Introduzione alla lectio
divina su Mt 4, 12-23
27 gennaio 2002 - III
domenica tempo ordinario
12 Avendo intanto saputo che Giovanni era stato
consegnato, Gesù si ritirò nella Galilea 13 e lasciata Nàzaret,
venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon
e Nèftali, 14 perché si adempisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta Isaia: 15
Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla
via del mare , al di là del Giordano, Galilea
delle genti; 16
il popolo immerso nelle tenebre ha
visto una grande luce; su
quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una
luce si è levata. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire:
"Convertitevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato". 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea
vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che
gettavano le reti in mare poiché erano pescatori. 19 E disse
loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini".
20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo
di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo,
loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito,
lasciata la barca e il padre, lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando
nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando
ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. |
Il
brano è costituito da due momenti: l’inizio dell’attività di Gesù in Galilea e
la chiamata dei primi discepoli legati fra loro dall’adempiersi della profezia
di Isaia nella figura storica di Gesù.
La
consegna di Giovanni Battista costituisce per Matteo la causa che determina
l’inizio dell’attività di Gesù e il suo spostamento dal piccolo villaggio di
Nàzaret alla pianura cosmopolita e commerciale di Cafàrnao, sulle rive del lago
Genesaret.
La
notazione geografica ha per Matteo una duplice importanza. L’inizio del
ministero in Galilea, terra abitata non solo da ebrei ma anche da pagani, gli
permette di riprendere il tema dell’universalità della salvezza, già anticipato
al cap.2. La predicazione della buona novella, la vicinanza del Regno dei
cieli, la prossimità di Dio all’uomo grazie al Figlio, non ha per destinatari
solo "le pecore perdute di Israele" ma tutte le genti.
Il
dato geografico assume inoltre un significato teologico perché rappresenta il
compimento della profezia di Isaia (Is. 8, 23; 9, 1) che al tempo delle
deportazioni assire (VIII sec. a. C.) aveva predetto alle tribù la liberazione.
La situazione degli ebrei del tempo di Matteo non è diversa da quella di
allora: anche loro sono nelle tenebre.
Il
tema centrale della citazione profetica recuperato da Matteo è quello della
"grande luce", simbolo della presenza salvifica di Dio, che
caratterizza la missione universale del Servo di Isaia chiamato ad essere
"luce delle nazioni" (Is. 42, 6; 49, 6). Per Matteo Gesù è la luce
che, apparsa in Galilea, vista anche dai pagani nell’apparire della stella
(2,2) e che si manifesterà nella trasfigurazione ai discepoli (17, 2), pone
fine alle tenebre del mondo.
In
tal senso la chiamata dei discepoli è la conseguenza e si ricollega
all’irradiarsi della luce messianica.
La
parte del brano che si riferisce alla chiamata dei discepoli presenta uno
schema affine alle vocazioni profetiche dell’A.T. e si caratterizza per la
concisione della narrazione che riproduce l’immediatezza del momento
dell’incontro, l’accelerazione che l’irruzione del Regno conferisce alla storia
degli uomini, il subito della risposta dell’uomo.
La
chiamata delle due coppie di fratelli è un modello di conversione, scandito in
modo identico secondo i momenti dell’incontro, dell’invito/chiamata alla sequela,
dell’adesione.
La
relazione di incontro è stabilita mediante lo sguardo, “vide”. La novità
dell’incontro consiste nel fatto che è Gesù a chiamare e non i discepoli a
scegliere il maestro, come avveniva secondo l’istituzione del discepolato nelle
scuole rabbiniche. L’iniziativa di Gesù rovescia i rapporti tradizionali,
impone già un cambiamento di mentalità e un cambiamento di prospettiva,
attraverso l’abbandono, il lasciare in una progressione che riguarda prima la
sicurezza per il futuro (le attività economiche) e poi anche le radici del
passato (il padre). Ecco che il "cambiate mentalità" già predicato
dal Battista assume il significato di adesione alla volontà di Dio. Nell’oggi
dell’incontro con Gesù avviene la nuova ermeneutica della propria esistenza, la
trasfigurazione del diventare "pescatori di uomini".
Riferimenti
·
Sulla
chiamata: 1 Re, 19, 19-20; Is 50, 4-5; Gio 1, 1-16
|