Le Fan Fiction di croweitalia

titolo: Una come tante (seconda parte)
autrice: Kya
e-mail: lychee@tin.it
data di edizione: 15 ottobre 2001
argomento della storia: Una ragazza comune e un giovane attore… dagli esordi alla fama internazionale
riassunto breve: Come certi incontri cambiano la vita… (Ogni riferimento a fatti e personaggi (eccetto uno!) è puramente casuale)
lettura vietata ai minori di anni: 

 

Una come tante

 

Seconda parte. 
3 - Vita sul set


Disertai le lezioni del mattino per andare a cercare una copisteria che mi facesse delle belle riproduzioni dei miei disegni. Non fu un lavoro facile perché le copie normalmente perdevano le sfumature più chiare, quindi dovetti girare mezza città prima che il risultato fosse sufficientemente buono. Le copie su cartoncino ruvido sembravano delle vere e proprie stampe, come spesso se ne vedono appese ai muri nelle eleganti sale d'aspetto dei dentisti.
Soddisfatta raggiunsi il set e mi appoggiai ad una delle transenne, aspettando che qualcuno del servizio d'ordine si fermasse nei paraggi. Dopo pochi minuti un ragazzo comparve a pochi passi da me. Gli feci cenno di avvicinarsi e gli dissi che avevo qualcosa da consegnare a Mr.Crowe. Mi disse che in quel momento era impegnato e che avrei potuto dare a lui. lo fui irremovibile, dovevo assolutamente vederlo, non mi importava quanto tempo avrei dovuto aspettare.
- Vedo cosa posso fare. - mi rispose il ragazzo e sparì dall'altro lato dell'hangar. Passò un'ora e mezza prima di vederlo tornare.
- Vieni. - mi disse.
Il cuore mi sobbalzò in gola, mentre attraversavo la barriera. Appena svoltato l'angolo vidi Russell che discuteva animatamente con il regista. Pensai che non fosse proprio il momento giusto per farmi vedere, ma non appena si accorse di me il suo viso si rischiarò. Lanciò un'occhiata torva al regista poi si allontanò da lui e mi raggiunse.
- Sono capitata in un momento poco opportuno? - dissi guardandolo in viso. Rasato e con i capelli folti, quasi biondi, che gli ricadevano sulla fronte sembrava un ragazzino.
- No. Ehi, non mi dire che hai già i disegni! - mi disse allegramente.
- Sì. - 
Lui sbirciò nella busta che gli avevo consegnato e mi rivolse un sorriso compiaciuto.
- Greenwald, vieni a vedere! - gridò al regista.
Dopo aver visto i disegni, l'uomo mi guardò meravigliato.
- Hai mai disegnato story-board? -
- Purtroppo no. Mi piacerebbe molto lavorare nel cinema, ma non saprei a chi rivolgermi. Sto anche studiando scenografia... suppongo che non sia facile entrare in questo ambiente. -
- Qualcosa si può fare... - detto questo spedì il ragazzo che mi aveva accompagnata a cercare lo scenografo. Io non riuscivo a credere di essere così fortunata.

