Lectio Divina di Mt. 3,1-12 – domenica 9 dicembre 2001

2^ domenica di avvento

 

[1] In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: [2] “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino”. [3] Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"”. [4] Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di miele selvatico. [5] Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutto il paese intorno al Giordano accorrevano a lui; [6] ed erano battezzati da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

[7] Ma vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? [8] Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento. [9] Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abramo"; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abramo. [10] Ormai la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco.

[11] Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco.

[12]Egli ha il suo ventilabro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile”

·        quelle sottolineate sono parole-chiave per la meditatio.

 

Giovanni il Battista viene immediatamente presentato da Matteo con le tipiche fattezze del profeta, tanto per il vestiario, che ricorda molto da vicino quello di Elia (2 Re 1, 8), quanto per la sua dieta austera (v. 4). Gesù stesso, qualche capitolo più avanti (Mt 11, 10) lo definirà come "più di un profeta" e lo indicherà come "l'Elia che doveva venire" (Mt 11,14), riconoscendo in lui "il più grande tra i nati di donna". Questa grandezza tuttavia non impedisce a Giovanni di riconoscere la sua piccolezza rispetto a Gesù, del quale non ardisce nemmeno a definirsi discepolo (v. 11, dove il riferimento all'indegnità di portare i sandali di Gesù fa riferimento alla prescrizione per i discepoli di servire il maestro in tal modo).

Questa consapevolezza è in realtà la vera forza di Giovanni, in quanto gli consente di porsi in atteggiamento di ascolto nei confronti di Gesù, modificando radicalmente il suo stesso punto di vista: quando infatti Gesù gli si farà incontro chiedendogli il battesimo (vv. 13-14) Giovanni in prima battuta si rifiuterà, non riuscendo a collocare tale richiesta nell'immagine di Gesù di Nazareth che lui stesso si era costruita. Davanti alla chiara affermazione di Gesù ("Lascia fare ora, perché conviene che così adempiamo ogni giustizia", v. 15), tuttavia, Giovanni comprende che l'adesione alla volontà di Dio richiede obbedienza e non necessariamente immediata comprensione ed acconsente. In questo modo appare con tutta evidenza la differenza tra il comportamento di Giovanni e la pretesa dei farisei e dei sadducei (qui accomunati come esponenti importanti del mondo ebraico, al di là delle pur significative  differenze esistenti tra costoro) di potersi porre al di sopra e al di fuori della necessità di conversione. L'essere "figli di Abramo" è diventato per loro pietra di inciampo, ostacolo ad ogni aspirazione alla conversione, che li rende sordi al messaggio di salvezza.

E' questa forse la più insidiosa e pericolosa delle tentazioni per gli assidui frequentatori della Parola, capace di svuotarne nel modo più subdolo la portata salvifica: il messaggio di liberazione e l'esigenza di conversione non sono rifiutati, confutati o allontanati, ma semplicemente ritenuti utili solo "per gli altri". Giovanni capisce bene tutto ciò e indica nei "frutti buoni" (v. 10) l'unico elemento capace di testimoniare la vicinanza a Dio, togliendo spazio ad ogni pretesa di sentirsi titolari del "diritto" alla salvezza in forza di qualche condizione oggettiva.

La salvezza può essere raggiunta invece da chi la sa riconoscere come un dono gratuito, che richiede un percorso di conversione, ma che non può prescindere dall'azione di grazia del Signore. Matteo insiste molto su questo punto, come si può vedere anche dal confronto con i brani corrispondenti dei vangeli sinottici, nei quali, a differenza che in Matteo, si parla di "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" (Mc 1, 4; Lc 3, 3). Il riferimento al perdono dei peccati è invece del tutto assente in Matteo, che in questo modo vuole sottolineare probabilmente come tale potere sia dato soltanto a Gesù (il nostro evangelista è l'unico, d'altra parte, a parlare di remissione dei peccati quando Gesù [Mt 26, 28] istituisce l'Eucarestia). Il battesimo di Giovanni è dunque manifestazione di un cammino di conversione, privo in sé di qualunque valenza salvifica che, invece, è propria solo dell'azione di Gesù.

Il ruolo di Giovanni è tuttavia essenziale e rientra pienamente nel piano di Dio (v. 15) che quindi ha bisogno, per compiersi, anche dell'intervento umano. Ciò emerge in modo ancora più significativo se si considera come la stessa figura di Giovanni, ed il "successo" della sua predicazione (v. 5), non siano apparsi come un fenomeno del tutto isolato, estraneo al contesto culturale del momento. Giovanni, infatti, si inserisce in un filone spirituale ben preciso che, trovando la sua forma più evidente nella comunità di Qumran (con la quale si riconoscono molti punti di identità in Giovanni), riconosceva la necessità di un profondo rinnovamento del cuore nell'attesa del giudizio finale. Si comprende allora come il progetto di salvezza di Gesù non sia estraneo alla storia e alla cultura del tempo, ma si ricolleghi invece decisamente ai più seri e radicali percorsi di ricerca che, allora come in ogni epoca, gli uomini riescono ad individuare.

Non può che essere così anche ai nostri tempi, che richiedono quindi una grande attenzione a ciò che accade nel resto della Chiesa (e anche al di fuori di questa, ovviamente) alla ricerca delle tracce della presenza del Signore che certamente non mancheranno di manifestarsi (Mt 7, 8).

 

Brani di riferimento

v       Paralleli tra Gesù e Giovanni: 3,2 e 4, 17; 3, 5 e 4, 25; 3, 10 e 7, 19; citazione di Is 40, 3 nella presentazione di Giovanni e di Is 8, 23- 9, 1 in quella di Gesù

v       Denuncie dell'ipocrisia della fede solo esteriore nei profeti: Am 5, 21-27; Is 1, 10-20; 29, 13-14; Ger 7, 1-8

v       La giustizia in Matteo: 5, 6.10.20; 6, 1-33; 21, 32

 

Meditazione su Mt 3,1-12

 

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