Russell Crowe sulle riviste italiane... e non

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C'era una volta un sito... dalle pagine di crowie, "Sette" n. 23, 8 giugno 2000

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Russell Crowe
Sette
Settimanale del Corriere della Sera
No. 23 - 2000
08.06.2000
 

FENOMENO CROWE

Trentasei anni, sole in Ariete, luna in Acquario, per meta' norvegese e per meta' Maori. Da piccolo sognava di diventare Marlon Brando. Sharon Stone ha detto di lui: "E'l'uomo piu' sexy di Hollywood". Ecco il gladiatore che ha conquistato il mondo. 

 

 
Pazze per Russell
Crowemania - L'ultimo macho
 
"Il mio Gladiatore? E' solo un fesso pieno di muscoli". Il sex symbol del momento si confessa a 'Sette'. Ed è il ritratto di un duro che ama il rugby, le risse nei bar, gli scontri sul set. Uno che tratta male i giornalisti (e specialmente le giornaliste) e si commuove solo quando muore una delle mucche della sua fattoria in Australia.
 
Di Jonathan Mahler

Russell Crowe è alto quasi due metri. Come Maximus, il suo personaggio nel Gladiatore di Ridley Scott, ha la corporatura robusta di un uomo che si è procurato i muscoli onestamente. "Volete sapere una cosa? Maximus è soltanto un fesso dai muscoli grossi per il continuo brandire la spada e per il continuo montare a cavallo indossando 32 chili di armatura. Immagina di fare questo giorno dopo giorno. Farebbe vomitare l'anima a chiunque".

Incontro Russell Crowe in un albergo di Londra. Porta una maglia blu, jeans e stivali consunti marrone, ma nonostante l'abbigliamento non è per niente rilassato. Emana un'energia maniacale che s'infiamma facilmente ma sempre tenuta sotto stretto controllo. Sembra che prepararsi al combattimento sia una sua predisposizione. Nel corso della nostra conversazione Crowe è alternativamente divertente, battagliero, pieno di acume e arrabbiato. Lo spostamento da un comportamento all'altro è di norma brusco e totale. Proprio come quando recita: non c'è mai un attimo di ambiguità su chi è in quel dato momento.

La sua carriere  d'attore cominciò a sei anni in uno show televisivo per il quale sua madre faceva il catering. Verso la fine degli anni '80, a circa 25 anni, era in turnée in Australia e Nuova Zelanda con una compagnia teatrale. Recitò in 416 rappresentazioni di The Rocky Horror Picture Show.

Oggi abita in una roulotte parcheggiata in una fattoria di circa 230 ettari, a sette ore di macchina a nord di Sydney, che ha acquistato per i suoi genitori cinque anni fa. E' nato in Nuova Zelanda ma diventò maggiorenne in Australia. Crowe, che non è sposato, mi dice che diventa un prolifico autore di canzoni (ha una band, 30 Odd Foot of Grunts, di cui è cantante solista e prima chitarra) quando ha il cuore infranto, e che è stato più prolifico di recente. Faccio la domanda d'obbligo: "Hai avuto il cuore infranto di recente?"
"Oh sì, per via di molte cose".
"Per esempio?"
"Per la morte di una mucca di qualità, una cosa che mi ha messo fuori combattimento".

Crowe tiene in gran conto il fatto che la sua 'vera vita' nutra la sua recitazione. Ed elenca le varie professioni dei suoi amici - giardiniere, rappresentante di assicurazioni, ragioniere - che non fanno parte del mondo del cinema. Ma l'entusiasmo con il quale definisce la sua recitazione e il distacco con il quale parla della sua vita personale ti fanno sospettare che abbia confuso le due cose o, perlomeno, che la distinzione fra a la sua vera vita e la sua vita di attore sia artefatta. Aneddoti sulla natura provocatoria dell'attore si stanno ammonticchiando rapidamente (di recente ha minacciato di mollare nell'entroterra australiano una giornalista che insisteva a fargli domande sulla sua vita privata). Piacere alla gente non è una delle sue priorità. Durante le interviste rifiuta sdegnato quelle domande che, secondo lui, vogliono indagare troppo:
"Quali sono i luoghi della natura che più frequenti a Los Angeles?".
"Non te lo dico. Perchè dovrei? Se te lo dicessi, la prima volta che ci vado troverei qualcuno che mi dice, 'Ciao Russell, ho letto di questo posto in una rivista. E' magnifico, vuoi una cicca?".
 

