Lectio divina di Mt 22, 1 14– domenica 13.10.2002

 

[1] Gesù rispondendo disse di nuovo in parabole: [2] "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. [3] Egli mandò i suoi servi a chiamare i chiamati alle nozze, ma questi non vollero venire. [4]Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; Suvvia! alle nozze! [5] Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; [6] altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

[7]Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. [8] Poi disse ai suoi servi: Le nozze sono preparate, ma i chiamati non ne erano degni; [9] andate ora agli incroci delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. [10] Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, cattivi e buoni, e la sala si riempì di commensali.

[11] Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale non vestito del vestito di nozze, [12] gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui non avendo il vestito di nozze? Ed egli ammutolì. [13]Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. [14] Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

 

 

Quelle sottolineate sono espressioni-chiave per la meditatio

 

Il brano può essere diviso in due parti. La prima in cui il re chiama gli invitati alle nozze (1-10) e la seconda in cui l’attenzione è centrata sull’invitato al banchetto che non indossa il vestito di nozze. (11-14).

Il re della prima parte non è dissimile dalla figura che ci è stata presentata nelle domeniche passate: è un re generoso che vuole condividere con gli uomini la gioia del banchetto di nozze del figlio. Ed è un re paziente. Il nodo centrale di questa prima parte è l’azione ripetuta più volte di chiamare gli invitati. Tuttavia come nella parabola dei vignaioli, di cui questa costituisce un parallelo anche per la presenza di figure che si ripetono, i servi mandati a chiamare e il figlio, alla generosità e alla pazienza del re si contrappone la crudeltà degli uomini: non solo gli invitati rifiutano l’invito del re perché troppo presi dalle loro attività quotidiane ma addirittura arrivano a uccidere i suoi servi, infastiditi da questa cura del re nei loro confronti che non si limita a chiamarli una volta ma che reitera l’invito.

Ciononostante, l’ira del re dura poco, costante e ferma è invece la volontà di condividere con gli uomini il banchetto della salvezza: il regno dei cieli.

Ecco quindi che, grazie all’amore immenso di Dio per gli uomini, l’invito si allarga non più soltanto per i pochi chiamati che non l’hanno saputo accogliere e che proprio per il loro rifiuto non sono degni del banchetto, ma per tutte le persone indistintamente, buoni e cattivi, grano e zizzania, tutti gli uomini nella loro diversità, tanti da riempire la sala del banchetto. Cosicché ancora una volta non è Dio a porre dei limiti ma l’uomo.

Infatti, l’essere stati invitati al banchetto non comporta automaticamente che vi si prenda parte, occorre a questo punto una risposta dell’uomo che non può essere colto impreparato come l’amico senza la veste delle nozze che rimane senza parole e che non sa rispondere.

Nella seconda parte infatti l’ingresso del re nella sala del banchetto mette gli invitati di fronte al fatto che avere accolto l’invito vuol dire accoglierlo con la gioia che viene dal sapere di essere salvati e dal voler riconoscere la centralità nella nostra vita del Figlio grazie al quale si celebra il banchetto.

 

 

Brani di riferimento:

Ø      Sul giudizio e la venuta del Signore: capp. 24 e 25 di Matteo

Ø      Sulle nozze: Is. 25, 6; Ap. 19, 7-9.

Ø      Sulla “veste”: Rm 13,14; Ef 4,24; Col 3,12.