|
RINGRAZIAMENTI
E INTERVENTO DI MAURO BUONO, PORTAVOCE DEL COMITATO ANTIFASCISTA
“VINCENZO DE WAURE” ALL’ASSEMBLEA-DIBATTITO CONTRO LA GUERRA
IMPERIALISTA IN AFGHANISTAN – NAPOLI, 27 NOVEMBRE 2001, ORE 17,30,
TEATRO “PICCOLO” (FUORIGROTTA). RINGRAZIAMENTI Volevo prima fare, a nome del Comitato, dei ringraziamenti a tutti voi per
essere presenti qui stasera. Permettetemi di ringraziare in special modo
la famiglia De Waure venuta qui al completo con in testa la signora Sara,
madre di Vincenzo. Volevo comunicarvi che il comunicato stampa del
Comitato è apparso sul forum della Rete Campana “No Global”, sul sito
“Indymedia”, sul sito del Collettivo “Studenti di Giurisprudenza in
Lotta”
INTERVENTO Buonasera a tutti e benvenuti all’assemblea-dibattito promosso dal Comitato Antifascista “Vincenzo De Waure” sulla guerra imperialista in Afghanistan, contro il governo guerrafondaio di Berlusconi e la pacificazione tra fascisti e antifascisti, per sviluppare la partecipazione popolare di massa e dedicare piazzale Tecchio al martire antifascista Vincenzo De Waure. Sono Mauro Buono, portavoce del Comitato, e voglio invitarvi fin da ora a dare il vostro contributo a questo evento iscrivendovi a parlare e a dire la vostra sui temi sollevati dal Comitato nell’intervento di introduzione che passo a leggervi. L’Italia
e’ da pochi giorni in piena guerra contro l’Afghanistan. Lo scorso 7
novembre il parlamento ha votato per l’invio delle truppe italiane in
Afghanistan bissando il via libera per l’entrata in guerra dell’Italia
a fianco degli Usa e dei suoi alleati lo scorso 9 ottobre. Nonostante gli
importanti voti contrari del Partito della Rifondazione Comunista, dei
Verdi, del Partito dei Comunisti Italiani, di alcuni esponenti dei
Democratici di Sinistra e della Margherita, “centro-destra” e
“centro-sinistra” hanno votato a favore del cosiddetto “dispositivo
in comune sull’invio delle truppe italiane in Afghanistan per il
ripristino della legalità internazionale”. Berlusconi ha parlato di
“prova di maturità, di intelligenza politica e di devozione
all’interesse nazionale”; Piero Fassino, nuovo segretario dei
Democratici di Sinistra, ha avallato la scellerata politica bipartisan
giustificandola come “comune assunzione di responsabilità”
che ha prodotto il frutto amaro di questa guerra. Una guerra
imperialista, ossia di aggressione indiscriminata al popolo afgano, che
sta subendo a colpi di centinaia di migliaia di bombe, la morte di
altrettanti civili inermi senza che sia stato torto un capello ai
terroristi di Al Qaeda e al loro capo Osama Bin Laden. Uno “sforzo
bellico” che costerà all’Italia solo per i primi sei mesi circa 2500
miliardi, una tassa di guerra che graverà sulle nostre spalle e che sta
avendo come conseguenza già migliaia di licenziamenti e cassa
integrazione per i lavoratori, come sta accadendo alla Fiat. Un caccia
bombardiere “Tornado” armato di tutto il suo carico missilistico costa
180 miliardi di lire, un’ora di volo circa 26 milioni. Una cisterna B707
sfiora i 29 milioni, mentre il costo di un Harrier Av-8b plus imbarcato
sulla portaerei “Garibaldi” è di 12 milioni e quello di un C130j da
trasporto si aggira attorno ai 10 milioni. Potrei continuare ancora e
immaginare che tutto questo denaro invece di causare morti e sangue poteva
essere utilizzato per costruire scuole, strade e edifici qui a Napoli
colpita violentemente dal nubifragio il mese scorso e ancora sconvolta,
soprattutto in questo quartiere. Con il voto del parlamento è stato
stracciato di fatto l’art.11 della Costituzione che vieta la guerra
all’Italia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
un articolo già calpestato con la guerra in Iraq nel 1991 e in Serbia nel
1999. Questo è un vero e proprio atto di aggressione e non una
“operazione di polizia internazionale” come cianciano coloro che hanno
votato per l’entrata in guerra dell’Italia; un’aggressione
imperialista che ha lo scopo non di stanare Bin Laden e compari, ma il
controllo mondiale del petrolio come confermato dal dirigente della
Unlocal Corporation, multinazionale petrolifera con vasti interessi sulla
zona, che ha parlato di “enormi riserve di idrocarburi intatte”
presenti nel paese. Inoltre l’Afghanistan è un punto di passaggio
obbligato per una serie di gasdotti e oleodotti, che dovrebbero dare
sbocco al mare agli enormi giacimenti dell’Asia centrale, con lo scopo
di ridurre la dipendenza dei ricchi Paesi occidentali dal petrolio
medio-orientale. A
confermare questa tesi il giorno dopo l’attacco aereo americano, la
stessa Unlocal Corporation annunciava la sospensione della sua attività
per la realizzazione del gasdotto nella zona dell’Arabia Saudita, del
Pakistan e dell’Afghanistan, dichiarando che la riprenderà solo