Comunque, sono proprio l'intensità di Crowe e il suo senso di dedizione che lo hanno distinto come attore. Lui sa immedesimarsi nei panni di chiunque. In Istantanee - del 1991-, un film australiano indipendente, Crowe ha la parte di uno sguattero ingenuo che diventa amico intimo di un fotografo cieco dopo un incontro fortuito. L'uomo cieco inizia a dipendere dal suo nuovo amico per l'identificazione delle immagini delle foto.

Dal dolce personaggio di Istantanee passò poi al personaggio nichilista di Skinheads, un film sui neonazisti australiani dove è straordinario nella parte del capobanda Hando, un primitivo colmo di odio.

E' in quel film che lo scoprì Sharon Stone, "Lo trovai travolgente. E' un macho all'antica, genere raro nei raffinati attori della mia generazione. Russell ha grinta e luminosità allo stesso tempo". Pure Curtis Hanson, il regista di L.A. Confidential, lo scoprì allora e lo volle subito nel film che si apre proprio con un primo piano del viso teso e assorto di Crowe. Racconta oggi Hanson: "Non avrei voluto quelle prime sequenze se non avessi pensato che il pubblico avrebbe guardato questo viso - un viso che la maggior parte del pubblico non aveva mai visto - e che avrebbe fatto  due domande: Chi è costui? Cosa sta osservando?".

Un paio d'anni dopo Michael Mann invitò Crowe a leggere il copione di The Insider per la parte di Jeffrey Wigand, un flaccido scienziato di mezza età con due figli. Questa volta Crowe era convinto che qualcuno gli aveva inviato il copione sbagliato. Quando Mann lo ha rassicurato che non era come pensava, Crowe rispose che in giro c'erano tanti attori cinquantenni a cui la parte avrebbe calzato perfettamente. "Lui mise la mano sul mio petto e disse: 'Non sto parlando con te per la tua età, sto parlando con te per ciò che hai qui dentro' ", Crowe ricorda. "Pensai che fosse spavaldo da parte sua".

Crowe è ossessionato con la fisica immedesimazione dei suoi personaggi: "Se stai recitando la parte di un pirata, ebbene, hai bisogno di una dannata benda". Aumentò di circa 16 chili per la parte di Wigand - e li mantenne con l'aiuto di una costante dieta a base di bourbon e hamburger al formaggio. Per immedesimarsi nella parte di Bud White in L.A. Confidential, cambiò le sue abitudini a tavola e i suoi allenamenti per poter assumere l'aspetto di un ex giocatore di football che preme contro i suoi abiti aderenti e raggrinzati.

Ma è l'abilità di Crowe a creare una coerenza emotiva interna per i suoi personaggi che lo distingue come attore. "La verità emotiva è la prima, e più particolareggiata, cosa che puoi veramente conseguire", dice. "E' proprio come un cantante che ascolta un altro cantante, a un certo punto prendono il via insieme con una nota, o qualsiasi altro attacco, e sorridono mentre portano avanti il motivo. Questa è spavalderia perchè sono consci di cosa vuol dire lasciarsi andare invece di reprimersi del tutto".

Crowe non ha paura se i suoi eroi non sono politicamente corretti. Immaginando come poteva essere Bud White, prese in considerazione i sentimenti del personaggio nei confronti della crescente comunità di neri di Los Angeles: "La gente si offende quando lo dico perchè si affeziona al personaggio, ma la verità è che Bud era un razzista, uno sboccato figlio di buona donna; se l'aveste incontrato per strada, l'avreste odiato con tutte le vostre forze".

Non fu Crowe il primo ad essere scelto per la parte di Maximus. Era un altro australiano, Mel Gibson, il quale fece una risata quando il regista Ridley Scott lo chiamò per tastare il terreno e gli rispose: "Sono troppo vecchio, amico!". Allora Scott si rivolse a Crowe che era completamente immerso nella preparazione di The Insider con Al Pacino - così immerso che quasi rifiutò la parte. Fu proprio Mann, il regista di The Insider a convincerlo. Andò a trovarlo nella sua roulotte una mattina e gli disse che prima di lasciare che la parte di Maximus gli scivolasse dalle mani avrebbe dovuto pensare al fatto che Ridley Scott è uno dei migliori registi nella storia del cinema.