Sam aveva una cinquantina d'anni e una faccia simpatica. Mi strinse cordialmente la mano e mi portò in giro per il set, illustrandomi tutti i lavori che erano stati fatti. Grazie al suo buon cuore, pochi giorni dopo avevo libero accesso al set. Mi era stato dato anche un pass per poter entrare senza problemi. In breve tempo anche la troupe si era abituò a vedermi. Ero la "ficcanaso ufficiale", come Sam mi aveva affettuosamente battezzata. Ogni tanto mi assegnava qualche lavoretto, facendomi collaborare con i decoratori e i carpentieri. Mi divertivo e imparavo più che alle lezioni del mattino, in più dalla mia posizione potevo vedere ogni aspetto della realizzazione del film ed assistere alle riprese. Era veramente una grande opportunità. 
Essere presente durante le riprese però mi causava qualche piccolo problema emotivo: non riuscivo a sopportare di vedere Russell girare per giornate intere le credibilissime scene d'amore con la co-protagonista. Di lì a poco una disastrosa gelosia cominciò a turbare la mia gioia. Non potevo impedirmi di pensare che tra loro ci fosse qualcosa di più del normale rapporto professionale: i due erano fin troppo affiatati. In fondo era naturale che fosse così: lei era bellissima. Quale uomo poteva dirsi immune da un viso splendido ed un fisico mozzafiato come il suo? 
Per tormentarmi ancora provai a chiedere informazioni alle parrucchiere e alle truccatrici che erano solite riunirsi a spettegolare sotto un albero durante le pause della lavorazione.
- Ma tesoro, non sai che il bel Russ è il gallo del pollaio? È stato a letto praticamente con tutte da quando è arrivato qui! - Una simile risposta non fece che peggiorare il mio stato d'animo.
Per un po' rimasi ad ascoltare le prodezze sessuali dell'oggetto del mio desiderio, raccontate con dovizia di particolari da una delle costumiste, a cui fecero seguito i racconti di quasi tutte le altre presenti, inframmezzati da risate sguaiate e commenti volgari.
Disgustata e forse anche invidiosa perché ero una delle poche, se non l'unica, con cui Russ non ci aveva provato, mi allontanai cercando un altro albero sotto cui sedermi. Poco dopo vidi Russell uscire dal suo camper e fermarsi a chiacchierare con uno della troupe.
Era fin troppo sexy con addosso una canottiera bianca aderente che mostrava senza reticenze le spalle ampie e la schiena muscolosa. I pantaloni di tessuto leggero mettevano in risalto un fondoschiena da urlo... Afferrai la matita che avevo appena temperato e cominciai a disegnare furiosamente.
Lui si voltò e mi vide in disparte sotto l'albero, con le altre donne ululanti sullo sfondo. Appena mi accorsi che si stava dirigendo verso di me nascosi precipitosamente il disegno. Mi si sedette accanto e indicò le donne dietro di noi.
- Parlano di sesso, eh?-
- Già. Del tuo. - 
Lui ridacchiò - Tu che ne pensi? -
- Ognuno ha diritto di usare il proprio talento, se ne ha uno. - 
Lui aggrottò le sopracciglia e la sua espressione divenne cupa, probabilmente aveva sentito nella mia frase un tono di rimprovero e un sarcasmo di cui io non avevo l'intenzione (oppure sì?). Sperai che non mi facesse una delle sue solite piazzate davanti a tutti, e invece si limitò a dirmi, un po' irritato:
- Mi stai giudicando? -
- Sei stato tu a chiedermi che ne pensavo. Non fraintendermi, Russ, non sto facendo la moralista. lo sono brava a disegnare, tu a fare l'amore. Che male c'è in questo? - gli dissi dolcemente.
Lui parve rilassarsi. - Lo so cosa dicono di me, comunque neanche la metà di quello che raccontano è vero. -
- Non sei tenuto a darmi una spiegazione. Ripeto, non ti sto giudicando. -
Perché voleva che io sapessi la verità? Cosa gli importava di me? Ero solo una come tante.
- E tu perché non sei con loro? - mi chiese - Sarai esclusa se non riderai alle loro battute. -
- lo non ho niente da raccontare. - dissi semplicemente.
Lui mi guardò negli occhi con uno sguardo così sexy da farmi arrossire fino alla radice dei capelli.
- Oh, per questo possiamo facilmente rimediare... - mi disse con un sorriso sornione.
Non ero abituata a trattare con uomini di quel tipo, mi mettevano in imbarazzo, mi facevano sentire inadeguata e goffa. I miei precedenti ragazzi erano sempre stati timidi ed impacciati almeno quanto me. Mi chiesi che cosa avrei fatto se Russell avesse messo in pratica quello che mi aveva appena detto. Probabilmente sarei scappata a gambe levate nonostante l'attrazione che provavo per lui. Comunque potevo stare tranquilla, aveva solo scherzato, ero certa che si stesse semplicemente divertendo a mettermi in imbarazzo. Gli uomini affascinanti cercano la compagnia di donne belle e disinibite quanto loro, non di ragazze acqua e sapone dal viso virginale e gli occhi perennemente abbassati.



