Lectio divina di Mt 25,1-13 – domenica 10.11.2002

XXXII domenica del tempo ordinario

 

[1] Il regno dei cieli somiglierà allora a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. [2] Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti; [3] le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; [4] le prudenti  invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. [5] Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. [6] Ma nel cuore della notte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! [7]Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. [8] E le stolte dissero alle prudenti: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. [9] Ma le prudenti risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. [10] Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. [11] Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! [12] Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. [13] Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio

 

Concluse le dispute con le autorità di Israele (Mt 21,23-23,39), Gesù esce dal tempio (24,1) e inizia il discorso che riguarda la fine dei tempi ed il giudizio finale (discorso escatologico). Questo discorso prenderà i capitoli 24 e 25 e avrà come tema centrale la vigilanza. Il versetto che risuonerà come filo conduttore dei due capitoli è proprio il v. 13: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora” (cf. Mt 24,42). Per chiarire cosa significhi vigilare nella comunità cristiana, Matteo pone in successione tre parabole, di cui questa delle dieci vergini è la seconda.

La situazione che viene presentata nel brano è alquanto particolare: una festa di nozze in cui non si fa alcun cenno alla presenza della sposa, in cui le vergini attendono lo sposo invece che la sposa, in cui infine lo sposo tarda fino al giorno dopo. Si tratta evidentemente di un racconto di tipo allegorico, più ancora che una vera e propria parabola, costruito da Matteo sulla base di elementi che negli altri vangeli sinottici troviamo solo sparsi (cfr. Lc 12, 35-36; Lc 13, 25-27).

L'intenzione di Matteo è evidentemente quella di fornire una chiara esemplificazione degli atteggiamenti possibili, all'interno della Chiesa, nei confronti dell'attesa della venuta del Figlio dell'uomo. L'immagine di Gesù come lo sposo è infatti frequente nel NT (2 Cor 11,2; Ef 5, 23; Ap 19, 7; 21, 2), tanto da non lasciare alcun dubbio sul significato di questa immagine, così come le dieci vergini rappresentano evidentemente la comunità dei credenti in attesa del Regno.

Nessuna di loro risponde pienamente all'esortazione del v. 13, ma tutte invece si addormentano, a rischio di non farsi trovare deste alla venuta dello sposo, come accadrebbe se qualcuno non si preoccupasse di svegliarle invitandole ad andargli incontro. Questa defaillance non però ha conseguenze spiacevoli per nessuna delle vergini, a dimostrazione ancora del fatto che quella cristiana non è una comunità di perfetti, che c'è spazio per rimediare alla caduta se al tempo opportuno (quando era facile procurarsi dell'olio per le lampade) si è costruito su solide basi (Mt 7, 24-25).

Se invece non ci si è attrezzati a vivere l'attesa, se si è pensato di potere dettare i tempi della venuta del Regno, fidando sul fatto che lo sposo non potrà tardare e pretendendo che Egli moduli i suoi tempi sulle nostre esigenze, ogni spazio si chiude, come le porte davanti alle vergini stolte che lo sposo dichiarerà di non conoscere.

Non è sempre chiara questa linea di demarcazione tra chi si è preparato e chi no. Anche se Matteo definisce subito sagge cinque delle vergini e stolte le altre cinque (e ripete tre volte questi termini), i loro comportamenti sono assolutamente identici (a meno dell'attenzione nel rifornirsi di olio) in tutto lo svolgimento della vicenda. La  distinzione tra chi è dentro e chi è fuori non è infatti operata se non alla fine, in presenza dello sposo, che diventa l'unico criterio di discernimento. Come la zizzania non è separata dal grano fino al tempo del raccolto (MT 13, 40-43), come i buoni e i cattivi sono invitati indistintamente alla festa di nozze e solo in presenza del re sarà evidenziata l'assenza dell'abito nuziale per uno degli invitati, che verrà quindi cacciato (Mt 22, 12), nessun criterio morale consente di escludere qualcuno dalla comunità ecclesiale, luogo di accoglienza e di attesa, luogo in cui la debolezza e il bisogno di perdono sono l'unico tratto veramente comune.

“Beati i poveri in Spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3). Il regno dei cieli è di chi attende tutto dal Signore e, in ultima analisi, di chi attende il Signore. Le vergini che hanno preso l’olio sono phronimoi, stesso termine usato per indicare in Mt 7,24 chi costruisce la casa sulla roccia. In quel contesto è phronimos chi avrà ascoltato la Parola e ne avrà nutrito il proprio cuore (chi avrà fatto la Parola). Le vergini prudenti, proprio perché povere in Spirito e già candidate al Regno, hanno coscienza della propria ignoranza sulla venuta dello Sposo; ma sanno non soltanto che verrà ma che sarà impossibile gioire definitivamente con lui (v.10) senza qualcosa in più della semplice fiaccola. Qualcosa che garantirà la luce quando ce ne sarà bisogno. Qualcosa che non sostituirà la fiaccola, ma farà sì che la fiaccola funzioni pienamente. Con questo qualcosa in più potranno riposare (v.5) certe che il loro cuore sarà pronto al momento giusto (kairòs), quando liberamente e sovranamente il Signore avrà deciso di tornare.

Il tempo della comunità cristiana è il tempo dell’ attesa e della responsabilità. La vita cristiana non si gioca soltanto sull’evento finale. Si gioca anche su tutti gli atti concreti, quotidiani di vita in cui si fa memoria dell’Assente. Sul “già” della storia. I contemporanei di Noè avevano interpretato la quotidianità nel senso della Dimenticanza: “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito” (Mt 24,38), finché irruppe l’Essenziale, proprio quello che avevano messo da parte. Chi non si trovò pronto fu lasciato (Mt 24,40-41). Il prezzo della stoltezza è la Separazione.    

 

Brani di riferimento

 

Ø      In generale: Mt 7,21-27

Ø      Per l’immagine dello Sposo nell’AT: Is 54,1-8;  Os 2,16-18.

Ø      Per l’immagine dello Sposo nel NT: Mt 9,15; Ap 19,7.9; Ef 5, 21-32.

Ø      Per l’immagine dell’olio: Sal 23,5; 89,21; 104,15; 133,2.

Ø      Per l’immagine della lampada: Mt 5,16; Prv 13,9: Gb 18,5-6.