"E sai una cosa? Lo è veramente", mi dice Crowe. "Lui è un regista vero nel senso che quando sbircia nella camera capisce al volo il nocciolo della questione ancora prima di staccare l'occhio dalla camera stessa".

Questo non vuol dire che è stato tutto rose e fiori sul lavoro. Non si può dire che lo stile della regia di Scott vada incontro ai bisogni degli attori. Una volta Harrison Ford disse che Blade Runner era la peggiore esperienza della sua carriera d'attore. "Un soldato di fanteria nell'esercito di Ridley", è la frase che usa Crowe per spiegare cosa vuol dire lavorare per Scott.

Non è che Crowe sia facile sul lavoro. Un altro regista che lo ha diretto, Craig Lahiff, dice che Crowe aggiunge sempre del suo al personaggio: "Per essere diplomatici, mi dava più di quanto chiedessi, ha idee forti. Consuma molta energia negativa per ottenere una buona interpretazione fa soffrire gli altri attori. Diventa molto teso". E uno che lo conosce bene conferma: "Russell vuole che le persone gli rinfaccino le cose, ma non sono in tanti a farlo perchè lui sa incutere timore e sa farlo molto bene". E Scott ammette che hanno avuto i loro alti e bassi. Il risultato, alla fine, è quello che il regista considera il suo film più bello dai tempi di Blade Runner, che per lui era ormai una maledizione, uno stato di grazia mai più raggiunto. E pubblico e critica in tutto il mondo gli hanno dato ragione. Nella riuscita del film Scott non sottovaluta il ruolo di Crowe: "Dopo tutto, la chiave è che Russell vale. Ecco la chiave. Vale".

Per Russell Crowe il suo è un mestiere difficile. "Un attore porta gli spettatori a fare un viaggio anche molto lontano, e riempie la loro vita con tutti i particolari del personaggio. E poi deve lasciarli tornare dolcemente nel mondo reale, dopo che hanno vissuto questa grande avventura".

Jonathan Mahler
(traduzione Walter Giulia) © Talk
 

Russell Crowe
 
Clicca sulla copertina per leggere l'intevista originale
pubblicata sul numero di Maggio 2000 del mensile Usa
 
 
 
Crowemania va al Maximus
Che sia il nuovo Brando?
A Hollywood dicono che è un instancabile ballerino di salsa. Che beve molta birra (australiana). Che è stato con Nicole Kidman prima di Cruise. Che ci ha provato con Jodie Foster. E che il suo sogno si chiama Marlon.
 
Di Benedetta Pignatelli

L'esistenza di Russell Crowe, 36 anni, sole in Ariete, luna in Acquario, è densa di auspici realizzati. I wanna be like Marlon Brando, canta nel 1984 sotto spoglie di Rus Le Roc. Sedici anni dopo, per reputazione (risse, la birra australiana VD, interviste abbandonate per noia, maratone di 6.400 chilometri in moto) e recitazione febbrile, viene paragonato a James Dean, Robert Mitchum, Clark Gable, Mickey Rurke, Nick Nolte. E Marlon Brando. Anche la band degli esordi, Roman Antix, è un (lungo) preludio al ruolo del maschio generale Maximus di Gladiator, primo kolossal dell'estate 2000.

Russell 'l'australiano' nasce in realtà in a Wellington, Nuova Zelanda, patria dell'altro Russell (Coutts) bastona-Luna Rossa. Lo scippo di star ha già scatenato una guerriglia diplomatica tra Australia e Nuova Zelanda. Con i Kiwi che accusano dalle pagine di The New Zealand Herald: "Lo vogliono imboscare nella stanza dei trofei insieme alla Pavlova (meringata), Phar Lap (purosangue fuoriclasse) e Sir Edmund Hillary (leggendario scalatore)".

Crowe si trasferisce in Australia a 4 anni, al seguito di Jocelyn e Alex, genitore sanguemisto (norvegese/maori) che si occupano di catering per set cinematografici. Esordio da orfano nella serie tv australiana Spyforce. A 16 anni fonda il gruppo musicale Roman Antix (oggi 30 Odd Foot of Grunts), per sfamarsi diventa barista e voce dei numeri vincenti del lotto. Poi la deflagrazione artistica, con la chiamata della madrina hollywoodiana: Sharon Stone, che lo vuole come pistolero redento nel western Pronti a morire. La scena più memorabile? La copulazione mozzata (per via delle caste platee Usa) Crowe/Stone: solo in Australia vive la popolare versione integrale.