4- Dopo l'esame

Mancavano tre giorni all'esame finale del corso e nelle ultime due settimane non avevo studiato quasi nulla, decisi perciò di trascorrere gli ultimi giorni lontano dal set, cercando di recuperare il tempo perduto. Per fortuna gli insegnamenti di Sam mi erano stati di grande aiuto.
Mi buttai a capofitto nello studio, sforzandomi di non pensare al viso di Russell che mi compariva davanti nei momenti più impensati. Studio e innamoramento non sono mai andati d'accordo, lo sapevo perfettamente dai tempi del liceo, ma ora non potevo lasciare che i sentimenti per una persona che non mi contraccambiava mi distogliessero dallo scopo che mi ero prefissa. Avevo investito gran parte del denaro guadagnato in due anni di lavoro per mantenermi a Los Angeles sei mesi senza lavorare, per pagare l'affitto dell'appartamento e la retta del corso. Non potevo fallire!
Riuscii a sopravvivere dormendo solo tre ore per notte.
Durante l'esame, mentre rispondevo alle domande che mi venivano rivolte, la cosa che mi premeva di più era liberarmi alla svelta per tornare sul set. Pensai che dovevo essere impazzita!

Arrivai nel primo pomeriggio. Non vedevo Russell da tre giorni e fu una gioia vederlo corrermi incontro e sentirlo tempestarmi di domande.
Finalmente ero libera di passare tutte le mie giornate sul set. Avevo persino posticipato di un mese la mia partenza per la Francia per poter rimanere fino alla fine delle riprese.
Al pomeriggio l'adrenalina che mi aveva sostenuto i giorni precedenti cominciò ad abbandonarmi. Ero sfinita ma volevo a tutti i costi assistere alle riprese della sera.
Già all'ora di cena non mi reggevo in piedi e il primo ciak era previsto non prima delle dieci! Russell mi passò accanto e si accorse del mio pallore.
- Ehi, non stai bene? -
- Sono solo molto stanca. -
- Vai a casa. -
- No, voglio vederti recitare. Adesso mi passa. - Lui mi guardò poco convinto, vedendomi barcollare.
- Vai a dormire nel mio camper. - Lo guardai allarmata.
- No... no... mi siedo un attimo, Ok? Mi siedo qui... starò bene... -
Lo sentii sospirare esasperato, poi improvvisamente il mondo si ribaltò e mi trovai piegata in due su una sua spalla, con la testa a penzoloni ed i capelli che sfioravano il suolo. Sentivo le risate dei presenti allontanarsi mentre Russ mi portava verso il suo camper, trasportandomi come se fossi completamente priva di peso. lo non avevo nemmeno la forza di protestare.
Lui mi scaricò sul letto.
- Adesso dormi! - mi intimò.
lo balbettai qualcosa e feci per alzarmi, ma lui mi guardò con gli occhi che mandavano lampi.
- Non ti azzardare ad alzarti. Ti ho detto di dormire! -
- Non voglio dormire, voglio assistere alle riprese... - parlavo come una bambina petulante e capricciosa.
- Sei testarda come... come me! Ti verrò a chiamare io quando saremo pronti per girare. Se hai bisogno di farti una doccia, in quella borsa ci sono degli asciugamani puliti e nell'altra delle magliette. -
Aspettai di vederlo uscire e accettai il suo suggerimento. Dopo la doccia indossai una delle sue magliette, così grande da arrivarmi a metà coscia, poi mi stesi sul letto.
Nel sentire l'odore conturbante che veniva dalle lenzuola, la mia mente si perse in fantasticherie. Abbracciai il cuscino affondandoci il viso come se fosse stato il petto di Russ e rapidamente scivolai nel sonno.

