Breve meditazione su Gv 1,35-42 ( Gennaio 2000 )

Una volta incontrato Gesu' Cristo, non e' facile abbandonarlo. Troppo penetrante e', infatti, il suo sguardo che, fisso sul nostro cuore, penetra fin dentro le nostre viscere per indicarci, attraverso una nuova e liberante sensazione di freschezza interiore, la strada da percorrere.

E' questa, probabilmente, la sensazione che devono aver provato i primi discepoli nel momento stesso in cui cominciavano a fare la loro esperienza del Signore. Essi, lasciatisi travolgere dallo sguardo e dall'invito di Gesu', hanno capito subito che quell'uomo era il Messia atteso, e sono rimasti con Lui.

Ma per capire questo e prendere delle decisioni cosi' radicali e definitive, non pare che abbiano dovuto ragionare molto: a loro e' bastata una testimonianza ed un invito; ma solo perche' sono stati attenti a quella testimonianza e hanno ascoltato veramente quell'invito essi hanno potuto riconoscere il Signore. E' qui il nodo cruciale del problema della conversione.

I primi discepoli hanno trovato il Messia perche' lo hanno cercato; e lo hanno cercato con attenzione.

A che cosa siamo attenti nella nostra vita? Su chi e su cosa fissiamo il nostro sguardo?

Giovanni Battista pote' dare, al Cristo che passava, il nome solenne di Agnello di Dio perche' il suo sguardo era fisso su di Lui. E Gesu' stesso pote' ribatezzare Simone perche', fissando lo sguardo su di lui, ha potuto leggere con attenzione cio' che era nascosto nel suo cuore.

Con la sua domanda, sempre valida, sul senso della nostra ricerca, Gesu' ci chiede di essere autentici e semplici; con il suo invito a seguirlo, ci consiglia la pazienza e la perseveranza nella ricerca. Solo cosi' potremo trovare cio' che Lui stesso ci invita a vedere: la Sua casa. Ogni giorno, in un modo o in un altro, Gesu' Cristo si presenta alla nostra porta per invitarci a casa sua. Chissa' quante volte non lo abbiamo visto e non siamo stati attenti alla sua voce che ci chiamava per invitarci a collaborare al suo progetto di vita; chissa' in che direzione andavano il nostro sguardo ed il nostro interesse in quei momenti. Dovremmo avere il coraggio, una volta per tutte, di chiederci: "siamo capaci di reggere lo sguardo di Gesu' Cristo morto e risorto che, con insistenza durante tutta la nostra vita, si mantiene fisso sul nostro cuore? Siamo disposti a farci ribattezzare da Dio per intraprendere la strada della sua volonta', costi quel che costi?" La cosa migliore che ci puo' capitare, nel tempo della nostra vita, e' ascoltare la chiamata di Dio quando essa arriva. Ma per incontrare Dio e riuscire ad ascoltare la Sua voce, bisogna vivere ad un livello piu' profondo: quello della conversione. Dio ci chiede di non fermarci alla scorza, alla superficie di cio' che viviamo. Bisogna vivere con "attenzione": penetrando fino in fondo il senso degli eventi e delle cose, scrutando in profondita' nel proprio cuore e nel senso della vita, ammirando con stupore ed entusiasmo sempre nuovi la bellezza del creato, accostandosi con abbandono e fiducia paziente alla Parola di Dio, guardando al fratello con accoglienza ed umilta'. Solo cosi' nel tempo, la ricerca si affina, l'occhio diventa capace di vedere, l'orecchio di ascoltare. Solo cosi' il cuore si scalda: perche' si sta percorrendo, gia' in questa vita, la strada che, piano piano, ci riporta a casa. E' questo il senso del discepolato cristiano: camminare instancabilmente dietro a Gesu', seguirlo, per scoprire che la sua dimora e' fatta d'amore e perdono; e scegliere, dunque, di porre la propria dimora in Lui, permettendo a Lui stesso di abitare in noi. In questa nuova dimensione, che si puo' gia' definire di preghiera, ogni realta' si trasfigura, il cuore si libera, tutto parla di Dio. A questo punto, il desiderio piu' forte sara' quello di annunciare agli altri fratelli la straordinarieta' della propria scoperta e invitarli a fare la stessa esperienza. Perche' non esiste niente di piu' bello dell'incontrare Dio e sentirsi amati da Lui.