Russell Crowe - La Stampa - traduzioni

Intervista a Russell Crowe - Entertainment Weekly,  04 gennaio 2002

la traduzione e' a cura di grace big_grunt@hotmail.com

 

Counting Crowes


Di Benjamin Svetkey
EW ENTERTAINMENT WEEKLY, 04 gennaio 2002

MEDITABONDO RAGAZZACCIO E BRILLANTE ATTORE. SCATENATORE DI INFERNO E SUSCITATORE DI BATTICUORI. GIOCATORE E POETA. LA POLIEDRICA STAR DI “A BEAUTIFUL MIND” CI CONCEDE UN PEZZO DI SE STESSO.

 

In “A Beautiful Mind”, Russell Crowe interpreta un genio matematico che trova messaggi segreti nascosti nel testo altrimenti innocuo di ritagli di riviste e quotidiani. Se egli guardasse quest’articolo, per esempio, sarebbe convinto che sia zeppo di codici segreti, che le sue parole siano criptate con una serie di informazioni segrete.

In effetti, in questo caso, non avrebbe del tutto torto. In questa storia vengono divulgate informazioni segrete di un certo tipo, sebbene nessuna sia nascosta, tanto meno criptata. Le sue pagine contengono, ad esempio, documentazione segreta su come Crowe si sia preparato per la sua interpretazione di John Forbes Nash jr. - un ruolo basato sul racconto “al- di- là- della- fantasia” del matematico di Princeton ancora vivente che, nonostante una battaglia pluridecennale con la schizofrenia ossessiva, alla fine ha vinto un premio Nobel per l’Economia.

E’ un ruolo, apparentemente che Crowe è nato per interpretare. “Non è del tutto diverso da Nash,” suggerisce il regista Ron Howard, che ha passato tre mesi a girare il film con l’attore notoriamente meticoloso. “E’ notevolmente intelligente e possiede questa sicurezza di sé che potreste definire arroganza - tutte qualità che si riteneva Nash presentasse.” Poco stupore, quindi, che l’ultimo lavoro di Crowe stia già generando il diffondersi di voci su un futuro Oscar che non si sentiva da, ebbene, da quando egli ha vinto per “Gladiator” l’anno scorso ed è stato nominato per “The Insider” l’anno prima.

Ma anche altri segreti vengono rivelati nell’intervista qui sotto (realizzata ai primi di dicembre nella suite di Crowe all’Hotel Bel-Air), con la prestante star trentasettenne dall’aria trasandata che consente di gettare un raro sguardo in una mente che è qualche volta splendida, spesso turbolenta, ma mai minimamente noiosa.

 

ENTERTAINMENT WEEKLY Ron Howard dice che tu potevi essere mutevole sul set ma che per il resto il tuo comportamento era “esemplare”. Dice che tu fai molte “domande buone e complicate”. Un notevole elogio se si considera quello che altri registi hanno detto di te. Hai la reputazione di essere un po’ difficile.

RUSSELL CROWE Una reputazione costruita soprattutto da persone malfidate, che trovano le mie domande minacciose.

EW E Howard invece no?

CROWE Non c’era niente che non potessimo discutere. Le linee di comunicazione erano completamente aperte. Non succede in tutti i film. In effetti, questo è stato il primo.

EW Quindi devi essere del tutto soddisfatto della tua interpretazione.

CROWE Io dico sempre che ho realizzato 24 interpretazioni insufficienti e che aspetto il tempo della mia vita in cui farò qualcosa che penso sia valido.

EW Sei insoddisfatto di tutte le tue interpretazioni in tutti i tuoi film? Anche negli ultimi tre o quattro?

CROWE C’è sempre qualcosa che puoi fare meglio, qualcosa che forse non hai scoperto abbastanza. Ma se fai qualcosa che credi veramente sia perfetto, allora quello deve essere l’ultimo film che fai. Se non è una ricerca, se non pensi a te stesso come ad uno studente della forma d’arte, allora dovresti fermarti a farlo.

EW Allora, come studente della forma d’arte, come ti sei accostato al ruolo di John Nash? Hai visitato cliniche psichiatriche per le ricerche?

CROWE No. Non mi piace l’idea di tormentare la gente. Ci sono un sacco di altri modi per ottenere quel tipo di informazione senza invadere la privacy delle persone. Specialmente per uno come me, che passa così tanto tempo a dire alle persone di andare a farsi f****** e di stare fuori dalla mia vita. La ricerca è osservazione, non, sai, infilare le dita nell’ombelico delle persone (n.d.t. come dire “infilare il naso nella vita privata di qualcuno).

EW Ma hai incontrato davvero il vero Nash?

CROWE Non all’inizio. Aveva risposto a delle domande specifiche su un video-tape. Non volevo far pressione su di lui sedendogli direttamente di fronte, non per qualche reputazione che io ho, ma soltanto perché io sono quello che lo interpreta. Ma alla fine è venuto sul set e ci siamo incontrati. Gli ho fatto una semplice domanda per rispondere alla quale ha impiegato 15 minuti.

EW Qual’era la domanda?

CROWE Se voleva una tazza di caffè o una tazza di tea. Abbiamo finito per usare parte della sua risposta nel film. C’è una scena in cui qualcuno mi chiede se voglio una tazza di tea e io comincio a borbottare sul fatto che non so che tipo di tea servono, se è o meno adatto per il mio palato, se abbia la densità di aroma che mi piace.

