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SANITA' TAGLI, TRUCCHI E TRADIMENTI

di Gemma Contin

da "Liberazione" del 13.08.02

«L'assistenza ai non autosufficienti è molto carente. Nella Finanziaria ci siamo posti il problema di trovare 15 mila miliardi di vecchie lire». Parola di Gerolamo Sirchia, ministro "tecnico" di Berlusconi, addetto alla Sanità, anzi alla Salute "pubblica". Una famiglia con un lungodegente a carico, o un anziano non autosufficiente, o un malato terminale da assistere, per un minuto ha creduto di poter respirare. Invece, per un milione e 800 mila famiglie che hanno in casa persone che richiedono assistenza continua, il colpo basso è stato due volte subdolo. Una, perché né al ministro né al governo passa per la testa un incremento degli stanziamenti per sanare quella carenza; meno che mai quando i conti sono allo sbando e il dicastero dell'Economia e delle Finanze pare l'antro della sibilla marzolina: che "fa previsioni ma non ne indovina". Due, perché i 15 mila miliardi li dovranno tirar fuori dalle loro tasche gli italiani, come sempre, con una mutua integrativa obbligatoria, naturalmente privata, e tra gli altri proprio quei malati e quelle famiglie che invece si sono illuse per un attimo di essere aiutate e sollevate.

Meno tasse per tutti?
Questa è la proposta di Sirchia e il disegno dell'esecutivo, alla faccia del famoso "Contratto" con cui Berlusconi ha turlupinato gli italiani. Le promesse di «Meno tasse per tutti» (chi non ricorda i megacartelloni del cavaliere di Arcore, piazzati in tutta Italia, e i suoi incredibili slogan elettorali?) si stanno traducendo invece, per milioni di famiglie per i ceti medi e per i meno abbienti, in un tartassamento continuo. E non può che peggiorare, se l'evidente logica che anima il centrodestra è quella di privatizzare l'Italia, in modo che i ricchi se la mangino a pezzi e bocconi, e quelli che ricchi non sono: lavoratori pensionati casalinghe precari, ne paghino le ovvie conseguenze. L'assistenza sanitaria per i non autosufficienti, sostituita da mutue integrative obbligatorie, è solo uno dei tasselli "marginali", che cominciano a crollare, del mosaico del welfare e dell'intervento pubblico in tema di previdenza, assistenza, sanità e scuola, che Berlusconi e i suoi accoliti fortissimamente vogliono trasformare in un gran bel business: fondi e assicurazioni private per pagarsi le cure, l'istruzione, la pensione eccetera - una fotocopia esatta del modello americano - in modo da prendere "due piccioni con una fava".

Il business dei fondi
Da un lato, sottraendo da una spesa pubblica esorbitante e fuori controllo i capitoli destinati appunto al welfare, nell'illusione di riportare i conti entro i parametri europei - non sapendo Tremonti come altro fare per governare il disordine che lui stesso ha prodotto e continua ad accrescere. Dall'altro, rimpinguando le casse dei gestori dei fondi e delle compagnie assicurative - magari di proprietà degli amici degli amici, se non di società di cui il premier è anche il partner come nel caso della Mediolanum - finora tenute a stecchetto dalla scarsa propensione degli italiani a pagare assicurazioni e integrazioni private, avendo goduto finora di un sistema pubblico che, nel bene e nel male, ha tutelato tutti i cittadini, almeno per i bisogni essenziali e basilari. Adesso la musica cambia, se l'autunno e la mobilitazione dei lavoratori e delle opposizioni non costringerà il governo a cambiare rotta. «Adesso - dice il ministro della Salute - la strada è l'istituzione di un fondo apposito, di tipo assicurativo, molto probabilmente obbligatorio, a integrazione del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn)». E non è tutto: «Dovremo tenere conto che la congiuntura è più grave di quello che si prevedesse» - ha detto ieri Sirchia in ben tre interviste rilasciate in contemporanea al "Corriere della Sera", alla "Repubblica" e al "Giornale". «Ci sono difficoltà» che riguardano la "tenuta" dei trasferimenti alle Regioni, con voci di altri tagli alla spesa corrente per trovare i fondi da destinare alla ricerca, per la quale il ministro avrebbe chiesto a Tremonti di reperire da 200 a 400 milioni di euro. Voci che hanno gettato l'allarme tra gli stessi governatori del centrodestra, che dopo l'inserimento dei tickets regionali non saprebbero dove reperire i soldi per la gestione della sanità locale, se non introducendo una nuova tassa sulla salute.

Ma le imprese no
Infine, per quanto riguarda i 7,7 milioni di euro per l'assistenza alle persone non autosufficienti, il ministro Sirchia ha precisato: «Non pensiamo di prevedere la partecipazione al fondo dei datori di lavoro. Non vogliamo gravare sulle imprese. Il contributo sarà individuale ma il fondo sarà solidaristico e assorbirà i fondi già esistenti: comunali, statali e dell'Inail». Lo smantellamento dello Stato è cominciato, ed anche la demolizione di tutte le cooperative e associazioni di volontariato che con i comuni e le provincie avevano siglato accordi per l'assistenza domiciliare: altri due piccioni con una fava.



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