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L'EREDITA' DELL'ATTENTATO ALLE OLIMPIADI

di Guido Caldiron

da "Liberazione" del 05.09.02

Dovevano essere le Olimpiadi della riconciliazione, il ritorno della festa dello sport internazionale in quella Germania che aveva lasciato al mondo le immagini inquietanti dei Giochi berlinesi del 1936, fissati per sempre nella memoria collettiva da "Olimpia" di Leni Riefenstahl, sorta di annuncio festosto della terribile macchina nazista che si sarebbe dispiegata pienamente di li a poco. A pochi chilometri dal luogo in cui si svolgevano le gare, nella immediata periferia rurale della stessa Monaco di Baviera, era sorto il campo di sterminio di Dachau, ma la partecipazione della squadra israeliana ai Giochi Olimpici doveva indicare il segno maggiore per il quale il mondo intero guardava a quell'evento, seguendolo con un'attenzione ancora maggiore di quella riservata d'abitudine ai grandi fatti sportivi. E invece, le Olimpiadi di Monaco del settembre del 1972 sono passate alla storia per il tragico attentato compiuto da un commando del gruppo palestinese Settembre Nero contro gli atleti israeliani. L'idea che da quelle giornate sarebbe venuto un annuncio di pace e riconciliazione, è stato completamente contraddetto dall'annuncio di sangue che arrivava da un conflitto ancora oggi lontano dall'essere risolto, quello del Medioriente.

La morte in diretta tv
Ma i fatti di Monaco hanno, a distanza di trent'anni, assunto anche un altro significato: quello dello sviluppo di una nuova violenza, di un terrorismo che avrebbe, da allora, sempre più frequentemente colpito i corpi e le vite, ma anche l'immaginario e le coscienze, insinuandosi nel nostro quotidiano, amplificato e diffuso dalle immagini della televisione. A Monaco nel 1972 un nuovo tipo di violenza "ipermoderna" avrebbe fatto la propria irruzione nel cuore del "sistema" e il mondo stesso avrebbe forse perso un po' della sua innocenza. Il giornalista britannico Simon Reeve che ai fatti di Monaco ha dedicato un libro, "Un giorno in settembre", pubblicato recentemente da Bompiani (pp.326, euro 17) spiega: «Il ricordo dell'attacco di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco è vivo nella coscienza di molti. Al pari dell'assassinio del presidente Kennedy a Dallas, o della morte della principessa Diana in un incidente d'auto a Parigi, quello fu un evento di impatto globale. Sono in milioni a ricordare ancora lo shock che provarono davanti alle immagini del primo attacco terroristico della storia trasmesso dal vivo in televisione». Erano le 4 e 30 del mattino del 5 settembre 1972 quando un commando del gruppo palestinese Settembre Nero (che doveva il suo nome ai massacri di palestinesi compiuti nel settembre di due anni prima in Giordania su ordine di Re Hussein) entra in azione all'interno del villaggio olimpico allestito a Monaco. Il loro obiettivo sono gli alloggi che ospitano gli atleti che rappresentano lo stato di Israele, il loro progetto quello di sequestrare gli israeliani per chiedere in cambio la liberazione dei loro compagni tenuti prigionieri nella prigioni tedesche e dello stato ebraico. Ma l'esito dell'azione sarà molto diverso: undici atleti di Israele, sette componenti del commando e un poliziotto tedesco resteranno uccisi alla fine di un dramma che si protrarrà per venti ore, di fronte agli occhi del mondo intero. Inizialmente il gruppo di Settembre Nero cerca di tenere la situazione sotto controllo, ma già nelle prime fasi dell'azione un atleta israeliano viene ucciso, quindi segue un tentativo di assalto da parte delle forze speciali della polizia tedesca che non fa che peggiorare le cose. Infine si apre la trattativa per trasferire i palestinesi e gli ostaggi all'aeroporto di Furstenfeldbrunk, in vista di una possibile soluzione della vicenda che aprisse al gruppo di Settembre Nero la via della fuga. Ma alla fine, quando i due elicotteri che trasportano terroristi e atleti dal villaggio olimpico alla stazione aerea giungono a destinazione, si scatena una vera battaglia. Le forze di sicurezza tedesche si lanciano all'assalto dei terroristi, che a loro volta rispondono al fuoco e uccidono gli ostaggi rimasti ancora in vita: il risultato è una carneficina. All'alba, nel vasto piazzale dell'aeroporto, intorno alle sagome parzialmente distrutte dei due elicottere, si spandono lunghe linee di sangue a segnare i contorni tragici di quanto accaduto. Ai fatti di Monaco seguirà anche una lunga rappresaglia israeliana che colpirà sia uomini di Settembre Nero che del resto delle formazioni palestinesi sia in Europa che in Medioriente. La stagione di attentati e rapprsaglie che oggi ben conosciamo non aveva fatto che il suo debutto. Ma anche tra i palestinesi quell'azione sanguinosa avrebbe assunto il senso di una svolta. Come spiega Bruce Hoffman, uno dei maggiori esperti internazionali dei movimenti armati, nel suo "Inside Terrorism" (Columbia University Press, 1998): «La prima dimostrazione del potere terroristico di far emergere una causa dall'oscurità alla fama, fu senza dubbio l'uccisione di undici atleti israeliani sequestrati da terroristi palestinesi ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972». E lo stesso Simon Reeve nota con durezza come: «prima di Monaco la maggior parte delle persone aveva dimenticato che esistessero i palestinesi. Nel giro di due anni dal massacro di Furstenfeldbruck, Yasser Arafat veniva festeggiato dai leader mondiali e invitato a parlare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, presso cui in seguito i palestinesi ottennero lo stato di osservatori speciali. Non era abbastanza per Arafat e l'Olp, ma era un inizio, e potevano esserci pochi dubbi sul fatto che l'uccisione di undici atleti ebrei a Monaco avesse contribuito a convincere il mondo che la lotta palestinese doveva essere presa sul serio».

Come un terremoto
Infine, esattamente una settimana dopo i fatti di Monaco, sul giornale di Beirut "Al-Sayad" apparve questo annuncio, attribuito ai capi di Settembre Nero, che suonava come una esplicita rivendicazione dell'attacco: «A nostro giudizio, e alla luce dei risultati, abbiamo ottenuto uno dei maggiori successi del commando di azione palestinese. Una bomba nella Casa Bianca, una mina in Vaticano, la morte di Mao Tse-tung, un terremoto a Parigi, non sarebbero risuonati nella coscienza di ogni persona al mondo come l'operazione di Monaco». «Le Olimpiadi destano l'interesse e l'attenzione della gente più di ogni altro evento - proseguiva il messaggio pubblicato dal quotidiano libanese - Da un punto di vista meramente propagandistico, la scelta dei Giochi Olimpici è stata coronata da un successo del cento per cento. E' stato come dipingere il nome della Palestina su di una montagna visibile dai quattro angoli della Terra».



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