Mi svegliai di soprassalto sentendo dei movimenti all'interno del camper.
- Chi c'è?-
- Claire, sono io... - la voce profonda di Russell risuonò nel buio.
- E' ora? - Lui rise.
- No, le riprese sono finite. È l'una. -
- Ma mi avevi promesso... -
- Sono venuto per svegliarti, ma dormivi così profondamente! Ti ho chiamata ma non hai risposto, quindi ho preferito lasciarti dormire. - Così dicendo accese una lampadina che diffuse una luce fioca all'interno della cabina.
Mi alzai a sedere cercando di coprirmi le gambe che la maglietta lasciava abbondantemente scoperte. I miei capelli, liberati dal fermaglio che li teneva sempre raccolti, mi si sparsero sulle spalle e lungo la schiena.
Feci di tutto per ignorare lo sguardo brillante di Russell che mi percorreva dalla testa ai piedi.
- Vado a casa. - dissi.
- Non è necessario. -
- Torni in albergo? -
- No, domattina giriamo presto. -
- Vedi? Allora devo tornare a casa. - dissi buttando giù le gambe dal letto.
- Ti sei appena svegliata, non è prudente guidare in queste condizioni. - 
Sbuffai. - Mi sembra di sentire mia madre. Devi proprio sempre dirmi cosa è meglio per me? -
- ...se non ci arrivi da sola! Su quel letto c'è posto per tutti e due. - 
lo strabuzzai gli occhi. - Ti diverte mettermi in imbarazzo, vero? Lo fai sempre! - 
Invece di rispondermi scoppiò in una risata, poi aggiunse: 
- Puoi stare tranquilla, non ti tocco. Sono troppo stanco. - così dicendo si sfilò la maglietta e si calò i jeans rimanendo in boxer. Il suo corpo illuminato si stagliava sullo sfondo buio mentre la lampadina creava giochi di luce ed ombra sui suoi muscoli scolpiti e sul viso circondato dall'alone luminoso dei capelli dorati. Del colore dei suoi occhi rimaneva una sottile striscia azzurra attorno alle pupille scintillanti, dilatate per la luce scarsa. Era bello da togliere il fiato!
- Sembri un Caravaggio. - il pensiero mi sfuggì di bocca prima che me ne rendessi conto. Lui mi rivolse un sorriso dolcissimo.
- E tu la Primavera del Botticelli. Dai, fammi posto! - Mi spostai verso il fondo del camper e lui, dopo aver spento la luce, mi si coricò a fianco. Dopo pochi istanti era già addormentato, lasciandomi nel buio a spiare il suo respiro profondo e regolare che si mescolava ai battiti furiosi del mio cuore.
La situazione era assurda: mi trovavo a letto con uomo che desideravo alla follia, un noto stallone mezzo nudo... e lui dormiva! Non sapevo se esserne contenta o offesa. Nel buio mi tornò alla mente il suo splendido corpo. Quanto avrei voluto percorrere con le mani e con le labbra ogni centimetro di quella pelle levigata che avevo a portata di mano! Mentre meditavo sul da farsi scivolai nuovamente nel sonno.

Mi svegliai quando il sole era già alto. Russell se n'era andato senza che io l'avessi sentito alzarsi. Mi infilai i pantaloncini ma tenni la maglietta di Russ, annodandola in cintura perché era troppo lunga. Appena uscita dal camper incrociai una delle parrucchiere che mi rivolse un sorriso allusivo dicendo:
- Adesso hai anche tu qualcosa da raccontare...! -
Lasciai che pensasse ciò che voleva. Anche se avessi avuto veramente qualcosa da raccontare non l'avrei sicuramente raccontato né a lei né alle sue amiche pettegole.
Mi sedetti sul prato attorcigliandomi i capelli prima di fissarli in cima alla testa.
- Lasciali sciolti! - Mi voltai ed incrociai lo sguardo sorridente di Russell. Mi si sedette accanto porgendomi un piatto di uova al becon.
- La colazione, amore. Devi rimetterti in forze dopo stanotte... -
Molto divertente! Pensai seccata. Non riuscivo a capire se mi stava prendendo in giro come al solito o se se si stava semplicemente prendendo gioco delle due donne che stavano passando, attente a non lasciarsi scappare nulla della scena.
Mentre mangiavo lui mi tolse il fermaglio dai capelli e passò teneramente le dita tra le ciocche. Guardando Russ mi accorsi che non c'era malizia nel suo sguardo, era stato semplicemente un gesto affettuoso.
- Smettila, stanno cominciando a fare insinuazioni. - mormorai.
- E dai, stai al gioco! In fondo cos'hai da perdere? Perderai la tua reputazione di brava ragazza ma ci guadagnerai in immagine. -
Non ci tenevo ad avere quel tipo di immagine, preferivo mantenere la mia fama di somma imbranata piuttosto che essere aggiunta alla sua collezione di prede di una notte senza che tra noi fosse successo niente.
- Senti, stai con me stanotte?- lo sbarrai gli occhi e ci mancò poco che mi strozzassi con le uova. Lui continuò con noncuranza:
- Se ci sarai tu con me avrò la certezza che nessuna di quelle mi verrà a cercare e potrò finalmente dormire in pace una notte intera. - La frase mi colpì come una pugnalata alle spalle. Ora avevo la certezza di quello che lui pensava di me: non ero in grado di fargli delle avances oppure non ero abbastanza attraente da costituire una tentazione per lui, con me al fianco niente avrebbe turbato il suo sonno! Avrei voluto dimostrargli che si sbagliava, che anche una ragazza dal viso innocente sapeva darsi da fare, in fondo non ero inesperta ma, temendo il confronto con le altre donne che aveva avuto, lasciai perdere.
Non potendo far finta di non essere offesa lo piantai in asso. Non venne a scusarsi. Forse non si era nemmeno accorto di avermi fatta soffrire. Probabilmente ero un'attrice migliore di lui. Lui non sapeva fingere, non interpretava i suoi personaggi ma li viveva, lo invece mi stampavo in faccia una maschera d'indifferenza e non reagivo mai. La dolce e remissiva Claire...

