Introduzione alla Lectio divina di Mc 1, 7-11 – domenica 12-1-2003

Battesimo del Signore

 

 

[7] [Giovanni Battista] proclamava dicendo: “Dietro di me viene chi è più forte di me, al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.

[8] Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con Spirito Santo”.  [9] E avvenne in quei giorni che Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.  [10] E, subito, salendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito come colomba scendere verso di lui. [11] E venne una voce dai cieli:  “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto”.

 

*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio

 

 

L’importanza di questo episodio della vita di Gesù appare evidente se consideriamo che il Battesimo è ricordato da tutti e quattro gli evangeli, nonché dagli Atti degli Apostoli, nel discorso tenuto da Pietro in casa del centurione romano Cornelio. Non solo. La liturgia orientale celebra il Battesimo di Gesù nel giorno dell’Epifania, insieme alle altre due rivelazioni più significative della sua divinità: quella ai Magi e quella costituita dal primo miracolo, le Nozze di Cana. Tuttora, tra l’altro, il canaletto che porta l’acqua al fonte battesimale delle chiese d’Oriente conserva il significativo nome di “Giordano”.

L’episodio ha anche una collocazione di rilievo, poiché segna il passaggio del testimone tra Giovanni Battista e Gesù, che, non appena avrà ricevuto il Battesimo, sarà condotto dallo Spirito nel deserto dove affronterà le tentazioni e, subito dopo, inizierà la sua attività pubblica con il ‘ministero in Galilea’. Il battesimo è introdotto dalla celebre affermazione di Giovanni Battista: il non essere “degno” (letteralmente ‘sufficiente’, hikanòs) di sciogliere i legacci dei sandali è in genere interpretato come segno di umiltà, poiché, secondo quanto ci dice qualche commento, un ebreo non poteva esigere questo servizio dal suo schiavo, se anche costui era ebreo. Altri ravvisano invece in questa espressione un suggestivo riferimento a una consuetudine dell’antico diritto matrimoniale ebraico: infatti, sciogliersi il sandalo e cederlo era un gesto simbolico che segnava la rinuncia del parente prossimo ad avvalersi del diritto di sposare una donna in favore di un parente più lontano (cfr. Rut 4,1-8). Quest’ultimo però non poteva arrogarsi di sua iniziativa il diritto che spettava solo all’eventuale legittimo sposo: doveva insomma stare un passo indietro e rimettersi al suo volere.

Ma ancora più ricco di significati e valenze è chiaramente il Battesimo di Gesù. Nel Signore che si mischia alla folla dei peccatori per ricevere il Battesimo, non possiamo non avvertire un forte senso di partecipazione della condizione umana e di Compagnia di questo Dio-con-noi, che fa suo il gesto degli ultimi della terra, come quel Naaman il Siro che, martoriato dalla lebbra, si bagnò sette volte nel Giordano e fu guarito (2 Re 1-14). Tra l’altro, in quel Gesù che viene “da Nazaret della Galilea” (v.9) per immergersi nel Giordano, si coglie un venire incontro e un riunirsi anche ‘geografico’ a “tutta la regione della Giudea e tutti i Gerosolimitani” (v.5): è come se nel gesto di Gesù nord e sud della Palestina, politicamente divisi in due regni dopo la morte di Salomone, si rinsaldassero.

Se risulta ovvio che il battesimo non ha per Gesù il valore che aveva per chiunque altro, cioè di remissione dei peccati (vv.4-5), non bisogna però neanche limitarlo a un ‘semplice’ gesto di umiltà e compartecipazione al destino umano. L’aspetto più importante, e messo in luce con chiara solennità da Marco, è la proclamazione da parte di Dio della sua condizione di Figlio. A differenza degli altri sinottici, che preferiscono un linguaggio più ‘dimesso’, Marco sceglie lo stile apocalittico: per esempio,  l’espressione “in quei giorni” (v.9), rara nell’evangelista, sembra richiamare l’uso che ne facevano i profeti antichi per annunciare l’intervento di Dio nella storia (cfr. Ger. 3,16-18 e altri passi citati in Radermakers, Lettura pastorale del Vangelo di Marco, 1981 p.103). Ancora, i cieli “squarciati” (semplicemente “aperti” per Matteo e Luca), richiamano, oltre allo squarcio del velo del tempio alla morte di Gesù (Mc 15,38), la preghiera accorata che Isaia aveva rivolto al suo Dio muto e lontano, e alla quale sembra giungere ora una risposta: “Ah, se tu squarciassi i cieli e scendessi!”(Is 63,19).

Quel Padre che solo alcune settimane fa anche Wojtyla, rileggendo Geremia, ha interpretato come di nuovo chiuso nel suo silenzio dolente e amaro di fronte allo scempio degli uomini ancora una volta intenti a macchinare guerra, aveva rotto allora un altro lungo silenzio per rivelarsi finalmente nel Battesimo del Figlio amato. Nell’incontro dello Spirito che scende con Gesù che risale dalle acque, il Padre aveva dato corpo a un sogno di salvezza.

Il Cristo, nella sua umana divinità, è veramente quel Dio che scende dal cielo sulla terra per fare della terra un cielo. Sta a noi, battezzati di oggi, dargli la nostra capacità di accoglienza e le nostre mani per cooperare alla realizzazione di quel sogno. Nella certezza, come ci conferma la II lettura, che “la sua casa siamo noi, se conserviamo la fiducia e la speranza di cui ci vantiamo” (Eb 3,6). E’ lo Spirito, nel Battesimo, che ci dà questa forza: infatti, “qualunque sia la situazione umana in cui possa trovarsi - gioia o dolore, fatica o riposo, comprensione o incomprensione, serenità o turbamento, salute o malattia -, il cristiano troverà sempre, sotto la guida dello Spirito, la forza di uscire da se stesso in direzione di Dio, per rendersi dono. Come ha fatto Cristo e come ha fatto Paolo” (U. Vanni, L’ebbrezza nello Spirito, Roma 2000, p. 168).

 

 

 

 

 

Brani di riferimento

 

-          Sinottici: Mt 3, 13-17; Lc 3, 21-22.

-          La colomba è simbolo della salvezza dal diluvio universale in Gn 8, 8-12.

-          Il Battesimo di Gesù è testimoniato anche da Giovanni Battista in Gv 1, 32-34 e da Pietro in At 10, 37-38.

-          Il Battesimo secondo Paolo: Rm 6, 1-11.