EW Ho sentito che hai indossato unghie finte per far apparire le mani più lunghe.

CROWE Erano false solo i primi tre o quattro giorni. Ho finito di far crescere le mie durante il periodo delle prove. Ron Howard aveva questo video di Nash che teneva una lezione ed io ho visto il modo in cui usava il gesso sulla lavagna.

Le sue dita erano lunghe e affusolate e le mie non lo sono, così mi sono fatto crescere le unghie. Non è una cosa visibile, non la puoi vedere nel film. Era per farmi sentire più simile a Nash nell’interpretazione. Perché il fatto è che se hai le unghie lunghe devi stare più attento a come prendi le cose, a come tocchi le cose. Ti costringe ad essere un po’ più aggraziato con le mani

EW “A Beautiful Mind” è basato sulla biografia di Nash di Sylvia Nasar, ma c’è tanto materiale nel libro che non hanno inserito nel film. C’è qualcosa che ti dispiace di avere perduto?

CROWE Una certa audacia nella sua sessualità.

EW Intendi dire la supposizione nel libro che possa avere avuto tendenze omosessuali?

CROWE Esattamente. E quello era un grande interrogativo per noi. Fino a che punto spingerci in questo. Era attinente al suo carattere ma non volevamo lasciar capire che ci fosse qualche possibilità che la schizofrenia e l’omosessualità siano correlate. Sarebbe ridicolo.

EW Quindi avete deciso di non metterlo nel film?

CROWE Oh, ma c’è. Dipende da come lo guardi. C’è una scena in cui Nash sta percorrendo un corridoio a Princeton e fissa intensamente un giovanotto che cammina verso di lui. La comparsa passa e va, wow, che cos’era? Non hai bisogno di un’intera scena per ogni cosa - ci sono dei piccoli accenni che puoi fare.

EW Jennifer Connelly, che impersona la moglie di Nash, Alicia, dice che “è crollata per un mese” dopo il film. Dice che le ha preso più di quanto pensasse mentre girava. Hai avuto la stessa esperienza?

CROWE C’era una certa intensità, le lunghe ore, l’argomento. Ma non lavori ogni giorno fino allo stesso estremo. L’idea romantica che porti il ruolo a casa con te - per me sono balle.

EW Ma Ron Howard dice che hai avuto gli incubi mentre giravi il film.

CROWE Mi infastidisce che Ron ne abbia fatto una faccenda pubblica, ma l’ha fatto da un punto di vista molto innocente. Nel periodo in cui giravamo non riuscivo a dormire molto bene. Ma non era un gran problema. Non mi dava le allucinazioni.

EW Okay, forse questo lo farà, ho qui delle citazioni su di te da parte degli altri, forse meno fiduciosi registi con cui hai lavorato.

CROWE Okay.

EW Sam Raimi, che ti ha diretto in “The Quick and the Dead” (Pronti a morire) è stato citato per aver detto “Il problema nel lavorare con Russell è che ha sempre una buona idea. E non ha alcun tatto.”

CROWE Noi…, noi stiamo parlando di Raimi cinque o sei anni prima che capisse l’importanza della narrativa. Raimi si avvia ad essere uno dei grandi registi di questo secolo, lo credo veramente. Ma è soltanto arrivato al punto in cui il sangue e le teste che esplodono sono meno importanti della storia che sta raccontando.

EW Eccone un’altra: “Russell è l’attore più rude che io abbia mai incontrato. E’ anche il più impegnato. Quindi se vuole sopraffarmi e poi darmi la più sensazionale ripresa di tutti i tempi, non me ne importa” Questa è di Geoffrey Wright….

CROWE E’ un idiota….

EW Ma ha fatto un film bellissimo - quello in cui interpreti un neo-Nazi skinhead in Australia. Non è stata una grande interpretazione esplosiva per te?

CROWE Si, ma lui va facendo citazioni basate su quel film da 10 anni. Voglio dire, ho fatto un film con lui chiamato Romper Stomper, per girare il quale ci sono voluti 28 giorni. Ho conosciuto Geoffrey Wright per otto settimane nella mia vita, nel 1991, okay? Quindi non ha alcun diritto di fare citazioni basate su quell’esperienza.

EW Okay, l’ultimo: Taylor Hackford ha lamentato pubblicamente che “Proof of Life” non ha mai avuto una chance al botteghino perché non poteva competere con la tua vera relazione sentimentale con la tua costar, Meg Ryan.

CROWE Può sostenerlo, ma io penso che lui sia fondamentalmente un debole come uomo. Voglio dire, è proprio moralmente sciocco che dica questo perché ogni singolo giorno ho fatto quanto più potevo per lui.Se non ha la capacità di sentire ciò che sto dicendo o di sentire ciò che altre persone stanno dicendo, se vuole assumere la posizione di chi è al di sopra di ogni suggerimento, allora io non so che dire. Sai, preferirei non dover più fare un altro commento sul Signor Hackford durante la mia carriera.

EW Che ne pensi di parlare di Meg Ryan?

CROWE Della relazione?

EW Si, è il classico dilemma da movie-star, non è vero? Come vivete le vostre vite private quando siete due delle persone più osservate del pianeta?

