[1]
Il
regno dei cieli somiglierà allora a dieci vergini che, prese le loro lampade,
uscirono incontro allo sposo. [2]
Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti; [3] le stolte presero le lampade, ma
non presero con sé olio; [4]
le prudenti invece, insieme
alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. [5] Poiché lo sposo tardava, si
assopirono tutte e dormirono. [6]
Ma nel cuore della notte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli
incontro! [7]Allora tutte quelle
vergini si destarono e prepararono le loro lampade. [8] E le stolte dissero alle prudenti:
Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. [9] Ma le prudenti risposero: No, che
non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e
compratevene. [10] Ora, mentre
quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano
pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. [11] Più tardi arrivarono anche le
altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! [12] Ma egli rispose: In verità vi
dico: non vi conosco. [13] Vegliate
dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.
*Le
parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio
Concluse
le dispute con le autorità di Israele (Mt 21,23-23,39), Gesù esce dal tempio
(24,1) e inizia il discorso che riguarda la fine dei tempi ed il giudizio finale
(discorso escatologico). Questo discorso prenderà i capitoli 24 e 25 e avrà come
tema centrale la vigilanza. Il
versetto che risuonerà come filo conduttore dei due capitoli è proprio il v. 13:
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora” (cf. Mt 24,42). Per
chiarire cosa significhi vigilare nella comunità cristiana, Matteo pone in
successione tre parabole, di cui questa delle dieci vergini è la
seconda.
La
situazione che viene presentata nel brano è alquanto particolare: una festa di
nozze in cui non si fa alcun cenno alla presenza della sposa, in cui le vergini
attendono lo sposo invece che la sposa, in cui infine lo sposo tarda fino al
giorno dopo. Si tratta evidentemente di un racconto di tipo allegorico, più
ancora che una vera e propria parabola, costruito da Matteo sulla base di
elementi che negli altri vangeli sinottici troviamo solo sparsi (cfr. Lc 12,
35-36; Lc 13, 25-27).
L'intenzione
di Matteo è evidentemente quella di fornire una chiara esemplificazione degli
atteggiamenti possibili, all'interno della Chiesa, nei confronti dell'attesa della venuta del Figlio
dell'uomo. L'immagine di Gesù come lo sposo è infatti frequente nel NT (2 Cor
11,2; Ef 5, 23; Ap 19, 7; 21, 2), tanto da non lasciare alcun dubbio sul
significato di questa immagine, così come le dieci vergini rappresentano
evidentemente la comunità dei credenti in attesa del
Regno.
Nessuna
di loro risponde pienamente all'esortazione del v. 13, ma tutte invece si
addormentano, a rischio di non farsi trovare deste alla venuta dello sposo, come
accadrebbe se qualcuno non si preoccupasse di svegliarle invitandole ad andargli
incontro. Questa defaillance non però
ha conseguenze spiacevoli per nessuna delle vergini, a dimostrazione ancora del
fatto che quella cristiana non è una comunità di perfetti, che c'è spazio per
rimediare alla caduta se al tempo opportuno (quando era facile procurarsi
dell'olio per le lampade) si è costruito su solide basi (Mt 7,
24-25).
Se
invece non ci si è attrezzati a vivere l'attesa, se si è pensato di potere
dettare i tempi della venuta del Regno, fidando sul fatto che lo sposo non potrà tardare e pretendendo che Egli
moduli i suoi tempi sulle nostre esigenze, ogni spazio si chiude, come le porte
davanti alle vergini stolte che lo sposo dichiarerà di non
conoscere.
Non
è sempre chiara questa linea di demarcazione tra chi si è preparato e chi no.
Anche se Matteo definisce subito sagge cinque delle vergini e stolte le altre
cinque (e ripete tre volte questi termini), i loro comportamenti sono
assolutamente identici (a meno dell'attenzione nel rifornirsi di olio) in tutto
lo svolgimento della vicenda. La
distinzione tra chi è dentro e chi è fuori non è infatti operata se non
alla fine, in presenza dello sposo, che diventa l'unico criterio di
discernimento. Come la zizzania non è separata dal grano fino al tempo del
raccolto (MT 13, 40-43), come i buoni
e i cattivi sono invitati
indistintamente alla festa di nozze e solo in presenza del re sarà evidenziata
l'assenza dell'abito nuziale per uno degli invitati, che verrà quindi cacciato
(Mt 22, 12), nessun criterio morale consente di escludere qualcuno dalla
comunità ecclesiale, luogo di accoglienza e di attesa, luogo in cui la debolezza
e il bisogno di perdono sono l'unico tratto veramente
comune.
“Beati
i poveri in Spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3). Il regno dei
cieli è di chi attende tutto dal
Signore e, in ultima analisi, di chi attende il Signore. Le vergini che hanno
preso l’olio sono phronimoi, stesso
termine usato per indicare in Mt 7,24 chi costruisce la casa sulla roccia. In
quel contesto è phronimos chi avrà
ascoltato la Parola e ne avrà nutrito il proprio cuore (chi avrà fatto la Parola). Le vergini prudenti,
proprio perché povere in Spirito e già candidate al Regno, hanno coscienza della
propria ignoranza sulla venuta dello Sposo; ma sanno non soltanto che verrà ma
che sarà impossibile gioire definitivamente con lui (v.10) senza qualcosa in più della semplice fiaccola.
Qualcosa che garantirà la luce quando ce ne sarà bisogno. Qualcosa che non
sostituirà la fiaccola, ma farà sì che la fiaccola funzioni pienamente. Con
questo qualcosa in più potranno riposare (v.5) certe che il loro cuore sarà
pronto al momento giusto (kairòs),
quando liberamente e sovranamente il Signore avrà deciso di tornare.
Il tempo della comunità cristiana è il tempo
dell’ attesa e della responsabilità. La vita cristiana non
si gioca soltanto sull’evento finale. Si gioca anche su tutti gli atti concreti,
quotidiani di vita in cui si fa memoria dell’Assente. Sul “già” della storia. I
contemporanei di Noè avevano interpretato la quotidianità nel senso della
Dimenticanza: “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito” (Mt 24,38),
finché irruppe l’Essenziale, proprio quello che avevano messo da parte. Chi non
si trovò pronto fu lasciato (Mt
24,40-41). Il prezzo della stoltezza è la Separazione.
Ø
In
generale: Mt 7,21-27
Ø
Per
l’immagine dello Sposo nell’AT: Is 54,1-8;
Os 2,16-18.
Ø
Per
l’immagine dello Sposo nel NT: Mt 9,15; Ap 19,7.9; Ef 5,
21-32.
Ø
Per
l’immagine dell’olio: Sal 23,5; 89,21; 104,15; 133,2.
Ø
Per
l’immagine della lampada: Mt 5,16; Prv 13,9: Gb
18,5-6.