Introduzione
alla Lectio divina di Gv 4,
5-42
III
domenica di Quaresima – 27 febbraio 2005
[5] Giunse
[27]
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse
a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli
con lei?». [28] La donna
intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: [29] «Venite a vedere un uomo che mi
ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia
forse il Messia?». [30]
Uscirono allora dalla città e andavano da lui. [31] Intanto i discepoli lo pregavano:
«Rabbì, mangia». [32] Ma egli rispose: «Ho da mangiare
un cibo che voi non conoscete». [33]
E i discepoli si domandavano l'un l'altro:
«Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». [34]
Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà
di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. [35] Non dite voi: Ci sono ancora quattro
mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi
e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. [36] E chi miete riceve salario e raccoglie
frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.
[37] Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. [38] Io vi ho mandati a mietere ciò
che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati
nel loro lavoro». [39]
Molti Samaritani di quella città credettero
in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto
quello che ho fatto». [40]
E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con
loro ed egli vi rimase due giorni. [41] Molti di più credettero per la sua
parola [42] e dicevano
alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché
noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore
del mondo». |
Il
brano di questa settimana ci propone, con un racconto denso di particolari e
stilisticamente molto curato, l’incontro tra Gesù e
una donna della Samaria, che diventa emblematico dell’incontro e della relazione tra Dio e
l’uomo.
Gesù si presenta come colui che ha
pazienza, infatti è già accanto al pozzo e aspetta che la donna venga ad attingere
l’acqua, scegliendo per l’incontro un momento che appartiene alla quotidianità
della donna alle sue azioni abituali. Si presenta anche come colui
che chiede, il suo “dammi da bere”, è lo spunto per aprire un dialogo con
l’uomo, non si impone.
La
richiesta di acqua e la scena dell’incontro accanto al
pozzo appartengono ad una tema ricorrente nella letteratura patriarcale
dell’Antico Testamento (cfr. Gen 24, 10s; 29, 1s; Es. 2, 15s) ma qui si caricano di nuovi elementi: Gesù rispetta i tempi dell’uomo, non ha fretta, è
bisognoso, come un viandante stanco, e cerca l’incontro con l’uomo, ogni uomo
nell’universalità che in questo caso è rappresentata dall’indicazione
geografica della Samaria, terra abitata da un popolo
scismatico che si era separato dal popolo eletto.
Dall’incontro
tra Gesù e la donna della Samaria
nasce un dialogo che si caratterizza in modo palese per la diversità delle
finalità comunicative e dei piani del discorso dei due
interlocutori. Tuttavia è proprio a partire dalla
volontà di entrambi di conoscere e lasciarsi conoscere che la relazione è
possibile.
Le
domande che la donna pone a Gesù nascono innanzitutto
dalla curiosità nei confronti di uno straniero giudeo che superando i
pregiudizi sociali ed etnici dell’epoca (l’opposizione tra giudei e samaritani
impediva contatti tra i due gruppi) si era fermato a
parlare con lei. Le domande poste da Gesù nascono
invece dalla volontà di far prendere consapevolezza alla donna di come Lui la conosca già nell’intimo (cfr. Sal 139), scruti le profondità del suo cuore e sia in grado
di “trasfigurare” la sua sete materiale di acqua in
una sete di senso, in un desiderio spirituale profondo di relazione con Lui e
dunque con il Padre, dal momento che solo la fede che può donarci l’incontro
con Gesù ci può rendere capaci di accoglierlo come il
Dio che si è rivelato.
Soltanto
scrutando il volto di Gesù nelle Scritture con la
stessa determinazione tenace con cui la Samaritana gli
continua a rivolgere domande, possiamo cogliere dietro l’aspetto esteriore di
colui che chiede, colui che dona e ci rivela l’amore del Padre.
Se
da una parte sono proprio le domande della donna a permettere che Gesù si riveli come colui che può
donare l’acqua viva (cfr. 6, 36; 7,37) e come il
Messia (vs. 26) dall’altra è l’infinita pazienza di Gesù,
il suo conoscerla in profondità, che conduce la donna a progredire
nell’accoglienza della sua rivelazione e che porta all’inversione dei ruoli per cui è la donna a rivolgersi a Gesù
come a colui che può soddisfare la sua sete sia materiale (vs. 15) che spirituale
(vs. 20). È proprio la presenza di Gesù nella storia che
rende superato l’interrogativo della donna, con Lui non c’è più un luogo che
permette l’incontro con Dio (“né su questo monte, né in Gerusalemme”) dal
momento che il luogo per amare il Padre è proprio il Figlio e si può
raggiungere il mistero della rivelazione dell’amore paterno di
Dio soltanto guardando al Figlio che lo rivela agli uomini in Spirito (cfr. Rm 8, 14-16) e Verità,
nell’accoglienza della sua Parola.
Nella
seconda parte del brano (vs. 27-42) la scena si allarga e dalla relazione
personale tra Gesù e la donna, dalla
consapevolezza dell’essere conosciuti e amati in profondità, anche se questo significa accettare la
propria debolezza e lasciarsi scavare nel proprio intimo (v. 39) si passa alla
testimonianza. Testimonianza della donna che trasformata, lascia la brocca, il
motivo stesso per cui si era recata al pozzo, come i
primi discepoli avevano lasciato le reti e la barca, e va a riferire l’incontro
con Gesù, svolgendo un ruolo di mediazione che
porterà altri samaritani a ricercare l’incontro con Lui e con la sua Parola.
Testimonianza dei discepoli per cui si prefigura il
compito della mietitura e il loro
coinvolgimento nell’opera di salvezza del Padre, quell’opera
di salvezza in cui risiede la volontà del Padre che è “cibo” per Gesù in quella totale obbedienza, che è anche cooperazione
nella sua opera, che permette che in Lui si manifesti l’amore paterno di Dio
verso gli uomini.