CROWE Con attenzione. Ma il fatto è , come puoi negare a te stesso qualcosa che era assoluto e appassionato e gigantesco? Ci siamo innamorati. Succede - grazie a Dio. E’ stato un periodo incredibilmente intenso della mia vita e ovviamente della sua vita. E’ una persona magnifica. Semmai, le devo delle scuse per non essere stato flessibile come invece avrei potuto essere. Non penso che farò più quest’errore.

EW Ti riferisci al fatto di non lasciare la tua fattoria in Australia per stare con lei a Los Angeles?

CROWE Vedi, qui mi sto mettendo in un terreno difficile. Quello che ti ho appena detto è più di quanto abbia mai detto pubblicamente, ma non è abbastanza. Nero su bianco sulla carta non sarà mai grande abbastanza da esprimere quanto enorme e importante quella relazione sia stata per me. Quanto importante lei sia ancora per me. Ma non voglio dire altro perché non sono veramente affari di nessuno.

EW Tutto questo curiosare nella tua vita personale - non fa parte della questione Faustiana di quando diventi una movie star? Rinunci alla tua privacy?

CROWE La questione è in continue nuove trattative. Penso che ci sia un punto in cui posso ancora lavorare ai massimi livelli senza avere tutta quest’altra roba. L’unico film che ha fatto di me foraggio da tabloid è “Gladiator”. Gli altri film hanno avuto un alto livello di risposta della critica, ma questo non sarebbe avvenuto senza “Gladiator”. E sarei sorpreso se avessi un secondo film che diventi altrettanto una parte dello spirito dei tempi. Quindi prima o poi l’attenzione scemerà.

EW Ma ci sono state anche alcune ovvie faccende personali che hanno fatto di te foraggio da tabloid.

CROWE Ma non avrebbe avuto importanza senza “Gladiator”. Nessuno se ne sarebbe preoccupato. “Gladiator” era in una categoria del tutto differente. E nessuno lo prevedeva. Il giorno prima che il film uscisse nelle sale la gente mi dava ancora leggere pacche sulla spalla e mi incoraggiava: “E’ okay. Potresti ottenere un altro lavoro (n.d.t. intende un’altra “parte”)”.

EW E hai finito per vincere un Oscar per esso. A proposito, sembravi un po’ teso sul podio quella notte. Eri inquieto?

CROWE Probabilmente più carico di adrenalina di quanto sia mai stato in vita mia.

EW Il prossimo sarà più rilassato.

CROWE Se. Se ci sarà un prossimo.

EW Sostanzialmente stai dicendo, però, che non ti senti del tutto a tuo agio ad essere una star del cinema, o almeno ad essere famoso.

CROWE Tutta questa roba, questa mia persona pubblica -- lo chiamano l’uomo selvatico - non serve a niente. Non mi rende niente di più che un richiamo per il botteghino. E’ la qualità del mio lavoro che fa venire alla gente la voglia di andare a vedere i miei film. Tutto il resto è superfluo. Tutta la roba da National Enquirer, le punzecchiature nelle colonne del gossip che cercano di sminuirmi collegandomi a qualcuno sessualmente o in altro modo - - tutto questo è m***a. E’ del tutto negativo ed è veramente deleterio per quello che faccio. Perché adesso quando cammino in una stanza, tutta questa roba viene con me. Tutto questo bagaglio che non a niente a che vedere con la realtà. Voglio dire, guarda i quotidiani dell’ultimo paio di settimane. Pare che ci sia stato il fuggi- fuggi nella mia fattoria.

EW C’è stato?

CROWE No, non è vero, amico, ma è sui quotidiani. C’è stato anche tutto un sacco di m***a sul mio acquisto di una villa in Toscana. Non sono mai stato in Toscana, tanto quanto invece mi piacerebbe andarci. E i miei veri possedimenti Italiani sono inesistenti.

EW Quindi tutte le storie nelle colonne del gossip sono false?

CROWE Anche quando sanno la verità su una storia, la truccano, se la verità non gli conviene. Questa faccenda su Courtney Love, per esempio. Non c’è stata nessuna relazione sessuale.

EW Recentemente hanno riportato che lei ha detto che tutto quello che voi due avete fatto quella notte dopo i Golden Globes è stato di tornare alla tua suite…

CROWE Una camera, in realtà…

EW … e scrivere versi e piangere.

CROWE Lei è una f*****a - - bene, okay. Questo non è neanche necessariamente al 100% azzeccato. Lei stava passando un brutto momento. Io ho un animo sensibile, quindi ci siamo seduti e abbiamo trovato il modo in cui lei potesse esprimere ciò che provava, vale a dire scrivendolo. Ed è arrivata ad un punto in cui ciò che stava scrivendo era davvero sconvolgente. Ma era geniale. Lei è una poetessa. Ha tantissimo dentro di lei, se solo si concentrasse sul lavoro. Ho sempre trovato un sacco di tempo per lei fino all’inizio di quest’anno quando lei ha attaccato verbalmente una persona a me amica , quindi ora la vedo sotto una luce diversa.

EW Ti riferisci agli Oscar, quando hai portato la tua ex-ragazza Danielle Spencer e Love ha fatto una scenata battendo sul finestrino della tua limousine?