5 - Fine del sogno
Era impossibile continuare ad avercela con lui quando mi raggiungeva durante le pause di lavorazione e mi faceva ridere con qualche cavolata. Chissà perché passava tanto tempo con me. Probabilmente perché ero inoffensiva e non gli chiedevo nulla... Doveva essere faticoso essere sempre all'altezza delle aspettative di tutte le donne che gli circolavano attorno.
Non ero più stata nel suo camper. Dopo quello che mi aveva detto non mi importava più di sapere che andava a letto con una diversa tutte le notti, non mi importava più niente di lui.
Eppure non riuscivo a rimanere impassibile quando lo trovavo appoggiato ad un albero a fissarmi mentre disegnavo. Arrossivo e non potevo impedirmi di sorridere.
Dovevo sopportare ancora una sera di tormento e poi sarebbe tutto finito. A casa mi sarei trovata un bravo ragazzo e Russell sarebbe finito nel dimenticatoio. Mentivo a me stessa mentre mi preparavo per la cena di addio spazzolando i capelli che avrei tenuti sciolti, proprio come piacevano a lui...

La serata fu indimenticabile. Ero seduta vicino a Sam e ridevo alle sue battute, sforzandomi di non pensare che l'indomani non avrei più avuto un paio di intensi occhi verde-azzurri in cui perdermi.
Terminata la cena qualcuno tra i fonici approfittò dell'impianto per mettere della musica. lo mi fermai con Sam a guardare gli altri dimenarsi a ritmo della disco. Improvvisamente mi sentii afferrare da dietro e trascinare verso la zona dove gli altri stavano ballando, proprio nel momento in cui la musica cambiava... Oddio, un lento no!!! Pensai inorridita. Russ mi lanciò uno sguardo sornione e mi sussurrò sorridendo:
- Mi hanno letto nel pensiero! - e mi cinse la vita. lo mi trovai improvvisamente schiacciata contro di lui e dovetti ammettere che la sensazione del suo corpo solido e caldo che aderiva al mio era tutt'altro che spiacevole. Gli passai timidamente le braccia attorno alle spalle sfiorando la pelle liscia e calda della nuca e trattenendo a stento l'impulso di passargli le dita tra i capelli. Avvertivo chiaramente il calore delle sue mani sulla schiena, il suo alito fra i miei capelli e il leggero pizzicore della barba di un paio di giorni contro la tempia. Chiusi gli occhi sopraffatta dall'emozione. 
- Avanti, rilassati, non ti mangio... - mi sussurrò nell'orecchio, avvertendo il mio disagio. Cercai di fare come mi aveva detto, conscia che se mi fossi abbandonata del tutto avrei perso completamente il controllo di me stessa. Gli appoggiai il capo sulla spalla e fu in quel momento che mi resi conto che non stavamo più ballando e che quello era solo un abbraccio, niente di più. Attesi fremendo un bacio che però non arrivò, e la cosa mi fece pensare che ancora una volta mi ero fatta ingannare da inutili illusioni.
La musica finì troppo presto e il brusio di un centinaio di voci che si confondevano mi fece tornare rapidamente alla realtà. Alzai il viso a guardare Russell che aveva un'espressione strana, indecifrabile. Mi prese per mano dicendo:
- Vieni, andiamo a salutare gli altri. -
C'erano così tante mani da stringere, guance da baciare e persone da abbracciare! Mi chiesi come avrei fatto i giorni successivi senza il calore di quella grande famiglia.
In quel momento sentii Russell esprimere la mia stessa emozione. La sua voce era solo un sussurro, come se stesse riflettendo a voce alta:
- E' la prima volta che mi dispiace abbandonare un set. - Si accorse che lo stavo guardando e sorrise, ma quel sorriso non bastò a rischiarare i suoi occhi tristi.
- Che farai i prossimi giorni? - mi chiese.
- Torno a casa. Ho già il volo prenotato. -
- Torni subito al lavoro?
- No. A settembre mi trasferirò a Parigi. Sono stata assunta nello studio di Paul Lémoire. - Lui sgranò gli occhi.
- Lémoire? Complimenti! È uno studio prestigioso. -
- Sì. Ancora non riesco a crederci. Sono stata ad un colloquio quasi un anno fa. Non avrei mai immaginato che mi avrebbero presa. L'ho saputo solo ieri -
- E' una bella opportunità. -
- E' vero. -
- E prima di partire che farai? -
- Suppongo che mi ritirerò sulla mia scogliera a disegnare, poi ho bisogno di stare un po' di tempo con i miei genitori. Non li vedo da sei mesi. -
- C'è qualcuno che ti aspetta a casa? Hai un ragazzo? - il tono era neutro, casuale.
- No, e tra poco comincerò una nuova vita a Parigi. Non credo alle relazioni a distanza, ho bisogno di una uomo che mi stia vicino, che io possa vedere, toccare... - Lui annuiva con un'espressione triste stampata sul viso.
- Ho perso una ragazza che amavo moltissimo per questo. E' il prezzo del mio lavoro: niente amore, non posso permettermelo, almeno non adesso. - si guardò intorno sospirando. - Forse un giorno cambierò vita, dipende da chi incontrerò. Potrei anche decidere di abbandonare il lavoro e dedicarmi esclusivamente alla mia famiglia. -
- E' bello da parte tua, ma per noi che ti seguiamo sarebbe un vero peccato non vederti più. -
- Non vi preoccupate, ho intenzione di essere visibile fino alla nausea! Tre film all'anno... non ne potrete più di me, vedrai! - disse ridendo.

