Lectio Divina di Mt 28, 16-20 – Domenica
15.06.2003
SS. Trinità
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*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio.
La Fede passa qui attraverso la vista:
appena lo videro si prostrarono, come si faceva con i Re, con le massime autorità
riconosciute. Ma la vista non sempre basta: il dubbio sembra costitutivo
dell’uomo. Si annida lì dove non dovrebbe e la notazione quasi disturba un
quadro così lineare. Ma Gesù, che conosce il cuore dell’uomo, che ha
sperimentato debolezze e tradimenti dalle persone più care, rischia ancora una
volta e affida anche ai dubbiosi un incarico da far tremare i polsi.
D’altronde, il fondamento della missione non è radicato nelle qualità personali
degli incaricati, ma si basa sull’autorità assoluta di Gesù stesso. ‘In cielo e
in terra’ è una formula per intendere ‘su tutto il creato’. Su questa
assolutezza del potere del Signore i discepoli possono dunque farsi missionari ed evangelizzatori. Ma qual è il fine di
questi missionari? ‘Fare discepoli’ è espresso nel testo originale con un verbo
che ha la radice di ‘imparare’, ‘diventare allievo’: è un insegnare ad imparare, cioè ad Ascoltare e a Custodire le Parole
del Maestro. Non sono i missionari che hanno parole proprie da impartire,
insegnamenti più o meno dotti da elargire. D’altronde, come ci è stato
ricordato in questi giorni, il missionario non è che “un mendicante che va a
dire a un altro mendicante dove ha trovato qualcosa da mangiare” (Don Tonino
Bello). Il tratto è quello umile e mite di Gesù, che nulla toglie alla fermezza
interiore della Fede.
Lo scopo, alla fine, è la felicità: Sappi
dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e
quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo
di te… (Dt 4,39-40: è la I Lettura di domenica prossima).
Questa
condivisione di felicità che è lo spezzare insieme la Parola, è messa in moto
dal nostro Dio, che già per gli Ebrei era il Dio della relazione, della
compagnia, l’Essere Con che imprime
dinamismo alla Storia e a ogni piccola storia umana. E condividere la Parola è
un gesto liturgico, come ci ricorda Paolo: Quel
Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio
suo… (Rm 1,9).
Ora, Cristo ci garantisce in ogni momento
questa presenza costante e rassicurante: la Shekhinà,
il dimorare di Dio è adesso dovunque ci sia un Cristiano. E’ in virtù di questo
che possiamo intendere la nostra vita stessa come una continua Liturgia.
Infatti, “il cristiano è sempre e dovunque in stato di culto. Questa qualifica
altissima ha la sua origine nel Battesimo, viene continuamente attivata dalla
celebrazione della Cena, è veicolata dall’azione dello Spirito”. Ma, occorre
fare attenzione a un dato fondamentale: “La celebrazione eucaristica esplica
tutta la sua potenzialità di azione
quando è messa in contatto con la vita. Questa, a sua volta, diventa un
culto senza soluzione di continuità quando è vitalizzata dalla celebrazione e
animata dallo Spirito. E questa vita di culto, che la celebrazione rende
possibile, porta il cristiano, sotto il profilo individuale e comunitario, in
un rapporto strettissimo con Dio e in atteggiamento di testimonianza, di
apertura e di condivisione verso tutti gli uomini” (Vanni).
Con Gesù tutta la nostra vita è ormai trasfigurata. Ma poiché non viviamo stando a guardare il cielo, bensì immersi nella vita concreta, che è fatta di relazioni, eventi, incontri, il nostro vivere con Cristo è un “rivivere in ciascuno dei nostri cammini il cammino del vangelo e percepirne l’adempimento già realizzatosi nelle nostre comunità, dilacerate come era quella dei discepoli” (Radermakers). Nonostante le inevitabili incomprensioni, distanze, disillusioni -insiste il teologo- occorre sempre fare memoria del fatto che “l’angelo del Signore è presente in ogni comunità adunata nel nome del Signore risuscitato: egli …spiega al credente il senso di tutti gli avvenimenti della sua vita. Ci libera dalla paura e ci ripone sul cammino della nostra vita concreta, la nostra Galilea, dove Gesù ci viene incontro”.
Brani di riferimento (oltre a quelli già
citati):
Ø
Sul potere in
cielo e in terra del ‘figlio di uomo’: Dn
7,14.
Ø
Sulla liturgia
della vita in Paolo: Rm 12,1-2.
Ø
Io sono con voi: Ag
1,13; Mt 1,23.
Ø
‘Discepoli’
secondo Matteo: 10,24-25; 10,37-38; 16,24-26;
19,27-28; 23,8ss.