[1] Inizio del lieto annuncio di Gesù Cristo,
Figlio di Dio. [2] Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti al
tuo volto (Es 23,20),
che preparerà la tua strada (Ml
3,1).
[3] Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
rendete piani i suoi sentieri
(Is 40,3),
[4] sorse (greco: avvenne) Giovanni che
battezzava nel deserto, e proclamava un battesimo di conversione
per un perdono dei peccati. [5] E usciva verso di lui
tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si
facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. [6]
E Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle
attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico [7] e
proclamava dicendo: "Dopo di me viene chi è più forte di me, al quale io
non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. [8] Io
vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con Spirito Santo".
*Le
parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio
Il lieto annuncio
(v.1), per tutti, è urlato (v.3) in un luogo inospitale, immerso nel
silenzio e nell’austerità di vita: nel deserto. Questo è lo scenario in cui
l’evangelista Marco situa l’inizio della sua narrazione. Si tratta del prologo
del suo Vangelo, che in realtà si conclude al v.15. In esso sono contenuti i
temi fondamentali di tutto il libro.
Nei primi otto versetti, è
raffigurata l’azione di Giovanni il Battista come colui che è annunciato come messaggero
(v.2) dalle Scritture. Nei vv. 2-3 Marco fa un amalgama di tre citazioni
attribuendole tutte ad Isaia. Gli interessa evidenziare l’ iniziativa di Dio
(“io mando…”), la necessità della mediazione (“preparerà la tua
strada”), l’urgenza della conversione (“appianate i suoi sentieri”).
Tutto ciò può essere proclamato
nel luogo in cui i profeti amavano collocare la pedagogia di Dio (Os 2,16b: “…la
condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”). Giovanni infatti è
rappresentato come profeta, successore di Elia
(Ml 3,23-24) e precursore di Gesù di Nazareth. La sua radicalità ha un
effetto dirompente su tutti (v.5) i giudei, che non esitano ad uscire
dai propri luoghi (da se stessi?) per accogliere l’invito alla conversione, a
quella che in greco viene indicata come metanoia, cambio di mentalità,
di direzione, di atteggiamento interiore.
Giovanni è l’ultimo profeta e ne è cosciente. Sa che la differenza tra lui e chi viene dopo di lui può essere raffrontata soltanto a quella tra servo e padrone, ovvero tra uomo e Dio. La citazione dello Spirito Santo infatti segnala la differenza essenziale tra la forza di conversione del messaggero, di tutti i messaggeri, e quella di Dio, che opera nei cuori in profondità.
Ma essere battezzati con
Spirito Santo, per noi, vuol dire anche non dissociare il nostro cammino, la
nostra uscita, da quella dello stesso Gesù, che lo Spirito sospinge nel deserto
e ve lo sospinge subito dopo il battesimo (Mc 1,12-13). C’è un forte e immediato collegamento,
dunque, tra battesimo di conversione e deserto. I conti con gli idoli non
possono essere “saltati”. Il deserto è il luogo della vigilanza perché è il
luogo in cui, ascoltando la Parola e facendo i conti con noi stessi,
possiamo smantellare il nostro pantheon e, senza cedere alla tentazione di
ricostruirne le macerie, anzi proprio in mezzo a quelle macerie, discernere chi
è veramente Dio per noi.
Ø
Su
Gesù come Cristo: Mc 8,29
Ø
Su
Gesù come Figlio di Dio: Mc 15,39
Ø
Su
Dio che purifica il suo popolo nell’AT: Is 1,16; 4,4; Ez 36,25
Ø
Su
Gesù come “forte”: Ger 32,18
Ø
Sul
termine “proclamare”:
Ø per Gesù: Mc 1,14. 38. 39.
45
Ø per i discepoli: Mc
3,14; 6,12; 7,36
Ø per la chiesa: Mc
13,10; 14,9; 16,15. 20