CROWE Si. E anche al fatto che non ha dichiarato “No, non è stata una relazione sessuale” se non 10 o 11 mesi più tardi. Questo mi ha dato fastidio. E’ rimasta incinta e ha avuto un aborto o qualcosa del genere, quindi hanno scritto che doveva essere mio, giusto? Lei non si è esposta a dichiarare che non era possibile dato che non c’erano stati rapporti sessuali. E il fatto è, che io non credo che sia da gentiluomo chiamare i media per negare una relazione sessuale. Tanto per cominciare, è indelicato. Comunque, tutti i giornali che hanno scritto su questa storia (sul fatto che ero io il padre) sapevano che non era vero. E lo hanno scritto lo stesso.

EW All’epoca sui giornali si è scritto molto anche sul complotto per il rapimento. Avevi agenti della FBI che ti seguivano ai Golden Globes . Hanno mai preso i responsabili?

CROWE Non ne posso sinceramente parlare. Tutto quello che posso dire è che è stato parzialmente fermato. C’erano due fonti di minacce, una delle quali è stata bloccata e l’altra è ancora in sospeso. La cosa più strana di ciò è stata aspettare i premi con 12 ragazzi vestiti tutti alla stessa maniera con gli auricolari e non potere spiegare il perché. La gente pensava, “ Ma chi crede di essere - - Elvis?”

EW Non per entrare troppo nel personale, ma volevo farti alcune domande sul periodo della tua maturazione.

CROWE Ho in progetto di farlo presto.

EW Sei nato in Nuova Zelanda, ti sei trasferito in Australia quando avevi 4 anni, e poi hai avuto la tua prima particina a 5?

CROWE Ne avevo 6, nel 1970. Era uno show televisivo australiano chiamato Spy Force. I miei genitori fornivano i pasti sul set e in sostanza mia madre mi offrì spontaneamente. Ero uno dei circa 20 o 30 orfani che stavano per essere assassinati durante la Seconda Guerra Mondiale e agenti segreti australiani arrivano e ci salvano. Cosa piuttosto buffa, io non c’ero nell’ultima scena perché mi ero così annoiato che avevo preso uno dei fucili finti ed ero scappato tra i cespugli da solo per tre ore.

EW Facendo passare momenti difficili ai registi già allora.

CROWE Si, ma è stato allora che ho scoperto che volevo essere un interprete.

EW Ma volevi essere un musicista, no? Lo fai ancora. Ti esibisci ancora con la tua band 30 Odd Foot of Grunts.

CROWE E’ una questione difficile, perché non ne ho bisogno. A me basterebbe mettere le mie canzoni sulla carta o registrarle da solo, senza che questo diventi una cosa pubblica. Ma ho un gruppo di persone che fanno parte di questa band da 17 anni. E la sola cosa che dà loro un palco per il loro lavoro è anche la sola cosa che impedisce loro di essere presi sul serio: io.

EW Hai avuto un primo nome d’arte musicale in Australia come Russ le Roq.

CROWE Le Roq, esatto. Suonavo rockabilly nei nightclub anni ’50. Potevo molto facilmente scrivere canzoni da ragazzo, ma non mettevo niente di me stesso. Era come scrivere jingle per la pubblicità. Era tutta spazzatura ma mi permetteva di esplorare me steso senza essere me, se capisci quello che intendo dire.

EW Hai fatto un singolo allora chiamato “I Just Wanna Be Like Marlon Brando” (Voglio proprio essere come Marlon Brando). Ricordi i versi?

CROWE Si, certo.

EW Sentiamone alcuni.

CROWE Vaff*****o.

EW Mi domando se hai scritto la canzone perché da ragazzo volevi veramente assomigliare a Marlon Brando. Dopo tutto qui c’è un’ovvia ironia…

CROWE Non avevo neppure mai visto un film di Marlon Brando quando ho scritto quella canzone. Avevo 16 anni. Ho scritto la canzone come una battuta su un ragazzo che conoscevo all’epoca. Ma Brando era un attore colossale: lo è ancora. La prima volta che ho visto “Fronte del porto” sono andato subito a vedere “Un tram che si chiama Desiderio”. E stato allora che ho cominciato a comprendere cos’era lui. Dava alle cose un livello che era al di fuori della norma. E poi avete avuto De Niro dopo di lui. Il livello sta ancora cambiando. Voglio dire, dopo quello che De Niro ha fatto con “Toro scatenato” un assoluto impegno con la tua interpretazione cinematografica è il punto di partenza. E’ un dato prestabilito.

EW Che ne pensi del famoso suggerimento di Laurence Olivier a Dustin Hoffman: “Caro ragazzo, perché non provi a recitare?”

CROWE Sai, f*****o lui. Voglio dire, so di che cosa sta parlando. Devi avere obiettività in ciò che stai facendo. Ma Olivier è di una scuola precedente alla recitazione con il Metodo quindi non si è mai bagnato i piedi. Ha mantenuto una certa distanza dalla sua interpretazione ecco perché a me non sta bene ciò che ha fatto. Io mi sarei probabilmente trattenuto e incredibile a quei tempi - voglio dire, è uno il cui intelletto è una montagna e lo rispetto assolutamente - ma quella frase a Hoffman mi ha sempre infastidito. Tutto quello che Hoffman stava tentando di fare era impegnarsi, sai? Avrebbe dovuto essere lodato per questo.

