Il Dio e la Dea
La cosa piú importante nella Wicca è il culto del
Dio e della Dea. Attualmente la Wicca sta diventando una religione che pone piú
l’accento sulla divinità femminile che sulla divinità maschile, addirittura ci
sono gruppi che hanno instaurato una sorta di monoteismo della Dea.
E’ inutile qui soffermarsi sui particolari e sulle
diatribe religiose interne alla Wicca che tra l’altro interessano molto pochi
gli stessi Wiccan, ma è necessario dire qualcosa in piú proprio sulla storia di
queste divinità nella civiltà umana.
Molto ci dice il testo di Margareth Murray “Il Dio
delle Streghe” che alcuni ritengono superato, mentre altri hanno invece
rivalutato, gli umori degli storici e degli antropologi del resto sono molto
variabili.
In sostanza la Murrey sostiene che durante i
processi di stregoneria le streghe adorassero davvero una divinità che la
chiesa identificava col diavolo anche in funzione del suo aspetto, cioè un
essere antropomorfo con delle corna in testa. Con un’analisi molto acuta la Murray
ci mostra l’origine di questa divinità nelle caverne del paleolitico da cui ci
viene sostanzialmente la prima rappresentazione che ne abbiamo. Una divinità
della civiltà di cacciatori dell’epoca con le corna di Cervo, all’interno di un
culto sciamanico, abbiamo infatti la rappresentazione di uno sciamano con in
testa la maschera di un cervo nell’atto di praticare un rito. Sappiamo infatti
che probabilmente queste popolazioni per assicurarsi che il bestiame unica
fonte di vita continuasse a ritornare si assicuravano con dei rituali proprio
il suo ritorno, il Dio Cervo che si immola per la salvezza degli uomini e che
continua a rinascere e a portare continuamente cibo. E’ un culto primitivo
certo che influenzerà il pantheon di tutte le religioni pagane e persino del
concetto stesso di morte, ci si propone infatti il ciclo di nascita, morte e
rinascita.
Lo sciamano diventerà il Re Sacro che viene
immolato ogni sette anni per garantire il ritorno della cacciagione. In molti
modi questa cultura verrà assimilata all’interno delle diverse religioni
pagane; il Dio diventerà il Cernunno dei Celti, il Pan arcadico (l’Arcadia era
una regione della Grecia dedita alla pastorizia) assimilato nella classicità,
il culto del Toro a Creta. Non solo nel cielo c’è già un astro che muore e
rinasce nel suo corso annuale, la cui luce si riduece col giungere dell’inverno
e che torna ad aumentare col giungere dell’estate, è il Sole, divinità adorata
in particolare dai Celti nell’espressione di Lugh e Belenos: Il sole che
rinasce a Yule bambino e che muore a Shamain per diventare signore del regno
dei morti, come il Dio sacrificato.
Con l’avanzare delle civiltà agricole non sarà piú
il bestiame ad essere fonte dio sostentamento, ma la Luna e la Madre Terra.
Certamente già ne Paleolitico si adoravano divinità femminili che nel neolitico
diventano preponderanti, la Luna è colei che determina tutti i cicli del
raccolto e della vendemmia (da qui Dioniso figlio di Selene, dea Lunare). La
Dea non muore essa puó essere di volta in volta fertile o arida, puo´essere
Luna piena o Luna Nuova e nel suo aspetto triplice fanciulla, donna, vegliarda.
Il neolitico porta un cambiamento radicale nella società, ma le due culture
quella del dio e della dea si assimilano. Sono i fratelli e gli sposi celesti
Sole e Luna. Sono il fecondatore e la Grande Madre terrestri. In tutti i popoli
possiamo riconoscere queste espressioni primordiali della divinità, una
divinità femminile e una maschile che giocano un ruolo fondamentale all’interno
della cosmogonia e che si moltiplica col sopraggiungere delle religioni pagane
a costruire pantheon e mitologie ricchissime. Ma in realtà tutte le mitologie
Pagane possono essere ricondotte alla polarità di un Dio e una Dea, saranno
Iside e Osiride, Kronos e Rhea, la dea Danu e Belenos e si potrebbe continuare
cosí ancora per molto.
Se l’antropologia riscopre all’inizio del secolo
questa polarità che sta alla base di tutte le religioni, basti leggere il
lavoro di Joseph Campbell in “Mitologia Primitiva”, quelli della già citata
Margareth Murray, la Wicca porrà le basi per la loro riscoperta sul piano
spirituale e religioso, riconoscendo in particolare ció che era stato tolto al
femminino, non si da una spiritualità senza una Dea che al pari del principio
maschile è fonte della creazione stessa. Un compito difficile che la Wicca
negli ultimi cinquant’anni sta riuscendo ad assolvere.