“quando l’Afghanistan conseguirà la stabilità necessaria ad ottenere
finanziamenti al progetto del gasdotto dalle principali agenzie
internazionali”. Appoggiato
dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite (ricordate il piano di Pino
Arlacchi? Finanziamenti ai Talebani in cambio della riconversione delle
colture di oppio?), il regime dei Talebani è diventato troppo scomodo non
dopo la presa del potere, non dopo l’imposizione alle donne del
“burka”e di tutta una serie di divieti assurdi e reazionari, non con
lo spaccio di droga o le violazioni dei diritti umani, in particolare
della libertà di pensiero, di stampa e di culto. Il regime del mullah
Omar è diventato un “nemico della civiltà” solo per aver interferito
con gli interessi occidentali, e solo dopo che Al Qaeda ha preso di mira
direttamente gli Stati Uniti. Tant’è vero che se da un lato Bush si è
assicurato l’alleanza con Cina e Russia, per garantirsi la completa
certezza dell’attacco militare allo scopo di difendere, come lui stesso
ha affermato, gli interessi degli Usa (“è in gioco la sicurezza
nazionale”, ha detto), dall’altro lato, in cambio, i governi cinese e
russo saranno liberi di perpetrare le violazioni dei diritti umani di cui
sono colpevoli, senza interferenze statunitensi. La
risposta del nostro popolo non si è fatta attendere con decine e decine
di manifestazioni contro la guerra imperialista e i tagli alla finanziaria
di guerra del governo Berlusconi; le più grandi sono state quella di Roma
del 10 novembre con 150mila in piazza e poi quella dei metalmeccanici lo
scorso 16 novembre con ben 250mila presenze. Non scordiamoci le sempre più
frequenti manifestazioni promosse dagli insegnanti e dagli studenti medi
contro la guerra, la “riforma Moratti” e i tagli alla scuola pubblica. Se dal governo guerrafondaio di Berlusconi, con Rutelli e Fassino a reggere la coda della politica bipartisan sulla guerra imperialista, non potevamo che aspettarci l’invio delle truppe in Afghanistan secondo gli schemi sempre più neri della destra neofascista, siamo rimasti di stucco per le parole del presidente della Repubblica, Ciampi. Incredibili le sue affermazioni del 4 novembre e trasformate in titoloni dal quotidiano di Alleanza Nazionale, il “Secolo d’Italia”, dove Ciampi, nel rispondere ad alcuni manifestanti lombardi che contestavano la guerra, esortava ad adoperarsi affinché “in ogni famiglia, in ogni casa ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento”. In una intervista alla “Stampa” al giornalista Aldo Cazzullo dello scorso 1° novembre, Ciampi ha definito Vittorio Emanuele II il “padre della patria” annunciando l’inaugurazione di un monumento al re a Torino e coniando un motto patriottardo: “C’è bisogno di patria e di unità”. Per “unità”, Ciampi intende in realtà la “pacificazione” tra fascisti e antifascisti, come dimostrato il 14 ottobre a Lizzano Belvedere, sull’Appennino bolognese, durante la cerimonia di commemorazione del comandante partigiano della brigata Matteotti Antonio Giuriolo. Ecco le parole di Ciampi apparse con gran risalto sempre su giornali compiacenti della destra neofascista come “Il Giornale” e il “Secolo d’Italia”: “a mezzo secolo di distanza dobbiamo pur dire che questa unità era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse e le fecero credendo di servire ugualmente l’onore della propria patria. Questa unità dobbiamo preservarla e farne in ogni nostra azione il punto di riferimento insieme alla difesa dei valori della democrazia, di libertà e di pace”. Scopo di Ciampi è stato quello di strumentalizzare la celebrazione della Resistenza per conferire solenne e pari dignità anche a quei torturatori e fucilatori di partigiani e civili che furono i repubblichini di Salò. Tanto che lo stesso ex-repubblichino e attuale ministro degli Italiani all’estero, Mirko Tremaglia, si è commosso, precisando che la primogenitura dell’avvenuta “riconciliazione” è e resta del diessino Luciano Violante. Questo fatto ha comunque scatenato polemiche tra gli intellettuali progressisti, democratici e antifascisti, al punto che Antonio Tabucchi ha chiesto dalle righe de “L’Unità” del 21 ottobre di far luce sul passato di Ciampi: “non so in quale misura Ciampi abbia partecipato alla Resistenza: se vorrà scrivere le sue memorie gli storici prenderanno in considerazione per valutarne l’effettiva importanza”. Gli
effetti della “pacificazione nazionale” voluta, tramite una campagna
martellante, da Violante, Ciampi e dai nuovi e vecchi fascisti sta
producendo i suoi neri effetti in tutt’Italia con monumenti, targhe e
ritratti in ricordo apologetico del ventennio mussoliniano. Sono
attivissimi in quest’operazione gli esponenti del “centro-destra”.
