Lectio divina di Lc 2,21-40 – domenica 2.02.2003

4^ domenica tempo ordinario

 

[21] Quando furono compiuti gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso, gli fu messo il nome di Gesù, che gli era stato dato dall'angelo prima che egli fosse concepito.

[22] Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, [23] come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; [24] e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.

[25] Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; [26] e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. [27] Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, [28] lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:

[29] «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;

[30] perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

[31] che hai preparata dinanzi a tutti i popoli

[32] per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».

[33] Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. [34] E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione [35] (a te stessa una spada trafiggerà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».

[36] Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. [37] Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. [38] Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

[39] Com'ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città.

[40] E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.

 

*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio

 

Secondo la legge ebraica, otto giorni dopo la nascita, ogni bambino primogenito doveva essere presentato al tempio e circonciso (Es 13, 2-12), mentre la madre poteva "purificarsi" solo trentatre giorni dopo, offrendo in sacrificio un agnello e due tortore o due colombi (Lv  12, 1-8). Il rito della presentazione presupponeva una consacrazione del primogenito al Signore, ma ai genitori era consentito riscattarlo pagando una certa somma in denaro (Nm 8, 15-16).

L'evento narrato da Luca si inserisce in questo preciso contesto di norme e riti, rispetto al quale però Luca si concede alcune libertà: parla di una purificazione di entrambi i genitori e non solo della madre, fa coincidere i due momenti della purificazione e della circoncisione, non fa cenno al rituale del "riscatto". Quest'ultima imprecisione può in effetti essere considerata voluta, in quanto Luca potrebbe volere segnalare fin dall'inizio l'appartenenza di Gesù al Padre, come questi stesso sottolineerà ancora ragazzino al tempio rispondendo al rimprovero dei genitori (2, 49).

Il brano vede due coppie di protagonisti, la cui azione ruota intorno alla figura del bambino, testimone ancora ovviamente muto. Le due coppie, da una parte Giuseppe e Maria, dall'altra Simeone e Anna, si incontrano obbedendo la prima alla chiamata all'offerta (del figlio), che li conduce a muovere verso il tempio, la seconda alla testimonianza della pazienza e dell'attesa, che li fa rimanere presso lo stesso tempio, dove sanno che incontreranno il Salvatore.

Questo doppio percorso di vita e di esperienza è capace di trasformare un evento "normale", quasi quotidiano come la celebrazione di riti e consuetudini ormai abusati dagli anni, in un passaggio fondamentale per la vita di tutti i protagonisti: da Simeone e Anna, che vedono finalmente realizzata la loro fiduciosa attesa, a Maria, che riceve quasi incidentalmente la terribile profezia del v. 35, e ancora a Giuseppe e Maria, che saranno stati accompagnati per lungo tempo dallo stupore e dalla meraviglia richiamati al v. 33 (cfr. 2, 51).

Ciò che rende possibile tutto ciò è evidentemente lo Spirito (vv. 25 - 27) che dopo avere assicurato a Simeone che avrebbe visto il Messia, lo spinge a recarsi al tempio al momento opportuno. Questa azione dello Spirito rimarrebbe vana, tuttavia, se non incontrasse orecchie capaci di ascolto, come quelle di Simeone (il cui nome significa proprio "colui che ascolta"), e occhi capaci di stupore, come quelli di Giuseppe e Maria, che sanno guardare oltre la stranezza di un vecchio che dice cose per loro evidentemente incomprensibili.

Da questa perfetta sinfonia di movimenti, incontri, attese e speranze, sgorga con tutta la sua bellezza il Cantico di Simeone (vv. 29-32). E' l'invocazione di chi ha saputo trasformare tutta la sua vita in una attesa del "conforto" di Israele (Is 40, 1; 51, 12; 61 ,2), di chi ha saputo rimanere nell'ascolto dello Spirito e adesso può prendere commiato dalla vita con la leggerezza del cuore che solo chi vede il "compimento" (cfr. vv. 21, 22, 39) della sua esperienza terrena può conoscere.

Da questa leggerezza, propria di un uomo "giusto e timorato di Dio" (v. 25), nasce uno sguardo sul mondo che è di continua benedizione, capace di riunire in un unico abbraccio il Padre (v. 24) ed i fratelli (v. 34). Un momento di intensa ed intima emozione come quello vissuto da Simeone, che in esso riconosce il compimento della sua vita, si allarga e si estende ben oltre la sua vicenda personale, ricomprendendo tutte "le genti" ed il popolo di Dio (v. 32).

Ogni vita sarà attraversata da questo evento, per ciascuno diverso, ma di salvezza comunque per tutti.  Ogni cuore dovrà fare i conti con questa "pietra di inciampo" (Is 8, 14), guardando in profondità dentro se stesso, trovandosi nudo ed esposto davanti alla scelta di accogliere o rifiutare la salvezza offerta (12, 51-53).

A suggello di tutto questo, un secondo testimone, la profetessa Anna, irrompe sulla scena, garantendo con la sua presenza la veridicità e la certezza dell'offerta della salvezza (secondo la Legge ebraica, erano necessari due testimoni per avvalorare un fatto. Cfr. Dt 19, 15). Ancora una volta si tratta di una persona anziana, la cui vita è stata un continuo servizio al Signore, nella preghiera e nel digiuno (v. 37), e che in virtù di questo ha occhi capaci di vedere il passaggio del Signore e sa trasformare questo incontro in una lode al Padre.

 

Brani di riferimento:

Sulla consolazione: Is 40, 1-2; 49, 10.13; 51, 3.12; 57, 18; 61, 2; 66, 12-13

Sulla morte di chi ha realizzato i suoi desideri: Gen 46, 30; Tb 11, 9

Sulla "luce" di Gesù: Is 9. 1.5; 42, 6; 49, 5-6; Zc 14, 6-7; Lc 26, 23

Le vedove nel vangelo di Luca: 4, 25-26; 7, 12; 18, 3.5; 20, 47; 21, 2-3