La personalità non è meno ipnotica e verace dei personaggi. Crowe vive in un ranch di 560 acri, vicino a Coffs Harbour, Australia, 7 ore di jeep da Sydney, con un harem "delle 129 ragazze più belle che ho mai visto": le vacche pezzate. Parte dai 31 miliardi a film (cachet per il prossimo A Beautiful Mind) li usa per rimboscare i suoi acri.

Viaggia con una valigia di vestiti, una di libri (durante le riprese di Gladiator ha letto La Meditazione di Marc'Aurelio, al quale il personaggio fittizio di Maximus s'ispira) e un portaocchiali pieno di croci e medaglioni a sfondo religioso tra cui un crocifisso in legno del 17° secolo di un prete gesuita. Beve la musica dell'eroina country-western, Patsy Cline e del chitarrista Junior Brown. Pratica rugby all'australiano South Rugby League Club, ama il rugby degli all-blacks e il calcio del Manchester United (sul set maltese di Gladiator ha scommesso sulla vittoria Reds contro il Bayern nella finale di Champions League '99). La poesia preferita è Clancy of the Overflow (terra del Queensland australiano). Crede negli angeli da quando ha visto il raro uccello Kookaburra fissarlo sul pavimento di una cucina di Sydney est per 'annunciargli' la morte del nonno.

In autunno calerà per 2 mesi sul night Antone's di Austin, Texas per partorire un album con i suoi 30 Odd Foot of Grunts, sito ufficiale www.gruntland.com.au. Una micro-leggenda è nata sul fianco rude di Crowe, fuma (Benson & Hedges) in bocca al prossimo, ha lisciato le guance di un set designer con un coltellino per accelerare una pratica, chiama le critiche nagative dei giornali "cartoccio per il fish & chips (pesce e patatine) di domani" e ha un debole per le risse. Quella al Saloon Bar di Coffs Harbour (dove ha rifilato un destro per errore anche al fratello Terry) si è gonfiata dopo il tentativo di ricatto del trio Malcolm Brian Mercer, Anthony Cropper e Mark James, che, con in pugno il video della rissa, hanno chiesto 410 milioni al Gladiatore.

Fallita la tattica, hanno venduto 4 fotogrammi all'australiano Daily Telegraph (tiratura quotidiana 440 mila copie) per 13 milioni. Tracce di imprese sentimental-erotiche del macho: pare che erutti nome e cognome (il suo) in dirittura d'orgasmo, in Australia s'insinua di una relazione con Nicole Kidman pre-Cruise (si conoscono da 20 anni), in Usa di un 'attacco' frontale all'enigma erotico Jodie Foster (regista del suo prossimo film Flora Plum, dove è un circense innamorato). Unica preda certa, l'attrice australiana Danielle Spencer, lasciata dopo 5 anni nel 1995 per incompatibilità geografica (lui era in viaggio 8 mesi l'anno). Crowe le ha dedicato una strofa, pubblicata dal settimanale People: 'My eyes get weary, I feel like crying, I don't often do Danielle, you know I love you'.

Altrettanto galante è con le femmine platoniche. Si ricorda che giocava a hockey a Mystery, Alaska, temperatura -32 mentre Kim Basinger metteva le mani sull'Oscar a Los Angeles per LA. Confidential, temperatura + 21. Sul set di Proof of Life (con Meg Ryan) a Quito, Equador, nei panni di un negoziatore di riscatti per terroristi ha fatto rifiorire una 55enne locale con due ore di salsa. Alla notte degli Oscar 2000 ha portato Chelsea, nipotina 11enne da Taupo, Nuova Zelanda.

Crowe ha fan d'alto bordo, Sharon Stone: "E' senza macchia, l'uomo più sexy del cinema", Anthony Hopkins: "Mi ricorda me da giovane". Ma la California non è nei piani: "Mi trasferirei a Los Angeles solo se l'Australia e Nuova Zelanda fossero inghiottite dall'Oceano, se in Europa scoppiasse la peste bubbonica. E se l'Africa venisse spazzata via dai marziani", è l'inappellabile Crowe-pensiero.
 

Crowe alla Cerimonia degli Oscar '99
con la nipotina Chelsea
 
 
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