacciati, mi si piantano nella scollatura e poi scendono soffermandosi sulle mie cosce abbondantemente scoperte. Lo so che mi sta mettendo alla prova, vuole vedere dove riesco ad arrivare. Voglio vederlo anch'io...
Lo sguardo mi scivola lungo il suo collo nello stesso modo in cui aveva fatto la mia lingua alcune notti prima e si concentra sulla peluria del petto che si intravede dalla camicia di jeans sbottonata. Lo vedo socchiudere la bocca, gli sfugge un lieve sospiro, mi desidera, lo so, lo sento, lo leggo nei suoi occhi che mi fissano le labbra, e questa volta sono io e non Danielle, è me che sta guardando come se volesse divorarmi. Se fossimo entrambi liberi da impegni so già come andrebbe a finire…
- No, non è stata affatto sgradevole ma sarebbe stata ancora meglio se tu l'avessi fatto con me e non con Danielle. Sai cosa intendo… -
Lui sbuffa una boccata di fumo e mi osserva con gli occhi socchiusi.
- Sì. Però sei stata tu a farmi godere e questo non lo dimentico. - dice con una voce roca e maledettamente sensuale.
Non so se sentirmi sollevata o irritata quando una figuretta minuscola, con il viso seminascosto dai capelli schiariti, compare sulla soglia del bar.
- C'è Danielle, devo andare. -
Non mi saluta ma mi lancia uno sguardo eloquente e mi lascia lì, in preda ad una emozione così violenta da farmi tremare come una foglia. Per fortuna di lì a poco arriva Federico che, con la sua allegria innocua, mette fine ai miei turbamenti.

La mattina successiva

Sono quasi pronta per uscire quando sento bussare alla porta. Apro e mi ritrovo davanti Danielle e Russell, lui con la solita aria da adorabile canaglia, lei con un'espressione indisponente.
- Ciao Daniela, io e Dani vorremmo parlarti. -
- Ditemi. - rispondo con esitazione.
- Possiamo entrare? -
Alla vista del giornale piegato che Russell tiene in mano, il sangue mi si ghiaccia nelle vene. E' il momento della verità.
- P… prego. - rispondo.
I due si accomodano sul divano e io mi siedo rigidamente sulla poltrona di fronte. Russell mi porge il giornale e subito un titolo attira la mia attenzione:

"Russell l'ha fatto solo per proteggermi"

Comincio subito a leggere e rimango di stucco:

Dopo la pubblicazione da parte del Sun della notizia della presunta rissa provocata da Russell Crowe alcune sere fa all'hotel Plaza, Danielle Spencer, la fidanzata dell'attore, ha rilasciato al nostro giornale un'intervista esclusiva in cui chiarisce l'accaduto.
D.S.: "Non c'è nulla di vero nelle dichiarazioni di Thomas Freeman al Sun. Quell'uomo mi ha importunata per tutta la sera. Quando sono uscita dal bagno del ristorante, approfittando della luce scarsa che c'è nel corridoio Freeman ha cominciato a molestarmi in maniera pesante. Per fortuna è intervenuto Russell che ha visto la scena. C'è stato un diverbio tra i due ma nient'altro, non sono arrivati alle mani e, quando Freeman è tornato al tavolo, in viso non aveva alcun segno. Questa cosa è facilmente verificabile chiedendo al personale del ristorante. Non so come si sia procurato l'occhio nero che si nota sulla foto pubblicata dal Sun, ma quello che è certo è che non è stato Russell a farglielo."
A.B.: Ma anche Crowe il giorno dopo aveva dei lividi in viso.
D.S.: "Sì, ma non sono una conseguenza del diverbio con Mr. Freeman. Sono questioni personali di tutt'altra natura di cui non voglio e non posso parlare."