EW Qualche ruolo dovrebbe essere più facile da realizzare rispetto ad altri.

CROWE Richiedono tutti impegno. Qualcuno giorni fa mi stava dicendo che la mia interpretazione in “The Insider” e in questo nuovo film gli era piaciuta più di quella in “Gladiator”. Ho detto “Aspetta un secondo, amico. Gladiator era una interpretazione totalmente realizzata dal punto di vista emozionale. Di tanto in tanto dovevamo lottare con delle tigri, va bene, ma il percorso emozionale di quest’uomo è il motivo per cui la gente lo ha amato.”

EW Ma quando ogni ruolo richiede un impegno alla De Niro , come scegli i tuoi film? Ogni scelta diventa estremamente importante.

CROWE E’ una questione di pelle d’oca, amico. Leggo il maledetto copione. Se comincio ad andarci in profondità, allora mi viene letteralmente la pelle d’oca. Ho una reazione fisica ad esso e quello è il film che faccio. Ecco perché sono così imprevedibile quando sto per fare il successivo. Non vado a cercare un certo tipo di film. Non dico: “Okay, ora voglio essere in un film in cui indosso la toga.”

EW Forse adesso è il momento di citare un’altra di quelle voci fastidiose: che sei sul funto di comparire in una versione per il grande schermo di “Hogan’s Heroes” (Gli eroi di Hogan).

CROWE Ne ho parlato con Brian Grazer (produttore di A Beautiful Mind) , che sta tentando di ottenere i diritti. Non ci sono legato. Non ho letto un copione. Ma parlavamo di farlo più tipo “Stalag 17” o “The Great Escape”. Un film serio sui prigionieri di guerra.

EW Hai visto “Hogan’s Heroes” alla TV australiana?

CROWE Si, certo. Il tipo che impersonava Newkirk (Richard Dawson) era sorprendente. La sua inflessione era perfetta.

EW Hai mai avuto la pelle d’oca per un copione e non hai ottenuto la parte?

CROWE Molte volte. Ma che si f*****o. Peggio per loro.

EW Dinne uno.

CROWE Ho davvero amato il copione di “Shakespeare in Love”. E’ stato uno dei sette copioni che Harvey Weinstein (capo della Miramax) mi ha mandato. All’epoca avevo un rapporto molto aggressivo con Harvey, dovuto soprattutto a lui. Mi voleva far firmare un contratto per quattro film che non mi avrebbe dato il controllo dei personaggi che avrei interpretato. Per qualche ragione non capiva perché io non la considerassi una buona idea. Quindi mi mandò questi copioni per dimostrarmi che lui era quello con il materiale migliore. Io gli feci il mio commento per ognuno di essi e lui: “ Chi c***o credi di essere?” Scuoteva la testa, dicendo: “Tu non andrai da nessuna parte in quest’affare”. Penso che la cosa che lo faceva in******re era il fatto che io li avessi veramente letti tutti e sette. Ma la sceneggiatura su Shakespeare era fantastica, per cui incontrai l’Inglese che era coinvolto all’epoca - un grande filmmaker, in realtà, ma che si f***a pure lui -, e disse che il suo istinto gli diceva che io non ero quello giusto per il personaggio. Io gli dissi che il suo istinto era f*****a m***a. Ovviamente non la prese molto bene.

EW Non riesco a immaginare perché.

CROWE Si….hey, cosa ti sta cadendo dalla tasca, amico?

EW Una Tic Tac. Ne vuoi una?

CROWE Pensavo fosse droga.

EW Già, come se mi fossi caricato per fare questa intervista.

CROWE Bene, avresti dovuto farlo. Sai, si presuppone che il tizio che stai intervistando sia un gran f**********.

Counting Crowes
By Benjamin Svetkey
Entertainment Weekly (Jan. 4, 2002)

Brooding bad boy and brilliant actor. Hell-raiser and heartthrob. Player and poet. The many-sided star of a beautiful mind gives us a piece of his own.

In "A Beautiful Mind," Russell Crowe plays a mathematical genius who finds covert messages hidden in the text of otherwise innocuous magazine and newspaper clippings. If he were looking at this article, for instance, he'd be convinced it was riddled with secret codes, that its words were encrypted with a cache of classified information.

Actually, in this case, he wouldn't be entirely wrong. Classified information of a sort is divulged in this story, although none of it is hidden, much less encrypted. The following pages contain, for instance, secret documentation on how Crowe prepared for his performance as John Forbes Nash Jr.--a role based on the stranger-than-fiction tale of the real-life Princeton mathematician who, despite a decades-long battle with delusional schizophrenia, ultimately won a Nobel prize in economics.

It's a role, apparently, that Crowe was born to play. "He's not entirely unlike Nash," suggests director Ron Howard, who spent three months shooting the film with the famously meticulous actor. "He's highly intelligent and he has this self-confidence that you could define as arrogance--all qualities which Nash was supposed to embody." Little wonder, then, that Crowe's latest turn is already generating the sort of Oscar buzz not heard since, well, since he won for Gladiator last year and was nominated for The Insider the year before. But other secrets are also revealed in the interview below (conducted in early December at Crowe's Bel-Air hotel suite), with the scruffily handsome 37-year-old star allowing a rare glimpse into a mind that's sometimes beautiful, often boisterous, but never in the least bit boring.