La gente si avviava lentamente verso gli autobus che erano già in moto. Russ sospirò.
- Claire, la festa è finita, devo andare. Ho solo tre ore di tempo per raccogliere le mie cose in albergo e correre all'aeroporto. Mi ha fatto piacere conoscerti. - Mentre guardavo la sua espressione malinconica mi sentivo così male! Riuscii a malapena a trovare un po' di fiato per chiedergli:
- Ti rivedrò? - 
Lui allargò le braccia. - Chi lo sa? Forse un giorno potrebbe venirmi voglia di vedere se riesco a volare... - Gli fui grata per quella frase, detta senza alcun tono di scherno.
Lo guardai andare via. Non si sarebbe voltato indietro. Non l'avrei più rivisto se non nei miei disegni e nei suoi film.
Fallo finché sei in tempo. Fallo, adesso o mai più.
- Russ! - Lui si voltò. Mi ci vollero solo pochi passi prima che la mia bocca si incollasse alla sua. Lo sentii irrigidirsi per la sorpresa, poi le sue labbra si schiusero titubanti. Lo baciai con tutta la disperazione che avevo in corpo, una mano dietro il suo collo per impedirgli di divincolarsi. Non ci provò nemmeno, anzi, mi strinse con la stessa forza con cui io lo stavo abbracciando.
La sua lingua cercò la mia e quando la trovò un gemito soffocato gli sfuggì dalla gola. Mi succhiava le labbra lentamente, voracemente, come se stesse assaporando un boccone prelibato che non voleva finisse mai. La mia paura era svanita, spazzata via dal desiderio che rendeva il mio corpo fluido come cera disciolta. Lentamente la sua foga si placò lasciando il posto ad una dolcezza infinita. Si staccò da me e mi guardò negli occhi.
- Fa' la brava, Ok? - mi disse accarezzandomi una guancia. lo mi limitai ad annuire, era l'unica cosa che riuscivo a fare, tra il nodo alla gola che mi toglieva il respiro e le lacrime che mi pungevano gli occhi mentre mi sforzavo inutilmente di trattenerle.
Lo vidi andare via, questa volta davvero. Salì sul pullman che partì immediatamente. Dopo pochi istanti non ce n'era più traccia, ma la traccia impressa nella mia anima sarebbe rimasta per molto, molto tempo...
Mi guardai intorno, il set era deserto e silenzioso. Corsi nel camper di Russell e piansi disperatamente affondando il viso nel cuscino che aveva ancora il suo odore.
Quando me ne andai, portai con me tutto ciò che era rimasto: il cuscino, le coperte, ogni cosa che era stata sua e che aveva lasciato lì.
A casa osservai allo specchio il mio viso distrutto. Non ero una come tante, avevo il privilegio di essere stata l'unica che non l'aveva avuto!



(segue)


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