Guazzaloca, sindaco di Bologna, vuole cancellare la parola fascista dalla
lapide che ricorda le vittime della strage del 2 agosto 1980; Guido Costa,
sindaco, ma dovremmo chiamarlo podestà, di Alleanza Nazionale, del comune
di Tremestieri Etneo, in provincia di Catania, ha deciso di dedicare la
prima strada a Benito Mussolini, qualificandolo come “statista”. Il
sindaco Alcide Muratore (Alleanza Nazionale) di Palmanova in provincia di
Udine, ha fatto restaurare sulla facciata della scuola elementare Dante
Alighieri il motto fascista “Credere obbedire combattere”. A Verona la
giunta di “centro-destra” ha patrocinato un concerto di gruppi
nazirock e finanziato una rassegna di microeditoria di estrema destra,
mostrandosi generosa nel concedere spazi per convegni e feste ai
nazifasciti di “Forza Nuova”. Gabriele Albertini, sindaco di Milano,
lo scorso 1° novembre ha reso omaggio ai repubblichini del “campo 10”
dove sono tumulati appartenenti alle SS italiane e alle legioni fasciste
agli ordini del segretario nazionale fascista Alessandro Pavolini. Il suo
predecessore leghista Formentoni imbrattò la città con gigantografie
accompagnate dall’infame scritta “Giovanni Gentile assassinato dai
partigiani il 15 aprile 1944 a Firenze”. A Chieti il sindaco fascista
Nicola Cucullo ha sostenuto che “Hitler è stata la persona più
intelligente del mondo: gli ebrei doveva friggerli tutti”; a Scalea, in
provincia di Cosenza, è stato eretto alcuni anni fa un monumento per i
caduti alla Resistenza che commemorava anche una camicia nera. Non
possiamo non ricordare la gravissima mozione approvata da Francesco
Storace, presidente regionale della maggioranza di “centro-destra”,
che chiese di mettere alla gogna i libri di storia antifascisti. Un
contributo di nero stampo è stato dato anche da alcune giunte del
“centro-sinistra”. Scandaloso l’atteggiamento dei sindaci Ivo
Marcelli di Predappio e Franco Rusticali di Forlì: il primo ha permesso
di esporre ai commercianti i cimeli nazifascisti senza battere ciglio; il
secondo ha restaurato e aperto un museo fascista a Villa Carpena, la casa
forlivese del duce. Il leader del “centro-sinistra”, Francesco
Rutelli, quando era sindaco di Roma, tentò di intitolare una strada al
fascista Giuseppe Bottai; non
ci è riuscito grazie alle proteste degli antifascisti Nel
’96 ci riprova proponendo l’intestazione di una strada della capitale
alle “vittime delle foibe”; lo emula il sindaco di Firenze Domenici
che nel maggio 2001 è accolto dalla dura protesta degli antifascisti
fiorentini contro la proposta di intitolazione di una via ai “martiri
delle foibe”. A Napoli, oltre a piazzale Tecchio intestata tristemente
all’architetto del ventennio mussoliniano e che noi vorremmo sia
dedicata al martire antifascista Vincenzo De Waure, nel’95 il PDS tentò,
fallendo, di costituire un comitato promotore per costruire un monumento
in nome della pacificazione nel quartiere di Bagnoli. Ultima schifezza è
stata la scritta sul palazzo delle Poste ristrutturato dove compare la
scritta gigante “1936 epoca fascista” che campeggia sul lato della
piazza dedicata al martire antifascista Giacomo Matteotti. Vergogna!