ENTERTAINMENT WEEKLY Ron Howard says that you could be "mercurial" on the set but otherwise your behavior was "exemplary." He says you ask a lot of "good, hard questions." High praise considering what other directors have said about you. You have a reputation for being a little difficult...

Russell Crowe: A reputation built mainly by people who are not confident, who find my questions threatening.

EW: Howard didn't?

Crowe: There wasn't anything we couldn't discuss. The lines of communication were totally open. That doesn't happen on every movie. In fact, this was a first.

EW: You must be pretty happy with your performance, then.

Crowe: I always say I've given 24 insufficient performances and I'm looking forward to the time in my life when I'll do something that I think is good.

EW: You're unhappy with your performances in all of your films? Even your last three or four?

Crowe: There's always stuff you can do better, stuff that maybe you didn't uncover enough. But if you do something that you truly believe is perfect, then that's got to be the last movie you do. If it's not a search, if you don't think of yourself as a student of the art form, then you should stop doing it.

EW: So, as a student of the art form, how did you approach the role of John Nash? Did you visit mental hospitals for research?

Crowe: No. I don't like the idea of prodding people. There are lots of other ways to get that sort of information without invading people's privacy. Especially for somebody like me, who spends so much time telling people to f--- off and get out of my life. Research is about observation, not about, you know, sticking your fingers in people's navels.

EW: But you did meet with the real Nash?

Crowe: Not at first. I had him answer specific questions on videotape. I didn't want to pressure Nash by sitting directly in front of him--not because of any reputation I have, but just because I'm the guy playing him. But eventually he came on the set and we met. I asked him one simple question, which he took 15 minutes to answer.

EW: What was the question?

Crowe: Whether he wanted a cup of coffee or a cup of tea. We ended up using part of his answer in the film. There's a scene where someone asks me if I want a cup of tea and I start muttering about how I don't know what kind of tea they serve, whether or not it would be suitable for my palate, if it had the density of flavor that appeals to me.

EW: I heard you wore false fingernails to make your hands look longer.

Crowe: They were fake only for the first three or four days. I ended up growing my nails throughout the rehearsal process. Ron Howard had this video of Nash giving a lecture and I saw the way he used the chalk on a blackboard. His fingers were long and tapered and mine are not, so I grew my nails. It's not a visual thing--you can't see it in the film. It was to make me feel more like Nash in the performance. Because the thing about long nails is you have to be more careful how you pick things up, how you touch things. It forces you to be a little more graceful with your hands.

EW: A Beautiful Mind is based on Sylvia Nasar's biography of Nash, but there's a lot of material in the book that didn't make it into the film. Anything you regret losing?

Crowe: A certain adventurousness in his sexuality.

EW: You mean the speculation in the book that he may have had homosexual tendencies?

Crowe: Exactly. And that was a big question for us, how far to go into that. It was relevant to his character, but we didn't want to imply that there was any possibility that schizophrenia and homosexuality are related. That would be ridiculous.

EW: So you decided not to put it in the movie?

Crowe: Oh, it's in there. It depends on how you watch it. There's a scene where Nash is walking down a corridor at Princeton and he fixes a young man walking towards him with a gaze. The extra turns around and goes, Wow, what was that about? You don't need a whole scene for everything--there are grace notes that you can do.

EW: Jennifer Connelly, who plays Nash's wife, Alicia, says she "crashed for a month" after the movie. She says it took a lot more out of her than she realized when she was filming. Did you have the same experience?

Crowe: There was a certain intensity, the long hours, the subject matter. But you don't labor every day to the same extreme. The romantic idea that you take [the role] home with you--to me that's bollocks.

EW: But Ron Howard says you had nightmares while making the film.

Crowe: It kind of annoys me that Ron made that a public thing, but he did it from a very innocent point of view. During shooting I couldn't sleep very well. But it wasn't a big deal. It didn't freak me out.

EW: Okay, maybe this will. I have some quotes here about you from some of the other, perhaps less confident directors you've worked with.

Crowe: Okay.

EW: Sam Raimi, who directed you in The Quick and the Dead, has been quoted as saying "The problem with working with Russell is that he always has a good idea. And he has no tact."

Crowe: Well, we're talking about Raimi five or six years before he understood the importance of narrative. Raimi is going to be one of the great directors of this century, I truly believe that. But he's only just got to the point where the blood and gore and exploding heads are less important than the story he's telling.

EW: Here's another one: "Russell is the rudest actor I've ever met. He's also the most committed. So if he wants to abuse me and then give me the most sensational take of all time, I don't care." That's from Geoffrey Wright...

Crowe: He's an idiot...

EW: But he made a terrific film--the one where you play a neo-Nazi skinhead in Australia. Wasn't that a big breakout performance for you?

Crowe: Yeah, but he's been giving quotes based on that movie for 10 years. I mean, I made a movie with him called Romper Stomper, the shoot of which was 28 days long. I've known Wright for eight weeks of my life, in 1991, okay? So he's got no right to be giving quotes based on that experience.

EW: Okay, last one: Taylor Hackford publicly complained that Proof of Life never had a chance at the box office because it couldn't compete with your real-life romance with your costar, Meg Ryan.

