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REVISIONI DI PIAZZA

di Tonino Bucci

da "Liberazione" del 03.10.02

«Ho mobilitato da stamani tutte le squadre delle provincie vicine e precisamente quelle di Piacenza, Cremona, Mantova, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara. Sono convinto che la partita che si sta per giocare supera come importanza tutte le precedenti. Per la prima volta il Fascismo si trova di fronte ad un nemico agguerrito e organizzato, armato ed equipaggiato e deciso a resistere a oltranza. Procedo quindi con ordine militare». Sono parole tratte dalle pagine del diario di Italo Balbo, scritte nell'agosto del 1922, mentre è al comando delle squadracce fasciste impegnate a reprimere con le armi uno sciopero che coinvolge tutta la città di Parma - dai comunisti, ai socialisti, alla Camera del lavoro fino agli strati popolari. «I dirigenti di Parma - scrive Balbo - mi danno l'antefatto. I fascisti locali pochi: la città è rimasta quasi impermeabile al Fascismo: invece nella provincia la conquista fascista è quasi completa. Lo sciopero non potè essere impedito in città, per la debolezza delle nostre forze. Fu, più o meno, generale. Da tre giorni gli esercizi pubblici, i servizi comunali e persino quelli statali sono fermi. I negozi chiusi. Anche la stazione ferroviaria in mano ai sovversivi... La popolazione è asserragliata nelle case trasformate in fortezze, con abbondanza d'armi e di tiratori scelti sui tetti: le strade bloccate da barricate col materiale delle scuole e delle chiese... Questa resistenza sovversiva ha il suo fulcro nei comunisti, ma vi partecipano tutti i partiti antifascisti. Forze avversarie: hanno solidarizzato con i rivoltosi la Camera del lavoro sindacalista, con Alceste De Ambris alla testa. Tutti gli antichi dissidi sono stati superati per l'occasione... La Camera del lavoro socialista con un settimanale di propaganda che preparava da lungo tempo l'azione presente e ha raccolto allo scopo sottoscrizioni pubbliche. Molti popolari. Partecipano alla resistenza sovversiva persino alcuni preti in sottana che hanno offerto viveri e banchi di chiesa per gli sbarramenti. I giovani popolari sono capeggiati da un noto avvocato della città. Frazioni di partiti borghesi, legati alla democrazia nittiniana, che fanno capo al giornale locale Il Piccolo, velenosissimo contro Mussolini e contro di noi. Alcuni di questi sono pseudorepubblicani. Al Piccolo fa capo anche la pattuglia riformista». Esponente di spicco del fascismo agrario ferrarese, organizzatore di squadre d'azione fasciste, tra i protagonisti della marcia su Roma: questo è il curriculum vitae di Italo Balbo, del personaggio al quale è nientemeno dedicata la targa di una strada all'aeroporto romano di Ciampino. Nonostante una interrogazione parlamentare del centrosinistra e di Rifondazione comunista in proposito, il governo è intenzionato a non rimuovere la dedica. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi ha spiegato l'altro ieri spiega che a partire dal 2000 nello scalo di Ciampino - di proprietà dell'aeronautica militare - sono state intitolate strade e piazze ai piloti del XXXI Stormo protagonisti della Crociera nord Atlantica: «Il fatto di avere intitolato, insieme ad altri 30-35 piazzali (o vialetti) di aeroporti, uno di essi anche al comandante di quella spedizione non può suscitare particolari polemiche e neanche giustificare interventi autoritativi da parte dell'attuale Governo». Così, attraverso un'argomentazione capziosa, si ritiene sufficiente la partecipazione a un volo aereo per cancellare l'Italo Balbo ardimentoso protagonista dei più feroci attacchi dello squadrismo fascista contro le sedi del movimento operaio - come del resto hanno replicato alla Camera i deputati Paolo Cento dei Verdi, Elettra Deiana del Prc e Carlo Leoni dei Ds. Non è molto dissimile dal caso della targa dedicata a Italo Balbo, la vicenda che si è innescata in un'altra città italiana, a Bolzano. Anche qui è in gioco, per così dire, il rapporto tra toponomastica e memoria storica: i nomi che identificano i luoghi - vie, piazze e strade - delle nostre città sono una delle forme con cui la storia - e le sue letture - entra nella vita quotidiana. A Bolzano si è costituito un comitato su iniziativa dei partiti della destra per cambiare il nome dell'attuale piazza della Pace nella vecchia dizione "piazza della Vittoria". La denominazione originaria della piazza si riferisce alla vittoria degli italiani contro austriaci e tedeschi nella prima guerra mondiale. Per una città come Bolzano, nella cui popolazione c'è una consistente comunità di lingua tedesca, questa operazione ha tutto il sapore di un ripiegamento identitario che, attraverso la toponomastica, tenta di stabilire un legame tra terra, tradizione, italianità e avversione allo straniero. Domenica prossima centomila bolzanini dovranno decidere sulla questione con un referendum. E a riprova del fatto che la memoria storica non è un ferrovecchio, basta considerare che lo stesso Gianfranco Fini, segretario di An, ha tenuto un comizio a favore del ripristino della piazza della Vittoria. E' dalle piazze e dalle strade, anche, che nasce il senso comune della politica.



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