Breve meditazione su Mt 2, 13-15. 19-23 (Dicembre 2001)

 

 

 

“Io scenderò con te in Egitto

e io certo ti farò tornare.”

(Gn 46,4)

 

 

 

Nel momento in cui Dio decide di scendere sul mondo incarnandosi nel Figlio, deve certamente aver già considerato il fatto, inevitabile, che avrà bisogno dell’uomo ancor più di quanto fino a quel momento non sia stato necessario. Infatti, rendendosi carne sulla terra, Egli è ora sottoposto alle insidie del male e della sofferenza quanto e come gli uomini. E dunque, non può e non vuole fare a meno di cercare sostegno nell’uomo, la cui libertà Egli vuole comunque e sempre rispettare e garantire.

E allora Dio, venendo incontro all’uomo, si affida a lui consegnandogli un bambino che, nella sua fragilità, dovrà essere protetto. Pertanto ci dovrà essere un padre, una madre ed un ambiente che sia favorevole alla sua crescita. Così, l’uomo è chiamato a proteggere Dio custodendolo nella presenza del Figlio, Gesù Cristo. Diceva Paolo ai Colossesi: “E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù……” (Col 3,17). In sostanza, si tratta di vivere la propria vita in nome della fede in quel Dio resosi visibile in Gesù di Nazaret.

E’ quello che viene chiesto alla famiglia umana di Gesù ed in particolare al padre, Giuseppe: senza la sua fedeltà, senza il suo “sì” al progetto di Dio, c’era la possibilità che Dio fosse “in pericolo”, esposto, in quel bambino, agli attacchi del mondo. E invece Giuseppe, nella fede, aderisce in pieno ai comandi del Signore e, nella perfetta obbedienza, esegue ciò che lo Spirito di Dio suggerisce al suo cuore.

Dunque, Giuseppe protegge Dio nel figlio Gesù: solo a questa condizione Dio poteva pensare di realizzare e portare a compimento quella kènosi che avrebbe comportato una debolezza tale da assoggettarlo al male ed alla morte.

Ma se Dio ha chiesto e chiede all’uomo di essere custodito e protetto, lo fa per confermare quel patto di alleanza già stretto con i padri; quel patto, rinnovato ora nella carne del Figlio, che garantisce e protegge l’uomo dal male, promettendogli la vita eterna.

Dunque, se Dio si fa vicino all’uomo in Cristo, è per custodirlo e per riportarlo a sé, nel suo regno.

E così, la relazione tra Dio e l’uomo è una relazione improntata al mutuo soccorso, al sostegno reciproco: pur nella sua onnipotenza, ma proprio in virtù di essa, Dio ha bisogno dell’aiuto dell’uomo, della sua fede, per poterlo a sua volta aiutare guidandolo nel suo cammino, nel suo esodo verso di Lui.

Giuseppe, esempio di fede, pur nella difficoltà di un discernimento senza fine e nella debolezza dell’affidamento totale, non ha esitato ad obbedire ai suggerimenti del Signore; e così facendo, si è inserito, di fatto, in quella storia universale fatta di

 

 

 

 

“sì”, fatta di obbedienza fin dagli inizi: “Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore…” (Gen 12,4).

 In questa storia, che si ripete senza sosta, in questo esodo continuo e rinnovato, Dio ci protegge donandoci la compagnia solidale e fraterna di Cristo il quale, nuovo Israele, nuovo Mosè, porta a pienezza e compimento la storia della salvezza e riassume in sé tutte le storie, quelle passate e quelle future. In questo modo è permesso all’uomo di dare un senso al suo cammino, scoprendolo in Gesù di Nazaret, in Colui che è principio e fine di ogni storia e che rende possibile l’interpretazione e la comprensione, nella dimensione della fede, degli eventi della storia permettendo all’uomo di trovarne la verità ed il senso esatto.

Senza l’incarnazione, senza questa “protezione” offertaci da Dio, la nostra vita sarebbe monca, incompleta, vissuta nell’impossibilità di leggerla, nel non-senso.

In Gesù di Nazaret, dunque, è nascosta la nostra vita e il suo significato.

Se in noi esiste questa certezza, che tuttavia resta sempre immersa nella dimensione del mistero e dell’ineffabile, sarà facile vedere Cristo che, ancora vivente, si rende presente in ogni realtà della nostra vita per aiutarci ad affrontarla e a viverla alla stessa maniera dei nostri padri, abbandonandosi con fede e senza esitazione nelle mani di Dio Padre.

“Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male…” (Atti 18,9).

La storia di ieri, dunque, si ripete: oggi come ieri e come domani; non sapremo mai cosa ci riserva questo esodo, cosa sarà il cammino della nostra vita; ma se persevereremo nella fede, Dio ci farà da compagno di viaggio in Cristo. Se custodiremo Gesù di Nazaret nel nostro cuore, proteggendo e nutrendo la nostra fede con la Parola di Dio, Egli, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, ci custodirà portandoci per mano verso quella “Galilea delle genti” dove tutto trova inizio e compimento.

E dove, essendo ormai morti coloro che insidiavano la vita del bambino, essendo ormai esaurite le forze del male, ci si ritroverà finalmente riuniti nell’unica grande famiglia cristiana alla presenza di Dio.

 

 

 

                                                                  Giovanni, Comunità Kairòs