Crowe: He can say that, but I think he's being fundamentally weak as a man. I mean, it's just morally insipid for him to say that, because every single day I did as much as I possibly could for him. If he doesn't have the capacity to hear what I'm saying or hear what other people are saying, if he wants to take the position that he's above all suggestions, then I don't know what to say. You know, my preference would be that I never have to make another comment about Mr. Hackford again in my career.

EW: Deal. How do you feel about talking about Meg Ryan?

Crowe: On the relationship?

EW: Yeah. It's the classic movie-star dilemma, isn't it? How do you live your private lives when you're two of the most watched people on the planet?

Crowe: Carefully. But the thing is, how can you deny yourself something that was absolute and passionate and gigantic? We fell in love. It happens--thank God. It was an incredibly intense period of my life and obviously of her life. She's a magnificent person. If anything, I owe her an apology for not being as flexible as I might have been. I don't think I'll ever make that mistake again.

EW: You mean about not leaving your farm in Australia to be with her in Los Angeles?

Crowe: You know, I'm putting myself in a bad spot here. What I've just told you is more than I've ever said publicly, but it isn't enough. In black and white on the page, it won't be big enough to convey how huge and important that relationship was to me. How important she still is to me. But I don't want to say any more because it's really nobody's business.

EW: All this prying into your personal life--isn't that part of the Faustian deal you make when you become a movie star? You give up your privacy?

Crowe: The deal is in constant renegotiation. I think there is a point where I can still work at the highest level without having all this other stuff. The only movie that made me tabloid fodder is Gladiator. The other films got a high level of critical response, but it wouldn't have happened without Gladiator. And I'd be surprised if I have a second movie that becomes as much a part of the zeitgeist. So sooner or later the attention will die down.

EW: But there have been some obvious personal issues that have made you tabloid fodder as well.

Crowe: But it wouldn't have mattered without Gladiator. Nobody would have cared. Gladiator was in a whole different category. And nobody predicted it. The day before the release, people were still patting me on the back and patronizing me: "It's okay. You might get another job."

EW: And you ended up winning an Oscar for it. Incidentally, you seemed a little tense up on the podium that night. Were you nervous?

Crowe: Probably the most adrenalized I've ever been in my life.

EW: The next one will be easier.

Crowe: If. If there is a next one.

EW: Basically what you're saying, though, is that you're not entirely comfortable being a movie star, or at least being famous.

Crowe: All that stuff, this public persona of me--let's call him the wild man--that is not helpful. It doesn't make me more of a box office draw. It's the quality of my work that makes people want to go to my films. All the other stuff is superfluous. All the National Enquirer stuff, the jabs in the gossip columns, trying to belittle me by associating me with people sexually or whatever--all of that is bulls---. It's all a negative and it's actually really bad for what I do. Because when I walk into a room now, all this other stuff comes with me. All this baggage that has nothing to do with reality. I mean, look at the newspapers the last couple of weeks. Apparently there was a stampede on my farm.

EW: There was?

Crowe: No, it's not true, mate, but it's in the newspapers. There was a whole bunch of s--- about me buying a villa in Tuscany, too. I've never been to Tuscany, as much as I'd like to go. And my Italian real estate portfolio is nonexistent.

EW: So all the stories in the gossip columns are untrue?

Crowe: Even when they know the truth about a story, they make it up--if the truth doesn't suit them. This whole Courtney Love thing, for instance. There was no sexual relationship.

EW: She was quoted recently as saying that all you two did that night after the Golden Globes was come back to your suite...

Crowe: This very room, actually ...

EW: ... and write poetry and cry.

Crowe: She’s a f---ing -- well, okay. That's not necessarily 100 percent on the ball, either. She was going through kind of a hard time. I'm a gentle soul, so we sat down and found a way for her to express what she was feeling, which was writing it down. And she got to the point where what she was writing was really upsetting. But it was brilliant. She's a poetess. She has a lot of great stuff inside her, if she would just concentrate on the work. I always had a lot of time for her until earlier this year when she kind of verbally attacked a really good friend of mine, so now I see her in a different light.

EW: You're referring to the Oscars, when you took your ex-girlfriend Danielle Spencer and Love made a scene banging on your limo window?

Crowe: Yeah. And also the fact that she didn't come out and say, "No, it wasn't a sexual relationship" until 10 or 11 months later. That bothered me. She got pregnant and had a miscarriage or something, so it was printed that it must be my child, right? She didn't come out and say it wasn't possible since there was no sexual relationship. And the thing is, I don't believe it's the gentleman's prerogative to ring up the media to deny a sexual liaison. It's ungallant, for a start. Anyway, every single one of those publications that ran the story [about my being the father] knew it wasn't true. And they ran it anyway.

EW: There was a lot in the papers back then about a kidnapping plot. You had FBI agents following you around the Golden Globes. Did they ever catch the guys?

Crowe: I can't really talk about it. All I can say is that it's been partially put to rest. There were two streams of threat, one of which has been tied up and the other is still floating out in the ether. The weirdest thing about that was having to attend the awards with 12 identically dressed guys with earpieces and not being able to talk about why. People were like, "Who does he think he is--Elvis?"

EW: Not to get too personal, but I wanted to ask you a few questions about growing up...

Crowe: I'm planning on it soon.

EW: You were born in New Zealand, moved to Australia when you were 4, and then got your first acting gig at 5?

