((cr)) Logo


((cr)) Homepage


MEMORIA SENZA PACE

di Tonino Bucci

da "Liberazione" del 11.08.02

Il 12 agosto di cinquantotto anni fa l'Italia è nel mezzo dei ventuno mesi che dividono la destituzione di Mussolini (25 luglio '43) dalla definitiva liberazione dal nazifascismo (25 aprile '45). L'eccidio perpetrato nel 1944 dai tedeschi contro la popolazione di Sant'Anna di Stazzema è una delle tante ferite inferte al Paese. Il dramma non deriva soltanto dall'essere uno dei fronti del conflitto bellico. Se si trattasse solo di operazioni militari vi sarebbe una sostanziale estraneità tra popolazioni civili e contrapposti eserciti stranieri. Così non è, anzi la guerra sconfina sempre più sul terreno di una lotta di popolo, senza distinzione tra "civile" e "militare". Alla Resistenza armata danno impulso tutti gli strati sociali. E se a ciò si aggiunge il sostegno della popolazione civile alla guerra partigiana in termini di aiuti alimentari, di riparo e alloggio, il quadro generale è quello di una lotta di popolo, senza distinzioni sociali. Per operai, artigiani e contadini è un fatto nuovo. Questa "guerra" volontaria segna per la prima volta nella storia italiana l'ingresso delle masse nella politica, con una partecipazione e un protagonismo attivi. Sarà per questo retroterra collettivo che l'esercito nazista in fuga, con il pretesto delle rappresaglie, rivolgerà i suoi attacchi feroci non solo contro i partigiani, ma anche contro la stessa popolazione civile: l'obiettivo è di fare terra bruciata attorno alla Resistenza. Quindicimila morti è il bilancio di deportazioni, stragi, rappresaglie, torture ed esecuzioni sommarie. In molti, moltissimi casi i nomi e i responsabili di questi eccidi rimarranno sepolti nell'oblio della memoria e di polverosi fascicoli negli anni del dopoguerra - e persino fino ai nostri giorni, in pieno clima di "revisionismo ideologico". Di questa storia l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema è una delle pagine più dolorose. Il 12 agosto del 1944 arrivano in paese - tra le colline sopra Lucca - quattro compagnie di Ss del secondo Battaglione, la quinta, la sesta, la settima e l'ottava. Per timore di un rastrellamento gli uomini scappano dal centro abitato, mentre in paese restano solo donne, vecchi e bambini. I militari tedeschi irrompono nelle case e a percosse trascinano fuori chiunque trovano. Con la forza gli abitanti vengono radunati a gruppi e uccisi a raffiche di mitra. L'eccidio è portato a compimento con la stessa ferocia esibita dai nazisti in altri casi analoghi, con il lancio di bombe a mano e l'incendio delle case. Alle esecuzioni sommarie si aggiungono anche atti di sadismo di una crudezza che risulta difficile persino raccontare se non fosse per dovere di verità e memoria. A una giovane donna incinta di Sant'Anna i militari guidati dal capitano Anton Galler, aprono il ventre con le baionette, lanciano il feto in aria, sparandogli alla testa. Il marito della donna, insieme ai suoi fratelli, viene invece trucidato pochi metri più in là. Alla fine le vittime sono 560. E' solo grazie alle testimonianze delle pochissime persone sopravvissute che è stato possibile ricostruire alcuni particolari importanti, ad esempio il fatto che tra i tedeschi ci fossero anche degli italiani, alcuni militari passati al loro fianco, altri collaborazionisti. Fra questi c'era anche un noto fascista locale, Aleramo Garibaldi, che il giorno prima della strage aveva nascosto in un rifugio la moglie e le due figlie - segno evidente che l'eccidio fosse programmato. La collaborazione non basterà però a salvare la vita dei suoi familiari, anch'essi uccisi dai tedeschi. Nell'estate del '44, prima dell'attestarsi del fronte sulla linea Gotica, la Toscana subì, nel complesso, 240 crimini, con circa 3740 vittime. Ancora oggi, gran parte della documentazione giace negli archivi americani, inglesi e tedeschi, sottratta allo studio degli storici. Gli stessi governi italiani che si avvicendarono al potere dal 1947 in poi seguirono la tendenza ad occultare i documenti su questi crimini per non compromettere l'inserimento della Germania nella Nato e nel blocco anticomunista. Solo inaugurando una nuova stagione di studi storici sarà possibile mettere allo scoperto alcuni elementi da troppo tempo rimossi. La falsità del mito della Wehrmacht, in primo luogo, cioè la non estraneità dell'esercito tedesco ai crimini di guerra che non furono atto esclusivo delle Ss. La responsabilità della Repubblica sociale italiana, in secondo luogo. Se il regime mussoliniano fu per molti versi un governo manovrato dai tedeschi, è innegabile il suo ruolo attivo e di primo piano negli eccidi commessi tra il '43 e il '45.



Invia ad un amico