Lectio Divina di Mt.
3,13-17
Domenica 13 Gennaio 2002 – Battesimo del Signore
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Ma la novità radicale di
Gesù rispetto alle attese del Battista si rivela anche in quelle che in
assoluto sono le prime parole che Matteo gli fa pronunciare nel suo Vangelo:
Giovanni non deve rifiutarsi di battezzare Gesù perché ad entrambi conviene
adempiere (lett. riempire) ogni giustizia. Per entrambi si tratta in
primo luogo di obbedire ad un piano di salvezza che, dapprima incomprensibile,
si va manifestando proprio mentre si compie e si qualifica innanzitutto come
“giustizia”: e tuttavia questa giustizia che Gesù pone alla base della propria
missione non coincide con la giustizia di Giovanni, simboleggiata dalle
immagini della scure posta sotto la radice degli alberi e della pula separata
dal grano. La giustizia invocata da Gesù è innanzitutto, come già in parte
nell’Antico Testamento, la fedeltà di Dio al patto di alleanza che egli ha
sancito con gli uomini e che questi sono chiamati a rispettare. Per Matteo
dunque la giustizia è innanzitutto il contenuto della volontà di Dio, quella salvezza
che egli vuole per tutti gli uomini (cfr. Is. 61,11) e che si identifica con
Gesù stesso, con la sua venuta per tutti e in primo luogo per i peccatori: Gesù
è dunque colui che “riempie”, ossia realizza pienamente le profezie dell’A.T.
I versetti seguenti non
fanno che amplificare ulteriormente questa prospettiva. Matteo ha ridotto al
minimo la scena del battesimo vero e proprio, ma vi ha conferito una
straordinaria potenza simbolica intessendola di reminiscenze dell’A.T., ma
leggendola al contempo già alla luce della Pasqua. La risalita di Gesù dalle
acque del Giordano, (che sottintende naturalmente un discendere) mentre
richiama l’ingresso pasquale del popolo di Israele nella terra promessa dopo il
passaggio nel Giordano (cfr. la frequente espressione “salire dal Giordano” in
Gs. 4) anticipa anche il duplice movimento di morte e resurrezione che Gesù
stesso compirà (cfr. Rm. 6,1-11). La sua immersione nelle acque del Giordano
fonda una realtà nuova, nella quale il battesimo d’acqua di Giovanni appare ormai
superato: i cieli si aprono (cfr. Ez. 1,1) e lo Spirito di Dio discende su Gesù
come in Gn. 1,2 all’inizio della storia aleggiava sulle acque; assistiamo
dunque ad un rinnovamento della creazione, che l’evangelista rappresenta ancora
come uno snodo epocale posto tra il vecchio e il nuovo: essa comincia ad
attuarsi nel momento in cui Dio stesso riconosce in Gesù agli occhi di tutti
(si noti che qui, a differenza di Mc. 1,11 e di Lc. 3,22 il destinatario delle
parole di Dio non è Gesù ma il popolo) il proprio figlio giunto come Messia ad
adempiere le profezie di Isaia 42,1; ma questa nuova creazione riceverà un
significativo suggello della sua efficacia quando, dopo la morte di Gesù in
croce, un anonimo centurione romano riecheggerà le parole del Padre ammettendo
con stupore “veramente quest’uomo era figlio di Dio” (Mt. 27,54).
È dunque, quello del battesimo di Gesù, un vangelo nel quale la novità del Cristo, venuto a “riempire” la promessa antica di salvezza, si rivela in tutta la sua portata straordinaria e sconvolgente. Cedendo a lui, Giovanni ha reso testimonianza di questa realtà rinnovata, nella quale anche il Battesimo assume un significato diverso: esso non è più semplicemente il simbolo di un proposito di conversione da parte dell’uomo, ma è il momento nel quale l’azione di grazia dello Spirito si dispiega a beneficio, da questo momento in poi di ogni uomo. Non a caso allora già le comunità cristiane delle origini hanno assunto il battesimo come il momento dell’ingresso nella vita cristiana: infatti “da allora tutte le acque delle nostre fonti battesimali sono trasformate in fontane da cui sgorga la vita stessa di Dio, la vita eterna” (A. Louf).
Brani di
riferimento
- I riferimenti all’A.T. sono già indicati nell’introduzione.
- Si possono leggere i brani dei sinottici dal cui confronto emergeranno le specificità di Matteo.
- Sulla concezione del Battesimo nel N.T cfr. At. 22,16; Gal. 3,26-27; Col. 2,11-12; Tt.3,5-7.