Lectio divina su Luca 3,10 –18; domenica
17.12.2000
III
domenica di Avvento
Le folle lo interrogavano: "Che cosa dunque
faremo?".[11] Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne
dia (lett. metadòtw) una
a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto".[12] Vennero anche dei pubblicani a
farsi immergere, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?". [13] Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di
quanto vi è stato fissato". [14] Lo interrogavano anche alcuni soldati:
"E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non
estorcete niente (lett.
non accusate per soldi) a nessuno, contentatevi delle vostre paghe".
[15] Poiché
il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo
a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, [16] Giovanni
rispose a tutti dicendo: "Io vi immergo in acqua; ma viene uno che è più
forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei
sandali: costui vi immergerà in Spirito Santo e fuoco. [17] Egli ha in mano il ventilabro per ripulire
la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà
con fuoco inestinguibile". [18] Con molte altre esortazioni annunziava
al popolo la buona novella. |
*Le
parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio
Si
potrebbe idealmente separare il brano di Luca in due parti: una prima parte
(vv. 10-14) in cui si passa dall’annuncio della salvezza alla vita vissuta ed
una seconda parte (vv. 15-18) in cui dalla vita si ritorna all’annunzio.
Il
"dunque" (v. 7-8-10) che si ripete più volte non è casuale. Richiama,
secondo Luca, il contenuto della predicazione di Giovanni e ne esprime
l’atteggiamento completamente orientato a tirare le fila del messaggio
vetero-testamentario, a spingere verso la circoncisione del cuore (v. Dt
cap.30).
Proprio
il profeta Giovanni, nei versetti immediatamente precedenti a questo brano, ha
già svelato i pensieri velenosi che aleggiano nel cuore dei giudei accorsi al
lavacro dei propri peccati. Un gran numero di giusti incalliti è uscito da
Gerusalemme e si appresta ad accostarsi alle abluzioni giovannee con la
certezza di aver fatto qualcosa in più degli altri credenti (per l’ebreo
osservante, il battesimo non era considerato un precetto essenziale). Ma questi
turismi pseudo-giubilari non sono, per il Battista lucano, segno di
conversione. Non molto tempo dopo una poesia musulmana dirà :
O gente partita in pellegrinaggio! Dove mai siete, dove mai
siete? L’Amato è qui tornate, tornate! L’amato è un tuo vicino, vivete muro a
muro: che idea vi è venuta di vagare nel deserto di Arabia? A ben vedere la
forma senza forma dell’Amato, il Padrone e la Casa e la Ka’ba siete voi!
L’evangelista
è sensibile al richiamo giovanneo della concretezza: sono necessarie opere (si
noti il plurale etico) di conversione, opere degne.
Nella
prima parte del brano, i soggetti (folle, pubblicani, soldati) variano ma la
domanda è la stessa: cosa faremo dunque?
Tutte
le risposte del Battista sono accomunate dall’intento di spiegare in che
consista la dignità delle opere di conversione: condivisione, equità, giustizia
sono le virtù sociali che il più ellenista degli evangelisti mette in
bocca al profeta e che questi addita come esempio di conversione (notiamo anche
che Giovanni non richiede agli interlocutori una rinuncia radicale, nobile ma
isolata, bensì un segno di solidarietà come stile da diffondere). Per Luca la
conversione è conversione della comunità e non solamente faccenda individuale.
Ed
infatti, dopo il richiamo a tali valori, quelle che prima erano indistinte
masse di gente, ora diventano, con un passaggio letterario di soggetti, un
popolo, sia pur ancora in attesa.
Nella
seconda parte del brano si svela l’attesa e dalla vita si ritorna all’annuncio.
Assistiamo
alla sottile finezza di Luca, il quale dopo aver dato risalto agli stimoli di
interiorità del pre-annuncio giovanneo, ci induce a riflettere sui vari piani
del discorso su Dio.
Ci sono
le esortazioni del Battista, le esortazioni ad una coerenza di vita, che sono
in grado di formare un popolo-in-attesa (metafora della comunità ecclesiale nel
tempo di Avvento), ma non sono ancora sufficienti a fornire una risposta a
quelle attese. E c’è l’intervento del Cristo (tratteggiato a tinte forse severe
per orecchie poco aduse a linguaggi profetici) che immergerà il
popolo-in-attesa nello Spirito, curando le nostre ferite con il fuoco
purificante della misericordia.
Per
Luca, comunque, il piano spirituale del Battista è già Evangelo (v.18).
Sinottici: Mt 3:11-12; Mc, 1: 7-8;
Gv 1: 19-28; At 13:25
Riferimenti :
·
Per le opere
di conversione: Ezechiele 18:7; Luca 11:41; 18:22; 19:8; Isaia 58:7-11; Marco
14:5-8; Atti 4:32 e 10:2,4; Romani 12,8; 2Corinzi 8:3-14; 1Timoteo 6:18;
Giacomo 1:27; 2:15-26; 1Giovanni 3:17;
Meditazione
su Lc 3,10-18 |
Lectio divina prima lettura |