Crowe: I was 6, in 1970. It was an Australian TV show called Spy Force. My parents were caterers on the set and my mother basically volunteered me. I was one of about 20 or 30 orphans who were about to be slaughtered during World War II and covert Australian agents come in and save the day. Funnily enough, I wasn't in the last scene because I got so bored I took one of the fake guns and ran into the bushes by myself for three hours.

EW: Giving directors a hard time even then.

Crowe: Yeah, but that's when I knew I wanted to be a performer.

EW: But you wanted to be a musician, no? You still do. You still perform with your band 30 Odd Foot of Grunts.

Crowe: That's kind of a difficult thing, because I don't need it. I'd be fine committing my songs to paper or tape by myself, without it being a public thing. But I have a group of people who've been involved in this band for 17 years. And the only thing that gives them a platform for their work is also the only thing that prevents them from being taken seriously: me.

EW: You had an earlier musical incarnation in Australia as Russ Le Roq.

Crowe Le Roq, right. I played rockabilly in '50s nightclubs. I could write songs quite easily as a young fellow, but I wasn't giving anything of myself to them. It was like writing advertising jingles. It was all crap, but it allowed me to explore myself without being me, if you know what I mean.

EW: You released a single back then called "I Just Wanna Be Like Marlon Brando." Do you remember the lyrics?

Crowe: Yeah, sure.

EW: Let's hear some.

Crowe: F--- off.

EW: I'm wondering if you wrote the song because as a kid you really wanted to be like Brando. After all, there's an obvious irony here...

Crowe: I'd never even seen a Marlon Brando movie when I wrote that song. I was 16. I wrote the song as a gag about this guy I knew at the time. But Brando was a gigantic actor. Still is. The first time I saw On the Waterfront I went straight out and got A Streetcar Named Desire. That's when I started to realize what he was all about. He committed to things on a level that was way outside the norm. And then you've got De Niro after him. The mark is always changing. I mean, after what De Niro did with Raging Bull, an absolute commitment to your cinematic performance is the starting point. It's a given.

EW: What about Laurence Olivier's famous suggestion to Dustin Hoffman: "Dear boy, why don't you try acting?"

Crowe: You know, f--- him. I mean, I know what he's talking about. You can't sit around all day in character. You've got to have objectivity to what you're doing. But Olivier is from a school before Method acting, so he never really put his toe in the water. He kept a distance from his performance, which is why to me his stuff doesn't stand up. It might have been arresting and fantastic at the time--I mean, he's a bloke whose intellect is a mountain and I absolutely respect him--but that line to Hoffman always bothered me. All Hoffman was trying to do was commit, you know? He should have been applauded for that.

EW: Some roles must be easier to commit to than others.

Crowe: They all require commitment. Somebody the other day was saying to me that they liked my performance in The Insider and in this new movie better than the one I gave in Gladiator. I was like, "Hold on a second, mate. Gladiator was a fully emotionally realized performance. Every now and then we'd fight some tigers, all right, but the emotional journey this guy was on is why people loved it."


EW: But when every role requires a De Niro-esque commitment, how do you choose your pictures? Every choice becomes extremely important.

Crowe: It's about goose bumps, man. I read the damn script. If I start digging it, I literally get goose bumps on my skin. I get a physical reaction to it and that's the movie I make. That's why it's so unpredictable what I'm going to do next. It's not like I go searching for a type of movie. I don't say, "Okay, now I want to be in a movie wearing a toga."

EW: Perhaps now's the time to mention another of those nasty rumors: that you're going to star in a big-screen version of Hogan's Heroes.

Crowe: I had a conversation about that with [A Beautiful Mind producer] Brian Grazer, who was pursuing the rights. I'm not attached to it. I haven't read a script. But we were talking about making it more like Stalag 17 and The Great Escape. A serious movie about prisoners of war.

EW: You got Hogan's Heroes on Australian TV?

Crowe: Yeah, of course we did. The guy who played Newkirk [Richard Dawson] was amazing. His accents were spot-on.

EW: Have you ever had goose bumps over a script and not gotten the part?

Crowe: Many times. But f--- them--that's their bad luck.

EW: Name one.

Crowe: I really loved the script for Shakespeare in Love. It was one of seven scripts [Miramax chief] Harvey Weinstein sent me. At the time, I had a very aggressive relationship with Harvey, mainly coming from him. He wanted me to sign a four-film deal, which wouldn't give me control of the characters I was going to play. For some reason he couldn't understand why I didn't think that was a good idea. So he sent me these scripts to illustrate that he was the man in town with the best material. I gave him my critique of each and he went, "Who the f--- do you think you are?!" He was shaking his head, saying "You'll never get anywhere in this business." I think the thing that p---ed him off was that I had actually read all seven. But the Shakespeare screenplay was fantastic, so I met with thi+s English bloke who was involved at the time--a great filmmaker, actually, but f--- him, too--and he said his instincts told him I wasn't right for the character. I told him his instincts were f---ing s--- a--. Obviously we didn't get on very well.

EW: Can't imagine why.

Crowe: Yeah...hey, what just fell out of your pocket, mate?

EW: A Tic Tac. Want one?

Crowe: I thought it was drugs.

EW: Right--like I got hopped up to do this interview.

Crowe: Well, you'd have to. You know, the guy you're interviewing is supposed to be one crazy motherf---er.

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