[33]State attenti, vegliate, perché non sapete
quando è il tempo (kairòs) [34] E' come uno che è partito per un viaggio
dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno
il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. [35] Vigilate
dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa viene, se alla sera o a
mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, [36] che non giunga
all'improvviso e vi trovi addormentati! [37] Quello che dico a voi, lo
dico a tutti: Vegliate!".
*Le
parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio
Nel Vangelo di Marco il capitolo 13 è il capitolo del discorso sulla fine dei tempi (discorso escatologico). Dal capitolo 14 inizia la narrazione della morte e risurrezione di Gesù. Il brano con cui si apre il tempo di Avvento è proprio la conclusione di questo capitolo 13 ed è significativo che Marco senta la necessità di allargare la cerchia dei destinatari dell’invito a vigilare: non solo ai discepoli, a tutti (v.37).
Il testo contiene alcuni
elementi che lo differenziano dai paralleli di Matteo e Luca. Il solito uomo
che si allontana per un lungo viaggio lascia qui “una casa”, dentro la quale
ciascuno dei servi dovrà svolgere il proprio compito, ed un “portiere” che ha
il compito specifico di vigilare. La comunità cristiana viene rappresentata
come un luogo operoso dove si lavora potendo contare su chi vigila. Un
luogo in cui convivono i diversi compiti dentro l’ unica attesa
dell’ unico Signore. Il ritorno del Signore viene considerato possibile
in una delle “quattro vigilie” in cui i Romani dividevano la notte: la sera,
mezzanotte, il canto del gallo, il mattino. Qualche commentatore ha fatto
notare i paralleli col racconto della Passione: di sera l’arresto di Gesù (Mc
14,17), a mezzanotte l’interrogatorio del sommo sacerdote (14, 60-62), al canto
del gallo il rinnegamento di Pietro (14,72) e al mattino l’interrogatorio di
Pilato (15,1). Il riferimento alla Passione è particolarmente interessante
anche per quel che riguarda il tema del vegliare, di cui si mostrano incapaci i
discepoli nel momento della prova (Mc 14,37-39).
La comunità cristiana è
chiamata a pensarsi come affidataria di uno spazio e di un tempo. Affidataria
di una storia che è già orientata nella direzione che ha voluto imprimergli
l’uomo del viaggio. Le uniche cose di cui dispone la comunità sono la casa del
Signore e le indicazioni operative (il compito: greco ergon) sul da
farsi in quella casa. Altro la comunità non possiede. Soprattutto non
possiede la conoscenza del tempo di Dio.
Ma se non possiede la conoscenza del Kairòs definitivo, ha gli strumenti
per cogliere i kairoi, ovvero i momenti, le occasioni del venire
quotidiano di Gesù di Nazareth. Lo stesso testo significativamente usa il
presente quando indica la venuta del Signore (vv. 33 e 35). Il Signore è già
presente nella comunità cristiana con la sua casa e con i compiti affidati a
ciascuno dei servi. E’ bello, per noi, aggiungere: è presente nei servi stessi,
nel portiere e nelle relazioni che questi abitanti della casa sapranno instaurare
tra loro. L’escatologia per i cristiani ha a che fare con la storia, con
l’oggi, con la capacità di rendere accogliente quella casa non solo per il
ritorno del Signore, ma anche per tutti coloro che già la abitano. E forse
proprio nel renderla accogliente per coloro che già la abitano, nel renderla
veramente casa del Signore (Sal 23,6) per tutti, consisterà il compito
affidatoci dall’uomo del viaggio.
Al portiere, più
direttamente, il dovere di vigilare. Ai servi il dovere di svolgere il compito
assegnato. Dentro il compito, è il nostro vigilare.
Ø
Sulla
vigilanza nell’AT: Prv 8,34; Ct 5,2; Sap 6,15.
Ø
Sulla
vigilanza nel NT: Mt 24,36-25,30; Lc
21,36; Ef 6,18
Ø
Sul
“potere” dato ai discepoli: Mc 3,15; 6,7.