- E' opera tua, vero? - mi chiede Russell.
- Io… io avevo rilasciato l'intervista a mio nome! Non avevo nessuna intenzione di usare l'identità di Danielle, te lo giuro! Non è colpa mia se mi chiamo Daniela Spenzeri e se sono praticamente uguale a lei! -
- Daniela Spenzeri? - chiede Russell con la sua pronuncia australiana.
- Sì, guarda. - e gli porgo i miei documenti. Russell butta una rapida occhiata e scoppia a ridere.
- Incredibile! -
Danielle non si scompone e rimane a guardarmi con un'espressione a metà strada tra il torvo, lo seccato e l'annoiato. Non capisco proprio come abbia fatto Russell a scambiarmi per lei: anche se i nostri lineamenti sono molto simili io sono una persona gioviale e credo che questo me lo si legga in viso.
- Non ti preoccupare, non siamo qui per rimproverarti ma per ringraziarti. La mia reputazione è in gran parte costruita dai giornali… -
- Quale reputazione? -
- Quella di attaccabrighe violento. - precisa con un tono un po' sorpreso.
- Ah già! Lo sei veramente? -
- Non dico di essere un agnellino, ma molte delle notizie che mi riguardano sono messe in giro da ciarlatani o da pezzi di merda come Thomas che cercano di approfittare delle situazioni. Apprezzo tantissimo il tuo gesto perché non succede quasi mai che persone a conoscenza della realtà vadano a riferire ai giornali la loro versione dei fatti. -
- Era il minimo che potessi fare. Sei finito in questa brutta storia a causa mia, mi sono sentita in debito. -
- Posso chiederti di essere molto discreta su quello che è successo l'altra notte?- così dicendo estrae dalla tasca della camicia un informe pacchetto di carta ed una penna, poi si allunga sul tavolino, distende il pacchetto che si rivela un libretto degli assegni, e si prepara a scrivere.
- Che stai facendo? - gli chiedo.
- Un piccolo contributo alla tua riservatezza. -
Gli fermo la mano dicendo: - No, non è necessario. - (quando si dice che coglioni si nasce...)
- Daniela… -
- Credi che sia così stupida da farmi prendere per pazza raccontando che sono finita a letto con te perché sono identica alla tua ragazza? -
A quelle parole l'espressione assente di Danielle si illumina vagamente di una luce sinistra. Invece di preoccuparmi rincaro la dose:
- Tu non mi devi niente. Intanto conoscerti è stato un vero piacere… - lo dico con un tono malizioso che per un attimo sveglia la dolce Dani dalla sua apatia e la mette sul sentiero di guerra - … Non ero una tua fan, sai? Avevo solo visto un paio di tue foto in una rivista. Non pensavo fossi così dotato… - mi soffermo un attimo ad osservare la reazione della ragazza e poi, soddisfatta, preciso: - … come attore, intendo! - Russell trattiene a stento la risata che gli illumina gli occhi e io continuo: - E poi sono io che devo ringraziarti per l'altra notte, è stato veramente meraviglioso! Tu non lo sai ma mi hai dato molto più di quanto immagini. -
Non so perché mi sto comportando in questo modo e cerco in tutti i modi di infierire su Danielle, in fondo lei non mi ha fatto niente. Dovrei cercare di capirla, di compatirla, e invece non riesco in nessun modo a farmela piacere. Sarà perché non riesco ad accettare che ci sia qualcuno uguale a me, soprattutto se questo qualcuno ha la fortuna di stare con un uomo terribilmente seducente, uno di quei tipi che io non ho mai nemmeno osato sognare. Malgrado l'antipatia istintiva non ho nessun diritto di metterla a disagio, in fondo la sua fortuna è anche un fardello pesante: povera Danielle, costretta a combattere ogni giorno per difendere il suo amore da tutte le insidie che ogni altra donna costituisce! Io invece sono libera (o forse dovrei dire "sola"?) ed un'unica notte con un uomo da sogno non cambia la mia situazione, Danielle non mi toglie niente. La guardo e con il lieve sorriso bonario che mi sforzo di mostrare, ritrovo me stessa, l'ingenua Daniela incapace di serbare rancore. Lei mi restituisce un sorriso mesto, ancora sulla difensiva ma privo del solito astio e così tra di noi compare una parvenza di pace.
- Ragazzi, io domani torno a casa perciò vorrei salutarvi, nel caso non ci vedessimo più. -
Ci stringiamo la mano e per un attimo mi abbandono all'avvolgente calore dello sguardo che Russell mi rivolge e che continuo a sentire addosso anche quando i due se ne sono andati.

Mi hai dato più di quanto immagini, cioè una nuova consapevolezza di me stessa e delle mie possibilità, un regalo che mi porterò dentro per molto, molto tempo.

Chiusa la parentesi mondana dedico la giornata a mio fratello e la sera a Federico. E' veramente un peccato che tra di noi ci siano migliaia e migliaia di chilometri perché con lui sto bene. Ironia della sorte, dopo aver per anni cercato l'uomo giusto vicino a casa (e non si può certo dire che abbia delle grosse pretese!) lo trovo dall'altra parte dell'oceano. Ci salutiamo con un po' di rimpianto e la promessa di tenerci in contatto ma entrambi sappiamo che questo non avverrà. Sto proprio pensando a lui mentre faccio le valige. Sento bussare alla porta, apro e il cameriere mi piazza sotto il naso un cestino di vimini su cui è adagiata una rosa rossa. Il cuore comincia a battermi all'impazzata e il dolce sorriso di Federico per un momento mi balena davanti agli occhi. Che carino è stato a salutarmi in questo modo!
Ma cosa c'è sul fondo? Tolgo la rosa aspirando avidamente il suo profumo e scopro il contenuto: tra cioccolatini di ogni tipo e forma ed un mazzo di peperoncini rossi sbuca un biglietto.

"Dolce, piccante e profumata… Nessun errore è mai stato così piacevole!
Russell"

FINE


(1)Venere della Bassa: la "Bassa" è la parte della pianura emiliana che scende verso il Po. L'altitudine diminuisce fino ad essere di pochi metri sul livello del mare. La zona da cui la protagonista proviene è di soli 21 mt. sul livello del mare (contro i 42 di Bologna e i 34 di Modena). Da qui il nome...

(2) Q.I.: quoziente di intelligenza.

(3) Camposanto: la località esiste davvero ed è ufficialmente in provincia di Modena, ma praticamente sul confine con la provincia di Bologna e a pochi km da quella di Ferrara.

(4) Pinarella: località della Riviera Romagnola nei pressi della più rinomata, mondana e modaiola Milano Marittima.

(5) Vitellozzo rivierasco pelo-e-oro: per correttezza voglio precisare che il termine non è mio ma lo usava frequentemente una ragazza di Pinarella che ho conosciuto un po' di tempo fa. Trovo che esprima perfettamente il concetto, perciò gliel'ho rubato...

(6) Maraglio: tamarro.

(7) Pistolone: inteso come "coglione" e non come individuo anatomicamente molto dotato, tantomeno come emulo di John Wayne...

 

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