In ultimo permettetemi di stigmatizzare anche la televisione di Stato che
più volte ha vilipeso la Resistenza con provocatorie trasmissioni che
tentano di riabilitare la “Repubblica di Salò”, come nel caso della
trasmissione “Combat Film”, o dei disgustosi siparietti della
trasmissione pomeridiana condotta da Paolo Limiti dove sono stati
riproposti inni nazisti e fascisti, come quello della “decima Mas”. La
vomitevole campagna neofascista fa uscire fuori dalle fogne gli
squadristi. È il caso del circolo del Partito della Rifondazione
Comunista “Lucio Libertini” di Torino che nella notte tra sabato 24 e
domenica 25 novembre è stato vittima di una vile aggressione con la
rottura di vetri dell’insegna e della vetrata soprastante la saracinesca
dell’ingresso che fanno seguito ad alcune scritte neonaziste di difesa
della razza. Il comitato Antifascista esprime piena solidarietà agli
antifascisti del circolo torinese e al Partito della Rifondazione
Comunista. Solidarietà che si estende agli studenti padovani di
“Scienze Politiche” che hanno subito una grave aggressione due
settimane fa da parte degli squadristi di “Forza Nuova”, questa nera
organizzazione di cui chiediamo lo scioglimento secondo quanto dispone la
nostra Costituzione e la legge Mancino. Siamo vicini e solidali con gli
antifascisti messinesi caricati sabato scorso dalla polizia nei pressi del
palazzo della Provincia per aver tentato di impedire un convegno
organizzato dai nazifascisti di “Forza Nuova” con alla testa il
segretario nazionale e noto terrorista nero degli anni ‘70 Roberto
Fiore. Nel comunicato stampagli antifascisti di Messina denunciavano che
un poliziotto, per fermare un giovane aderente al Messina Social Forum,
ha
estratto la sua arma da fuoco puntandola al cranio del giovane.
Non dimentichiamo poi la repressione fascista che hanno subito gli
antimperialisti e anti-G8 a
Genova e il “premio” che il governo Berlusconi ha voluto riservare ai
capi delle “forze dell’ordine” che hanno pestato a sangue i
manifestanti del 21 luglio: prima ha fatto volare gli stracci, poi li ha
ripuliti e li ha reinseriti nei servizi segreti. A voi ogni commento. Noi non siamo per la pacificazione tra fascisti e antifascisti, siamo per il rilancio dei valori della Resistenza, per difendere la memoria storica e gloriosa delle Quattro giornate che liberarono Napoli dai nazifascisti, prima città in Europa. Proprio per questo per non far tornare indietro agli anni bui del fascismo e del nazismo il nostro popolo che ci opponiamo con fermezza a qualsiasi apologia del ventennio mussoliniano; dobbiamo ispirarci agli antifascisti romagnoli che hanno manifestato contro le orde nazifasciste pronte a ricordare a Predappio la marcia su Roma lo scorso 28 ottobre. Noi vogliamo, per questo e non solo, che piazzale Tecchio sia dedicata a Vincenzo De Waure! Perché questo martire antifascista, uno dei leader del Sessantotto napoletano, abbia un riconoscimento alla memoria storica di combattente per l’antifascismo. Assieme a lui noi del Comitato ci batteremo affinché ad ogni martire antifascista sia dedicata una via nelle varie città d’Italia; a Napoli ricordiamo le morti del disoccupato Costantino, dello studente Claudio Miccoli (cui fu negato l’intitolazione di salita Piedigrotta), di Iolanda Palladino. Tutti morti assassinati che non vanno dimenticati e che questo Comitato non può dimenticare; nello stesso tempo non deve essere dato nessuno spazio ai fascisti e ai nazisti, torturatori e massacratori delle masse popolari. Chiediamo quindi all’attuale giunta di centro-sinistra che piazzale Tecchio (quest’ultimo noto architetto fascista del ventennio mussoliniano) sia dedicata al martire antifascista Vincenzo De Waure. Con un fax inviato dal Comitato il 2 novembre 2001 e inviato nuovamente ieri mattina, abbiamo rivolto all’assessore alla Toponomastica Giulia Parente la richiesta di un incontro per discutere di assegnare il piazzale a Vincenzo. Quale migliore regalo proprio ora che ricade il triste anniversario di trenta anni, ossia il prossimo gennaio 2002 a questo martire antifascista e alla sua memoria di combattente? Quale migliore regalo ai democratici, agli antifascisti e ai progressisti di questa città nonché alla famiglia che dopo tutto questo tempo non conosce ancora i mandanti e gli assassini di Vincenzo De Waure? Per partecipare, o chiedere informazioni: tel. 328.3863982 |